Capitolo 20

-Quella cicatrice che ti ho coperto con quella fascia che indossavo...È guarita?- domando a Bruce, che quando ha fame è più scorbutico del solito.
-Non lo so, è da quando l'hai fasciata che non vedo. Però credo di si, quando mi muovo non sento niente-
-Siamo stati fortunati-
-Spero tu stia scherzando- risponde scorbutico.
Rido, perché quando è scorbutico mi fa ridere. Mi osserva con espressione corruciata.
-Mi riferivo al fatto che le nostre ferite non si sono infettate. Sopratutto la tua cicatrice- dico riprendendomi.
-Ah...si, giusto- dice.
-Ultimamente sei più gentile. Grazie- dico guardandolo negli occhi.
Mi osserva. Sospira.
-Questa è un'altra di quelle affermazioni a cui non serve che io risponda?- dice accennando un sorriso.
A quell'accenno rispondo con un gran sorriso. Lui continua a guardarmi.
-Ammettilo, non sono una cattiva compagnia-
-No, non lo sei. Sei una cattivissima compagnia- dice ironico.
-Sai essere simpatico quando vuoi. Quando non ti lasci suggestionare dai ruoli che ricopriamo all'interno della società-
-Lo so- dice sospirando.
-Ora dimmi qual è il tuo vero nome-
Mi osserva scettico.
-Non ti capisco-
-Andiamo, Bruce non è un nome tedesco...-
-Neanche il tuo-
-Tu non sai come mi chiamo!- dico ridacchiando.
-Vero, ma non sapevo come ribattere- ridacchiamo entrambi.
-Mi piace questo lato di te-
-Non lo rivredai domani- dice rabbuiandosi.
-Ma perché?! Nessuno saprà mai che hai parlato con me!-
-Non posso fare questo a mio padre- dice serio.
Ora capisco: lui si comporta così con me perché non vuole deludere suo padre.
-Comprendo i tuoi scrupoli filiari, ma non li accetto-
-Come vuoi- risponde a testa china.

-Credo che il pesce sia cotto-
-Credi?-
-Non è la donna che si occupa di queste cose?-
-Tusché-
-Come spegnamo il fuoco?-
-Con l'acqua-
-E dove la mettiamo l'acqua?-
Ci riflette alcuni istanti.
-Prendi il bastone- mi fa. Si riferisce al bastone che trapassa il pesce...pugnalato.
Poverino...mi fa pena, però di qualcosa dobbiamo pur nutrirci.
Ma ad ogni modo, prendo il bastone e lui, all'improvviso, assesta svariati calci al fuoco, poi lo calpesta finché non si spegne. Osservo la scena in silenzio.
Appena si ferma riprende fiato.

È bello tornare a mangiare qualcosa che ti sazi realmente. Certo, un pesce pescato in un ruscello, con un bastone, non è il massimo, ma è più di ciò che potessi sperare. Non mi sento del tutto soddisfatta, nel senso che ho ancora un po' fame, però non come prima. All'inizio non sapevo nemmeno come mangiarlo: mi faceva impressione quel pesce...Quasi volevo non mangiarlo. Poi però Bruce mi ha detto, con i suoi modi delicati che lo contraddistinguono, che se non lo avessi mangiato lo avrebbe fatto lui. Ecco come mi ha convinta. Minacciandomi.
Fatto sta che dopo il primo boccone ho mangiato con una voracità che non avevo mai avuto.
-Comunque, non mi hai più detto qual è il tuo vero nome- osservo.
-Ancora con questa storia? Bruce è il mio vero nome- risponde seccato.
-Non ti credo-
-Oh no! E adesso come farò a vivere senza il tuo perdono!- dice in tono sarcastico. Gli lancio un'occhiatacchia, e in tutta risposta ricevo una risata. Sorrido: è bello vederlo così...tranquillo, senza il bisogno di dimostrare qualcosa.
-Tu come ti chiami, ebrea?- domanda marcando la parola "ebrea". Lo ha fatto apposta, ne sono più che sicura.
-Zelda. Mi chiamo Zelda- rispondo.
-Zelda?- domanda incredulo.
-Si- rispondo.
-Ma che razza di nome è Zelda?-
-In che senso?-
-Non è un nome ebreo...- osserva.
-Neanche il tuo lo è- ribatto.
-Si ma...Il tuo nome è...Strano-
-Secondo quali principi?-
Non risponde. Sospiro.
-Possiamo muoverci? Sono giorni, se non settimane che stiamo qui...stai mandando a rotoli i miei piani...-
-E quali sarebbero i tuoi piani?-
Voglio davvero dirglielo?
-Non voglio dirtelo...-
-Io non ti seguo senza sapere dove vai-
-Poco mi importa. Continuerò da sola, così come ho cominciato, sola-
-Potrei tornate sui miei passi e dire tutto a mio padre...-
-Allora perché non lo fai?-
Non risponde. Per alcuni minuti stiamo in silenzio.
-Voglio andare in Svizzera, poi in America- confesso.
Ride.
-Cosa c'è da ridere?-
-Non ce la farai mai-
-La speranza è l'ultima a morire...-
-Per te è già morta e sepolta- dice serio.
-Aiutami-
-L'ho già fatto. Troppe volte-
-Possiamo fuggire insieme! Arrivati in America le nostre strade si divideranno, non saremo costretti a vederci mai più. Potremmo ricominciare tutto da capo! Oh, pensaci Bruce, quante opportunità ci potrebbe riservare l'America? Innumerevoli...- dico, e per enfatizzare il momento, gli smuovo il braccio.
-Spara meno stronzate!- dice irritato.
Tutto il mio iniziale entusiasmo si spegne.
-Perché dici così?- domando afflitta.
-Perché è impossibile, tutto quanto-
-Non è vero!-
-Okay, allora come la mettiamo con me?-
Non capisco.
-Io sono tedesco, cazzo! Figlio di un ufficiale nazista tedesco! Pensi che non mi arresteranno se mi vedono in divisa? E il mio nome...scoprirebbero chi è mio padre in due secondi!-
-Ma tu non sei come tuo padre! Lui è un nazista, tu...Anche. Ma non è questo il punto! Tu non avresti colpe, non hai fatto niente!-
-Chi te lo dice che non ho fatto niente?!- urla con gli occhi lucidi. È sul punto di scoppiare a piangere.
Sospira e ricaccia indietro le lacrime.
C'è uno strano silenzio. E in questo momento mi pento di aver detto tutto ciò che ho detto.
-Allora...Non so che dirti- dico.
-Infatti non devi dire niente!- urla.
Il senso di colpa lo sta mangiando vivo. Ne sono sicura. Al pensiero di cosa può aver fatto mi si stringe lo stomaco: ormai lo conosco abbastanza da sapere che pur di dimostrare qualcosa a qualcuno farebbe qualsiasi cosa.
-Tu...Dove vorresti andare a vivere?- chiedo per cambiare argomento.
Dal suo sguardo capisco che mi sta ringraziando per aver cambiato argomento.
-Non lo so...- borbotta.
-Ma se dovessi scegliere? Dove andresti?-
Sospira mentre ci pensa.
-Forse Londra...O New York...-
-Che belle città! Londra è bellissima, la prima cosa che vorrei vedere di quella città è il Big Bang, la seconda è Buckingham Palace! New York invece ha tutti quei grattacieli...È una città così maestosa...!-
-Hai più entusiasmo tu di me- osserva scorbutico.
Sorrido: mi fa ridere quando è scorbutico.
-Ma io lo so sai...- faccio con tono saccente.
-Cosa?-
-Io lo so che ormai ti sei affezionato a me- sorrido soddisfatta.
-Cosa?!- domanda distogliendo lo sguardo.
-Ammettilo. Almeno un po' ti sono simpatica...- gli punzecchio il braccio e lui si scosta.
-Pensa ciò che vuoi-
-Allora è un si?-
-No-
-Però non è neanche un no- osservo.
-È un "pensala come vuoi"!-
-Allora penserò che sia un si-
Scuote la testa infastidito.
-Mi stai tutto meno che simpatica- afferma.
-Allora ti sto sopportabile?-
-No-
-Sei un ragazzo veramente amabile- dico sarcastica.
-Mai quanto te- ribatte altrettanto sarcastico e serio. In questo momento mi inquieta, sembra di ghiaccio. Lo osservo, e devo ammettere che è proprio bello...dannazione, ma perché deve essere così stronzo?!
Si accorge che lo sto osservando.
-Che vuoi?- sputa acido.
Scuoto la testa.
-Secondo me sei un ragazzo molto dolce...- confesso sorridendogli.
L'ho colto alla sprovvista, non sa che dire.
-Cosa?-
-Perché non la smetti di fare la parte di quello duro. Non ci credo più se è per questo. Mi hai già dimostrato che sai essere simpatico...-
-Smettila-
Sbuffo.
Mi alzo e comincio a camminare.
-Dove vai?- mi urla dietro.
-In Svizzera, poi in America!- rispondo continuando a camminare.
Poco dopo sento dei passi dietro di me. Bruce mi affianca e continuiamo a camminare in silenzio.

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