50. Da fratello a sorella

Camminavo verso casa mia a passo lento, illuminato dal lume dei lampioni e dal bagliore della luna. Dopo l'appuntamento con Judith ero rimasto in quel centro commerciale per altre due ore, e prima di quanto pensassi si era già fatta sera. Alla fine, però, il tempo passato lì ne era valso tutta la pena. Avevo trovato un bel costume, e non vedevo l'ora di indossarlo alla festa. Oh, sì, la festa di Bethany; ciò voleva dire che avrei visto anche Miles, gli altri e quella faccia tosta di Chase. Mi promisi che una volta lì avrei fatto il possibile per stare lontano da quelle persone, ero deciso ad evitare risse inutili. E sinceramente, non ci tenevo a ricevere altre botte dopo che quelle che mi avevano procurato in palestra erano ormai sparite del tutto. Per passare il tempo chiacchierai con Ed fino a quando non giunsi a casa mia. Avevo proprio voglia di riposarmi.

«Sono tornato!» esclamai sbattendo la porta di casa e raggiungendo il salotto.

Clary era seduta per terra, con Mr. Lasagno tra le braccia, che guardava i suoi programmi alla TV. Appoggiai la busta con il costume di fianco al divano, mi buttai su quest'ultimo e dalla noia diedi un'occhiata a quello che stava guardando mia sorella. Sinceramente non capivo che cosa ci trovasse di bello in quella frutta canterina. Sul serio, Steve la Banana era inquietante.

«Chris, sei tu?» era la voce di mia madre dalla cucina. Probabilmente stava preparando la cena.

«Sono io!» risposi a voce alta.

«Con chi sei stato?»

Ecco. Ero appena arrivato e già aveva cominciato a farmi l'interrogato.

«Con Peter.» Mentii.

«Passi molto tempo con lui, un giorno dovresti presentarmelo.»

«Come vuoi.» Dissi annoiato.

Ci fu un attimo di pausa, in cui ripresi a guardare il programma di Clary. Pensavo di essere sfuggito a mia madre. Pensavo male.

«Cos'avete fatto tu e Peter?»

Sospirai annoiato e mi rigirai sul divano. Non poteva cucinare e basta? Pur essendo in un'altra stanza mia madre continuava ad assillarmi come se fossi di fianco a lei.

«Ho preso il costume per la festa di Halloween di domani.» Decisi di rispondere. In fondo era la verità.

«Perfetto! Anche io e Clary siamo andate oggi a prenderne uno» affermò. Potevo sentirla sorridere dalla stanza accanto. «Si vestirà da Dorothy del Mago di Oz, non è adorabile?»

«Super adorabile.» Commentai con un tono di voce vicino al disgusto.

«Ah, e poi ho notizie da darti.» Continuò la donna.

«Dimmi tutto.» Dissi prendendo un lento respiro.

Da lei ero ormai pronto a tutto, non importava quale notizia sarebbe stata.

«Hai parlato con Grace, no?»

A quella frase i miei occhi si spalancarono all'improvviso. Mi voltai alla mia sinistra a vidi Clary intenta a guardare il televisore. Ma le sue orecchie erano aperte, e avrebbe potuto sentire tutto. Era meglio fermare mia madre prima che potesse rovinare tutto.

«Mamma...» Tossii un paio di volte per cercare di avvisarla. Cosa completamente inutile.

«Beh, avrei fissato la cena a dopodomani» continuò a mio malincuore. «Non vedo l'ora, dev'essere tutto perfetto!»

«Mamma...!» ripresi allarmato, notando che la testolina curiosa di Clary si era voltata verso la voce di nostra madre.

Il piano stava decadendo proprio davanti ai nostri occhi.

«Ci saranno gli zii, i cugini e nonna Bernise» disse la donna entusiasta, camminando verso il salotto. «Ci saranno tutti!» esclamò entrando dalla porta.

Fu in quel preciso istante che si rese conto della situazione. Guardò me, che la fissavo con occhi spaventati, poi guardò Clary, confusa da quello che aveva detto.

«Mamma, cosa vuol dire che ci saranno tutti?» domandò la bambina, alzandosi lentamente in piedi.

Io e la donna eravamo senza parole. Volevo dire qualcosa per rimediare, ma cosa avrei potuto dire? Sapevo che non avremmo dovuto rimandare... forse tutto ciò era un segno del destino. La verità sarebbe comunque venuta a galla, in un modo o nell'altro.

«Clary...» sospirai inginocchiandomi davanti a lei. «Dobbiamo dirti una cosa importante.»

Guardai mia madre, che annuì abbattuta. Si avvicinò a me e con fare triste si inginocchiò pure lei all'altezza di Clary. La bambina ci stava guardando con le sopracciglia aggrottate, non capendo quello che stava succedendo.

«Tesoro...» mormorò mia madre accarezzandole i capelli. «C'è una cosa che non ti ho detto, in tutto questo tempo.»

Per evitare tutta quella suspense, decisi di dire qualcosa.

«Comunque vadano le cose, sappi che non è colpa della mamma, l'ha fatto solo per proteggerti.»

«Ditemi che succede.» Fece la bambina, impaziente.

Tuttavia sentivo che il suo tono era spaventato, come se provasse timore. Le stavamo mettendo troppa ansia, era come se facessimo parte di quelle telenovelas spagnole.

«Basta pensare alle telenovelas!»

Sì, aveva ragione. Ma era sempre un buon momento per tirare fuori le telenovelas. Okay, forse no.

Per fortuna fu nostra madre a farsi avanti, a smascherare tutto. «Clary...» sospirò. «Tu hai dei cugini. Degli zii, e... una nonna.»

L'espressione di Clary divenne confusa.

«...Paterni.» Aggiunsi quasi in un sussurro.

Paterni. Per Clary nostro padre era solo un miraggio, gli ultimi ricordi che aveva di lui risalivano a quando lei aveva uno o due anni. Non ne avevamo mai parlato con lei, non potevamo capire come si fosse sentita in tutti questi anni, senza la presenza del padre. E mi si spezzò il cuore quando vidi i suoi occhioni azzurri farsi lucidi.

«Questo per dirti che... sabato faremo una cena, e... potrai ecco...» mia madre sembrava non trovare le parole. «Incontrarli.»

Clary sembrava... distrutta. Non l'avevo mai, e dico mai vista così. Non disse nulla, aveva un'espressione delusa. Non aggiunse altro e corse come una saetta su per le scale, trattenendo a stento le lacrime. Il forte rumore di una porta che si sbatteva ci fece capire che si era rinchiusa in camera sua. Io e mia madre non dicemmo nulla.

La donna abbassò lo sguardo e posò una mano sulla fronte. «Lo sapevo, avrei dovuto fare più attenzione.»

«Prima o poi l'avrebbe scoperto.» Cercai di rassicurarla mettendomi accanto a lei e avvolgendola in un abbraccio.

«Sono una madre terribile...» Singhiozzò lei.

«No, non lo sei» dissi staccandomi dall'abbraccio. «Parlerò io con Clary, cercherò di farla ragionare.»

Mia madre mi sorrise. «Grazie, Chris.»

Le rivolsi un sorriso di compassione e cominciai a salire le scale, pensando amaramente a come potesse sentirsi mia sorella in quel momento; chiusa nella sua stanza, senza nessuno a consolarla... mi sentivo un terribile fratello. Clary era sempre rimasta forte, dopo tutto quello che aveva passato. Doveva convivere con una madre moralmente instabile e con un fratello maggiore che la faceva sempre piangere. Perché mi ostinavo sempre a cercare di distruggere il suo animo da bambina? Clary era perfetta così com'era, nonostante la situazione in cui si trovava riusciva sempre ad uscire con un sorriso, e ripensando alle cose che le avevo fatto in passato mi sentivo terribilmente in colpa. Arrivai davanti a camera sua e bussai gentilmente la porta. Non ottenni nessuna risposta, così sospirai e decisi di entrare lo stesso. Clary era sul suo letto in lacrime, che teneva stretto fra le sue braccia Mr. Lasagno. Dopotutto quel peluche a forma di lasagna era l'unico che le era rimasto accanto anche nei momenti più bui. Riusciva sempre a calmarla, cosa che da bravo fratello avrei dovuto fare io.

«Hey...» mi avvicinai al letto e mi sedetti vicino a lei.

Clary tirò su con il naso e non disse una parola. Non avevo molta esperienza con i bambini, dato che le uniche parole che in passato rivolgevo a mia sorella erano "Passami il telecomando" o "Smettila di frignare".

«Tu lo sapevi...» Mormorò d'un tratto lei, con la testa sul cuscino.

«Ovvio che lo sapevo, ci siamo allontanati dai nostri parenti quando io avevo dodici anni. Tu eri troppo piccola per ricordarti di loro.»

Clary tolse la testa dal cuscino e alzò il busto fino a guardarmi negli occhi. Erano ancora rossi dalle lacrime che aveva versato.

«Ho una nonna?» domandò.

La sua tenerezza mi fece allungare le labbra in un dolce sorriso.

«Sì, si chiama Bernise.»

«E com'era?»

Sospirai cercando di ricordarmi, mentre mi avvicinavo più a mia sorella per avvolgerle un braccio dietro la schiena.

«Era buona, gentile... aveva uno spiccato senso dell'umorismo, raccontava sempre tante storie divertenti. Ricordo che tu le rubavi sempre le caramelle, la nonna le portava sempre con sé nella sua borsetta. Un giorno tu avevi scoperto il nascondiglio e te l'eri mangiate tutte» ridacchiai, facendo spuntare un piccolo sorriso anche a lei. «Nonna Bernise ti adorava, sai? Ti prendeva sempre in braccio e ti riempiva di baci. Ero un po' geloso.» Ammisi sorridendo.

Clary ridacchiò e strinse Mr. Lasagno a sé. Io feci lo stesso, ma al posto del peluche strinsi lei. Era da parecchio tempo che non la abbracciavo, forse da anni.

«Mi dispiace per tutto, Clary. Mi dispiace per non esserci stato, per averti detto tutte quelle cose cattive. La verità è che ti voglio bene, non ho mai smesso di volertene.»

La bambina ricambiò l'abbraccio, potevo sentire che stava sorridendo.

«Ho anche dei cugini? Degli zii?» domandò poi staccandosi.

Annuii. «Una si chiama Grace, ha più o meno sedici anni, mentre l'altro si chiama Larsen. Dovrebbe avere la tua età.»

«Sono simpatici?»

«Larsen è simpatico...» sospirai. «Grace è... particolare.»

«Particolare?»

«Te ne accorgerai.»

Se solo ripensavo al carattere tagliente di Grace mi venivano i brividi. Evitai di pensarci e sospirai un'altra volta.

«C'è un'altra cosa che dovrei dirti.»

Gli occhi azzurri di Clary si voltarono attenti verso di me.

«Tuo cugino Larsen... è sordomuto, purtroppo.» Dissi abbassando lo sguardo.

«Oh.» Fece la bambina.

«Ma questo non vuol dire che non sia socievole.» Dissi cercando di farla stare meglio.

Forse ero un po' patetico.

«Hai ragione.» Mi sorrise Clary.

Patetico chi?

«Tu.»

Mia sorella sospirò e tirò fuori dalla tasca del suo gonnellino una bambola dai capelli biondo platino. Se la mise ad accarezzare mentre sorrideva; mi chiedevo dove avessi già visto quella bambola.

«A cosa stai pensando?» domandai quasi divertito.

Cominciai ad accarezzarle dolcemente una ciocca di capelli.

«A Judith.» Ammise sorridendo.

A quella parola rimasi un po' colpito.

«Te l'ha data lei quella bambola?»

Clary annuii continuando ad accarezzarne il vestito e i capelli. «Mi manca.»

Abbozzai un sorriso e riempii la mia sorellina di baci. Ero felice che lei e Judith avessero preso tanta confidenza, fin dalla prima volta che si erano viste al parco.

«Sai... oggi sono uscito con lei» le confidai sorridendo. «Mi ha detto di salutarti.»

Io viso della bambina si illuminò tutto ad un tratto.

«Davvero?»

«Mhmh.»

«Non potresti...» Clary fece gli occhietti da cerbiatto. «Invitarla a casa più spesso?»

Ridacchiai. Invitarla più spesso... idea allettante. No, non è come pensate. Non è... affatto come pensate.

«Vedremo.» Risposi facendo le spallucce.

La bambina sorrise e si rannicchiò sul mio petto, chiudendo gli occhi e facendo un lento respiro.

«Sei stanca?» domandai accarezzandole dolcemente la schiena.

«Tanto.» Ottenni come risposta.

«Non vuoi mangiare?»

«No.»

Nostra madre aveva sbagliato a cucinare, dato che probabilmente quella sera non avrei toccato cibo. Volevo restare con mia sorella, per la prima volta nella mia giovane vita.

«Allora dormiamo.» Dissi, allungando il braccio verso la lampada appoggiata al comodino per spegnere la luce.

La stanza rimase al buio, gli unici rumori che si sentivano erano i respiri stanchi miei e di Clary. Chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi, magari pensando al pomeriggio che avevo passato con Judith. Avevo una voglia matta di rivederla domani, di rivedere i suoi bellissimi occhi azzurri e il suo splendido sorriso. Mi chiedevo cosa stesse facendo in quel momento. Forse stava cenando, oppure era già tra le braccia di Morfeo. In ogni caso speravo stesse bene.

«Chris...» sussurrò Clary all'improvviso.

«Sì?» domandai aprendo gli occhi.

Un breve attimo di silenzio.

«Mi manca papà.»

Sospirai e richiusi gli occhi, stringendo forte la bambina.

«Anche a me.»

E ci addormentammo così; abbracciati dopo tanto tempo, con in mente gli stessi pensieri, e con il cuore alleggerito.

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