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Se non fosse per te
Bugie

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Resto incantata dinanzi tanta organizzazione. Sono onesta, l'ho sottovalutato. Credevo che la sua età fosse paragonabile alla sua formazione, alla sua esperienza e invece devo ricredermi. Non ha rispettato i miei appunti neanche nei minimi dettagli, ha stravolto tutto e ne sono contenta. Talvolta siamo così pieni di noi stessi da non riuscir a percepire la bravura altrui e i nostri limiti.
Ed io, che supponevo aver ideato il miglior meeting della Costiera Amalfitana, devo incassare in silenzio e portare la sconfitta a casa.
Che buon gusto nella gestione dello spazio! D'altronde il Miluna ha si un po' di spazio in piazza, ma nulla di eclatante. Quanto basta per una decina di tavoli dalle esigue dimensioni. Anche se Michele non l'ha mai confessato, so che vorrebbe fare il grande passo, no con quell'oca di Martina, ma con la sua attività. La vena dell'imprenditore non gli manca e qualche soldino in banca da investire c'è. È un ottimo risparmiatore. E aggiungo che il suo sogno sarebbe avere al suo fianco Vittorio. Dopotutto uno chef torna sempre utile.
Tavoli tondi in ferro battuto con un piccolo nastrino color argento, applicato all'incrocio dei piedi. Un cinque, sei sedie accanto ad ognuno. Antonio va e viene con taglieri di frutta fresca tagliata a dadini, fragole e bottiglie di prosecco. Calici in vetro posti qua e là. Estrae dalla tasca del pantalone nero una scatola di fiammiferi, accende le piccole candele che circondano lo spazio esterno del bar.
Un tavolo quadrato, di grandi dimensioni, con tre sedute e un microfono. Ai lati, una composizione di rose rosse e tulle bianco che scende sino a terra.
Parte un cd musicale con canzoni seducenti e tanghi argentini. Fa da cornice un tramonto di fine Maggio con sfumature arancioni e nuvole chiare e passeggere. Il rumore delle onde contro gli scogli, gli schiamazzi degli ultimi bagnanti. L'odore di salsedine.
È tutto magnificamente perfetto, Vittorio ha svolto un ottimo lavoro.
Do un ultimo tocco, adagiando alcune copie del libro sul tavolo d'onore e accendendo dell'essenza alla vaniglia, dolce ma delicata.
Francesco Esposito sta per venire con il suo "Ragioni di sesso", romanzo d'esordio, con il quale si è affermato nella letteratura contemporanea italiana, oltreché nelle classiche per ben un mese.
Un sabato sera ad alto tasso erotico, in cui si parlerà di Ginevra e Stefano alle prese con le più estreme pratiche sessuali fino alla decisione di lei di abbandonare lui.
Farà da moderatrice Athina e Angelo presenterà l'evento, assolutamente privato come richiesto dall'Esposito. Un piccolo pubblico di cinquanta persone tra signore, adolescenti e qualche uomo curioso di vedere proprio la faccia di questo romanziere dalle molteplici doti.
Iniziano a giungere i primi ospiti, che si accomodano dopo avermi consegnato l'invito. Athina, nel suo ampio vestito giallo, mostra il posto riservato all'Esposito, che stupisce un po' tutte.
Sulla quarantina, non è il classico adone tutto muscoli e occhi di tenebra, ma un gentile signore in camicia rosa e pantalone alla marinara blu scuro. Mocassini ai piedi e occhiali da vista, che celano occhi scuri. Passa una mano sul capo privo di capelli. Il mio intuito femminile suggerisce l'alopecia. Sia ben chiaro, è un bell'uomo, affascinante nei suoi gesti galanti. Eppure il termine " sesso" evoca alla mente uno di quei modelli giovani, tenebrosi, un Demin del Duemila, uno che non deve chiedere mai, come precisava una nota pubblicità.
Parte l'evento, scandito da applausi, domande e lettura di alcuni passi del libro. Non ho mai visto tanti occhi sgranati, tante bocche socchiuse e sguardi imbambolati. Sembrano tutti ipnotizzati.
Me ne sto nelle retrovie, precisamente all'ingresso del locale, attenta nel controllare che ogni cosa vada nel verso giusto. Nulla deve essere fuori posto.
Si avvicina Vittorio con la sua divisa a mezze maniche e quegli orribili sandali bianchi che fanno tanto sala operatoria. Mi bacia ed incrocia le braccia muscolose, soddisfatto del suo lavoro. Delle alzatine con pezzi d'ananas e avocado, dei cestini di fragole ricoperte di cioccolato, dei cocktail analcolici e non, delle barchette in biscotto con kiwi e frutti rossi con ciuffi di panna e gelato allo yogurt con miele. Ormai è lui che ha le redini dell'attività, data l'assenza momentanea del fratello.

"Stanno tutte arrapate!"- esclama, senza giri di parole.

Gli mollo una spallata-" ma che dici? Questa è tutta pubblicità per la libreria e il Miluna. E poi Francesco Esposito scrive che ti manda in estasi".

Mi guarda sbigottito-"Mastrolindo ha incantato anche te?"

Gli rivolgo un'occhiataccia-"non è Mastrolindo, è Francesco Esposito"

Alza lo sguardo-"ah, allora...". Mette in chiaro le cose-"comunque sembrate delle babbee".

Sbotto ed ascoltiamo insieme in silenzio la risposta all'ultima domanda. Una signora è curiosa di sapere l'essenza di quello che il beneventano definisce "gioco infuocato".

"Carissima, il sesso è tutto un gioco di ruolo. Io seduco te, tu seduci me"- punta due dita verso lo sguardo della giovane ragazza-" tu mi chiami, io ti chiamo e bam"- batte le mani, come un tanghero nel pieno del ballo-"tu vai in estasi come una Madonna e grazie a me vedi la volta celeste".

Vittorio unisce i polpastrelli delle dita assieme, gesto seguito da dilemma innegabile-" ma che cazzo sta a dí questo? "

"Vittorio, ti prego"

Gli si illumina la lampadina di Archimede-" ah, ok, questo è un altro che ha visto la Madonna! Ma chi cazzo è? Brosio?"

"Vittò, non mi rovinare l'evento che ti ammazzo"- gli dico contrariata.

"E chi te lo tocca!"- replica, spalancando le braccia-"vado in cucina a scrivere le mie memorie, che Rocco Siffredi mi fa un baffo!"

Gli sferro l'ennesimo colpo-"e te ne vai! Quanto casino che fai!"

Rido sotto i baffi ed osservo la realtà delle cose. Vittorio, nella sua spontaneità, ha evidenziato bene la tendenza degli ultimi anni: la letteratura moderna è stata svalutata da queste opere che di grandioso hanno solo i numeri di vendita. Prendete Esposito, quanto inutile è stato tutto ciò che ha detto?

Prendo la borsetta con l'amaro in bocca. Peccato, mi sarebbe piaciuto qualcosa di diverso. Qualcosa di più profondo. Qualcosa che avrebbe potuto rispondere alle mie perplessità.

L'incontro sta per volgere a termine. Una puntualità a dir poco svizzera, gli orari sono stati rispettati perfettamente. E mentre me ne sto appoggiata al vetro della porta, noto un messaggio.

"Tesoro non riuscirò a venire da te stasera. Sono stanco morto. Ci vediamo domani. Giulio"


***


Voglia di dormire pari a zero, nonostante sia quasi mezzanotte. Non mi capita spesso di ritardare così tanto il sonno, ma stasera la mente non vuole sentire ragione. Non le va di andare in stand by. Sarà colpa del caffè bevuto dopo mezzogiorno? Un'antica credenza popolare napoletana rivela che il caffè, preso dopo il pranzo, quindi su per giù nel primo pomeriggio vista la durata dei pasti in Campania, provoca un insonnia che si protae sino a sera inoltrata. Non so se la credenza sia giusta o errata, se sia una fandonia inventata di sana pianta, fatto sta che ho due occhi sgranati quasi sotto l'effetto della cura Ludovico di "Arancia Meccanica".

Non sapendo come impiegare il tempo, ho afferrato i pennelli e i barattoli di pittura. Stasera si dipinge quel dannato pilastro grigio topo. Decisamente più brutto della moglie con i baffi del mio proprietario. Lo guardo e riguardo, sperando di escogitare la giusta ispirazione. Porto la mano sinistra dinanzi la bocca, simbolo di grande riflessione ed attenzione. Mi dondolo sui piedi scalzi, stretta nella canotta in licra arancione, che definisce il mio decoltè privo di biancheria intima, e culotte del medesimo materiale color nero. Insomma, un abbigliamento piuttosto audace, ma comodo ed elastico quanto basta per muovermi in piena libertà. Mentre oscillo su me stessa, do un'occhiata al sedere. È ancora sodo, nonostante la cellulite. Quelle creme da dieci euro l'una hanno fatto effetto!

Con l'elastico messo al braccio, lego i capelli e da brava Pollock dei poveri, impugno un rullo, inserendolo in un'asta. Bagno la spugna quanto basta ed inizio a tinteggiare, mentre la playlist sul cellulare manda "Lost in the Weekend" di Cesare Cremonini. Gran voce sensuale, gran gnocco lui. La scimmia con i piatti ricompare manco fosse il genio della lampada ed emana la sentenza: basta Gioia, hai fatto fin troppo incetta di uomini. Ha ragione, tra l'avvocato e il barista, non so più che pesci prendere. Non è una battuta squallida, non ridete, donne! Per un attimo, no, per un attimo solo, mettetevi nei miei panni! E già, perché voi mi leggete, voi riflettete, pensate, fate... Nessuna di voi che mi dica seriamente che decisione prendere!

Allora, per amor del vero e della nostra amicizia nata qualche capitolo fa, vi aggiorno sugli ultimi fatti. Partiamo dal desaparecidos, Michele. È partito per Firenze esattamente una settimana fa e da qual giorno tutto tace. Nessun contatto con me, sebbene io abbia quasi sfiorato il danneggiamento del suo cellulare a suon di chiamate. Poi mi son detta "bene, non mi rispondi ne richiami? E allora vaffanculo!". Ma non crediate sia così facile, mi raggela il pensiero che sospetti di me e Giulio. L'incontro tra i due non è stato dei migliori, però da qui a fare la valigia in mezz'ora ce ne passa di acqua sotto i ponti. Non vedo cos'altro sia potuto accadere per indurlo a prendere questa decisione. A meno che il corso non fosse così importante. E perché, dunque, non prenotarsi nottetempo? Che guaio!

Secondo step: Giulio. Ecco, da lui ho ricevuto tutt'altra reazione. Questi giorni di lontananza sono stati scanditi da telefonate e video brevi quanto intensi. Un esempio pratico, ieri appena sveglia. Il cellulare come al solito lampeggia e cosa mi ritrovo? Il suo volto sorridente e la sua voce calda che mi augura buona giornata. Quel viso perfetto, da duro, vista la barba folta ma curata. Gli occhi verdi, profondi ed emblematici. Quello sguardo che non ti rivela se chi ti sta guardando sia un bravo ragazzo o un demone. E i suoi capelli castano chiaro, corti e sistemati. Tocco decisivo: le labbra carnose. Dolci e tenere. Sento il suo profumo sul mio corpo, attorno a me. E la sua voce rimbombare nella mia mente incessantemente.

Questi uomini mi mandano in eterna confusione. Anche se, ad esser sincera con me stessa, la confusione me la sono creata da me. Perché mi ostino ad includere Michele nella lista dei miei possibili uomini? E a dirla tutta, perché faccio lo stesso con Giulio? Ecco, ho capito il passo successivo da compiere: mandare tutto a monte e ritornare a Napoli. Si, potrei ritornare a Napoli e ricominciare da zero. Ora che ci penso, dovrei contattare il notaio per la vendita della casa in cui abitavo con la mamma. Bisogna valutare il prezzo, trovare un acquirente, firmare mille atti. Non ci starebbe male un discreto gruzzoletto da conservare. Potrei investirlo per un'attività tutta mia, qualcosa che mi crei sussistenza. Non lavorerò a tempo indeterminato da Athina, la mia è una sostituzione per maternità. Non mi lascerà per strada, senza uno straccio di euro in tasca, ma non posso neppure elemosinare la sua pietà e il suo affetto.

Un ulteriore passata di blu oceano, questa sarà la base per schizzi multipli di colori diversi. Sarà il mio arcobaleno appena destata dal sonno.

Da gran pasticciona quale sono, sporco i miei indumenti e la mia pelle. Con uno straccio bianco, mi chino, tentando di pulirmi. Dannazione, guarda che ho combinato.

"Che accoglienza, Gioia"- la sua voce è come una coccola calda del sole sulla guancia.

Divarico le gambe e ci ficco la testa in mezzo per contemplarlo-"Michele!"

"Hai tutto il sedere da fuori"- precisa con voce divertita.

Mi ricompongo-"che ne sapevo io che saresti venuto... Non ti aspettavo"- incrocio le braccia-"veramente non ti sento da una settimana, che fine hai fatto?". Poi punto l'attenzione sullo strano oggetto che sostiene-"e cos'è quel coso?".

"Ti ricordi quando, a casa mia, ti dissi che avevo un po'di legna in cantina?"-poggia a terra l'affare-"ho costruito per te un cavalletto". Lo contempla manco se fosse Duchamp dinanzi la sua ultima creazione-"è robusto, ma fisso. Purtroppo non si apre e chiude".

Resto con la bocca spalancata, disarmata-"per me? E quando l'avresti realizzato?"

Si siede sul sofà, mettendosi comodo e piegando le maniche della camicia bianca-" si, è per te, per chi se no! Ci son voluti dieci minuti e un paio di bulloni".

Non me la conta giusta-"mi dici quando sei ritornato?"

"Oggi pomeriggio"

Sferro una piedata a terra, arrabbiata persa-"e che cavolo, non potevi avvisare?"- mi agito, gesticolando velocemente, dopo che l'embolo mi è partito per un paese sconosciuto-"ma stai fuori? Domenica mi lasci un biglietto, ti chiamo e non rispondi. Non parliamo dei messaggi poi, neppure li hai letti. E il motivo di tutto ciò? Boh, chissà! Sei normale che ti stabilisci a Firenze per una settimana, decidendo tutto in pochi minuti. Ma che ti fumi? Che problema hai?". Prendo aria, sgonfiando il petto e riprendendo colorito dopo una sfuriata non studiata-"ah, mi sono liberata... Stronzo".

"Finito?"- chiede compiaciuto con quei occhi scuri, mentre accavalla le gambe.

Gli puntò il dito contro-"non mi provocare, Michele, non mi provocare che il cavalletto te lo rompo in testa".

"Mi occorreva qualche giorno per riflettere su me stesso..."

"Illuminami"-replicò scontrosa.

"Io lo so che c'è qualcosa tra te e Giulio..."-è molto serio e pondera le parole-"...sono quasi sicuro che ci hai fatto l'amore...è trascorso del tempo, ma ti conosco e percepisco la tua attrazione per lui..."

Sono sgomenta. Incespico nelle parole-. Mi ha appena sbattuto in faccia la sua versione, che in effetti è giusta. Ho sperato ardentemente che non accadesse ciò e invece-"io..."

Mi ferma, tranquillizzandomi con il suo modo di fare-"non devi giustificarti"

"Ne sono cosciente, ma avrei voluto che non lo capissi. Avrei voluto parlarti, spiegarti..."

"È stato meglio così, Gioia. Quando ti ho vista precipitarti da lui, ho subito afferrato tutto. Non ti saresti mai gettata tra le braccia di uno sconosciuto, mai. Non in quel modo, non con quella felicità"- è così categorico-"se l'hai fatto è perché c'è qualcosa di fondo".

Mi rattristo, chinando la testa. I sensi di colpa mi divorano. Ho lo stomaco che si aggroviglia al sol pensiero di lui, qui in terrazza, fermo e conscio della presenza di Giulio nel mio letto. La sua pacatezza mi dilania. Forse me lo merito, visto l'andazzo delle circostanze.

"Io ti ringrazio, Gioia"

Scatto, dinanzi quella rivelazione. Sgrano gli occhi. Perché mi spiazza così? È un continuo restare shockata.

Corregge il tiro-"grazie per essere te stessa, sempre. Mi sono reso conto che rimurginare troppo sul passato è sbagliato. Soffriamo entrambi"- si avvicina lentamente. Compio un passo indietro-"basta, è finita. È un altro anno, un'altra vita, non siamo più ragazzini ed io sono stanco. Stanco di tormentarmi, stanco di amarti".
Asciuga le mie lacrime con la sua grande mano-"ripartiamo, incominciamo un nuovo percorso. Tu con la tua storia e Giulio, io facendo chiarezza con Martina, con i miei impegni, con mio fratello".
Mi stringe in un abbraccio-"non facciamoci più del male".

Non riesco a credere a quanto sto ascoltando. È possibile che siamo passati da "Gioia, voglio fare l'amore con te" a "viviti la tua vita con Giulio". Mi prende in giro?

"Mi sembra troppo assurdo..."

"Assurdo cosa, Gioia? Che io desideri una quotidianità tranquilla?"- prende le mie braccia-" Gioia sono stanco, sono troppo stanco. Mi ammazzo di lavoro ogni santo giorno, bado a mio fratello e mia madre, ho una miriade di scadenze da rispettare..."- ogni parola è una pugnalata-" non posso più rincorrerti, a maggior ragione dopo la tua risolutezza".

"So di averti detto addio, Michele"

"E hai fatto bene, perché ora mi sento libero e in pace con me stesso".

Si avvia verso la scalinata come se fluttuasse. Perché io invece avverto una pesantezza senza precedenti? Tutto d'un tratto sono debole, affaticata. Uno spirito in purgatorio. Dov'è il mio paradiso?

Si volta per il colpo di grazia-" conta sempre su di me e considera il regalo un semplice dono tra cugini".

Mi è crollato il mondo addosso.





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Fine quindicesimo capitolo.

A presto.

Consiglio l'autrice MariaRamunno0

Come potete notare, ho inserito il cast, cercando di dare un volto ai miei personaggi. Tendenzialmente sono queste le caratteriste che ho immaginato per ognuno di loro. Non credo che gli attori scelti rispecchino perfettamente ogni singolo protagonista: è più forte di me, devo metterci del mio! Riguardo invece al luogo, non ometto ne invento nulla: quanto descritto rispecchia fedelmente la realtà, eccezione fatta per il bar di Michele e le abitazioni di tutti. La libreria di Athina esiste in quanto luogo commerciale, ma, anziché libri, si vendono ceramiche e souvenir!


P.S.= prestate attenzione al "nuovo" Michele!


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