9. Interviste irritanti
Canzoni per il capitolo:
• Catch & Release ~ Matt Simons
• Want to Want Me ~ Jason Derulo
Era un mattino come gli altri, ma più silenzioso del solito. Non c'erano le rondini pronte ad intrattenermi con il loro canto melodioso; non c'era neanche un filo di vento, che ondeggiava sulla chioma degli alberi e degli altri arbusti producendo quel fruscio tanto ipnotizzante. Non c'era il rumore dei motori delle automobili, o le urla delle persone che chiedevano di salire sul taxi. C'ero solo io e il paesaggio attorno a me. Quella mattina ero riuscito a scappare da mia madre che mi chiedeva di accompagnare Clary a scuola. Mi ero dimenticato di darmi un'occhiata intorno, quando camminavo verso il mio liceo. Alti edifici erano attorno a me, e il sole illuminava ogni singolo particolare. Non credevo che il mondo fosse così... bello.
«Sei in ritardo.»
Sobbalzai dallo spavento. Ed aveva interrotto quel momento di calma e armonia, e non potevo essere più irritato.
«Non sono in ritardo.» Puntualizzai, serissimo.
«No, ma lo sarai, se non ti sbrighi.» Affermò la mia noiosa e irritante coscienza.
Tutti i miei pensieri negativi si manifestarono su di lui. Attraversai a passi pesanti la strada, e ripresi a camminare sul marciapiede, con un ritmo leggermente più veloce di prima.
«Sbrigati, e a chi hai dato del noioso?!»
Roteai gli occhi al cielo, ricordandomi che poteva leggermi nella mente. Anzi, lui era proprio nella mia mente. Quando realizzai di aver superato il parco, mi fermai un secondo e indietreggiai di qualche passo. Osservai con interesse la panchina vicino alla fontana, e il mio sguardo si trasformò in un'espressione delusa, quando non vidi nessuno.
«Perché ti sei fermato?»
Sospirai e ripresi a camminare, ignorando per un attimo la mia coscienza e tirandomi su lo zainetto in spalla.
«Non dovresti saperlo? Tanto mi leggi nella mente.» Dissi, con due occhi annoiati.
«Infatti lo so, ma volevo sentirtelo dire.» Incalzò lui.
Io rimasi in silenzio. Era come se facesse di tutto per irritarmi. Una coscienza dovrebbe cercare di farti sentire meglio, non il contrario! Ma d'altro canto, chi ero io per schernire le sacre leggi delle coscienze?
Ed non mollava l'osso. «Avanti, dillo.»
Cercai un modo per cambiare argomento, e quando i miei occhi puntarono il pennuto che si era posizionato a qualche metro da me, non esitai a parlare.
«Toh, un piccione.» Dissi, facendo un movimento veloce verso l'uccello per farlo scappare.
Al mio movimento furtivo, il piccione spiccò il volo. Lo osservai andare via, con un sorrisetto soddisfatto sul volto. Non sapevo perché l'avessi fatto, forse per noia.
«Non cercare di cambiare argomento» Disse Ed, facendomi sparire il sorriso dal volto. «Volevi vedere se quella ragazza... com'è che si chiam-»
«Judith.»
La mia risposta fu molto affrettata, tanto da interrompere la mia coscienza. Ed rimase in silenzio, ma potevo sentire un leggerissimo sogghigno da parte sua.
«La verità è che vorrei tanto rivederla, conoscerla meglio...» Ammisi, sorridendo al solo pensiero di quella ragazza.
Non sapevo come mai mi sentissi così. Era una sensazione nuova, e forse anche un po' spaventosa. Volevo sapere cosa c'era dietro la maschera da timida di Judith, volevo farla stare bene, e... non so, magari anche rivedere il suo sorriso.
«Ti ricordi del patto, vero?» disse Ed, eliminando tutti i miei pensieri positivi. «Tra meno di sessanta giorni sarai scomparso nel nulla. Puff!»
Sospirai, quando quei ricordi cominciarono a riaffiorare nella mia mente.
«Sì, ma... mi piacerebbe aiutarla, capire perché voleva suicidarsi ed evitare che ci riprovi in futuro.»
«Potrebbe essersi già suicidata.» Disse Ed-il-pessimista.
«Può darsi di no.»
«Può darsi di sì.»
Sospirai e abbassai lo sguardo, irritato. L'ottimismo non era tra le sue qualità.
«Noioso.» Borbottai.
«Realista» puntualizzò lui. «Non "noioso".»
Non ce la facevo più. Quanto mancava alla fine della scadenza? Oh sì, ancora 56 giorni insieme a Ed. Potevo vedere il sorriso beffardo sul suo volto, mentre percorrevo lentamente le strisce pedonali.
«Non attraversare quando c'é rosso!» sbraitò improvvisamente, allarmato.
Per lo spavento feci un piccolo balzo all'indietro, poi roteai gli occhi al cielo e finii di percorrere le strisce pedonali con agonia. Se non c'era nessuna macchina, perché aspettare?! Avevo pur sempre un lato "cattivo", il vecchio Chris non se n'era andato del tutto.
«Ma non vedi? Sei proprio...» cercai di trovare le parole. «...Noioso, non ci sono altri modi per definirlo.» Dissi, guardando per terra.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui pensai di essermela cavata.
«Beh, almeno io non sono in ritardo.»
«NON SONO IN RITARDO!»
Voltai lo sguardo verso la vecchietta che mi stava guardando in tralice. Ed trattenne una risata, divertito dalla scena davanti ai suoi occhi. Probabilmente avevo urlato troppo forte. Rimasi a fissare con imbarazzo l'anziana, il cui sguardo era diventato pungente.
«...Non sono pazzo.» Mi limitai a dire, per poi correre in direzione della scuola.
***
Appena scorsi Peter dall'altra parte del corridoio corsi indubbiamente verso di lui. Lo raggiunsi, mentre stava
parlando tranquillamente con un ragazzo basso e moro, dall'aria innocente. Appena Peter si accorse di me salutò il suo amico e mi sorrise.
«Chi era quello?» domandai, curioso.
«Oh, lui?» fece Peter, voltandosi leggermente verso il moro che stava camminando via, con aria dispersa. «È Josh, suona con me nella banda.» Disse.
«Devono essere molto popolari, quelli della banda...» Ironizzò Ed.
Mi scappò una risata e mi trattenni con la bocca, ma purtroppo la mia aria divertita era parecchio evidente. Credevo che Ed fosse buono con tutti, ma in fondo abitava nella mia testa, era parte di me, e doveva pur aver preso qualcosa dal mio carattere. Peter mi guardò come se avessi qualche rotella fuori posto, ed era vero! Ma ovviamente non potevo rivelargli niente, avrebbe pensato che fossi più pazzo di quello che già ero.
«Che hai da ridere?» domandò, confuso.
«Niente, niente...» Feci io, sventolando la mano sinistra e scuotendo la testa.
Ma il rosso era ancora sospettoso.
«Sei strano...» Commentò.
Perché continuavano a ripetermelo tutti?
«Comunque,» si riprese, ritornando alla normalità. «Ecco qualche consiglio da parte di Nonno Peter sulle ragazze. Lui è saggio, lo devi ascoltare.» Disse, puntandomi l'indice contro.
Ridacchiai, divertito dalla sua performance e dalla parlata in terza persona. Era evidente che Peter aveva letto il messaggio che gli avevo mandato dopo l'incontro con la ragaz... con Judith. Ero così esaltato che una volta a casa avevo afferrato il telefono e gli avevo raccontato ogni minimo particolare dell'accaduto in chat. Non credevo che Peter fosse tanto bravo con i consigli, ma dovevo almeno dargli un'occasione.
«Allora, per prima cosa ti servono una scimmia e una graffetta.»
Ed ecco l'occasione sprecata.
«Ehm... ti ringrazio, ma...» Feci, prendendolo per le spalle per calmare il rosso, alquanto concentrato. «Non mi servono consigli, non so nemmeno se rivedrò quella ragazza! Quindi... perché non metti Nonno Peter in letargo per un po'?» domandai, sorridendo leggermente.
Lui la prese male. «Ma... Nonno Peter era appena uscito dalla tana...» Mormorò, con un tono triste.
Era meglio fermarlo subito, prima che le cose potessero diventare più strane. Evitai di parlare e feci un sorriso imbarazzato, mentre lui stava ancora realizzando l'accaduto.
«Va bene...» Disse infine, con malavoglia.
«Bravo.» Feci io, togliendo le mani dalle sue spalle.
Il ragazzo sospirò e ritornò con il sorriso.
«E così... la pollastrella non è morta.» Affermò, per cambiare argomento.
Non apprezzai il modo in cui l'aveva chiamata, ma annuii.
«Me lo sentivo» dissi, sorridendo. «Credo che se provassi a parlarle riuscirei a toglierle dalla testa questa idea del suicidio. Chissà, magari ci aveva già provato più volte prima di...» Notai la disattenzione di Peter, e mi fermai. «Mi stai ascoltando?» domandai, osservando il suo sguardo perso.
Guardava qualcosa dietro di me, e avevo quasi paura di girarmi per togliermi la curiosità.
«Oh... cazzo.» Mormorò Peter d'un tratto, imbambolato.
«Che hai?» domandai, scuotendo una mano davanti ai suoi occhi, ma non riuscendo comunque ad attirare l'attenzione del rosso.
«Amanda... Miller...» Fu l'unica cosa che uscì dalla sua bocca.
La curiosità di fece più forte di me, e finalmente mi girai. In fondo al corridoio, una ragazza camminava verso di noi. Aveva lunghi capelli castani, scalati e lisci come spaghetti. Il rumore dei suoi tacchi alti riusciva a superare le urla degli studenti che chiacchieravano davanti agli armadietti. Era proprio una bella ragazza; pelle pallida e perfetta, naso all'insù, occhi nocciola e labbra arcuate. Vestita con una camicetta bianca e senza maniche, una giacchetta marrone di pelle, dello stesso colore degli stivaletti, un gonnellino nero, e con una collanina dorata. Sembrava uscita dalla pubblicità delle Barbie che guardava sempre Clary. Peter la guardava come mia nonna Bernice guardava una teglia di lasagne, mentre io mi chiedevo chi diamine fosse. La ragazza si fermò davanti a me e sorridendo mi strinse la mano, cosa che io non ricambiai, ancora confuso.
«Piacere! Amanda Miller, mi occupo del giornalino della scuola» disse, mollando la sua mano dalla mia. «Sorridi!» esclamò, puntandomi il cellulare in faccia e scattandomi una foto.
Notando la mia faccia confusa, la ragazza decise di spiegarmi quello che stava succedendo.
«È per la prima pagina. Ho deciso di fare un articolo su di te, si intitolerà: "Chris Watson: un eroe in un ragazzo". Dici che è troppo banale come titolo?»
Tutta quell'attenzione mi stava accecando.
«Ehm...»
«Sei più timido di quanto pensassi» mi interruppe Amanda. «Partiamo con l'intervista!» così dicendo, mi puntò il microfono del suo cellulare vicino alla bocca. «Sei consapevole di essere il sogno di ogni ragazza della scuola?»
«Dov'è il pulsante di spegnimento?» domandò Ed, sbigottito quanto me.
«Ehm... Sì? No? Non lo so!» risposi io, confuso.
Lei non si diede per vinta e continuò.
«Interessante» capii subito che Amanda era una ragazza che non si arrendeva mai. «Come ci si sente ad essere mollato dalla tua ragazza per il tuo migliore amico?»
Quella intervista stava cominciando a diventare irritante, come quella ragazza.
«Come girano in fretta, le notizie...» Commentai, seccato.
«Beh, qui in questa scuola non succede mai niente di interessante» ammise Amanda. «La notizia più piccante del mese scorso è stata la tuba scomparsa di Benji il nevrotico...»
«Mi ricordo di quello scoop!» esclamò Peter, che fino a quel momento era rimasto calmo e quieto. «Un fantastico articolo, davvero.»
Amanda si accorse finalmente di lui, e si scostò leggermente da me, che le coprivo la visuale, per osservare il ragazzo.
«Beh, grazie.» Disse sorridendo.
Peter abbozzò un sorriso meravigliato, che diventò ad un tratto quasi inquietante. Amanda ritornò a guardarmi negli occhi, con il cellulare puntato davanti alla mia bocca.
«Dimmi, Chris, con che coraggio hai deciso di salvare quella ragazza?» mi domandò.
«Ehm... l'ho fatto e basta» mi limitai a dire. «Questa intervista durerà ancora molto?»
«Solo un'ultima domanda» insistette Amanda. «Potresti darmi informazioni su quella ragazza? Ho chiesto a chiunque, e nessuno ha saputo dirmi qualcosa su di lei. Non aveva amici, a quanto pare. Sembra che prima del tentato suicidio, quella ragazza fosse un fantasma.»
Rimasi in silenzio, ad elaborare le parole appena pronunciate dalla brunetta. Non aveva amici, era come un fantasma che vagava per la scuola limitandosi ad esistere. Era così che tutti la definivano?
«Non so niente di lei» dissi infine. «Anzi, qualcosa so» feci d'un tratto. «Si chiama Judith.»
Amanda rimase in silenzio per un attimo, aspettando che dicessi qualcos'altro.
«Nient'altro?» domandò, ancora speranzosa.
«Nient'altro.» Risposi io, deludendo ogni sua aspettativa.
Probabilmente Amanda si aspettava di più, ma non lo fece notare.
«Ah, okay» disse, abbassando il cellulare e cacciandolo in tasca. «Allora ci vediamo in giro!» esclamò, superandomi e camminando via.
Mi voltai lentamente e la osservai andare via, ancora stranito da quell'incontro.
«Comunque io sono Peter!» urlò il rosso ad Amanda, che ormai si era allontanata.
Non ci volle un genio per capire che Peter aveva una cotta per quella ragazza. Non potevo biasimarlo, era molto carina, ma non era il mio tipo. Il ragazzo abbassò lo sguardo e buttò la schiena contro gli armadietti, abbattuto. La sua frustrazione gli si leggeva in faccia.
«Oh, povero Peter.» Commentò Ed.
Se anche alla mia coscienza faceva pena quel ragazzo, di certo non potevo restare lì impalato. Ma quella situazione era nuova, per me; non mi era mai capitato di dover consolare qualcuno, di solito io ero quello che faceva soffrire la gente, non che la aiutava!
«Tutto okay?»
«Mi prendi in giro?!»
Peter mi guardò, poi tornò a guardare il pavimento. Sospirai e maledissi me stesso. Ed aveva ragione, non potevo cominciare un discorso così. Mi feci avanti e mi avvicinai a lui.
«Senti...» cominciai, con un tono calmo. «Se vuoi...» mi pentivo già di quello che avrei detto. «Posso aiutarti.»
Ero riuscito ad attirare l'attenzione di Peter, che puntò il suo sguardo su di me.
«Davvero?» domandò, speranzoso.
«Beh... Sì, io...»
Venni subito interrotto dal ragazzo, che si fiondò tra le mie braccia. La situazione si stava facendo ancora una volta imbarazzante, ma non potevo respingerlo, sarei stato un mostro, così mi limitai a dargli qualche pacca sulla schiena.
«Grazie, grazie!» esclamò il rosso, staccandosi dall'abbraccio.
Io sorrisi, vedendolo così euforico.
«Mi aiuterai con Amanda?» domandò Peter in cerca di una conferma, prendendomi frettolosamente per le spalle.
Io stavo ridendo, ma lui era serissimo.
«Ti prego, ho bisogno di Nonno Chris.» Continuò.
«Va bene» dissi, staccando le sue braccia dalle mie spalle. «...Ma basta con questa storia dei nonni.»
«Ricevuto.»
//ANGOLO AUTRICE//
Dovevo farmi perdonare in qualche modo, perciò ecco un altro aggiornamento!
E con l'aggiornamento anche un nuovo personaggio, Amanda! Che ne pensate di lei? Sì, forse è un po' irritante, ma Peter si è preso una bella cotta per quella ragazza. Pensate che riuscirà a conquistarla sotto i consigli di "Nonno Chris"? Che poi non so come mi sia saltata fuori questa cosa dei nonni, ma non ne parliamo😂
Ci vediamo al prossimo capitolo!❤
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