PROLOGO

Sono seduta alla panchina del parco, accanto a me c'è mio padre. Poggio la testa sulla sua spalla, alta e larga, e sento la stoffa ruvida del suo cappotto nero.

Se alzo appena appena lo sguardo, riesco a vedere solo la parte inferiore del suo volto, magro e allungato, i capelli tagliati corti sulla nuca.

Fa freddo, ma è una bella giornata di sole.

Non ci sono bambini in giro a giocare, sono nelle loro case, a festeggiare con le loro famiglie. In questi giorni, quelli che vanno da Natale a Capodanno e poi fino alla Befana, ogni giorno si festeggia, ogni giorno si passa in famiglia o con gli amici.

Siamo soli, noi due.

E all'improvviso il capo di mio padre cade in avanti, il mento poggiato sul petto.

Lo chiamo: «Papà.» Niente. Poggio una mano sulla sua spalla, sulla stoffa ruvida del cappotto, e urlo: «PAPÀ!»


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