27



Seconda parte

Una coppia di ragazzi, non molto lontano, passeggiano mano nella mano, guardandosi negli occhi. Lei un passo avanti, lui dietro. Lei si volta, puntando tutta la sua attenzione su di lui, con quel fare ammaliante tipico delle donne. Lui ci casca, senza reticenza, e la segue. Trascorreranno la giornata al mare, un panino sulla spiaggia, una coca cola ghiacciata. Una nuotata, una doccia, una pizza al taglio e magari l'amore. Come ogni coppia innamorata sa fare. Perché è questo ciò che si fa quando si ama. Si ama e basta, si configura la propria vita, tenendo a cuore quella altrui. Tra un milione di persone ho scelto te, affermazione che a mio dire non ha nulla di superbo, ma un umiltà ben radicata. Io, pinco palla, scelgo te, pinco pallo, perché unico essere umano in grado di preservarmi, da me stessa e dalle condizioni dell'esistenza. 

Ritorno a me, a Giulio qui di fianco, alla limonata divenuta un brodo bollente, a Pino che, instancabile, serve del ghiaccio in ciotola. Ai pescatori che tirano le reti, ai pesci in cassetta. Alla tensione, al clima ostile, alla quotidianità priva di ogni basico fondamento. Ritorno qui, allo smartphone sul tavolo con la foto pixellata. 

Forse l'incidente ha inibito le mie facoltà emotive. Forse, durante la caduta e battendo la testa, una parte del mio cervello e indirettamente del mio cuore è rimasta lesionata.forse i medici non mi hanno curata al meglio. Perché non provo nulla? Perché non ho l'istinto di correre sino al suo lido maledettissimo e affrontarlo?

Come e quando hai ricevuto questa foto?- chiedo gelida a Giulio. Porre domande e ricevere risposte è l'unica soluzione, per quanto giusta possa apparire.

Qualche tempo fa mi è stata notificata una multa- ride, beffardo- una stupida, fottutissima multa da cento euro- fa spallucce- frequento quotidianamente la zona della stazione, ma mai in auto. E quella sulla multa era la targa della mia auto, la mia. Credevo fosse un errore, ho fatto contestazione e un mio conoscente mi ha reperito queste foto per dimostrarmi che la mia macchina era lì e come ben vedi non solo lei.

Stropiccio il viso con la mano, togliendo quel po' di make up utile per celare il biancore della mia pelle.

Tua moglie cosa ha detto?- sperando in una confessione, vista la prova inconfutabile. 

Giulio si accende una sigaretta, l'ennesima da un'ora a questa parte- non ha detto nulla, perché non dice più nulla e non sa nulla.

Le parole che seguono sono scandite con amarezza, rassegnazione. Gli esamino il volto, centimetri di pelle corrucciata, raschiata. È invecchiato parecchio negli ultimi tempi. 

Spiegati meglio, Giulio.

Mi guarda dritto negli occhi. Lascia che Pino gli serva una birra Peroni, sebbene calda, sebbene lo farà sudare come un animale dato il caldo infernale.

La nostra relazione è terminata quando abbiamo scoperto che sarei diventato padre. Non ho mai pensato di diventarlo, né desiderato, ma il figlio c'era quindi dovevo accettarlo. I miei genitori sono stati dei grandi genitori, si sono spaccati la schiena per fare in modo che io diventassi ciò che sono oggi. Mi son detto "perché non posso esser anche io un padre? Un padre discreto, null'altro". - arrotola le maniche della camicia- ho rivelato a Lara che potevo migliorare, che sarei cambiato e che avrei fatto il padre- mi sfiora la mano e serio mi domanda- ma tu lo sai che significa? Per me, poi?

Scuoto il viso- no, Giulio, non lo so, perché non ho figli e non posso immaginare il cambiamento. 

Io si- risponde- io lo so e ho sconvolto la mia vita. Ho limitato il mio lavoro, ho cambiato casa, ne ho presa una con il giardino, con una camera da letto in più. Ho comprato un passeggino ed iniziavo ad essere felice e a sentirmi meno una merda. E non ti nego che ho sperato che non fosse femmina perché ho pensato "e se incontra uno stronzo come me?"- prende fiato-io e Lara ci siamo sposati che lei aveva una bella pancia. Abbiamo organizzato una bella festa e due giorni in spa come luna di miele. Lara era felicissima, un'altra persona.

Ne sei uscito vincitore, insomma- concludo, al sol pensiero del magnifico quadretto familiare.

Ne siamo usciti come le ossa rotte, Gioia. Lara ha avuto un malore poco prima di partorire e quello che doveva essere un inizio è stata la fine.

Al suono di tale rivelazione, blocco il mio sarcasmo. Non si augura a nessuno la perdita di un figlio. Le bassezze di Giulio sono il nulla confronto ad un lutto così profondo e grave.

Mi dispiace, Giulio, per ciò che vi è accaduto.

Lara non parla più- abbassa lo sguardo- ci siamo trasferiti a casa dei suoi, ma la situazione non è migliorata. L'orologio scandisce le ore- mima l'atto- ma lei è lì, con i capelli lunghi, la vestaglia bianca, abbandonata al suo dolore- inspira- stasera partiamo, i genitori hanno una casa a Bolzano. Non posso vedere più mia moglie in questo stato.

Te lo auguro- chioso.

Giustamente ti starai chiedendo che ruolo hai in tutto ciò...

Annuisco, volendo effettivamente scovare un senso.

Quando abbiamo subito il lutto, il medico mi ha riferito che il bambino, se fosse nato, avrebbe sofferto molto, visto il parto prematuro. Gli risposi che si sbagliava, che Lara era quasi al termine della gestazione, ma lui mi dimostrò che non era cosi. Qualche tempo dopo ho ricevuto la multa e le foto. Non capivo perché Lara fosse con Michele, nei pressi della stazione- solleva la ventiquattro ore dalla sedia accanto, estrae un fascicolo- due giorni fa ho trovato questo in cassaforte e riguarda te e la tua famiglia.

Sbigottita, prendo la cartellina rossa. All'interno un documento, una fotocopia di un documento bancario. Nulla di eclatante, una semplice copia di versamento. Un assegno per l'esattezza di duecentomila euro firmato da mio padre Paolo.

Sventolo il foglio- non ne so nulla e a dire il vero poco mi interessa come mio padre sperpera i suoi soldi.

Giulio solleva il mento- non hai visto il destinatario.

Sbotto, non riuscendo a percepire il senso di tutto ciò. Aguzzo la vista, mettendo a fuoco il nome del ricevente.
Di scatto osservo Giulio. Tachicardia a mille. La pressione schizza alle stelle e tutto diviene ancor più assurdo di quanto non sia.
Giulio percepisce il mio stato d'animo, traendo le conclusioni che a fatica mi nego- mi sono posto anche io il tuo quesito, perché Lara avesse questo documento archiviato. Perché avesse visto Michele. Ho studiato le date, i momenti legati all'assegno e all'incontro. Uno dei due ha contattato l'altro al fine di separarci, Lara ha inscenato una gravidanza inesistente in quei mesi. Ha incontrato Michele, dopo qualche tempo, e l'ha ricattato. Se io e te ci fossimo rivisti o altro, lei avrebbe tirato fuori la storia di tuo padre- si schiarisce la voce- o peggio ancora avrebbe fatto in modo che la scoperta di questo segreto fosse legato a me. Si sono accordati per farci lasciare. E credimi, io per te provavo davvero qualcosa.

Batto la mano sul tavolo, attirando l'attenzione altrui- ma che cazzo stai dicendo? Quale segreto? Quale accordo?

Giulio si guarda intorno- calmati, Gioia. Sto dicendo che nel periodo in cui Michele ha acquistato il bar ha incassato un assegno di duecentomila euro donatogli da tuo padre. Lara è venuta a conoscenza di ciò e l'ha usato al fine di colpire la nostra relazione.

Blocco il volto tra i palmi delle mani. Un vortice di parole invade la mente. Un assegno, mio padre, Michele, Lara. Io e Giulio. Non capisco più nulla, se non la nausea che pervade ogni centimetro del mio essere.
Mi alzo, questa volta decisa e ferma- Michele non avrebbe mai accettato dei soldi da mio padre, mai.

L'ha fatto, Gioia e l'ha fatto esattamente quando tuo padre ha saputo di voi. Tuo padre l'ha pagato.

Gli tiro uno schiaffo in pieno viso, singhiozzando- Michele ha tantissimi difetti, ha commesso sbagli enormi, ma non si sarebbe mai venduto. Mai- gli urlo.

Forse è giusto che ne parli con lui.

Sparisci, Giulio. Sparisci dalla mia vita e questa volta per sempre- mi incammino verso il lungomare, non senza aver udito la sua ultima frase: odiami pure, questa è la verità che meriti da sempre.

Fine capitolo

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top