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Qualcuno dice che bisogna respirare ed inspirare per ben quindici volte, lentamente, prima di compiere un nuovo passo. In sostanza, il lasso di tempo che passa tra la stasi e il nuovo incedere è contemplato da esercizi autogeni.
Ci provo, presa un pochettino dal dubbio, a tranquillizzarmi. Mi fermo nei pressi di una stradina, accanto ad un lampione e procedo.
Respiro numero uno, diaframma basso. È il giorno del compleanno di Costas, compie un anno.
Respiro numero due. Appena arriva, non ho resistito, mi sono fiondata a casa di Athina.
Respiro numero tre. Ho trovato Titì con un orrendo grembiule rosa e i capelli arruffati. Stava spolverano in cucina.
Respiro numero quattro. Tanto forte è stato il suo abbraccio che ci siamo ritrovate a terra.
Respiro cinque. Costas era perplesso. Credo che abbia già intuito con chi abbia a che fare.
Respiro sei. Ribadisco, è il compleanno di Costas.
Respiro sette. La festa si terrà al Stella, stabilimento balneare di proprietà di Michele Scala.
Respiro otto e qui mi blocco. Michele Scala.
Quando parti e decidi consapevolmente di voltare le spalle a luoghi e persone, sei consapevole che il tempo apporterà dei cambiamenti, nei quali tu non giochi alcun ruolo. Mutamenti che sconvolgono le vite altrui, indebolendole o rafforzandole. Peggio ancora inducendole a cancellarti dall'angolo della memoria per una serie infinita di ragioni. Siamo tutti esseri umani diversi da un secondo fa. Persone con pensieri nuovi, tormenti, obiettivi da realizzare, sogni.
Michele ha imboccato il suo percorso. Forse ha abbracciato l'ennesima croce che il destino ha posto sulle sue spalle. Lo immagino dimenarsi nel letto preso da notti insonni. Eravamo rimasti alla morte del padre biologico e alla sua eredità, sorella compresa. Oggi, invece, c'è un lido a Minori che apre le sue porte ad un pubblico d'eccezione, la famiglia e il suo piccolo festeggiato.
Dal principio del lungomare tutto è ben visibile. In fondo il bar Miluna chiuso in via del tutto eccezionale. La fontana che sprizza acqua. Un gruppo di amici con birre ghiacciate tra le mani. Un pescatore che scioglie le reti per la prossima battuta di pesca.
Un leggero vento scuote il mio vestito lungo a fiori, la salsedine si appiccica sulla pelle. Mi sembra tutto così surreale. Non vedo nulla che non mi sia familiare, ma, come ben noto, il bagaglio sentimentale ha la facoltà di filtrare ogni minuscolo dettaglio, rendendolo continuamente diverso.
E Minori sembra avere in serbo per me una luce diversa stasera. È una donna bellissima, irresistibile, una sirena dalle fattezze perfette. Tentenni, allunghi la mano per toccarla, per appurare che sia vera, in carne ed ossa, e nell'atto di compiere il gesto, si trasforma in un mostro dai canini affilati, pronta a morderti.
Spaventata e disillusa, retrocedo. Questa città ha sempre avuto le sembianze di un mostro, tante le volte che mi ha ferita.
Il tonfo delle onde sugli scogli mi ha sobbalzare e destare. Il mare non mi ha mentito mai, ha perennemente riflesso l'immagine nuda e cruda di me.
Tolgo i sandali e mi avvio verso la spiaggia. I piedi nudi tastano la sabbia fresca e inumidita. Ci affondano, si inzuppano, si uniscono alla terra. Riemergono, respirano e si rituffano. Mi chino, sorreggendo l'abito, sfioro l'acqua fredda. Mi bagno il collo fin sul seno, come a voler detergere il mio cuore. Come a voler dire al mio mare sono di nuovo qui.
Lo stabilimento Stella si presenta come una vera innovazione. Sono lontani i tempi dell'insegna anni Ottanta e gli ombrelloni a strisce blu e arancioni.
Location total white con lucine minuscole poste attorno alla struttura di legno. Tende in tulle, che si muovono a seconda del vento. Divani a tre posti con tavolini con candele accese. Vedo in lontananza il buffet ricco di leccornie e l'angolo cocktail. Un grande striscione con su scritto buon compleanno Costas.
Salgo le scalette in legno che permettono ai bagnanti di accedere dal lido alla spiaggia. Poggio i sandali a terra e tento di infilarli. Nel compiere il gesto, una mano accarezza la mia, tremando.
Alzo lo sguardo ed incrocio quello di Michele. Sorpreso, sconcertato. Si raddrizza di fronte a me, con la sua pelle scura, i capelli curati, la camicia leggermente sbottonata. E mi fissa, la testa colma di pensieri.
Dopo un anno, siamo ancora qui.
Fine capitolo
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