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Se non fosse per te
Bugie
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Il caldo rovente ha letteralmente seccato gli abiti bagnati, freschi di lavatrice. Neppure il tempo di stenderli che già mi ritrovo a sistemarli nella cesta di vimini. Li annuso uno ad uno per assicurarmi di aver usato una bella quantità di ammorbidente alla lavanda. Non c'è nulla di più piacevole del profumo del bucato.
Apro uno dei due ombrelloni bianchi. Il termometro segna trentacinque gradi. Mi posiziono all'ombra ed asciugo le gocce di sudore in petto. Bagno un canovaccio e lo passo attorno al collo e sulla fronte. Sebbene abbia fatto una buona colazione, non mi sento molto in forma. La mancanza di vento e la forte afa aumentano l'effetto del calore. Afferro la caraffa di limonata carica di zucchero e limone, un ottimo integratore naturale, dissetante e gelato. Riempio il bicchiere.
Poggio il polso sotto la radice dei capelli. Quasi quasi sembra che io abbia la febbre. Mi accomodo sulla sedia e rilasso le gambe pesanti. Sul tavolo scovo la crema biologica al peperoncino. Ne metto un goccio sul palmo della mano e lo stendo sugli arti inferiori, trovando benessere grazie alle proprietà della pianta erbacea.
Chiudo gli occhi. Ultimo giorno di ferie, domani rientrerò a lavoro, ho già approfittato troppo della disponibilità di Athina e dei genitori. La cosa non mi dispiace molto, anzi, credo che la libreria mi permetterà di distrarmi più di quanto fatto sinora.
Lenta come una lumaca, metabolizzo la prima settimana d'Agosto. Poche ore fa ho letto un messaggio di Giulio, con un bacio e una richiesta, quella di incontrarci stasera. Suppongo sia a Salerno, non gliel'ho chiesto, ma ne sono quasi convinta dalle parole utilizzate. È venuto a crearsi un clima freddo tra noi, ci siamo allontanati. Abbiamo messo più distanza di quanta ce ne fosse ogniqualvolta si recava altrove per lavoro.
È inutile che gongoliate, so che attendavate questo momento praticamente da quando l'ho conosciuto. E so pure che patteggiate per Michele, nonostante ammettiate che tanto bene non si sia comportato. Michele, Michele, la mia spina nel fianco. Sono così combattuta, così indecisa. Non nego che la sua assenza nella mia vita non si faccia sentire. Irrazionalmente mi verrebbe pure di chiarirmi, magari di dargli l'ennesima possibilità, ma quando ripenso ai vari inciuci, ho solo desiderio di calzare le scarpe antinfortunistiche e stampargli un calcio nel sedere. È una situazione alquanto strana. Sono due situazioni un po'strane, alle quali onestamente non so ancora che risoluzione dare. I sentimenti mi fregano, mandano tutta la mia razionalità in fumo, facendomi perdere il giusto peso.
Sento citofonare. Sono le dieci del mattino, classico orario del postino che se ne infischia della cassetta della posta. Se non te le consegna in mano, è capace di restare ad aspettare per l'intero giorno. Scendo velocemente i gradini e mi imbatto in una donna abbigliata con vestito rosso fuoco coordinato ad un cappello dalla falda larga. Alta su tacchi a spillo, dalla carnagione bianca, è esattamente ciò che non rappresento io, una ragazza semplice in maglietta e pantaloncino.
"È lei Gioia Autieri?"
Inclino il capo, sospettosa. Mi avvicino al cancello in ferro battuto che ci separa. Un intenso profumo alla vaniglia solletica il mio naso e mi crea un tale senso di nausea a causa della sua dolcezza.
"Si, sono io. E lei?"
Toglie gli ampi occhiali scuri. Un paio di ciocche lunghe rosse cadono lungo il suo viso rotondo ed incipriato. Sorriso beffardo e occhi verdi grandi e severi.
"Salve, sono Lara Splendore, la compagna di Giulio. Mi fa entrare?"
***
Mando giù l'ennesimo bicchiere di limonata neppure fosse un superalcolico. Ho la pressione alle stelle, accuso più caldo del normale. Corre in mio soccorso un ventaglio comprato in merceria, lo sventolo per farmi aria. Con la mano tampono il sudore sul viso.
"Posso servirmi?"- chiede Lara facendo cenno alla caraffa.
"Faccia pure"- le rispondo refrattaria.
Con le sue unghie smaltate e lucide, con un'eleganza tipica di chi proviene da un certo contesto sociale, versa della limonata e porta con cura e controllo maniacale il bicchiere tra le labbra morbide. La osservo con minuzia. Che diamine ci faccio io con una donna di tale portata, seduta attorno ad uno stupido tavolino sgangherato, su una terrazza con un pilastro dipinto a pois? Che diamine c'entra questa donna altolocata con me, dal semipermanenragdato e le pellicine non tolte?
È peggio di ciò che mi sembrava. Avevo intuito la classe di questa donna tramite le foto postate sui social, ma non credevo di sfiorassero livelli da alta borghesia. Istintivamente mi sento così piccola al suo cospetto, così cogliona per aver creduto di poter prendere il suo posto accanto a Giulio.
Già, Giulio, il centro della nostra chiacchierata. Un uomo, mille sfaccettature e gusti in fatto di gentil sesso.
"Senta, Gioia, le va di darci del tu e di giungere al nocciolo della situazione?"- ogni parola è scandita perfettamente, chiaro segnale di corsi di dizione e perfezionamento. E le mie espressioni dialettali vanno a farsi benedire.
"Certo"- emetto monosillabi in totale imbarazzo.
"Bene"- si sistema sulla sedia-"ti chiederai perché io sia qui".
"Ho un vago sentore, Lara"- mi appoggio alla seduta in modo da puntare tutta la mia attenzione nei suoi riguardi.
"Non rientra nel mio stile interloquire con l'amante del mio compagno".
"Ti correggo, Lara, ma io non sono l'amante di nessuno, ben che meno di Giulio"- affermo schierando subito gli artigli pronta per graffiare.
Alza il sopracciglio, sorpresa-"perdonami, Gioia, ma tu come la definisci una ragazza che va a letto con il tuo partner?".
"Hai ragione"- replico, concordando con il suo ragionamento-"ma io di te non sapevo nulla, eccezione fatta della fine del tuo rapporto con Giulio".
"Ah ecco"- porta i capelli dietro il lobo dell'orecchio-"e te la sei bevuta?".
Mi stizzo-"e cosa avrei dovuto fare? Non sono una che sta perennemente sul chi va là".
"Ci può stare, ma no con Giulio"- sostiene, ridendo.
"È stato sempre sincero con me"- le dico.
Alza lo sguardo al cielo-"santi Numi, se le sceglie sempre ingenue"- si ricompone-" ora te la mostro io la sincerità di Giulio Gori".
Tira fuori dalla borsa una cartellina di plastica. L'apre e afferra delle fotografie. Le impugna ed una ad una le poggia sul tavolo, godendo al sol pensiero di rivelarmi la versione dei fatti. Gli occhi le luccicano. Acquista colorito solo all'idea di umiliarmi, di mettermi di fronte la mia superficialità nel giudicare le persone.
"La prima: Valentina Sorru, Sardegna. Era la figlia del suo cliente"- la foto la ritrae in topless avvinghiata ad un Giulio di qualche anno fa-" la seconda: Antonella Ferrigno, Milano. Si facevano i selfie dopo esser stati insieme. Hanno lanciato loro la moda dell'after sex"- e in effetti lo scatto è piuttosto emblematico-" la terza: Manila Giordano, l'anno scorso a Napoli. Ha appena compiuto diciotto anni. Come dargli torto, è carina e ha le carni fresche. Ed infine tu, la quarta, Gioia Autieri"- mi porge un istantanea di me e Giulio a spasso per il lungomare-"sei la meno volgare, ha fatto un salto di qualità con te".
Resto ammutolita, in silenzio, sconvolta. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Quella è la schiera delle sue amanti e io ne faccio parte. Scossa e profondamente turbata, mi sento un ammasso di certezze crollate e disintegrate sotto il duro colpo della verità e della crudeltà. Dello stupido cinismo di Lara.
"Non mi importa del suo passato"- mento, volendo appositamente ingannarla. Non tollero che si compiaccia del mio smarrimento.
"Infatti importa a me, che sono la sua compagna"- sottolinea l'ultimo termine.
"Non so se è più squallido Giulio e tu, Lara"- lascio che i pensieri sgorghino dalle mie labbra come fiumi in piena-"magari io posso apparire sciocca, ma tu non ne esci meglio. Come fai a pronunciare anche solo la parola compagna".
"Perché è quello che sono e quello che resterò, per sempre"- la sua frase è carica di tensione e malumore-"Giulio deve a me tutta la sua fortuna".
"Addirittura. L'hai comprato per caso?"- sto udendo più di quanto immaginassi.
"In un certo senso"- gesticola con la mano destra-" sai, Gioia, io e Giulio ci siamo conosciuti ai tempi dell'università. Frequentavamo la medesima facoltà, con la differenza che io sono figlia di un noto principe del foro e lui di un pescivendolo..."
Come sarebbe a dire? Giulio mi aveva confidato altro. Non che io ritenga i figli di un pescivendolo poco degni di frequentarmi. Mi domando perchè mentire sul lavoro del padre.
Mi copro le orecchie-"questi discorsi classisti falli ovunque ma non a casa mia. Qui tutti sono uguali".
Agita l'indice-"mi dispiace, cara Gioia, ma non è così. Chi ha patito la fame, auspica in tutto fuorché piombare nuovamente nei vecchi fasti. Questo per dirti che Giulio non mi lascerà mai, perché la camicia dal sarto, le cene nei ristoranti di lusso, i giri in barca a vela li paga con il denaro di mio padre. Non te l'ha detto che è un dipendente del nostro studio legale? Abbiamo agganci in tutta Italia, qui compreso".
"Sapevo che assisteva dei vecchi amici di suo padre"
"Sapevi male"- tira corto.
Sono incredula, non mi capacito. Come ho potuto esser così cieca, come ho potuto permettere ad uno sconosciuto di insinuarsi nella mia quotidianità con facilità disarmante? Mi ha chiamata amore, a pochi passi c'è la camera da letto che sa ancora dei nostri umori e scopro questo ben di Dio. Sono senza parole, confusa, frastornata. Intontita come se mi avessero sferrato dei pugni in faccia. Vigile ma non troppo, incapace pienamente di contestualizzare quanto ho sotto il naso. Non dovrebbe importarmi del passato di Giulio, d'altronde io stessa mi sono risparmiata in particolari dettagliati. Ho ragionato in questo modo: perché scaricare sulle spalle altrui tutti i miei disastri se ci frequentiamo da poco e niente? Normalmente ci si comporta così, i primi mesi sono passione e presentazioni. Si tracciano i particolari più scontati e dopo aver gettato le basi si rivelano i grandi drammi. Se mi fossi comportata diversamente, mezza Italia saprebbe che mio padre non vive con me, che Michele è il mio primo amore e chi più ne ha, più ne metta.
Ma a quanto pare, a Giulio avrei dovuto riservare trattamento diverso.
"Mi hai capita, Gioia?"
La fulmino-" vuoi che ti faccia un riassunto per ricordare la pochezza tua e di tuo marito? Non so chi è più viscido "- scuoto il viso-" non posso crederci, non posso credere a tutto questo. È assurdo ".
" È assurdo per me aver sopportato sinora. Vederlo rincasare..."
La interrompo-" scusa, ripeti?".
"Si, a Minori era da te e a Salerno da me e certo non giocavamo a carte"- sogghigna.
Mi sale un conato di vomito. Mi tappo la bocca per evitare di dare spettacolo. Ho avuto per mesi in casa un uomo dalla doppia personalità. Un calcolatore nato. Ed io che supponevo avesse celato un mero legame lavorativo. Giulio e Lara hanno fatto coppia, non si sono mai separati.
"Sapevo che vi eravate lasciati"- batto il piede a terra per sfogare la frustrazione e la tensione.
Apre nuovamente la cartellina, questa volta per un documento-" questo decreta l'assunzione di Giulio. Dai uno sguardo alla cifra e al nome del titolare ".
Aguzzo la vista e gli svariati zero mi accecano. Queste sono somme da capogiro. E il datore di lavoro risulta un certo Ruggero Splendore, il principe del foro, suo padre, come precedentemente l'ha battezzato.
" Non metterà mai da parte la sua solidità economica, il suo riscatto, per te. È un uomo senza scrupoli".
"Come te"-controbatto.
" So quello che voglio e l'ottengo. Lo vedevo diverso, con i pensieri altrove. Mi è bastato chiamare un amico investigatore e il resto lo sai".
Giulio me l'ha fatta, mi ha completamente coinvolta nella sua assurda esistenza. È troppo per me, è tutto tremendamente troppo. A stento respiro, una forte tachicardia mi attanaglia. Sono immatura, sono stupida, sono una che non riflette. Sono una che ha avuto la fortuna di non preoccuparsi mai di niente, le difficoltà le ho adagiate tranquillamente sulle spalle della mamma e questo è il risultato. Che io delle persone non ci capisco niente. Non solo, nel pieno dell'immaturità, permetto a terzi di studiarmi al punto tale da approfittarsi di me. Ma che diavolo mi sta succedendo? Ho il cuore dilaniato, diviso a due. Ora tutto ha un senso: le telefonate, i soggiorni a Salerno, l'opuscolo. Tutti i tasselli si uniscono in un unico puzzle, quello che rappresenta Giulio, un uomo infedele e senza scrupoli, che approfitta del suo lavoro per stanziarsi in città nuove e corteggiare la prima che gli capita a tiro. Magari ci convive come nel mio caso, ma senza rinunciare ai suoi privilegi. Perché, a detta di Lara, uno che sinora ha mangiato pane e alici, non si disfa facilmente di una compagna che gli assicura benessere, occupazione, clienti di un certo giro e soldi. Il riscatto di Giulio, il simbolo dell'arrampicatore sociale che più ottiene e più desidera, a scapito di tutto e tutti. Mi sono portata a letto, nelle mie lenzuola, un uomo in cerca di un diversivo.
"Mi fate schifo"- mi accascio sulla sedia-"vorrei trovare un senso a tutto questo squallore".
"Vacci piano con le parole, Gioia"- alla signora Lara non va che la si contesti o offenda. Lei che manipola azioni e sentimenti.
"Sono in casa mia, l'ospite sei tu e se voglio dirti che mi fai schifo, te lo dico"- mi porto a pochi centimetri da lei-"ma che razza di donna sei tu che ti presenti qui per allontanarmi da Giulio. Ma che dignità hai? Che valore dai alla tua persona?"- porto le mani al petto-"io sarò stata ingenua, ma me ne vanto perché ogni cosa che ho fatto è frutto dei sentimenti. Mi sono fidata, perché mai non avrei dovuto? Ma tu, tu dopo mille tradimenti, che ci fai qui? Cosa difendi?".
"Difendo questo"- mi passa un ecografia-"aspetto un figlio da Giugno".
È impossibile non ammettere l'autenticità della sua dichiarazione. L'ecografia è chiarissima, come l'immagine della piccola creatura che cresce dentro di lei. Per la collera mi schiaffeggio in viso, come se mortificarmi fisicamente possa attutire il mio dolore o espiare le mie colpe. A malapena trattengo istinti violenti, proprio per rispetto al suo bambino.
"Ora te ne devi andare"- le indico la scala, tremante-"vattene. Sparisci dalla mia vista".
"Come vuoi, Gioia..."
"Non ripetere più il mio nome"- l'ira mi monta dentro tanto da procurarmi un dolore acuto in petto che mi fa ansimare.
"Lascia che ti dica l'ultima cosa: Giulio non sa della gravidanza"- ecco, mi ha fornito il palliativo. Come se le cose cambiassero notevolmente-"voglio che glielo annunci tu, così può essere che per una buona volta la pianta di gettarsi tra le braccia delle sciaquette".
Mi alzo di scatto, con la vista offusca e mimo il gesto di uno schiaffo, che arresto sul nascere, liberando un sospiro pesante e lacrime calde. In tutta risposta, lei stringe il suo ventre come a proteggerlo. Ed è in quel preciso istante che metto a fuoco quanto la situazione sia catastrofica.
"Ora te ne devi andare"- le indico l'uscita.
"Bene"- si alza con un'espressione tirata-"tieniti le foto, ti serviranno". Si avvia verso la scalinata e dandomi le spalle-"addio Gioia e grazie".
Afferro d'istinto la caraffa vuota e la schianto contro il muro. Va in mille pezzi proprio come tutta la nuova vita che ho tentato di costruirmi qui. Sono scappata da Napoli e dalla puzza della morte di mia madre per ritrovarmi protagonista di una pièce teatrale dove i vincitori sono loro, i bugiardi del paese. Loro che in un modo o in un altro se la cavano sempre, perché nel truffare le emozioni altrui sono maestri. Lancio un urlo a pieni polmoni, quanto più forte possibile. Alcuni terapisti affermano che sia una pratica utile per sfogarsi. Io mi sento peggio di prima. Devastata a dir poco.
"Gioia?"- pronuncia una voce femminile.
Stringo i pugni e quasi spezzando le corde vocali-"vattene via".
Athina sbianca. Mi raggiunge, scuotendomi- "oh Giò, che hai?".
Mi accarezza, asciuga le lacrime-" tesoro che ti è successo? ".
E mentre pone il pacco, che regge, sul tavolo, scova le foto e mi osserva dispiaciuta e affranta-"pezzo di merda".
Mi aiuta ad alzarmi, conducendomi in bagno. Apre la cabina doccia, dopo avermi svestita. L'acqua tiepida cade su di me, le mani tenere di Tití sfiorano la mia pelle. Ma non so se questo servirà a togliermi da dosso lo schifo di Giulio.
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Fine trentottesimo capitolo.
Ragazze fatemi sapere cosa ne pensate e se ci sono eventuali problemi.
Un bacio grande!
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