6

Se non fosse per te
Bugie

6


Il weekend porta sempre una ventata di allegria, di felicità, ma soprattutto di relax. Già di venerdì sera i muscoli tendono gradualmente a rilassarsi, scaricando tutta la tensione accumulata durante la settimana. Quel macigno, sopportato a stento dalle spalle, scompare magicamente, per poi tornare subdolo e malvagio all'indomani del lunedì mattina.

Anche stamane, sabato, il sole si mostra in pompa magna. Bello, caldo, luminoso, come solo lui sa fare. Me ne sto affacciata al balcone ad occhi chiusi in religioso silenzio. Come una lucertola in cerca di calore, faccio miei i raggi solari che mi ricaricano per la giornata. L'altro ieri ho iniziato il mio lavoro presso "Odore di libri", la libreria di Athina. Non molto distante da casa, praticamente sul corso principale della città, è stata inaugurata più di trent'anni fa da Angelo, padre della mia amica, dipendente presso una piccola casa editrice campana. Angelo, nonostante l'età, è un pozzo di sapere. La sua passione per la lettura l'ha portato ad avere una conoscenza profonda delle sue materie preferite, la letteratura italiana e straniera e la storia, sino a quelle più problematiche come la matematica, la fisica, la chimica.

La libreria è nata dopo l'incontro con Helena, sua moglie. Conosciuta durante un viaggio in Grecia, Angelo ha cercato sin da subito di creare delle nuove basi che potessero darle un minimo di stabilità. Quella stabilità persa per amore e lasciata in patria.

Ed ora ci sono io a prendermi cura di questo piccolo locale che trasuda sapienza, salvo eccezione per oggi: Angelo ha insistito tanto nel rimanere lui in libreria che quasi non me la sono sentita di rifiutare. Non volevo intaccare la sua privacy nel luogo che ha costruito da solo, giorno dopo giorno.

Inoltre oggi ho un appuntamento importante con Letizia, colei che in questa città si occupa di trovare alloggi per i turisti e per chi, come me, decide di trovare a Minori una seconda possibilità. A detta sua, c'è un monolocale che asseconda le mie esigenze.

Fisso l'orologio al polso. Mancano esattamente cinque minuti all'incontro, il tempo utile che mi occorre per recarmi nelle vicinanze della casa.

Forse meglio avviarsi...

***


Via IV Settembre, una delle tre strade principali di Minori. Forse la più importante, soprattutto per i turisti, poiché invasa da alberghi e bed and breakfast di diversa categoria. Ecco, questa è una delle peculiarità che più preferisco di questo posto: si può spendere come meglio si crede. Basta spostarsi un po' per trovare un alloggio economico e basta inoltrarsi più nel centro per il lusso raffinato.

La strada è leggermente in pendenza e ai suoi lati appaiono le strisce blu, tanto detestate dagli automobilisti e delle piazzole riservate ai bus, che trasportano i visitatori a zonzo per la Costiera. Lampioni finemente decorati e fioriere colme di fiori di ogni specie ben curati da chissà quale giardiniere. Nessuna carta o mozzicone di sigaretta in giro, nessun schiamazzo atto a disturbare la quiete pubblica. Certo gente c'è, ma si cerca di offrire un pacchetto perfetto fatto di pace, mare, sole, relax e bellezza dei paesaggi.

Faccio slalom tra i pali che reggono le insegne degli hotels, tinteggiati da poco con colori pastello risaltati dalla luce solare. Un buon odore di limoni e limoncello.

Arrivo alla fine della via, che come un torrente, sfocia nel grande lungomare cittadino, mai come oggi gremito di persone. Attraverso ed inizio ad aguzzare la vista in cerca del civico 6. Pesco il foglietto dove ho appuntato il tutto: via IV Settembre, civico 6.

A detta di Letizia, il monolocale è situato sulla parte bassa della montagna, esattamente quella che, sulla destra, fa in modo che Minori sia una piccolissima conca tra alture. Dovrei quindi trovarmi dinanzi ad un cancello con una possibile rampa di scale. Spero solo non siano troppe. Già mi ci vedo con le buste della spesa su venti, trenta gradini in pietra.

Mando giù un sorso d'acqua da una delle tante fontanine pubbliche e finalmente raggiungo la meta. Guardo e mi volto come impazzita. Porto la mano sulla fronte per fare ombra ai miei occhi. Cavolo, sono in anticipo non volendo! E come farò ad aspettare Letizia sotto questo caldo cocente? Purtroppo per me non c'è alcun riparo a portata di mano.

"Gioia Autieri?"

Una voce maschile richiama la mia attenzione. Mi giro e mi imbatto in un giovane uomo, probabilmente sulla trentina, alto e dai capelli leggermente lunghi tirati indietro con una bella dose di gel. Ha una pelle molto scura, un dettaglio non rilevante visto che ci troviamo in una località di mare. Spalle leggermente larghe e ben allenate, deve essere certamente un fanatico della palestra o quantomeno uno che ci tiene molto alla forma fisica. Indossa una camicia bianca con maniche tirate su, pantalone chiaro, tendente al beige. Sandali ai piedi. Ma ciò che mi attrae di più è il suo sguardo magnetico, che, vuoi o non vuoi, ti cattura in una frazione di secondo. Uno sguardo profondo come un tunnel del quale non riesci ad intravedere la luce. Uno di quei sguardi che ti attirano, ma che allo stesso tempo sono simbolo di incertezza, perché, a primo colpo, non sai se fidarti totalmente di una persona così affascinante. E per come si muove, per come fa oscillare il suo corpo verso di me, immagino sia consapevole dell'effetto che fa su una donna.

"Allora, è lei Gioia Autieri?"- schiarisce la voce, cercando una conferma alla sua domanda.

Sussulto e abbasso la mano- "Sì, sì"- balbetto come una liceale imbarazzata dinanzi al professore giovane e bello- "sono io. Gioia Autieri".

Sorride, mostrando una dentatura, oltreché curata, perfettamente bianca. Si avvicina, tendendomi la mano- "Salve, sono Giulio Gori".

Ricambio il gesto e con sopracciglio alzato quanto perplesso, spero che mi chiarisca come sappia il mio nome.

"Sì, certo. Scusi"- raccoglie le mani una dentro l'altra- "so che anche lei dovrebbe visitare il monolocale al numero 6. Come lei, anche io mi sono rivolto a Letizia Masi per un alloggio"- tira fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. "Purtroppo ero nel suo ufficio fino a poco fa, ha avuto un imprevisto con il figlio. Mi ha detto di dare ugualmente un'occhiata alla casa, magari in sua presenza, visto il suo interesse".

L'osservo sconcertata, con un espressione probabilmente indecifrabile. Io dovrei dare un'occhiata alla casa con il belloccio qui davanti- "non sapevo di questo cambio di programma".

"Controlli il cellulare signorina"- mi parla come se avesse intuito il mio disagio. E la cosa sembra quasi che l'offenda. Per la serie "mi hai visto? Mi dovresti solo ringraziare per questa opportunità".

Estraggo il cellulare dalla borsa. Lampeggia. Un messaggio di Letizia: "Perdonami Gioia. Mio figlio ha avuto un piccolo malore. Tra poco ti raggiunge Giulio, è l'avvocato interessato al monolocale come te. Guardatelo insieme! Scusami ancora, ti chiamo dopo. Letizia".

"Allora Gioia, ci viene a visitare la casa con me?"- il suo tono di voce è assolutamente malizioso.

Gli faccio cenno al cancello in ferro- "apra pure!".

***

Marcantonio se ne sta appoggiato al muro bianco con le braccia incrociate. Faticando, salgo i gradini, per l'esattezza una quindicina, mentre, nella mia mente diabolica, spero fortemente che quello sia uno di quei muri che lasciano la polverina bianca appiccicata agli indumenti degli stolti (il marcantonio, in questo caso) che vi si poggiano.

Raggiungo il terrazzo con un fiatone inconfondibile. Sono la pigrizia fatta donna sotto questo punto di vista. Quindici scalini mi hanno messa ko! Auspico che la casa incontri almeno i miei gusti, sebbene non siano poi tanto singolari.

Il luogo, in cui mi trovo, mi riporta alla mente la casa di Athina. Questa ci somiglia un bel po' per tipologia, anche se il panorama del monolocale non ha praticamente nulla in più rispetto a quello della mia amica. La vista si limita alla spiaggia sottostante, zeppa di barchette dei pescatori.

"Qui l'abbronzatura è al top"- afferma Giulio ad alta voce.

"Sì, già ti ci vedo!"- rispondo, sussurrando sarcastica.

"Come, scusi?"- domanda curioso.

"Niente"- ribatto secca- "vediamo dentro com'è".

Gli strappo letteralmente le chiavi di mano ed apro la porta, posta vicino ad un'ampia finestra che dà sull'angolo cucina. E, in effetti, c'ho visto lungo. La casa è un monolocale nel vero senso della parola, molto piccolo, ma abitabile per una persona. L'ambiente non è di grandi dimensioni, ma ogni spazio è stato sfruttato al meglio.

All'ingresso l'angolo cucina con finestra, un tavolo con un paio di sedie. Un muro di cartongesso separa questa prima parte dalla seconda, adibita a camera con letto, un comodino ed armadio. Un lucernario di fronte all'entrata del bagno. Tutto molto minimal, tutto ad uso di una persona. Insomma, l'essenziale e per giunta ammobiliato discretamente.

"Allora cosa ne pensa, Gioia?"- mi chiede Giulio serio.

Passo l'indice sui fornelli- "polvere a parte, per me andrebbe benissimo. E lei?".

Tentenna- "tutto sommato anche per me"- non appare molto convinto- "sono un avvocato e mi occorre un appartamento per i giorni in cui devo curare gli affari dei miei clienti"- sospira- "ma ho bisogno di qualcosa di più formale". Si guarda attorno come in cerca di ulteriori conferme. Cammina ispezionando ogni centimetro quadrato.

Eccolo, l'avvocatuccio. La meticolosità con cui analizza la casa quasi mi fa venir voglia di ingaggiarlo qualora dovessi avere problemi legali. Gli do un'occhiata in più. Per essere uno tutto cervello, codici e scartoffie, si cura egregiamente. Sogno e sento profumo d'acqua di colonia? E poi quella schiena così ampia e formosa...

"No, per me non va"- esordisce a tratti dispiaciuto- "è troppo piccolo. Non posso incontrare i miei clienti in cucina!"

"Non è interessato allora?"- sussulto e cancello i miei pensieri impuri.

"No, Gioia"- ride- "al monolocale no".

Ed ora che diamine significa "al monolocale no". Allora avevo ragione prima nel pensare che è il classico marcantonio consapevole della sua bellezza e del fascino che esercita su una donna. Già me lo vedo nel suo harem di donne divorziate di mezza età. Donne che lo venerano, lo coccolano e sventolano documenti che sanciscono la fine del loro matrimonio. Tutte attorno a lui, compiaciuto dalle attenzioni delle sue clienti. "Grazie Giulio per quello che hai fatto", "Giulio, ora che ho una vita nuova, prendimi", "Giulio ti adoro", "Giulio, Giulio, Giulio..."

E mentre fantastico sulle perversioni dell'avvocato, mi scappa il suo nome.

Si volta e attende il continuo della frase. Tossisco e tento di non impasticciarmi con le parole- "bene"- schiarisco nuovamente la voce- "allora se non le dispiace, avverto io Letizia a proposito delle nostre decisioni".

"Assolutamente"- batte le mani-"le lascio le chiavi e auguri per la sua nuova casa".

Ricambio la sua gentilezza con un sorriso- "la ringrazio".

Mi tende la mano per salutarmi definitivamente- "ora tolgo il disturbo. Arrivederci Gioia, mi ha fatto piacere conoscerla". Mi punta l'indice contro, come a volermi sfidare- "Ma sono sicuro che i nostri incontri non termineranno qui!".

"Non mi occorre un avvocato"- gli dico, mentre va via, in modo del tutto impulsivo. Ma chi diavolo si crede di essere.

Si ferma e mi inchioda al muro con quei suoi occhi. Con quel suo fare- "me ne rallegro. Ma sa com'è, Minori non è una metropoli..."

Che scoperta, Minori non è una metropoli. E a quanto pare, i suoi abitanti non sono freddi e disinteressati come quelli delle grandi città.


-----------------
Fine sesto capitolo
Grazie e a presto!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top