Capitolo 16

I giorni vanno avanti, e più il tempo passa più Bruce si rimette in forma, e più Bruce si rimette in forma più aumenta il rischio di morire per mano sua da un momento all'altro. Dovrei essere ottimista, ma non ci riesco: è più forte di me.

Quando qualche giorno fa siamo riusciti a ritrovare il corso d'acqua la prima cosa che ho fatto è stata quella di tuffarmi in acqua. Sia io che lui ci siamo lavati la faccia, levando il sangue che rimaneva sui nostri volti.
Ho bevuto come un'indemoniata per più di dieci minuti. Lui si è limitato a bere qualche sorso d'acqua senza fare tanta scena.

Abbiamo dormito appoggiandoci ad un albero che si trova affianco al corso d'acqua. Ovviamente lui si era posizionato a circa due metri da me; non sia mai che lo contagi con un respiro.

Il giorno dopo, di buon mattino, mi sono messa a cercare trifogli mentre dormiva. Ne ho trovati un bel po', e ora ne ho davvero parecchi, considerando che mi sono portata dietro anche quelli precedentemente raccolti.
Ho "mangiato" i trifoglio e subito dopo ho bevuto dell'acqua e mi sono lavata la faccia.

Bruce dormiva ancora, così, considerando l'imminente arrivo dell'inverno, andai alla ricerca di legna da bruciare. Così, tanto per perdere tempo.
Al mio ritorno Bruce era sveglio, si stava rinfrescando con dell'acqua. Vedendo che non si era accorto di me ho sonoramente buttato i cinque arbusti a terra.
Non voltandosi, disse sarcasticamente:
-Ti servono per bastonarmi, quei bastoni?-
-Sai com'è: non si sa mai. Meglio prevenire che curare, no?-
-Dio, come mi dai sui nervi! Ringrazia il fatto che non sono abbastanza in forze per picchiarti, schifosa di un'ebrea!-
-Ringrazia il fatto che ho un briciolo di coscienza!-
-Cosa?-
-Se non fossi in grado di provare pena per gente come te, credimi, ti lancerei questo bastone in testa!-
-Non lo faresti in ogni caso- affermò beffardo.
-Vogliamo scoprirlo?-
Non rispose. Fui soddisfatta. Molto soddisfatta. Il resto della giornata passò così: con continui battibecchi e minacce di morte. Tutto sommato tranquillante.

Il mattino seguente fui io a svegliarmi dopo di lui.
Aprendo gli occhi, lo intravidi intento a lanciare sassi nel ruscello (o corso d'acqua).
Continuai a guardarlo fare la stessa cosa per qualche minuto, poi, barcollando, mi alzai e andai a sedermi affianco a lui. Dapprima non si accorse della mia presenza, ma non appena si voltò e mi vide sussultò, chiaramente sorpreso.
-Buongiorno anche a te- dissi stropicciandomi gli occhi e sbadigliando.
-Stavi dormendo- affermò in tono accusatorio.
-Ehm...Lo so-
-Perché ora ti alzi?-
-Preferisco annegare in quell'acqua piuttosto che sedermi affianco a te-
Dovrei essere abituata al suo modo di rivolgersi a me, dovrei conoscere la sua mentalità, eppure fece male. Molto male. Troppo.
Mentre si andava a sedere lontano da me, mi si annebbiò la vista e cominciai a piangere silenziosamente. Non mi è mai piaciuto piangere, sopratutto in pubblico. In quel momento però non sono riuscita a trattenermi. Lui non si accorse che piangevo.

I restanti due giorni passarono in fretta, mangiando trifogli fino alla nausea e bevendo acqua.

Eccoci dunque qui, oggi, a supplicare questo bastardone di muoverci.
-Sei odioso! Pensi solo a te stesso!-
-A chi altri dovrei pensare se non a me? A te?-
Rimango in silenzio. Mi aspettavo una risposta del genere, ma non mi aspettavo che non avrei saputo rispondere.
-Beh...rimani qui se vuoi. Ma io no: io andrò avanti, riuscirò a nascondermi fino alla fine della guerra e poi comincierò la mia nuova vita in.. America! O Svizzera, o Londra...Non lo so ancora-
-Va bene. Allontanati pure, io tornerò sui miei passi, avvertirò chi di dovere della tua fuga e poi vedremo come andranno le cose, considerando inoltre che riferirò che tu mi hai picchiato. Come riderò quando sputerò sul tuo cadavere- mi viene un brivido - Sai,  penso che ti tortureranno prima di ucciderti, e credimi, mi godrò lo spettacolo divertito come non mai. Probabilmente ti picchieranno, ti violenteranno in due o in tre e poi ti spareranno in testa. Di te rimarranno soltanto ceneri nell'aria- dice soddisfatto, tornando a giocare con un pezzo di corteccia.
Mi ha detto cose orribili, ma purtroppo reali. So che probabilmente andrebbe come ha detto lui, ed è questo a farmi paura.
-Perché non lo fai?- domando dopo poco.
-Fare cosa?-
-Perché non vai ora a denunciare la mia fuga? Hai detto che ti divertiresti a vedermi picchiare, violentare e sparare in testa-
Si volta verso di me, poi ritorna a dare attenzioni alla corteccia che tiene in mano.
-Non lo fai perché hai paura- affermo guardandolo. Alza la testa di scatto e scoppia a ridere. Sono confusa.
-Non ho paura di te, feccia umana-
-Oh, non parlo di me. Parlo di tuo padre e di tutto il resto...-
-Che cazzo dici?- È confuso.
-Hai paura di tornare da tuo padre per qualche motivo che ignoro...Ne sono sicura. Hai paura di tornare a vedere quello che vedevo io. Anche a te fa orrore quello che succede in quel campo di concentramento, non negarlo.
Ha te fa paura quel mondo, lo sai, ne sei cosciente, ma non vuoi ammetterlo a te stesso. Se tu lo ammettessi sarebbe come ammettere di aver perso; ma soprattutto prenderesti coscienza di aver deluso tuo padre, e tu questo non lo vuoi, non vuoi deludere colui che prendi come esempio.
Lasciami solo dire che, a volte, seguiamo i modelli sbagliati-
È confuso, glielo leggo in faccia.
-Tu...- lascia la frase in sospeso. È chiaramente a disagio e a corto di parole.
-Non volevo metterti a disagio- ed è la verità. Volevo solo farlo arrabbiare. Volevo irritarlo.
Boccheggia, e da questo capisco che ho ragione. Sta cercando qualcosa da dire.
-Vaffanculo ebrea- dice solamente, alzandosi.
Non stavolta, bastardone.
-Eh no! Tu adesso stai qui e mi ascolti. Altrimenti ti giuro che prendo quello bastone e ti immobilizzo, ma a vita stavolta- dico prendendolo per il braccio e facendolo sedere nuovamente. Fa una smorfia di dolore. In questi giorni è migliorato, riesce persino ad alzarsi e camminare senza aiuto, ma non può fare movimenti veloci. Ecco perché è stato facile farlo risedere.
-Non mi toccare, schifosa!- Si scrolla la mia mano di dosso, in modo frenetico -Ma che cazzo vuoi da me, eh?- urla.
-Voglio delle risposte! E voglio essere trattata come un essere umano, non come un animale!-
-Tu sei un animale- afferma guardandomi negli occhi e ghignando.
-Non lo pensi davvero- mi limito a rispondere.
-E cosa te lo fa pensare? Il fatto che non ti ho ancora uccisa?- urla
-Non so cosa dirti: è inutile sperare di poter parlare con te senza finire a urlarci contro!- Non faccio in tempo a finire la frase che mi arriva un sonoro schiaffo sulla guancia.
Lo schiaffo ha riaperto alcune delle cicatrici che ho in viso, difatti ora mi colano varie strisce di sangue sulla guancia. Per concludere in bellezza fa un male cane, mi bruciano sia la guancia che le cicatrici aperte.
-Non provare più a toccarmi!- urla per poi alzarsi, e lasciarmi sola. Di nuovo.

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