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Se non fosse per te
Bugie

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Non ho chiuso occhio. Non sono riuscita a dormire serenamente neppure per un paio d'ore. La mente non faceva che elaborare quel messaggio ricevuto appena messo piede in casa, dopo il lungo battesimo di Costas.

Vittorio gentilmente si è mostrato disponibile ad accompagnarmi a casa, devo dire che mi ha quasi letto nel pensiero. All'avanzare del passo di Michele, ha tagliato la testa al toro, offrendosi per il passaggio a casa.

Si, lo so, vi è bastata questa confidenza per prendere in odio mio cugino minore. E vi capisco, non sapete come mi fischiano le orecchie quando vi penso. Non ho bisogno di sfidare la sorte, che patteggiate per Michele è un dato di fatto, ma vi chiedo per una volta di indossare i miei panni o le mie scarpe, per dirla all'inglese.

Michele si è dichiarato nottetempo, non dimentichiamolo, così come il discorso secondo il quale nonostante quest'amore, possiamo continuare ad avere un civile rapporto tra cugini. Come se io credessi alle favole. Vi ricordate della sera del famoso cavalletto? Esatto, quando tornò da Firenze in seguito alla scoperta di me e Giulio.

Allora che esclamò il bel Michele? Che era smanioso di una vita tranquilla, serena e che era stufo di amarmi.

E noi ce ne siamo ampiamente rese conto in seguito, tra dichiarazioni e magagne. Tutto questo per dirvi che non avrei sopportato ieri notte eventuali parole, eventuali pretese e questioni.

E non crediate che me la tiri, avevo ed ho solo Giulio in mente. Avevo la necessità disperata di sapere che cosa gli fosse accaduto. Mi bastava questo di impiccio.

Come preannunciato, mi è giunto un messaggio, esattamente a mezzanotte e mezza.

Lapidario, semplice.

“Ho avuto problemi a lavoro. Scusa amore! Alle dieci sarò da te”.

E alle dieci in punto io sono qui, in casa, ad ingannare il tempo spolverando in cucina e azionando le ultime lavatrici rimaste.

Mi muovo come una trottola, più ho da fare e meglio è. Tenermi occupata mi aiuta a non mandare il cervello in fumo. Non è ammissibile, non si può evitare di discutere con una persona dopo una giornata di silenzio e un messaggio poco chiaro. Non c'è bisogno di essere un avvocato per supporre che Giulio avrebbe potuto scovare un minuto per me. Non mi sembra di chiedere troppo.

Sento il cancello di ferro giù le scale aprirsi. Dei lunghi passi e la sua voce invocare il mio nome. Bene, è arrivato. Puntuale come al solito.

Bussa alla porta ed apre.

“Buongiorno tesoro”- pronuncia delicatamente. Ha il viso stanco e tirato. La giacca in mano e la camicia sbottonata, visibilmente stropicciata. I capelli spettinati. Più che lavorare, sembra che un treno gli ci sia finito su.

“Buongiorno a te”- replico, inclinando il capo e tentando di intravedere ulteriori dettagli del suo esser così stravolto.

Si accascia sulla sedia. Poggia i gomiti sul tavolo e racchiude il viso tra i palmi delle mani-” sicuramente sei incazzata con me”.

Chiudo la fontana del lavello-”mi sono preoccupata molto”.

“Lo so amore. È successo un casino. Il mio lavoro è così, oggi ho tanto da fare e domani no”.

Mi siedo al suo fianco-” Giulio, io ti auguro di esser pieno di lavoro fino al collo da qui a cent'anni. Tu sei molto ambizioso e molto bravo da quanto ho capito. Ma io esisto e tu non puoi sparire e apparire quando ti pare”.

Bacia la mia mano-”credimi Gioia, sono dispiaciuto, non volevo ti preoccupassi”.

Gli concedo un sorriso piuttosto accennato-”mi bastava un avviso, niente di più”.

“Perdonami. Se mai dovesse accadere in futuro, a costo di prendermi una strigliata dal giudice, ti chiamerò. Ieri sono stato in aula tutto il giorno”- afferma, guardandomi spensierato-” sul serio, non mancherò più al mio dovere nei tuoi confronti “.

Si alza, lascia un bacio tra i miei capelli-” faccio una doccia e ti spiego tutta la causa legale che ho avuto a Salerno".

“Si, certo”- gli rispondo, più scontenta di prima, mentre lo vedo incamminarsi verso il bagno. Resto basita dinanzi un atteggiamento inaspettato. Mi sento quasi frastornata. Forse solo ora mi rendo conto di aver fatto il passo più lungo della gamba. Di aver bruciato i tempi, di aver dato vita ad una convivenza in modo affrettato. E di trovarmi con un uomo che non si degna di darmi una spiegazione solida. Come se io non la meritassi o come se le sue quattro frasi fossero sufficienti. Un uomo, Giulio, che a stento conosco, come giusto che sia.

Poi la storia dell'udienza. Come no, avvocati, giudici, imputati e testimoni non mangiano, non si alzano, non bevono e persino non si concedono un secondo in bagno per un'intera giornata. Perché Giulio manca da due giorni a Minori e ieri contattarlo era pressoché impossibile. Un avvocato irreperibile, da non crederci. E se al mio posto ci fosse stato un cliente in emergenza? Cosa avrebbe fatto, l'avrebbe abbandonato al suo destino?
No, c'è qualcosa che non quadra. C'è qualcosa che mi tiene nascosto e il suo modo di liquidarmi velocemente è una prova. Non me la sono mica bevuta la scusa del processo lungo.
Verso un po' d'acqua nel bicchiere e la mando giù, quasi affogandomi.
La respirazione aumenta, così come i battiti cardiaci. Le mani chiuse a pugno.
Abbasso le palpebre, inspiro. Mamma, ti prego, aiutami tu. Dimmi tu cosa devo fare. Ti prego, mandami un segno. Magari mi sto sbagliando, sto farneticando.
Mannaggia a me, mannaggia a me che sono venuta qui. Di questo paese mi sto prendendo unicamente tormenti, segreti, bugie. Mi sto dannando l'anima a Minori.

Mi alzo di scatto, piena di imprecazioni-"mannaggia la miseria!".

Urto violentemente la ventiquattro ore di Giulio, adagiata sulla sedia. Cade a terra, aprendosi. Un numero infinito di documenti, mi accingo a raccoglierli così che non si mischino.
Inserisco le cartelline colorate una ad una e lancio invettive e maledizioni, che neppure una strega del Medioevo.
Sistemo alla bene meglio i fascicoli. Giulio non se ne accorgerà neppure. Faccio per chiudere la borsa quando l'occhio mi cade su un opuscolo. Mia madre ha ascoltato le preghiere. Scorro il dito sulle parole scritte a mano in stampatello.

"Causa Piccolo Lorenzo
(costruzione abusiva)
Avvocati:
Gori Giulio/Splendore Lara.
25 Luglio c.a."

La porta del bagno si apre lentamente. Una nuvola di vapore acqueo si libera in camera da letto. Ripongo in fretta la cartella e metto la valigetta in ordine.
Giulio fa capolino nell'esatto momento in cui fingo di rassettare sul tavolo.

"Amore vieni un attimo"- esclama, coperto unicamente da un asciugamano in vita.

Lo assecondo, non prima di aver rivolto uno sguardo furtivo al calendario di Frate Indovino che segna martedì 26 Luglio.
Lavoro o meno, ieri era in compagnia di Lara, la sua ex compagna. Se ex, a questo punto, è realmente. E per giunta sono colleghi di lavoro, dettaglio che non sapevo. Mi aveva informato dell'occupazione di Lara, avvocato come lui, ma non ero a conoscenza di una loro collaborazione.
Sprofondo sul letto, incrociando le braccia. Giulio deterge i capelli bagnati e freschi di shampoo. Le gocce d'acqua scendono sul suo petto tonico.

"Allora, vuoi che ti dica com'è andata ieri in aula?".

Prendo fiato e libero un sospiro. Questa è la mia occasione. In virtù di ciò che mi rivelerà, potrò constatare la veridicità dei fatti e dunque se sono io la malpensante o se il mio compagno cela ciò che temo.

" Certo, sono tutta orecchi"- e mi silenzio per assaporare ogni sua parola.

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Fine trentaduesimo capitolo.
Grazie a tutte,
spero vi sia piaciuto!

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