5. La ragazza dai boccoli biondi
Canzoni per il capitolo:
• Fake love ~ Drake
• Don't let me down ~ The Chainsmokers ft. Daya
Appena raggiunsi il cortile della scuola, non passò un minuto che un ragazzo mi corse subito in contro con una furia sovrumana.
«Chris! Chriiis!»
Mi voltai verso di lui, e non rimasi sorpreso, quando vidi Peter correre verso di me come un forsennato. Cosa voleva quel ragazzo? Quando arrivò davanti a me appoggiò una mano alla mia spalla e si chinò per prendere fiato. Tutta quella confidenza mi diede un briciolo di fastidio, ma cercai di contenermi restando immobile.
«Hey.» Disse Peter tra un sospiro e un altro.
«...Hey.» Feci io, imbarazzato.
Il rosso si rimise in piedi e il suo respiro tornò regolare. Aveva fatto proprio una bella corsa...
«Domani vieni a casa mia?» domandò diretto. «Mangiamo una pizza, lottiamo contro gli zombi... ho la Play Station nuova!»
La sua disperata voglia di avere un amico mi faceva quasi pena, perciò decisi di accettare l'offerta. In fondo perché no? Mi faceva bene riprendermi dalla storia dei miei vecchi amici...
«Va bene» dissi.
Poco dopo mi accorsi che forse la mia risposta era stata un po' troppo affrettata, dato che non avevo calcolato di avere una ragazza. Pensai che Bethany se la fosse presa da come l'avevo trattata l'altro giorno, rifiutando di andare a cena da lei. Magari aveva voglia di uscire e di stare insieme, e così mi sarei fatto perdonare e in compenso avrei potuto anche fare buone azioni per Ed!
«Fammi parlare con la mia ragazza e dopo ti dico.» Mi corressi infine.
A quelle parole Peter si ritrasse e mi guardò confuso, come se avessi detto una cosa proibita.
«Ma come, non...» la sua espressione divenne triste. «Non l'hai saputo?»
Io gli rivolsi uno sguardo smarrito, non capendo cosa voleva dirmi. Perché all'improvviso ero spaventato? Proprio in quel momento, sentii una risata fin troppo familiare alle mie spalle; una risata secca e umiliante. Mi voltai, ma subito dopo mi pentii di averlo fatto, perché proprio davanti a me vidi una scena rivoltante: Miles con un braccio avvolto a Bethany, la mia ragazza. Lei continuava a ridere, e la cosa non mi piaceva affatto.
«Ma guarda qua, Chris Watson.» Disse Miles sogghignando.
«Ooh... così non va bene...» Fece Ed, accorgendosi della situazione delicata.
Quando realizzai cosa stava succedendo, strinsi d'istinto le mani in un pugno e guardai i due con odio.
«Miles, cosa ci fai con la mia ragazza?» domandai serissimo.
Bethany fece una faccia divertita, una faccia che non mi piacque affatto.
«Sai, dopo che mia madre mi ha impedito di andare alla festa, ho fatto qualche chiacchiera con questa bella ragazza.» Disse Miles, avvicinando Bethany a sé.
La ragazza gli sorrise, e i due cominciarono a baciarsi proprio davanti a me. In quell'istante, in quel preciso istante, tutto il mondo mi crollò addosso. Il mio ex migliore amico e la mia ragazza mi avevano tradito, e nulla sarebbe più stato come prima. Era incredibile, io gli avevo salvato la vita, e lui mi aveva ripagato così. Ovviamente lui non poteva sapere che gli avevo salvato la vita, e per un leggero momento mi pentii di averlo fatto. Noi tre attirammo l'attenzione degli studenti nel cortile della scuola, che rimasero a guardarci interessati, creando un piccolo cerchio attorno a noi. Non avevano altro da fare? Quando Miles e Bethany si staccarono dal bacio, lei sorrise notando la mia espressione gelosa.
«Oh, povero Chris» disse, fingendo un broncio. «Fino a ieri eri il ragazzo più popolare della scuola, mentre adesso vai in giro con gli sfigati.»
Lanciai una rapida occhiata a Peter, sapendo che si stava riferendo a lui. Mi dispiaceva averlo cacciato in quella situazione, ma non potevo farci nulla.
«Perché lo fai, Bethany?» domandai, cercando di non sembrare così ferito come mi sentivo.
Molto probabilmente lo faceva solo per farmi ingelosire; per dispetto, perché ero sicuro che non provasse nulla per Miles. Lei si avvicinò a me, a passo lento. Il rumore dei suoi tacchi riecheggiava per tutto il cortile, dato che tutto attorno non volava neanche una mosca. Giunta a qualche metro da me, la ragazza incrociò le braccia e sorrise.
«Sai, Miles non mi dà buca per andare alle feste con i suoi amici» disse. «La prossima volta ripensaci prima di trattarmi così, non sai quello che hai perso.»
Non avrei dovuto darle buca, ma quella non era una scusa sufficiente per lasciarmi! Non mi amava, non mi aveva mai amato; e ripensandoci, neanche io l'avevo mai amata. Ero profondamente deluso da Miles; il mio migliore amico, quello che mi nascondeva le sigarette per non farmi scoprire da mia madre, quello che era rimasto al mio fianco sempre e comunque, a qualsiasi costo. Magari non eravamo la coppia di amici perfetta, ma lui c'era sempre quando combinavo casini, pronto a coprirmi andasse come andasse; e ora mi aveva pugnalato alle spalle solo perché avevo cercato di salvarlo da una cattiva strada, quella in cui mi aveva trascinato parecchi anni prima. In quell'istante la campanella cominciò a suonare e fui costretto ad entrare a scuola, così come tutti gli studenti attorno a me, che lasciarono perdere la nostra lite e si diressero verso la porta principale. Lanciai un'ultima occhiata ai miei due nuovi rivali ed entrai nell'edificio, colpito da una crepa irreparabile al mio cuore. Peter camminava con la testa bassa accanto a me, strusciando le scarpe sul pavimento del corridoio. Non sapeva cosa dirmi, e probabilmente neanche la mia coscienza, dato che per tutto il tragitto non disse una parola.
«Mi dispiace.» Mormorò il rosso.
Io chiusi gli occhi e scossi la testa; non doveva scusarsi, in fondo non aveva fatto nulla.
«Non ti devi dispiacere. Sai, ora che ci penso... Bethany non mi piaceva, più di tanto.»
Ci fu un piccolo silenzio imbarazzante, in cui tra sospiro e un altro cercavo di dimenticare tutto. Ma com'era possibile dimenticare i miei anni di liceo in un minuto?
«E... Miles?» continuò Peter, girando la testa verso di me.
Io sospirai. Stavo male da morire, per lui. Ma la vita era così, e non potevo farci niente.
«Miles è un cretino, è fatto così.» Dissi, abbozzando un sorriso deprimente.
Peter mi mise un braccio attorno al collo. «Andrà meglio, vedrai.» Cercò di rassicurarmi.
Io gli sorrisi, contento che facesse uno sforzo per vedermi felice.
«Grazie, amico.»
Insieme entrammo nella nostra aula. Avevo scoperto che Peter frequentava il mio stesso corso di storia, ma non l'avevo mai notato essendo in prima fila. La lezione fu più noiosa del solito; non riuscivo a non pensare a Bethany e al suo tradimento. Ma il nostro non era amore, era solo questione di popolarità. Forse, in cuor mio, ero quasi sollevato dal fatto che tra noi fosse finita. Era solo che non riuscivo a sopportare il fatto che lei mi avesse tradito; forse era colpa mia, forse... non le avevo dato troppe attenzioni.
«Pensieroso?» domandò Ed, notando la mia disattenzione.
Smisi di giocherellare con la mia matita grigia e tolsi il gomito dal banco. Osservai il professore per vedere se mi stava guardando; fortunatamente, Mr. Gomez era troppo impegnato ad abbozzare qualcosa sulla lavagna che ad accorgersi di me.
«Come hanno potuto tradirmi? Ma che razza di persone... spregevoli!» sussurrai.
Ed sospirò. «Tu eri come loro, Chris.» Disse.
«Cosa?» feci io. «Io non ero affatto come loro!» esclamai.
Mi feriva che Ed pensasse una cosa del genere; non ero come loro! Ero un bravo ragazzo... giusto?
«Watson!» mi rimproverò il professore, che probabilmente mi aveva sentito.
Non avrei dovuto urlare così forte. Maledissi me stesso, mentre i ragazzi accanto a me cominciarono a ridacchiare.
«Scusi, Mr. Gomez.» Dissi in imbarazzo.
Lui rimase serio, e mi guardò male. Ci mancava solo il professore con la sua ramanzina per aggiungere la ciliegina sulla torta a questa giornata.
«Per colpa di Watson, vi darò da studiare tutto il capitolo per domani!» sbraitò arrabbiato.
Tutta la classe cominciò a lamentarsi, mentre io volevo sprofondare. Perfetto, ora ero anche odiato da tutta la classe.
«Poteva andare peggio.» Disse la mia coscienza, per cercare di consolarmi.
D'improvviso, un ragazzo biondo e dalla corporatura robusta corse verso la nostra aula, e si appoggiò velocemente sullo stipite della porta. Tutti noi erano molto sorpresi, anche il prof smise di spiegare. Il ragazzo si concesse qualche secondo per respirare, mentre eravamo tutti molto confusi di quello che stava succedendo. Da quel che mi ricordavo non si poteva gironzolare per i corridoi...
«Venite nel cortile della scuola, subito!» esclamò allarmato.
Nessuno fece in tempo a parlare che il ragazzo corse subito verso un'altra aula. La curiosità era così forte che tutti si alzarono dalle proprie sedie e corsero fuori dalla classe, nonostante il professore continuasse ad ordinarci di non abbandonare l'aula. Peter ed io uscimmo in fretta e furia dalla scuola, seguiti da tutti gli altri studenti, che erano come noi impazienti di scoprire il perché tanto caos. Usciti dall'edificio, andammo verso il cortile. Mi guardai intorno, e notai che tutti stavano urlando e guardando verso l'alto. Non sentivo niente e non capivo niente, con tutto quel caos, e avevo notavo che Peter aveva la mia stessa espressione.
«Sarà meglio che guardi in alto...» Suggerì Ed.
Così feci, e una volta alzato lo sguardo, i miei occhi si spalancarono: una ragazza era sul tetto della scuola, e stava per buttarsi per porre fine alla sua vita. Subito pensai il perché nessuno facesse qualcosa per salvarla, probabilmente erano tutti terrorizzati come lo ero io. Non poteva suicidarsi, non poteva farlo. Il panico e la paura si impossessarono di me, ero paralizzato. Non sapevo cosa fare, ma sapevo di dover agire, e in fretta.
«Chris, corri!» esclamò la mia coscienza.
Aveva ragione, Ed aveva ragione. Misi da parte la paura, diedi un'ultima occhiata alla ragazza, e cominciai a correre. Mi feci spazio tra la folla, urlando a tutti di farsi da parte. Per sbaglio urtai una ragazza, e le feci cadere il cellulare dalle mani, che finì per terra. La guardai in faccia e mi accorsi che era Bethany. Lei mi guardò male.
«Ops! Quanto mi dispiace...» Ironizzai, prima di ricominciare a correre.
«Christopher! Prima o poi ti ammazzo!» sentii gridare in lontananza.
Sorrisi leggermente, contento di avergliela fatta pagare, poi ritornai concentrato sulla mia missione e corsi verso l'entrata della scuola. Spalancai le due porte di vetro ed entrai nell'edificio. Dentro vidi una bidella, ma non feci caso a lei e mi diressi verso le scale, con dietro lei che mi urlava di fermarmi. Non la ascoltai e salii le scale della scuola in fretta e furia. Non badai alla stanchezza provata nel salire tutti quei gradini e continuai a correre. Ogni minuto, ogni secondo potevano fare la differenza sulla vita di quella ragazza. Raggiunsi un lungo corridoio, e lo attraversai più velocemente che potevo; essendo un quarterback, ero molto abile nella corsa. Quando arrivai davanti alla porta che mi separava dal tetto, la spinsi, ma nonostante tutti i miei sforzi non si aprì.
«È chiusa!» esclamai, continuando ad agitare la maniglia.
«Prova... prova a romperla!» suggerì Ed, messo in difficoltà.
«Con cosa?!» sbraitai io, nel panico.
«Cerca una sedia, o... qualcosa!»
«Non c'è tempo!»
Temevo di non farcela, ma non potevo lasciare morire quella ragazza. All'improvviso un'idea si fece spazio nella mia mente, ma forse era un po' troppo rischiosa; ma a mali estremi, estremi rimedi.
«Okay...» Feci, indietreggiando di un po' e serrando i pugni.
Mi concentrai sulla porta, e assunsi un'espressione seria.
«Cosa fai?!» sbraitò Ed.
Tutta la sua agitazione mi metteva ansia.
«Dovresti sapere che ho fatto un corso di arti marziali, da piccolo.» Dissi.
«Avevi sette anni!» replicò lui.
Ed non si fidava di me, ma io non lo ascoltai, e misi tutta la mia concentrazione su quella porta di legno.
«Concentrati sull'obbiettivo, Chris. Concentrati sull'obbiettivo...» Sussurrai a me stesso.
All'improvviso presi una rincorsa e con la spalla cercai di sfondare la porta con tutta la forza che avevo. Al contrario di tutte le mie aspettative, i cardini cedettero e la porta cadde letteralmente al suolo. Mi sentivo davvero stupefatto di me stesso, ma quella sensazione svanì quando sentii un dolore lancinante alla spalla. Non avevo pensato che sfondando la porta avrei potuto farmi male...
«Ma porca Bethany!» imprecai, facendo una smorfia di dolore e massaggiandomi la zona dove ben presto sarebbe comparso un livido.
Cavolo, nei film sembrava molto più facile.
«Madre di Miles imbalsamata! Brutto figlio di una coscienza pignola!»
«Ehm... capisco che sei un tantino scosso, ma cerca di contenerti.» Disse Ed.
Il rumore della porta e le mie squillanti imprecazioni attirarono l'attenzione della ragazza, che si girò immediatamente verso di me. Solo in quel momento potei riconoscere il viso; era la ragazza che io e i miei amici avevano preso in giro, il giorno prima dell'incidente. I suoi boccoli biondi svolazzavano da tutte le parti, di conseguenza al forte vento che si era creato. I suoi occhi erano rossi e lucidi, stava piangendo. Smisi di massaggiarmi la spalla e mi concentrai solo su di lei. Cosa potevo dire per farle cambiare idea? Oh no... non ero mai stato bravo con i discorsi.
Provai a urlare: «Ferma! Non farlo!», e solo dopo mi accorsi che avrebbe potuto risultare banale.
«Non puoi obbligarmi!» replicò lei, in lacrime.
Io mi avvicinai leggermente, cercando di portarla via da lì.
«Non ti muovere!» gridò lei, sapendo cosa avevo intenzione di fare. «Un altro passo e mi butto!»
Io obbedii e mi fermai. Lei sembrava così impaurita ed innocente, mi faceva quasi tenerezza.
«Perché lo fai?» domandai, cercando con un braccio di pararmi dal forte vento che aveva iniziato a scompigliarmi i capelli.
Lei cercò di trattenere le lacrime. «La mia vita fa schifo! Non voglio vivere un minuto di più in questo postaccio!»
Cercai di capirla, e mi dispiaceva molto per lei. Doveva essere presa di mira da tutti... ma non poteva suicidarsi, quella non era l'opzione migliore. Dovevo trovare un modo per impedirle di buttarsi dal tetto; wow, non avrei mai pensato di dire questa frase!
«Pensa alla tua famiglia!» urlai. «Tua madre, tuo padre!»
«Mia madre è morta!» sbraitò la ragazza, lasciandomi senza parole. «In questo modo posso tornare da lei!»
Dovevo pensare in fretta. Cosa diceva quell'articolo che avevano letto in classe riguardo al suicidio? Non ricordavo, quando l'avevamo letto ero intento a lanciare palline di carta contro la professoressa. Quanto ero idiota!
«Tua madre non vorrebbe che tu ti suicidassi! Hai ancora un'intera vita davanti a te! Pensa a quando avrai un marito, dei figli!» cercai di convincerla.
«Nessuno vorrebbe mai sposarmi!» gridò la biondina, piangendo. «Guardami! Sono un completo disastro, uno sbaglio!»
Le sue parole mi fecero capire quanta poca autostima dovesse avere.
«Me lo ripetono tutti...» Singhiozzò dopo. «Al mondo non mancherò.»
«Al mondo mancherai.» Replicai io, serissimo. «Pensa a quante cose potrai fare quando sarai grande: il liceo è solo una piccola parte della vita, vedrai che in futuro le cose andranno meglio. E non è vero che nessuno vorrebbe mai sposarti, mi sembri una ragazza in gamba, e...» avvampai leggermente, sicuro di quello che stessi per dire. «Anche molto carina.»
Lei sorrise leggermente, colpita dalle parole che avevo pronunciato. Le porsi una mano, nella speranza che ci avesse ripensato.
«Mi dispiace se l'altro giorno ti ho presa di mira, sono stato un vero idiota!» ammisi. «Ma suicidarsi non è la soluzione, ti prego, accetta la mia mano, e ti prometto... io ti prometto che le cose andranno meglio!»
Lei rimase in silenzio per un po', non sapendo se fidarsi. La mia mano rimase lì. La tensione era a mille. Si sarebbe veramente buttata? I miei dubbi svanirono, quando la piccola e fredda mano della ragazza toccò la mia. La bionda scese dall'altare del tetto e cadde letteralmente tra le mie braccia. Perdemmo entrambi l'equilibrio e insieme cademmo in ginocchio, a contatto con il pavimento di cemento del tetto. La strinsi più forte che potevo, e lei fece lo stesso con me. Ero estremamente sollevato che la ragazza non si fosse buttata, se l'avesse fatto avrei potuto dire addio alle speranze che avevo di andare in Paradiso. Ma non era solo quello... credo che appena l'avessi vista in bilico tra la vita e la morte avessi potuto fare qualsiasi cosa per salvarla. La ragazza affondò le lacrime sulla mia spalla, lasciando andare tutte le sue emozioni. Tutto attorno a noi era silenzioso. L'unico rumore che si sentiva era l'ira del vento e i singhiozzi della ragazza, che mi teneva stretto. Le accarezzai i soffici capelli biondi, sapendo che un po' di affetto era tutto quello di cui aveva bisogno. Quella ragazza era riuscita a sciogliere il mio cuore di ghiaccio.
«È tutto finito.» Sussurrai, per farla stare meglio.
Lei mugugnò qualcosa e si staccò da me, con un respiro. Le asciugai dolcemente le lacrime e l'aiutai ad alzarsi.
«Tutto okay?» le domandai, dandole la mano.
Lei annuì, e con l'altra mano si mise dietro l'orecchio una ciocca di capelli. Le feci un sorriso di compassione, e insieme ci dirigemmo verso l'uscita. Scavalcammo la porta che avevo magicamente fatto cadere per terra, e mano nella mano scendemmo le scale della scuola. Non ci rivolgemmo una parola per tutto il tragitto, ci limitammo a guardarci per poi distogliere subito lo sguardo. Rimasi incantato dalla sua bellezza, le tenevo stretta la mano come per proteggerla. Ero sollevato dal fatto che non si fosse suicidata, ero sicuro che almeno qualcuno l'amasse. Quando uscimmo dall'edificio una folla di gente si avventò contro di noi, scattando foto e girando video con il cellulare. D'improvviso non sentii più la mano della ragazza, e smarrito cominciai a guardarmi intorno. Il flash delle fotocamere e le urla della gente non mi facevano capire più niente. Con difficoltà riuscii ad uscire dalla massa di gente che si era creata. D'un tratto, in lontananza, scorsi una sagoma che stava correndo via. Era una ragazza con i capelli biondi, e ci misi poco per capire che era la ragazza che avevo salvato, e che ora stava scappando. Sospirai, quando capii di non potere seguirla.
«Hai fatto un ottimo lavoro, Chris.» Si congratulò Ed.
Sospirai e guardai quella ragazza dai boccoli biondi per l'ultima volta, prima di essere sommerso da una marea di persone con le loro domande.
//ANGOLO AUTRICE//
Avrei dovuto pubblicare ieri, ma ho dovuto ricorreggere tutto e con i vari impegni ci ho messo un bel po'. Almeno il capitolo è il più lungo che abbia scritto (più di 3000 parole) e sono molto soddisfatta! Scrivetemi che ne pensate della storia e ci vediamo nel prossimo capitolo!❤
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