Capitolo 10
Mi sveglio con un sole raggiante sulla mia pelle. Controllo l'orologio e vedo che sono le otto e trenta. Non è tardissimo.
Senza fare rumore mi alzo per vedere se...Lui è ancora lì. Cautamente mi avvicino al suo corpo fortunatamente ancora addormentato. Lo osservo, quando dorme sembra che sia un bravo ragazzo...
Decido di svegliarlo preparandomi al peggio. Come minimo farà una scenata, ne sono sicura. O magari proverà a soffocarmi come ha fatto ieri...ma tanto se non ci provo non lo saprò mai.
Mi inginocchio e lo smuovo con le braccia, tenendomi sempre a debita distanza. Lo sento sussultare, poi apre gli occhi incrociando il mio sguardo.
-Allontanati da me! Non mi devi neanche sfiorare!- sputa acido. Mi rialzo in piedi.
-Ti svegli spesso di così buonumore?- gli chiedo ironica.
-Piantala razza di stronza!- urla.
-Lo prendo come un no- affermo prendendomi gioco di lui. Fa per alzarsi, ma subito un dolore lancinante lo fa distendere nuovamente.
-Nelle tue condizioni è la cosa che più ti consiglio quella di fare mosse simili- gli dico mentre lui contorce il volto in un'espressione di dolore.
-Sta...zitta!-dice dolorante.
-Ma perché? Sei un così bello spettacolo!- e rido beffarda. So che me ne pentirò quando si sarà rimesso in forze, ma non mi importa.
-Giuro che appena mi rim-
-Appena ti rimetti in forze mi uccidi. Chiaro- lo interrompo io.
-Tu - Tu lo sai a chi sono figlio?-domanda come se fosse a corto di parole.
-Suppongo ad un uomo e una donna - rispondo fingendosi stupida.
-Razza di stronza sono il figlio di un ufficiale! Non appena mi libero gli chiederò personalmente di torturati fino alla morte! E allora si che mi divertirò...eccome se mi divertirò-
-Diciamo che al momento quello che più rischia la morte sei tu: nelle tue condizioni basta un bella botta in testa e sei capout!- rispondo.
-Non mi uccideresti mai, non ne hai il coraggio!-
-Perché a differenza tua io non sono un'assassina-
-Non l'avevo capito, guarda!-mi urla contro.
Sospiro. Non possiamo continuare a urlare contro all'infinito.
-Senti, io capisco tutto, ma non devi urlare, capito?-
-Altrimenti che mi fai? Mi picchi?-domanda con aria di sfida.
-No, non servirebbe a niente- sembra sorpreso di questa risposta. Poi mi torna in mente una cosa...
-Senti ma...Alla fine che hai deciso?-
-E me lo chiedi anche? Secondo te da un momento all'altro mi passa la voglia di pestarti a morte?- domanda come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ma chiaramente non ha capito a cosa mi riferisco.
-Intendevo la mia proposta...-
-Di che cazzo parli?!-chiede senza capire .
-Ieri ti avevo proposto di insegnarmi a cacciare, in cambio non ti avrei più colpito con il bastone-
-Preferisco morire piuttosto che essere complice della tua sopravvivenza- sputa acido
-Quindi se io adesso prendessi un bastone...-
-Non mi fai paura, feccia umana!-sembra sicuro di sé.
-Ok- rispondo andando a prendere la mia ormai fidata arma.
Senza lasciargli il tempo di rispondere lo colpisco alla gamba sinistra, poi al braccio destro, in un complesso di pochi attimi fugaci. In vita mia mai avrei pensato di picchiare qualcuno, io, che mi spavento se vedo un ragno.
Le sue urla mi...Come dire...mi compiacciono.
-Non so neanche perché mi ti sono portato dietro, potevo lasciarti lì dove ti ho addormentato. Facciamo una cosa: io adesso me ne vado e tu puoi rimanere a morire di fame qui- notando che ho ancora addosso la sua giacca me la tolgo, ma non prima di aver strappato da essa il simbolo nazista.
-Ma che fai? Come ti permetti?-
-Non penso che questa giacca possa essere indossata nuovamente da un tedesco, dopo che l'ho indossata io, pertanto me la tengo- dico e comincio ad allontanarmi.
-Ridammi la mia roba!- urla dietro di me. In effetti non gli ho ridato né la bussola, né la giacca, né l'orologio. Magari per fargli accettare la mia proposta dovrei far leva su quanto è affezionato a questi oggetti...
-No! Quando sarò lontana da questo schifo li venderò, così, anche se indirettamente, avrai contributo alla mia sopravvivenza- e mi giro con un sorriso derisorio. Prova ad alzarsi, ma non ci riesce.
-Sono davvero curiosa di sapere quanto tempo durerai-
-Di sicuro più di quanto durerai tu- risponde. -Ridammi il mio orologio...E la bussola!-aggiunge.
Mi sfilo l'orologio per poi prenderlo tra indice e pollice.
-Sai...Ho notato che sei particolarmente interessato a riavere questo orologio e la bussola...-gli dico -sarebbe un vero peccato se mi tenessi entrambi...- dico fingendomi rattristita. Vuole dire qualcosa, ma poi non dice niente. Io mi volto continuando a camminare.
-Ferma!- mi urla quando sono abbastanza lontana da lui. Mi giro e lui mi guarda, come se stesse riflettendo su ciò che deve dirmi.
-Ok- urla.
-Ok cosa?- urlo a mia volta.
-Va bene...La storia della tua proposta...!- urla.
Soddisfatta torno da lui. Mi guarda schifato.
-Ridammi la mia roba- mi ordina con tono solenne.
-No- rispondo secca.
-Ma ho accettato la tua proposta! Razza di stron- si interrompe di colpo.
-Ho accettato la tua proposta, ridammi la mia roba Cristo Santo!-urla.
-Smettila, tanto è inutile: non ti ridarò la bussola o l'orologio o la giacca finché non ti rivolgerai a me in tono rispettoso. Non ho fatto nulla per essere odiata da te-
Abbassa lo sguardo.
-Mi puoi ridare la mia roba...per favore?- sussurra a denti stretti.
-Che fatica, vero? Ci voleva tanto a essere cortesi- dico.
-Credimi mi faccio schifo per ciò che ti ho chiesto- puntualizza arrabbiato
-Oh non ne dubito- rispondo.
Mi siedo in ginocchio alla sua destra per poi dirgli: -Alza il braccio-
Si gira verso di me.
-Perché dovrei?- domanda, sempre arrabbiato.
-Come pensi che ti possa mettere l'orologio se non alzi il braccio?-
-Non lo penso perché me lo metto da solo!- urla
-Ok, allora buona fortuna. Nelle tue condizioni non so come farai ma ok - dico alzandomi.
Rimango ad osservarlo mentre prende con il braccio sinistro l'orologio e prova a metterlo; nelle sue condizioni però è quasi impossibile riuscirci, tantoché la sua espressione di tramuta in una smorfia di dolore.
So che ha bisogno del mio aiuto, ma è troppo orgoglioso per ammetterlo. Senza dargli tempo di dire qualcosa mi risiedo dov'eri prima e gli metto l'orologio.
-Ma che fai? Ti ho detto che faccio da solo, porca puttana!- mi urla contro.
-Ah beh, te lo stavi mettendo infatti, l'orologio- rispondo, -siamo soli, potresti anche ringraziarmi anziché urlarmi contro tentando di dimostrare qualcosa a qualcuno. E non ribattere, non voglio sentirti parlare- concludo.
-Grazie- sento borbottare. Mi volto esterrefatta a guardarlo, sta a testa bassa.
-Prego- rispondo facendo notare il mio stupore.
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