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Risiedere in una piccola comunità non è sempre uno svantaggio. Se da una parte c'è l'esigua comunità adolescenziale, che scalpita nel scovare nuove attrattive, dall'altra ci siamo noi, i non più giovanissimi ma neppure vecchi, che iniziamo ad attivare la funzione della vista a trecentosessanta gradi. 

In un angolo nascosto di Minori sorgono i resti archeologici di un'antica villa romana del primo secolo, interamente custoditi da recinto ed Orazio, fidato custode del sindaco. Il sindaco, proprio lui, profondo estimatore della storia antica, preferisce lasciare una strada sporca che imbattersi nelle rovine maltrattate o violentate da turisti non sempre rispettosi. Il suo motto è "bando alle ciance", seguito da scopa interamente in legno da adoperare contro chi non rispetta le regole imposte. Salvo poi recarsi lungo la viuzza gremita di spazzatura e pulirla personalmente. Le elezioni non sono poi andate così male visto il soggetto che ci disciplina. 

Ritornando al concetto secondo il quale da teenager si è troppo cazzoni per comprendere l'essenza ultima delle finezze che ci offre la vita, io ed Athina non ci siamo mai recate alla villa romana. Mai per contemplarla. Mai per domandarci anche solo per un istante cosa ne fosse stato di quel gruppo di persone che si erano stanziate qui. E viceversa, chissà loro se si siano mai chiesti cosa ne sarebbe stato di questo posto incantato in un futuro.
Non credo che i nostri predecessori siano pienamente soddisfatti di ciò che siamo divenuti.

Come ogni zona di cultura che si rispetti, anche qui vi sono degli orari di apertura e chiusura che Orazio rispetta scrupolosamente. Tiene perennemente a precisare che bisogna essere gentiluomini con le antichità. Un esclamazione che ha un suo perché, ma che tuttavia cozza con i ritmi frenetici altrui. Mettetevi nei miei panni o in quelli di qualsivoglia minorese in periodo estivo. È pressoché impossibile attenersi alle regole, poiché salta completamente la normale routine. Dunque tocca fare in questo modo: avvicinare Orazio, chiedergli un favore e dirgli che sarà il suo solo uno straordinario di mezz'ora. Niente di più. 

Le terme, o meglio ciò che resta, presentano al centro un ampia vasca, per la quale un ente privato si è adoperato, installando un sistema di alta tecnologia non invasivo in grado di riempirla d'acqua limpida e fresca. Ci sediamo al limite di quanto consentito, ammirando i fiorellini bianchi che fluttuano nell'acqua, appena caduti da un albero sorto spontaneamente. Da adolescenti non ci siamo mai rese conto della pace  che abita in questo posto. Sollevo leggermente la parte bassa del vestito e distendo le gambe sul prato. Athina bagna il palmo della mano destra con dell'acqua uscita fuori dalla bottiglia in borsa e lo porta al centro della testa.

Cavolo se fa caldo!

Fa caldo, si! - esclamo, boccheggiando. 

Le ampie arcate delle terme sono interamente assolate, dettaglio che mi colpisce perché, solitamente, sono l'unico punto di frescura, soprattutto nel tardo pomeriggio. A pelo d'acqua si iniziano ad intravedere fasci di luce rossicci, arancioni, segno che la giornata volge al termine. Si spera sia lo stesso per la temperatura alta.

Afferro il pareo e vi avvolgo i capelli, come se fossi una moderna regina. Athina sorride, mi trova di certo buffa, ma in assenza di un cappello decente si fa quel che si può.

Perché non mi hai accennato a quanto sta succedendo?

La mia amica si riferisce alla storia delle foto. Ad essere onesti, non era mio intento parlargliene. Non perché non mi fidi di lei, ma per devozione nei suoi confronti, se non preoccupazione. Ha un bambino, un marito, un'attività da gestire seppur all'interno ci sia io, mille impegni che non devono raddoppiarsi se si aggiungono i miei.

All'inizio non avevo ben capito che il tutto fosse rivolto a me- dettaglio che come voi sapete, carissime tutte, è verissimo- pensavo avessero sbagliato indirizzo-  scrollo le spalle e tento di nascondere la preoccupazione- solo le fotografie mi hanno fatta aprire gli occhi- giusto per rimanere nel tema di questo nuovo capitolo intitolato "Gioia's story: what I see".

Titì accarezza le nocche della mia mano- Giò, sono preoccupata per te- giusto per rimarcare quanto volevo evitare- sono due anni che non riesci a trovare pace! E poi questa storia.... Mi sembra tutto assurdo.

Vorrei risponderle che la mia vita è interamente assurda, che non ricordo un periodo più o meno lungo, felice ed armonioso, ma desisto per non apparire vittima. Non sono mai stata la Calimero della situazione. 

Perché non vieni da me? Non stavi mica male?- i suoi occhioni grandi mi fissano dubbiosi. 

Le sorrido timidamente- certo che non sono stata male, anzi. Voglio solo i miei spazi.

Ti sono entrati in casa, Gioia- scandisce scrupolosamente ogni parola, temendo che io non abbia compreso bene l'accaduto.

La rassicuro- lo so, Titì, lo so. So che è successo e so che il proprietario di casa, mortificato, ha provveduto personalmente a sostituire le serrature.

Scuote il viso- non lo so, Gioia, non lo so. Non mi va che dormi da sola, di notte, in quella casa come ieri sera. Vorrei sapere cosa ti salta in testa, perché non hai fatto armi e bagagli e sei venuta da me- spalanca le braccia- e che cazzo, sono o non sono la tua migliore amica?

Si, , lo sei. Ma io...

Si avvicina sottecchi- ma tu?

Abbasso lo sguardo ed evito il suo. Aggroviglio le dita tra di loro- io...

Tu...

Io ero con Michele- tiro corto.

Fa spallucce- ebbè, hai fatto bene ad avvisarlo, in fondo riguarda anche lui.

Athina si sistema sul prato, ride e distende i muscoli delle braccia e della schiena, poi, presa da un'elaborazione dati che neppure un McIntosh, strabuzza le pupille. Emette un suono non precisato e porta le mani sulle labbra.

Siete stati insieme!

Bingo, amica mia. Se per siamo stati insieme si intende il fare l'amore per tutta la notte, allora si siamo stati insieme. Ho sentito il suo odore. 
Ci siamo svegliati nello stesso momento io e Michele. Ci siamo guardati, senza parlare. D'altronde, come fai a spiegare ciò che avvenuto. Come fai a trovare le parole giuste, quelle che non possano tramortire la sensibilità altrui? Perché se io gli avessi proferito parola, avrei iniziato con un secco che cosa significa?

No, non ve ne state lì, stravaccate sulla poltrona, con lo stomaco gonfio di esasperazione. Non mi accusate di essere pesante, di non godere degli eventi che mi si propongono. Me li sono goduti eccome, non abbiate timore. Il punto è: dobbiamo raddoppiare, triplicare, continuare? Fare finta e lasciar stare? 

Mi son risposta che me la prendo così come viene questa cosa con Michele, un personaggio che non ti permette di elaborare chissà quali piani duraturi. 

L'ho chiamato al cellulare, ero spaventata...

E lui ti ha calmata, ghiotterella- sentenzia Athina, sarcastica.

Niente ghiotterella- le intimo- voglio vedere te al mio posto.- Agito le mani come a voler cancellare brutti presagi- ad ogni modo, non andrò via di casa, la serratura è cambiata e in merito a Michele, chi vivrà, vedrà.

Vi ho visto così tante volte che non so più che ne sarà di voi- replica Athina.

Come darle torto. Io stessa vorrei possedere un chissà quale potere paranormale in grado di mostrarmi il futuro. La penso esattamente come lei, come Tití, non so cosa ne sarà di me e Michele e ciò a dir poco mi terrorizza.





Fine capitolo
Grazie mille

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