51. La coppia che scoppia
Presi quasi un colpo, quando chiudendo il mio armadietto vidi la faccia sorridente di Peter davanti a me.
«Ciao Chris.»
Mi posai una mano sul cuore che per un secondo aveva smesso di battere e presi un respiro profondo, dovendo ancora trattenermi dall'imprecare in cinquanta lingue straniere.
«La prossima volta che mi fai un attacco a sorpresa ricordati di cogliermi in un momento adatto. Cioè mai.» Dissi freddamente.
Il ragazzo non smetteva di sorridere.
«Scusa, amico» disse ridacchiando. «Il mio carissimo amico!» continuò dandomi dei pugnetti elettrizzati sul petto.
Era strano. Non che non lo fosse normalmente, ma quel giorno era più strano del solito. Sembrava una molla impazzita che non faceva che saltellare da una parte all'altra freneticamente, la sua energia positiva avrebbe potuto contagiare persone dalla luna. E forse potevo anche capirne il perché.
Rendendomi conto del suo stato d'animo mi spuntò un sorriso malizioso sul viso. «Aspetta un attimo, credo di capire cosa sta succedendo...» dissi incrociando le braccia. «Hai parlato con Amanda, vero?»
Il sorriso sul volto di Peter si allargò immensamente. «Meglio.»
Oh cielo, meglio di così? Mi chiedevo allora che cosa poteva essere successo... di sicuro, doveva essere qualcosa di straordinario.
Guardai il ragazzo. «Sai che non ci arriverò mai, vero?»
«Hai ragione, perché è qualcosa di fuori-dal-comune.»
Peter sembrava così emozionato, era confortante vederlo così.
«Avanti, dimmi.»
La testa rossa fece un sospiro di incitamento prima di parlare. «Ieri ero in camera mia, quando mia madre ha aperto la porta e ha detto che c'era qualcuno che voleva parlarmi. Inizialmente pensavo fossi tu, ma poi ho visto Amanda. Ti rendi conto di cosa si prova vedendo la ragazza dei tuoi sogni in camera tua?» domandò con gli occhi spalancati.
«Veramente no.»
«È qualcosa di fantastico» rispose sorridendo. «All'inizio mi chiedevo cosa ci facesse in casa mia, poi mia madre ci ha lasciati soli e abbiamo parlato un po'.»
«Ti ha detto che era dispiaciuta?»
«Già, e poi è successa una cosa che non puoi neanche immaginare.»
Non aspettavo altro che Peter cominciasse a parlare, ma d'un tratto venimmo interrotti da una persona che prese il ragazzo per un braccio, e per poi fare una cosa che mi lasciò letteralmente a bocca aperta. Letteralmente. E non lo dico per scherzo: letteralmente a bocca aperta. Potrei continuare così all'infinito, ma non posso più lasciarvi in attesa. La persona in questione non era altro che Amanda, e prese Peter per stampargli un sonoro bacio sulle labbra. Avete capito bene, non me lo stavo sognando. Proprio davanti a me c'erano due strani individui che si stavano sbaciucchiando peggio di quelle pubblicità dei profumi. Due stranissimi individui, che facevo fatica a riconoscere. Così rimasi lì impalato ad osservarli mentre si slinguazzavano a vicenda, non sapendo proprio cosa dire per fermarli. La situazione era davvero imbarazzante, per fortuna i due si staccarono prima che potessi vomitare sulle mie bellissime scarpe. Persino Ed era inorridito; non disse una parola, il che era strano! Che fosse morto d'infarto? Discutibile.
«Pete, ti stavo cercando!» disse Amanda sorridendo.
Pete? Probabilmente uno strano nomignolo che gli aveva dato. Mi fece venire i brividi. Il ragazzo sorrise come uno stupido. Ditemi che ero finito nel Nirvana o... in un posto del genere. Quello che stavo vedendo non era reale. Non poteva essere reale.
«Ho comprato i nostri costumi per la festa di stasera» continuò la ragazza, senza badare nemmeno per un secondo alla mia esistenza. «Saremo due vampiri, sei contento?»
«Fantastico!» fece Peter.
Ero invisibile o cosa? Mi sembrava di essere in quei film della Marvel... o era DC Comics? Non ricordo.
«Ho un'idea, a pranzo ci sediamo vicini, così discutiamo su che orario mi verrai a prendere. Oppure posso venire io!»
«Ci penseremo.» Disse il rosso sorridendo.
In quel momento Amanda si accorse di me e sfoggiò un caldo sorriso.
«Chris!» eccomi qua. «Devo ringraziarti per aver parlato con me ieri, grazie a te io e Peter siamo una coppia!» esclamò avvolgendo un braccio attorno a quello del suo partner.
Finalmente ero stato preso in considerazione da qualcuno, stavo cominciando a pensare di essere diventato un fantasma. Aspettate un attimo: coppia? Non avrei mai pensato di sentire quelle parole da Amanda, nemmeno lontanamente. Eppure stava succedendo tutto così in fretta che mi serviva un momento per realizzare.
«Figurati! Insomma... è stato un piacere, ecco.»
Chiunque avrebbe potuto capire dal mio tono di voce che ero del tutto sorpreso. Chiunque a parte loro due.
«Bene, allora vi lascio soli...» disse Amanda. «...A parlare di cose da ragazzi.» Aggiunse ridacchiando.
Abbozzai un sorriso imbarazzato mentre la testa rossa di fianco a me cominciò a ridere. Patetico.
«A dopo Pete.»
Ogni volta che pronunciava quel nomignolo potevo sentire il cuore inesistente di Ed cessare di battere. Era come se la mia coscienza fosse passata a buon vita. Il che non sarebbe stato così brutto.
«A dopo, Amanda.» I due si salutarono con un bacio a stampo, come se non badassero alla mia instabilità di quel momento.
Era troppo. Ma soprattutto, era presto. Troppo presto per il mio povero cuoricino instabile.
Quando la ragazza fu lontana sentii che potevo finalmente essere me stesso.
«Oh porca Bethany!»
«Che c'entra Bethany adesso?»
Ignorai la sua ultima domanda e lo guardai dritto negli occhi.
«Tu.»
«Sì?»
«...Con Amanda.»
«Sì.»
«Insieme?»
«Sì!»
«Oh mio dio.»
«Lo so!»
«Oh mio dio!»
Sembrava che non riuscissi a dire altro. D'un tratto io e Peter eravamo diventate due ragazzine isteriche, e non era la prima volta che ciò accadeva. Preoccupante, vero?
«È incredibile!» esclamai incredulo.
«Sono scioccato quanto te! È successo tutto all'improvviso!» Peter sorrise e appoggiò la sua schiena contro il mio armadietto. «È troppo bello per essere vero...»
Mi piaceva vederlo così contento, ed ero felice di essere riuscito nel nostro intento. Avevo fatto una buona azione e avevo aiutato un amico; ero piuttosto soddisfatto. Dovevo solo abituarmi all'idea di Amanda e Peter mano nella mano che si scambiano baci e frasi sdolcinate. Al solo pensiero mi vennero i brividi.
«E così siete una coppia, eh?» domandai al rosso mentre avevamo cominciato a camminare per il corridoio.
«Sì, la coppia che scoppia.» Fece Peter sorridendo.
«Allora, come ci si sente ad avere una ragazza?»
«È fantastico» rispose lui. «Dovresti provare.»
A quelle parole mi fermai di scatto, allibito, mentre Peter sogghignando continuò a camminare. Non poteva averlo detto. Non al grande "Chris Watson".
«Dovrei... dovrei provare?!» ripetei colpito.
Avevo la sensazione che il ragazzo mi stesse sfidando. Di certo aveva avuto un gran coraggio a sfidare me, l'unico, il prescelto!
«Per caso il caldo ti sta dando alla testa? Dimenticavo... siamo ad ottobre!»
Corsi verso Peter e mi misi davanti a lui, posando saldamente le mani sui miei fianchi.
«Solo perché adesso hai una fidanzata non vuol dire che sei diventato un esperto di donne. Il capo in carica rimango io, chiaro?»
«Come vuoi Chris, come vuoi...» Fece Peter, dandomi qualche pacca sulla spalla.
Non potevo crederci; mi stava trattando da novellino! Non potevo tollerarlo.
«Ma sentilo! Guarda che...»
Venni interrotto dal ragazzo, che con uno sguardo preoccupato mi zittì con un braccio. Stava guardando qualcosa dietro di me.
«Che è successo? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma...»
«Quello... quello non è l'armadietto di Judith?»
Dopo quelle parole mi girai. Sì, era l'armadietto di Judith. Ma per un attimo sperai che non lo fosse. La mia espressione si fece seria, mi avvicinai di più non badando a Peter dietro di me. Posai una mano sull'armadietto e sospirai, chiudendo amaramente gli occhi e serrando i pugni. Lei non si meritava tutto ciò.
«Chris, tutto okay?» domandò il mio amico con un tono triste.
Presi un altro respiro e alzai lo sguardo.
«"Troia". Hanno scritto "troia".»
Continuai a fissare quella parola, scritta con un pennarello rosso indelebile. Chi poteva averla scritta? Miles, Chase...
Peter si avvicinò a me e scrutammo insieme. «È una scrittura particolare...»
Rimanemmo un attimo in silenzio, riflettendo. Di chi poteva essere? Sentivo che la soluzione era davanti ai miei occhi, solo non riuscivo a trovarla.
«La vedi la "R"?» domandò Ed. «La gamba è arcuata. È una scrittura femminile.»
Ma certo! Ora mi era tutto chiaro. Avrei dovuto ringraziare la mia coscienza, ma ero troppo teso per farlo. Conoscevo quella scrittura, e conduceva solo ad una persona.
«Avrei dovuto capirlo...» sospirai prima di voltarmi e di camminare a grandi falcate verso di lei.
«Chris, dove stai andando?» gridò Peter, correndo per starmi al passo.
L'ira stava prendendo il controllo di me, nelle mie vene scorreva rabbia pura. E quando scorsi la ragazza che cercavo in fondo al corridoio, il mio passo aumentò di così tanto che il suo rumore era udibile a tutti. Ora avrebbe pagato, le avrei fatto capire come stavano le cose. Questa guerra doveva finire.
«Ti diverti, eh?» dissi torvo, una volta giunto davanti a lei. «Sappi che non giocherò con le tue regole, stronza!» mi sembrava di urlare, ormai tutte le persone attorno a noi ci stavamo guardando. Non che fosse una novità.
Bethany mi guardò divertita, e con un briciolo di sorpresa nei suoi occhi castani. «Vacci piano con gli insulti, dolcezza» si avvicinò ridacchiando, e una volta davanti a me incrociò le braccia. «Che c'è? Qualcosa ti turba?»
Il suo finto tono infantile non mi piaceva per niente, anche se ricordo che in passato mi divertivo vederglielo usare con le altre persone. Eravamo una bella coppia. Una bella coppia di stronzi.
«Tu mi turbi. Mi turba quello che hai fatto.»
«Ho fatto tante cose, Chris» ridacchiò lei. «Potresti ricordarmi quale?»
Mi stava infastidendo.
«Vuoi che te lo ricordi? Okay. Hai scritto "troia" sull'armadietto di Judith.» Dissi severamente.
Bethany finse uno sguardo sorpreso e si mise una mano sul petto. «Chi può averlo fatto? Povera ragazza...»
Mi trattenni dal riempire di schiaffi il suo bel faccino. Ma al posto di farlo mi ricomposi con un lungo e lento respiro.
«Oh, piantala, per favore. Conosco la tua calligrafia.»
La ragazza fece una piccola smorfia.
«Perché lo fai? Vuoi spiegarmelo?» mi avvicinai di qualche passo e la guardai negli occhi. «Magari sei gelosa?»
A quella mia ultima frase Bethany scoppiò a ridere. Era una risata falsa, l'avrei riconosciuta tra un milione.
«Gelosa? Di quella sciaquetta in cerca di attenzioni?»
Ecco, aveva appena aggiunto la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
«Ho capito che non ti piace il fatto di vederci insieme» dissi cercando di mantenere la calma. «Ma io giuro che se provi ad umiliarla, ad offenderla, o a farle qualcosa di brutto, dovrai vedertela con me» la ragazza rimase seria, e mi guardò senza interesse. «Ascoltatemi bene, tutti quanti!» esclamai alzando la voce e rivolgendomi al pubblico. «Nessuno dovrà più fare del male a Judith Currie, avete capito bene? Diventerò l'ombra di chiunque osi farle qualcosa, gli starò attaccato come una calamita e se proprio ce ne sarà bisogno sarò obbligato ad usare le mani. Lo perseguiterò fino al fottuto giorno in cui diventerà un cazzo di fantasma. Chiunque osi insultarla, ridere di lei, anche solo risponderle male... è un uomo morto. SONO STATO ABBASTANZA CHIARO?»
Silenzio totale. Tutte le persone attorno a me mi guardavano con occhi spalancati, ero riuscito perfino a far tacere Bethany. Mi era uscito tutto di petto, non avevo idea di quello che avevo fatto, ma la rabbia che stavo provando stava lottando con tutte le sue forze per uscire. E aveva vinto.
«Siete stati avvisati.» Dissi, e prima che qualcuno potesse fare qualcosa, la campanella suonò e ognuno fu costretto ad andare a lezione.
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