8. Il ciondolo

Canzoni per il capitolo:
• Umbrella ~ Rihanna
• Gravity ~ Timeflies

Sembrava che la lezione non finisse più. Quegli ultimi minuti erano strazianti, sentivo come la sensazione di un nodo alla gola, dovevo assolutamente raccontare a qualcuno quello che era successo quella mattina, altrimenti avevo la certezza che sarei esploso in mezzo alla classe e sotto gli occhi di tutti gli studenti. Il rumore della campanella era musica per le mie orecchie, così uscii veloce come una saetta dall'aula e corsi con l'intenzione di sfogarmi dall'unico amico che avevo: Peter. Perciò, appena lo vidi davanti al suo armadietto, lo raggiunsi con la massima velocità, e prima ancora che potesse accorgersi della mia presenza non esitai a raccontare a Piper tutto quello che era successo, a come avevo rincorso quel ladro e a come ero riuscito a riprendermi la borsetta di quella povera signora. Ovviamente gli risparmiai la parte in cui mi ero fatto ingannare da quel ragazzo con la sua patetica storiella, e quando avevo ottenuto un calcio in zone molto particolari; quegli episodi potevano rimanere segreti. Peter era rimasto ad ascoltare con fascino parola per parola, senza mai interrompermi con domande idiote, cosa che apprezzai. Finito il discorso, il rosso si prese qualche secondo per rielaborare i fatti.

«Wow...» piccola pausa. «ti odio.» Fu tutto quello che uscì dalla sua bocca.

Da lui potevo aspettarmi qualsiasi cosa, ma quella volta mi sorprese. Sicuramente non era quella la reazione che mi aspettavo.

Sorpreso, aggrottai la fronte e gli rivolsi un'occhiata interrogativa. «Cosa? Perché mai?!»

«Stai scherzando, vero?» fece lui. «Guardati! Sei bello, intelligente, popolare, e adesso ti metti anche a salvare persone e a rincorrere ladri! E vuoi chiedermi perché ti odio?»

Io sospirai. Dovevo capire che quello che stava provando era invidia; in fondo, chi non avrebbe voluto essere come me?

«Io! Ma purtroppo il destino con me non è stato generoso.»

I vari commenti di Ed mi innervosivano, ma cercai di non mostrarlo e di concentrarmi su Peter,

«Okay, ammetto di essere bello, ma ti ricordo che adesso non sono più popolare, e che ho voti bassissimi!» dissi, per cercare di farlo stare meglio.

Non ero mai stato bravo a tirare su il morale della gente, ma almeno ci avevo provato! Anche se, a giudicare dell'espressione del rosso, avevo fallito. Peter sospirò, e guardò il pavimento.

«Che palle» borbottò, ormai rassegnato. «Su, andiamo alla mensa. Ho così tanta fame che mi mangerei il fegato di un tacchino.»

La sua affermazione mi fece ridere, e fui felice che si fosse lasciato alle spalle con una battuta-alla-Peter il discorso di prima. E poi con così tanta velocità! Perciò non ci rimase altro che incamminarci verso la mensa della scuola, insieme agli altri ragazzi e ragazze impazienti di mettere qualcosa sotto ai denti. Come posso definire il cibo della mensa? Oh, sì, della putrida sbobba servita in vassoi scadenti per non far morire gli studenti di fame, ma per farli morire di intossicazione alimentare. Entrati nella mensa e riempiti i nostri vassoi di cibo, io e Peter trovammo finalmente un tavolo libero. Una volta seduti, non facemmo neanche in tempo a parlare che una ragazza dai capelli biondo fragola prese la sedia di fianco alla mia e si sedette accanto a me. Le espressioni mie e di Peter erano sorprese, ma decidemmo di non dire nulla. La ragazza appoggiò un gomito sul tavolo e sorrise, mentre io continuavo a non capire cosa stesse succedendo. La sua presenza era di troppo.

«E così... tu sei Chris Watson, quello che ha salvato una ragazza dal suicidio!» affermò, avvicinando la sua sedia alla mia.

Io annuii, imbarazzato. Stava per caso flirtando con me?

Quello che disse dopo mi diede la conferma. «Sai, trovo che sia stato un gesto molto coraggioso...»

Era ovvio che ci stava provando con me, quelle cose non erano una novità. Ma a quanto pare aver salvato quella ragazza non mi aveva reso migliore solo agli occhi dei professori, ma perfino a quelli delle ragazze! Un tempo avrei detto di trovarmi in paradiso, ma ora le ragazze non mi interessavano più di tanto; avevo altri programmi al momento. Non ascoltai nemmeno una parola di quello che la ragazza disse poi, perché i miei occhi erano impegnati a guardare qualcos'altro. Proprio al collo della corteggiatrice, era posizionato un ciondolo, e non ci misi molto a capire che era lo stesso che avevo rubato a quella ragazza. Impossibile! Da quanto ricordavo, quello lo avevo dato a Newt! Per porre fine si miei dubbi, fermai la ragazza dal parlare e indicai il ciondolo.

«Scusami, dove hai preso quel ciondolo?» domandai.

Lei abbassò la testa e lo guardò, confusa.

«Oh, questo!» esclamò. «Me l'ha regalato il mio ex ragazzo, Newt, ma come puoi vedere adesso sono single» disse, sorridendo. «Comunque non voglio più questo ferro vecchio.»

La ragazza se lo sfilò, e l'avrebbe lanciato via, se Peter non fosse intervenuto.

«Aspetta!» esclamò il rosso, alzando un braccio.

La ragazza si fermò, e io emisi un sospiro di sollievo. Non avrei mai smesso di ringraziare Peter per quel gesto.

«Lo puoi dare a me?» domandò alla bionda, che lo guardò confusa.

Di sicuro avrebbe trovato bizzarro che un ragazzo volesse un ciondolo, se non per regalarlo alla propria ragazza. Ma una volta visto Peter, era chiaro che non avesse nessuna fidanzata.

«Vorrei darlo... a mia nonna» si giustificò. «Sai, per il suo compleanno.»

Io gli sorrisi, contento di avere un amico come lui. Poi tornammo a guardare la ragazza, visibilmente confusa dal nostro comportamento. Mi guardò in tralice, poi il suo sguardo puntò su Peter.

«Come vuoi.» Sbottò, lanciandoglielo.

Peter lo afferrò al volo e sorrise. Mentre la ragazza parlava e parlava tentando di fare colpo su di me, il rosso mi passò il ciondolo da sotto il tavolo, e io lo cacciai velocemente nella tasca dei pantaloni. Ero sbalordito che si fosse ricordato del valore del ciondolo in tutta quella storia, e quel ragazzo non smetteva di sorprendermi.

***

«Cosa hai fatto, oggi?» domandai a mia sorella, tenendole la mano.

Ero andato a prendere Clary a scuola, e stavamo tornando a passo lento verso casa. Volevo cercare di essere carino, e di conversare con lei, ma dopo poco mi pentii di quella domanda, ricordandomi che non avrebbe più smesso di parlare. Mia sorella sorrise e mi guardò negli occhi.

«Io e Daisy abbiamo fatto pace... e la maestra mi ha detto che sono stata attenta in classe.»

Era stata più breve del previsto. Sorrisi, notando la sua adorabile innocenza. Era quello il bello di avere una sorella minore; ti metteva sempre allegria.

«Oh, e poi Luke mi ha chiesto di sposarlo.»

All'ultima parola, i miei occhi si spalancarono. Sposarlo? Matrimonio? Clary era una bambina, di sicuro si era sbagliata.

«C-come?» feci, confuso. «Ti ha chiesto di sposarlo?»

«Sì!» rispose lei, euforica.

Tolse la sua mano dalla mia e me la mostrò, sorridente. All'anulare era stato infilato con forza una caramella a forma di un grosso anello, al gusto fragola. Com'era possibile che io non avevo una ragazza mentre lei aveva già un marito?!

«E da quant'è che stai insieme a... a Luke?» domandai, ridandole la mano.

Attraversammo le strisce pedonali con tranquillità, fino a giungere vicino ad un parco.

«Da oggi!» rispose Clary, tutta felice.

Avevo paura che i bambini non sapessero molto bene il concetto di matrimonio... ma decisi di non infierire.

«Ah, okay.» Avrei di sicuro fatto un discorsetto a questo Luke...

Camminammo a passo lento sul marciapiede, osservando gli alberi del parco accanto a noi. Era curioso di come le giornate fossero così belle, nonostante stesse arrivando l'inverno. Il cielo azzurro e il venticello leggero avevano un aurea positiva, e per qualche motivo mi facevano stare bene. Le ultime foglie rimaste attaccate agli alberi avevano un colorito rossiccio, tutto era calmo e tranquillo. Tirai un respiro profondo e mi rilassai, finché all'improvviso Clary urlò, e tutta l'armonia venne messa da parte. Preoccupato, mi voltai verso di lei.

«Cosa c'è?» domandai, pronto ad intervenire.

«Un gattino!» esclamò lei, indicando un certosino seduto sull'erba del parco.

I miei nervi si calmarono, e tirai un respiro di sollievo, per poi sorridere alla mia sorellina, che contenta osservava la palla di pelo come se fosse l'ultimo modello delle Barbie. La sua mano si staccò dalla mia, e la bambina corse verso il gatto, incuriosita. Sospirai, e con malavoglia la seguii, sapendo che se avessi provato a trascinarla via avrebbe strillato come una pazza. Il gatto scappò dietro ad un albero, e mia sorella lo seguì a sua volta.

«Clary... fermati.» Ordinai, con una nota di stanchezza nella mia voce, mentre la seguivo a passo lento.

La brunetta non mi ascoltò e rincorse il gatto fino alla fontana del parco. La palla di pelo camminò fino ai piedi di una ragazza seduta su una panchina, che fino ad un momento fa stava tranquillamente leggendo un libro appoggiato alle sue ginocchia. Appena si accorse dei peli grigi del gatto a contatto delle sue caviglie, guardò l'animaletto e sorrise, chinandosi leggermente per accarezzarlo. Clary corse verso di lei e si inginocchiò ai suoi piedi. La ragazza ridacchiò, e mia sorella cominciò ad accarezzare il gatto, sorridendo. Contento che Clary si fosse fermata, camminai verso di lei e le presi la mano, senza badare alla ragazza seduta sulla panchina.

«Su, torniamo a casa.» Dissi a mia sorella, facendola alzare in piedi.

«È davvero una bambina adorabile.» Commentò la ragazza, rimettendosi comoda sulla panchina.

«Sì, è...» Mi interruppi, quando la guardai negli occhi.

Fu lì che la notai, e lei notò me. Occhi azzurro oceano, boccoli biondi... era lei, ne ero sicuro. Appena lei mi riconobbe, il suo sguardo diventò impaurito. La ragazza si alzò dalla panchina a testa bassa, e con il suo libro in mano cominciò a camminare via. Non me la sarei lasciata scappare tanto facilmente. Camminai a passo veloce verso di lei e le presi il polso, facendola girare verso di me. Lei teneva i suoi occhi lontani dai miei, mentre Clary non capiva cosa stesse succedendo.

«Hey.» Dissi sorridendo.

«Ciao.» Sussurrò flebilmente lei, stando sulle sue.

Clary si scostò da me e si mise in mezzo a noi due, guardandoci storto. Cosa aveva intenzione di fare?

«È lei la ragazza che hai salvato?» mi domandò, alzando un sopracciglio.

Io spalancai gli occhi. Non poteva averlo detto veramente... maledizione a me e al mio stupido ego!

«Ehm...» diedi un'occhiata alla biondina, anche lei imbarazzata.

Cosa potevo dire? Ormai ero in trappola. Capii dagli occhi della ragazza che avrebbe fatto di tutto per togliersi da quella situazione, e stessa cosa valeva per me.

«Sì.»

Ci fu un breve silenzio imbarazzante, che durò molto poco, dato che Clary aveva la bocca larga.

«Avevi ragione» disse. «È carina!»

Chiusi gli occhi e abbassai la testa, ancora più imbarazzato di prima. Ecco, l'aveva detto. Volevo strozzare mia sorella in mezzo al parco, ma sarebbe stata una cattiva azione, e... ripensandoci, meglio di no. Mi sentii arrossire, e mi accorsi che anche le gote della ragazza avevano preso un colorito roseo.

«Prima... prima che mia sorella possa dire qualcos'altro...» Dissi, facendo ridacchiare la biondina. «Credo che questo... ti appartenga.»

Così dicendo, tirai fuori dalla tasca dei miei pantaloni il ciondolo, e glielo porsi. Lei lo guardò per un po', senza parole, anche se leggevo nel suo sguardo tanta gioia. Poi prese l'oggetto con delicatezza, facendo sfiorare le nostre mani.

«Grazie.» Disse timidamente, stringendo l'oggetto in un pugno.

Io le sorrisi, incrociando le braccia dietro la schiena. Nessuno sapeva cosa dire, ma eravamo entrambi felici. Per quei pochi attimi che rimase lì, la scrutai attentamente. Era bella, eccome se era bella! Forse la creatura più dolce e graziosa che avessi mai visto. La ragazza capì non avere più nulla da dire, e per non sprofondare nell'imbarazzo fece qualche passo all'indietro, per poi girarsi definitivamente e camminare lontano. Non potevo stare lì fermo come un ebete!

«Io sono Chris!» urlai, sperando che mi sentisse.

Per mia fortuna lei ebbe sentito bene, così si girò e mi sorrise.

«Judith.»

Non potei fare a meno di sorriderle. Adesso sapevo il suo nome, e non me lo sarei dimenticato tanto facilmente. La guardai allontanarsi per poi scomparire, con due occhi sognanti.

«Judith... si chiama Judith.» Sussurrai, immobile.

Clary, che era di fianco a me, inarcò un sopracciglio, confusa dal mio comportamento.

«Sei strano.» Commentò.

«Concordo.» Disse Ed, sbucando fuori dal nulla.

Mi scossi e guardai mia sorella storto. Lei aveva già causato abbastanza guai, quel giorno.

«Sta zitta e cammina.» Sbuffai, per poi prenderle la mano e portarla verso casa, ancora sommerso da mille pensieri.

Dentro di me era un miscuglio di emozioni. Provavo gioia per aver scoperto il suo nome, imbarazzo per aver fatto una figuraccia, rimorso per non aver cercato di parlarle un po' di più. In fondo, forse quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei rivista...

//ANGOLO AUTRICE//
Abbassate i forconi! Liberatemi dai miei peccati!
Okay, sono morta, ma in queste settimane sono successe un bel po' di cose. Perciò non odiatemi!
Tranquilli che questa storia la continuo, con i miei tempi, ma la continuo. Ho tante idee e tantissimi nuovi personaggi per voi!
E per adesso cosa ne pensate? Abbiamo scoperto il nome della ragazza misteriosa! Qui parte la ship #Chridith (Chris + Judith).

Voi li shippate?

Ci vediamo al prossimo capitolo, che (don't worry) arriverà presto!❤

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