19

Se non fosse per te

Bugie



19




Sono stata davvero brava. In quattro e quattro otto sono riuscita a terminare il mio incarico. Ho posizionato tutto nel posto giusto, neppure se avessi alle spalle degli studi tecnici.
Sono sulla terrazza di Athina. Un sole particolarmente caldo rende il pavimento scuro bollente sotto i piedi. Antonio ha avuto la buona idea di portare qualche ombrellone bianco del bar. Li sposto con cura negli angoli in modo da fare ombra al centro, dove mi sono impegnata ad imbandire una ricca tavola.
Tovagliato rosso a strisce bianche, tipico dei pic nic con bicchieri in vetro piccoli, come nelle bettole. Posate in ferro con coltelli affilati. Sembra essere tutto pronto per il pranzo della Domenica.
Tití è all'intero, presa dall'allattamento al bambino. Un vero amore dalle piccole dimensioni, con capelli scuri e un musetto rosso che ti tenta ai mille baci. È stata fortunata, Costas è un figlio tranquillo. Si limita a piangere per richiedere attenzioni. Il resto del tempo lo spende a dormire, godendosi una fase della vita dove ozio e servitù sono le uniche parole contemplate.
A breve dovrebbero essere tutti qui, con le cassette di pesce fresco da cucinare alla griglia. Già che ci sono, metto sul tavolo qualche ciotola con spicchi di limone, che certamente tornerà utile.
Sì, è tutto perfettamente pronto e le bibite, vino bianco frizzante in primis, non mancano.
Approfitto della solitudine per inviare un messaggio a Giulio. Ormai è un senza fissa dimora, che fa spola tra Minori e Salerno. Questo fine settimana si è aggiunto il Nord Italia con Bolzano, città caratteristica dove vive Maria, sua sorella minore, incinta di una femminuccia. A quanto pare questo è il periodo giusto per dare al mondo un nuovo essere vivente.
Malgrado i programmi, la nipotina di Giulio è nata con tre settimane di anticipo, facendo piombare nel panico totale l'intera famiglia Gori. E Giulio non si è risparmiato: ieri mattina abbiamo comprato insieme un biglietto del treno dal costo sproporzionato. Stamane l'ho accompagnato a Napoli in stazione ed ora mancano poche ore al suo arrivo a destinazione. Ripenso ancora alla magica sera di Furore e alla sua scelta. Sono sincera, mai avrei immaginato che arrivasse a tanto. Al contrario, credevo che quel momento fosse il preludio per un bel calcio nelle terga. Ho appena sconfitto, con un solo mese, una donna che di Giulio conosce ogni singolo gesto da quasi un decennio.
Certo, ne ho viste di relazioni così durature terminare anche ad un passo dall'altare, ma mai avrei creduto che questa situazione potesse presentarsi lungo il mio cammino.

"Che guardi tutta imbambolata?"-sussurra Athina, non volendo svegliare Costas nel suo candido lettino.

"Penso a Giulio"-sospiro.

" Be, al tuo posto, farei lo stesso. Hai capito che salasso è stato Furore?"-si siede-"si è dissanguato per quella cena".

"Si, ma io non ne sapevo niente"

"Figurati Gioia, queste sono cose che non bisogna conoscere. Le devi vivere e basta. E ora con la compagna come sta messo?"- appare preoccupata.

Mi accomodo al suo fianco-" non ti nego che talvolta ha chiamato in mia presenza. Era sempre lei a farlo e puntualmente finivano per litigare. Pensa che due settimane fa Giulio ha sferrato un pugno nel muro tanto era agitato. Ora invece tutto tace".

"E lui a Salerno non è tornato?"- incalza Tití.

" Per ora no. Ma dovrà farlo, è li il suo studio. Qui ha solo pochi clienti ".

Si alza per rispondere al citofono-" bene, almeno si è sistemato tutto. Non credevo che l'avvocato ci sarebbe riuscito. Un punto a lui!".

Sentiamo dei passi sulla scalinata e le prime facce palesarsi. In pole position, Vittorio con bermuda rosso e polo bianca. Ci ha appena servito su un piatto d'argento lo sfottò giusto per la rimpatriata.
Con due bottiglie, una di limoncello, l'altra di nocino, spalanca le braccia come a volerci benedire.

"Vai ragazzi, tutto in testa!"

Tití non esita un istante. Toglie un infradito dal piede e glielo lancia contro. Vittorio, da professionista, lo scansa.

"Che urli? Costas dorme. E poi vuoi ubriacarti con quella robetta che hai portato, idiota?"

Michele molla uno schiaffo dietro al collo del fratello.

"Lascialo perdere, è ancora puro e innocente"

"Col cazzo che sono puro ed innocente!"- Vit mi si avvicina, abbracciandomi-" diglielo tu, Gioia, che non lo sono".

Quando li tocchi nel profondo, nel loro essere maschi virili, gli uomini non ci vedono più.

"Vittorio non è puro ed innocente".

Scuote la testa, tra le risate generali-" quanto entusiasmo, Gioia mia! "

Michele stringe la mano di una giovane ragazza, che conosco molto bene. Bellissima nei suoi occhi verde scuro e i suoi capelli castano chiaro ondulati alla base. Un sorriso smagliante, carico di dolcezza. È sempre stata così, Monia, sensibile, affettuosa. Un po'introversa, da piccina si avvicinava con riluttanza quando giocavamo tutti insieme vicino al campetto da calcio. Una ragazza riflessiva, oggi una donna di venti anni che ha fatto di meticolosità, precisione e raffinatezza un'arte. Diplomatasi presso lo stesso istituto di Vittorio e nello stesso anno con pieni voti, si è trasferita in Svizzera per apprendere le migliori tecniche dell'arte della pasticceria, specializzandosi nella lavorazione del cioccolato.

Figlia di Giorgio Ruocco, proprietario di uno dei più famosi chalet di Minori, ne ha avute di possibilità (e soldi) per intraprendere la carriera che meglio desiderava. Giorgio Ruocco è l'unico in città a non dover elemosinare le concessioni delle strutture balneari anno dopo anno. Il suo stabilimento, compreso di scesa in spiaggia e piccolo ristorante, è di proprietà da almeno tre generazioni. Se lo tramandano da padre in figlio come se fosse un tesoro. Non per niente affaccia sul mare ed è ubicato nella minuscola insenatura, là proprio dove termina il lungomare, nei pressi del bar di Miluna.

Ci salutiamo con abbracci e baci colmi d'affetto. Colgo l'occasione per scambiare qualche battuta con Monia, che solo adesso rivedo.

"Ciao Gioia, come stai?"

"Molto bene, tu?"

"Bene, grazie. Sono felice di vederti. Con te ho ritrovato tutti i ragazzini di un tempo"- mi dice, mentre ci accingiamo a servire l'antipasto a tavola.

Antonio e Vittorio terminano di pulire il pesce, Athina è in cucina, Michele accende le carbonelle per il barbecue.

"Hai proprio ragione. Quanto ci divertivamo..."- replico, condividendo quella sana nostalgia.

"Già!"-si incanta come se stesse rivedendo il passato. Poi mi guarda, titubante. Vorrebbe dirmi qualcosa, ma esita-"Gioia, Michele mi ha accennato a tua madre. Sono davvero dispiaciuta, soprattutto perché non l'ho saputo abbastanza in tempo".

Accenno un sorriso-"non preoccuparti, Monia. Grazie per il pensiero"- cambio subito il discorso, non mi va di ricordare la mamma. Non ora e non qui-"Allora in Svizzera come va?"

Le si illuminano gli occhi-"alla grande. È dura, perché non sono molto ferrata con le lingue. Lo sai, a me piace stare in regia, in disparte a creare le mie torte. Stare al centro dell'attenzione e dover scomodare chiunque per un minimo ostacolo non è da me".

Ci sediamo vicine e una volta insieme, divoriamo ogni prelibatezza. Dal salmone affumicato, all' insalata di mare. Dalla mozzarella al melone con prosciutto. Siamo l'esempio della classica famiglia campana, che apre il banchetto all'una e mezza per terminare alle sei del pomeriggio con frutta secca, caffè e liquori. E magari qualche babà al rum e fragoline di bosco. O meglio ancora con le famigerate delizie al limone.

È un momento sacro questo, durante il quale, tra una forchettata e una fetta di pane, ci si racconta di tutto un po'. Quindi entrano in scena i bagordi di gioventù, le secchiate d'acqua a Ferragosto, i palloni finiti a mare, i falò sulla spiaggia. Antonio e la chitarra, Vittorio che perennemente si addormentava ovunque gli capitasse, Carlo, vecchio amico di Michele, con la bici sgangherata. La figlia del salumiere con i panini alla mortadella, mia madre che ci implorava di tornare a casa ed Helena, mamma di Titì, che interveniva con scopa alla mano. E quando scendeva lei sul lungomare, allora la giornata era seriamente finita.

Ci aggiorniamo anche sugli ultimi anni: il mio lutto, la nascita di Costas, il padre di Monia ormai ad un passo dalla fine. I suoi reni sono troppo malati, troppo compromessi.

Questa è la vita, una giostra continua di sorprese positive e negative, tutte con un perché. Con un insegnamento.

Li osservo uno ad uno: Vittorio mi sembra così rilassato, così felice di esser in famiglia. Athina mi saluta con la mano dalla vetrata della cucina mentre, con il seno gonfio, allatta teneramente il suo bambino. Antonio che si dirige verso di lei, premuroso e sfiora delicatamente la guancia di Costas. Michele, divertito, che tenta di convincere Monia che non l'ha mai presa in giro per la sua scarsa altezza. Ed io, Gioia, che sento questo sentimento, quello del mio nome, rinascere in me dopo tanto grigiore e disperazione. Io e la mia famiglia, quella che ho ereditato e quella che ho scelto per esser una donna serena.

Michele accarezza la mano di Monia e la guarda dritto negli occhi, remissivo e amabile. Poi la bacia sulla guancia, si alza, avviandosi verso la stretta rampa di scale, che conducono al tetto della casa. Lì c'è una stanza utilizzata come ripostiglio e dello spazio sufficiente per arrostire il pesce.

"Qualcuno mi porta una pinza?"- urla mio cugino. Grande e grosso si stufa di fare due gradini per ciò che gli occorre.

Non mi lascio sfuggire l'occasione. Afferro la pinza e salgo su, trovandolo con il piatto di pesce crudo in mano.

Gli porgo l'utensile e incrocio le braccia con tanto di broncio. Tra una seppia ed un'altra si accorge del mio malessere.

"E ora che c'è?"

"C'è che prima ti ho visto con Monia"

Fa spallucce-"e quindi?"

"Te la baci e ribaci e le lanci sguardi languidi"- se osa negare, lo ammazzo!

"E quindi?"

"Michè, ma sei scemo?"-incalzo, come se non volesse capire.

Posa il piatto e si rivolge verso di me-"no, Gioia, non sono scemo. Se tu che non fai pace con te stessa. Che vuoi?"

"Voglio che stai alla larga da Monia. Non fa per te. Non fa per il Michele che se le porta tutte a letto. Non è cosa per te"- gli parlo con un tono così serio tale da dovergli far cambiare idea.

"Se vado a letto con tutte, sono affari miei"- mi risponde a tono-" non sono un puttaniere. Mi diverto con ragazze che vogliono divertirsi. Siamo adulti, non c'è nulla di male".

Gli punto l'indice contro-"si, ma Monia non è per te".

Si stanca e si arrabbia. Sbatte la pinza sul ferro del barbecue-"e che cazzo, Gioia, lo so. Le voglio un gran bene. Ma che vuoi? Non bacio e guardo anche Athina?".

"Si, ma non con quell'interesse. E Monia non è adatta per sostituire Martina"- lo rimprovero. Ormai le nostre sono solo discussioni animate. Sono andati a farsi benedire i consigli, gli attimi di allegria e di intimità fraterna. Non abbiamo mezze misure noi: o ci amiamo, o ci scontriamo.

"Ma figurati se voglio impegnarmi. Tu sei pazza"- mi afferra per le braccia-"tu sei pazza"- mi scuote leggermente-"tornatene dal tuo avvocato e non pensare a ciò che faccio".

Lo strattono-"lasciami stare. Tu non capisci mai un cazzo".

E me ne scappo giù sulla terrazza, camuffando il dispiacere e ringraziando il cielo che nessuno ci abbia sentiti ne visti. Mando via l'amarezza e fingo di ritornare allo stato d'animo precedente. Ma nulla mi toglie dalla mente un pensiero: Monia non è per Michele.










------------------

Fine diciannovesimo capitolo.

Oggi è entrato in scena un nuovo personaggio, Monia Ruocco: ho inserito anche lei nel cast.

A proposito del cast, c'è un personaggio che proprio non mi convince ed è Michele. L'attore che ho scelto non lo rappresenta molto. Quindi vi chiedo qualche consiglio, aiuto che potete fornirmi anche per gli altri protagonisti. Mi sta molto a cuore la vostra opinione.

Non so quando pubblicherò il nuovo aggiornamento, quindi approfitto per augurarvi buon Natale e felice anno nuovo, sperando che vi porti gioia e amore.

Dedico questo capitolo a Giu_08 e alla sua infinita gentilezza!

Nota pubblicità: kissenlove

Con affetto,

Carla.



Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top