52. A nessuno piacciono gli spioni
Nel tragitto per arrivare alla classe di francese non avevo rivolto neanche una parola a Peter, che stava camminando silenziosamente e a testa bassa di fianco a me. Ero ancora un miscuglio di rabbia e di furia. Avevo urlato davanti ad un bel po' di persone, e almeno sperai che avessero imparato la lezione. Forse ero stato un po' troppo esagerato, e... spaventoso. Già, persino per me lo ero.
«Sei stato un grande.» Disse all'improvviso Peter, senza cenno di espressione nel suo viso.
Spostai il mio sguardo verso di lui, ma il ragazzo continuava a guardare davanti a sé.
«Davvero?» domandai stupito.
«Certo» fece lui, guardandomi negli occhi. «Ci vogliono le palle per dire certe cose a così tanta gente. Sembravi davvero arrabbiato, mi hai fatto paura.»
Ridacchiai, e la tensione che avevo in corpo cominciò a svanire lentamente.
«Ci tieni davvero tanto, a Judith.» Continuò il rosso, sorridendo leggermente.
«È così» dissi guardando il pavimento. «Lei è una ragazza meravigliosa, e sono sicuro che se la gente imparasse a conoscerla la penserebbe come me. Voglio solo capire... come mai ce l'hanno tutti con lei?»
«Non lo scopriremo mai, amico» sospirò Peter, posandomi una mano sulla spalla. «Sei stato bravo a batterti per lei, sono sicuro che la gente avrà capito con chi ha a che fare.»
Abbozzai un sorriso e annuii. Ma nella mia mente restava solo la speranza.
***
Raggiungemmo la nostra classe insieme agli altri studenti e ci sedemmo ai nostri posti. Voltai lo sguardo e la vidi: Judith nell'ultimo banco, che con un'espressione triste tirava fuori i libri dalla sua borsa. Chissà come doveva aver reagito quando doveva aver letto quella parola sul suo armadietto... in un attimo mi sentii pieno di sensi di colpa, anche se per una volta non avevo fatto nulla di male. La signora Morris entrò in aula, obbligandomi a distogliere lo sguardo dalla ragazza.
«Buongiorno, ragazzi» fece la donna robustella sistemandosi gli occhiali tondi.
Avevo sempre pensato che il look della prof fosse particolare. In poche parole, si vestiva come una gattara in pensione che era appena stata mollata dal marito. Forse una di queste cose era successa veramente.
«La settimana prossima esporrete le vostre ricerche sulla Francia... mentre oggi lavorerete in coppia» disse sedendosi sulla scrivania. «Non sapete quanto muoia dalla voglia di creare io le coppie, ma sarei troppo cattiva e il preside mi ha detto di non imbarazzare i miei studenti e blah blah blah... e poi ha detto che se avessi fatto cose eccessive mi avrebbe proibito di dormire nella biblioteca. Perciò fate da soli, mentre io finisco la mia partita a Candy Crush.» Così dicendo, la professoressa tirò fuori il suo cellulare dalla tasca della borsa e cominciò a maneggiarlo con divertimento.
Non potevo credere che l'avesse fatto, ma in fondo lei era fatta così. E piaceva a tutti per questo. Dovendo fare le coppie il mio sguardo cadde subito su Peter, ma rimasi deluso quando lo trovai seduto accanto a Vanessa. I due stavano parlando freneticamente di qualcosa che doveva essere molto interessante... che strano. Fu allora che mi accorsi di Judith; se ne stava tutta sola seduta nel suo banco, già abbattuta all'idea di fare coppia con la professoressa. Ma non per oggi.
«È occupato qui?» domandai indicando la sedia di fianco a lei.
La ragazza mi guardò, imbarazzata e forse un po' sorpresa.
«No, fa pure...»
Dopo quella frase mi sedetti di fianco a lei e le rivolsi un piccolo sorriso. Sapevo che si sentiva triste per la storia dell'armadietto, e volevo tirarle un po' su il morale.
«Tutto bene?» domandai notando la sua faccia triste.
Judith annuì sforzando di sorridere. «Tutto...» sospirò. «Benissimo.»
Le presi dolcemente la mano e cercai di trasmetterle un po' di forza.
«Hey, so quello che è successo.» Sussurrai accarezzandole con il pollice il torso della mano.
La ragazza abbassò lo sguardo e sospirò. «È tutto okay.»
Sapevo che stava mentendo, ma non sapevo più cosa dirle. Perché si stava comportando così freddamente, quando il giorno precedente ci eravamo fatti cacciare dal bar insieme? Feci per aprire bocca quando la professoressa ci interruppe.
«Avete finito di formare le coppie?» chiese mettendo via il suo cellulare. Il suo sguardo cadde misteriosamente su di noi, e sulla sua bocca spuntò un sorrisetto che non seppi interpretare. «Ah, i due lanciatori di palline...» commentò avvicinandosi.
Ci scrutò per qualche secondo, pensierosa. Era quasi imbarazzante, mi chiedevo a cosa stesse pensando. Posò lo sguardo su Judith, poi mi guardò, e poi tornò su Judith. Eravamo entrambi straniti.
La prof commentò: «Niente male...»
«A cosa si riferisce?» domandai finalmente.
Come pronunciato quella domanda, la donna si ricompose tutto ad un tratto. «Niente. Stamattina non ho preso abbastanza caffè.»
Detto questo, girò i tacchi e tornò davanti alla sua cattedra. La professoressa era più strana del solito. Io e Judith ci guardammo con un'espressione confusa, ma poi decidemmo di lasciare perdere.
«Avanti, adesso aprite i vostri libri di francese a pagina 54 e rispondete alle domande insieme. Mi raccomando, non abbiate paura di chiedere, aiutatevi a vicenda e quelle robe lì...»
Gli studenti obbedirono con una faccia abbastanza annoiata. Aprii il mio libro, e lo stesso fece Judith, solo molto silenziosamente. I nostri sguardi non si incontrarono nemmeno per un secondo, mentre nella mia mente riflettevo su cosa potessi dirle. Come mai adesso mi era tanto difficile scambiare una parola con lei?
«Judith...» Sussurrai per non farmi scoprire dalla professoressa.
La ragazza mi guardò aspettando che dicessi qualcosa.
«Credo che Bethany ci abbia visto, ieri.»
Subito lo sguardo della biondina divenne confuso. «Come lo sai?»
«È stata lei a scrivere quella cosa offensiva sul tuo armadietto...»
Judith si lasciò sfuggire un: «Oh» strozzato, poi abbassò lo sguardo.
«Hey, lo sai che dice solo sciocchezze... probabilmente era gelosa e ha scritto quelle cose senza pensare.»
«Perché dovrebbe essere gelosa? E come mai le sto tanto antipatica?»
La risposta era abbastanza chiara, solo non sapevo come dirglielo.
«Tu non hai fatto niente di male...» dissi con un tono rassicurante. «Credo solo che non le vada giù il fatto di vederci... insieme.»
Era vero, sembrava che ogni volta che Bethany ci vedesse anche solo scambiare una conversazione andasse su tutte le furie. E sapevo che, anche se non voleva ammetterlo, quella ragazza era ancora invaghita di me.
Judith sospirò, poi come per miracolo sul suo viso spuntò un sorriso. «Adesso non pensiamoci, facciamo quello che ci ha detto la professoressa Morris.»
Mi piaceva la sua positività, ed ero felice che anche in quella situazione fosse riuscita a sforzare un sorriso. Ricambiai il gesto e mi avvicinai più a lei con la sedia. Dopodiché cominciammo a lavorare insieme. Judith mi sorrideva e ascoltava con attenzione quello che aveva da dire, e dato che il francese non era il mio forte si mise a correggere ogni mio errore. Ogni mio singolo errore. Avevo fatto molti errori, se ve lo stavate chiedendo.
«Ora sai che in francese faccio schifo.» Affermai dopo aver appoggiato la mia penna sul banco.
Judith ridacchiò. «Sì, fai schifo.»
«Hey!» esclamai offeso, e piuttosto sorpreso che anche lei fosse d'accordo.
Subito dopo, però, scoppiammo entrambi a ridere.
«Mi dispiace, ma non avevo mai visto nessuno sbagliare un complemento all'ultimo anno di liceo» fece la ragazza. «Dov'eri tutti questi anni quando la prof spiegava?»
«Probabilmente stavo ridendo e facendo qualche battuta...» dissi grattandomi la nuca. «Invece tu dov'eri nascosta?»
«In fondo alla classe, ignorata da tutti... conosci la storia.» La ragazza sospirò.
In effetti in questi anni non mi ero mai accorto di condividere l'aula con lei. Non apriva mai bocca, se ne stava sempre silenziosa e lontana da tutti. In pratica era come se non ci fosse.
«Beh, è un vero peccato che io fossi così impegnato a fare l'idiota da non averti conosciuto prima...»
Le labbra di Judith si aprirono in un sorriso timido, ma grazioso.
«Chissà, magari potevamo diventare amici.» Continuai.
La ragazza ridacchiò di gusto dopo quell'affermazione. «C'è un motivo se prima di qualche settimana fa non ci eravamo mai rivolti parola. Semplicemente eravamo due mondi apposti, in due galassie opposte e in due universi opposti. Eravamo... diversi.»
Quello che disse era vero. Era triste rendersi conto del fatto che se non avessi fatto l'incidente non avrei conosciuto lei.
«E... adesso?» domandai con un sorrisetto stupido sulle labbra.
Judith arricciò il naso e mi guardò negli occhi. «Adesso non siamo più tanto diversi.»
Come poteva essere così carina e dolce allo stesso tempo? In un aggettivo l'avrei definita squisita, graziosa all'esterno quanto buona all'interno. Okay, mi stava facendo impazzire. E avrei continuato a guardarla con due occhi sognanti, se non fosse stato per una ragazza che rovinò tutto con la sua voce squillante.
«Mrs. Morris! Chris e la ragazza bionda stanno disturbando!»
Maledizione a Olivia e alla sua voce da gallina. Mentre io e Judith ci voltammo verso di lei, la professoressa alzò gli occhi al cielo guardò l'alunna con disprezzo.
«A nessuno piacciono gli spioni, Olivia.»
La ragazza sembrava scioccata. «Ma prof, stavano parlando di argomenti al di fuori dell'ambiente scolastico!»
«NON TI HANNO MAI DETTO CHE CHI FA LA SPIA NON È FIGLIO DI MARIA?»
«Professoressa, ha ragione lei» disse Judith con uno sguardo abbattuto, alzandosi dalla sua sedia. «Le prometto che non si ripeterà più.»
Era troppo buona perfino per mentire...
Mi alzai anch'io. «E comunque la "ragazza bionda" ha un nome.» Accennai torvo rivolto ad Olivia, che impallidì.
La signora Morris sbatté le palpebre due volte. «Tranquilla Judith, mi fido di te. Sono sicura che tu e Chris avete svolto il vostro lavoro accuratamente.»
La ragazza annuì sorridente, mentre Olivia incrociò le braccia e assunse un'espressione arrabbiata.
«Favoritismo.» Borbottò.
«QUALCUNO VUOLE UN'INSUFFICIENZA?»
«No, signora Morris.»
«Molto bene.»
La professoressa ritornò con l'attenzione verso di noi, mentre l'intera classe era sbigottita. Quella donna aveva sempre avuto un rapporto confidenziale con i suoi alunni; era pazza ma anche simpatica, ad essere sinceri.
«Avanti, leggetemi cosa avete scritto.» Disse con un cenno di mano a me e alla mia compagna di banco.
Judith cominciò a parlare; la sua pronuncia era così affascinante che per tutta la conversazione non potei staccarle gli occhi di dosso. E penso anche che la professoressa se ne fosse accorta.
«Bene Chris, ora tocca a te.»
Dopo le sue parole mi scossi come colpito da un fulmine. Parlava con me?
«Sì, Chris nel paese delle meraviglie!» rispose Ed con un'altra delle sue meravigliose battute. Ovviamente quel "meravigliose" è del tutto sarcastico.
«Chris?» ripeté la prof.
«Tocca a me, sì.» Mi ricomposi concentrandomi sul testo.
Cominciai a parlare, anche se un po' incerto. Era davvero imbarazzante avere gli occhi di tutta la classe su di me, ma il sorriso incoraggiante di Judith mi aiutò a continuare sicuro di me. Alla fine gli errori di pronuncia che feci furono pochi, e dovevo tutto a lei e ai suoi due occhioni azzurri.
«Molto bene!» esclamò la professoressa una volta finito. «Visto, ragazzi? Questo è un ottimo esempio di lavoro di squadra. Chris, Judith, oggi vi meritate una B.»
Io e la biondina sorridemmo soddisfatti. Bingo! Un'altro ottimo voto da aggiungere alla mia lista di ottimi voti, che per adesso era formata da soli due componenti.
«Ora sentiamo qualcun altro...» Mentre la prof era impegnata ad interrogare, la mia attenzione era rivolta verso Judith.
«Sei stato grande.» Mi sussurrò lei, questa volta stando attenta a non farsi scoprire da Olivia-la-spia.
«Mi prendi in giro? Qualche minuto fa hai detto che faccio schifo!»
La ragazza ridacchiò divertita dalla mia reazione. «Stavo scherzando... non sei così male. Certo, ti ci vorranno anni per raggiungere il mio livello.» Scherzò assumendo un atteggiamento da diva.
Entrambi scoppiammo a ridere di nuovo, questa volta un po' troppo forte. Troppo forte per essere captati dai raggi uditivi di Olivia.
«Professor-»
«A NESSUNO PIACCIONO GLI SPIONI!» urlai facendola tacere.
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