lettera strappalacrime
Nostra cara professoressa Iacobelli,
tutti noi, eterne pecorelle di un pascolo brado, ci accingiamo a scriverle questa lettera che, per quanto all'acqua di rose, speriamo le faccia sempre ricordare di noi negli anni futuri. Non è l'aula che definisce la classe: noi giovinette spensierate e baldi ragazzi, dietro non ci lasciamo rose e margherite, ma seminiamo orgogliosamente lungo il nostro cammino tanta beata ignoranza. Ovunque ci soffermiamo, per riposarci un annetto nel nostro nomadismo senza fine, lì costruiamo il nostro ritrovo per camionisti. Noi sciagurati, avviluppati nella stretta presa del minaccioso Gi e terrorizzati dall'ombra che il libro di latino, così temibile ed enorme ai nostri occhi, proietta sulle nostre sagome, cercheremo di crescere in questi anni, sperando di diventare qualcosa di più che pietra su pietra. O tempora, o mores! Quante volte abbiamo fatto ricorso a mezzucci ed espedienti in grado di fornirci i suggerimenti più loschi, o abbiamo abilmente usato le cartuscelle a nostro favore! Noi, condannati nel girone dell'inferno per i crapuloni, abbiamo uno stomaco condannato ad essere riempito con cose che riempiono ma non saziano. Tutto sommato, questi due anni con voi sono stati a tinte fosche, con le nostre assenze tattiche e le argute, nonché amputate, sentenze contro qualche altro professore, le quali spiegazioni risultavano a macchia di leopardo. Siamo todos caballeros, ebrei erranti, sciagurati dall'animo tenero, desaparecidos. I banchi per ora sono pieni, ma quando (si spera) avremo superato anche l'ostacolo della maturità, sappiate che seppur le nostre teste saranno vuote, e la scienza squaglierà sotto il sole della prima estate in libertà, il nostro cuore conserverà sempre il vostro ricordo.
Con tanto ammmmore ( perchè con più "M" c'è più sentimento)
-la futura ed intera ( perchè non designerete debiti nè bocciature ) 3B
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