47. Un ristorante pieno di sorprese
Io e Judith raggiungemmo a velocità folle il ristorante dove Peter aveva il suo appuntamento. Avevo pregato la ragazza di rimanere alla festa di Corynn, ma lei aveva insistito per venire con me dato che lì si sentiva a disagio. Perciò avevamo dovuto salutare tutti velocemente e svignarcela il prima possibile. Eravamo ancora confusi sul motivo di Peter, dato che la chiamata era stata così affrettata che non avevo potuto ricavare altre informazioni. A metà strada Judith si fermò improvvisamente di fianco ad una pianta.
Mi voltai verso di lei e dissi: «Cosa stai facendo?»
Lei mi guardò male. «Respiro!» si sorresse un piede e fece una smorfia di dolore. «Non dovevo mettermi questi stivaletti. I miei piedi stanno soffrendo.»
Sospirai e la presi per un braccio. «Muoviti! Non so che casino abbia combinato Peter questa volta.»
La ragazza si lamentò e si mollò dalla mia presa.
«Fermo! Fai male!»
Era la prima volta che vedevo quel lato di Judith.
«Dobbiamo sbrigarci, non fare la schizzinosa!»
«Io non sono schizzinosa!» protestò lei. «Vorrei vederti in questi tacchi.»
Sospirai e rimasi un minuto in silenzio. Guardai la strada e mi accorsi che c'era ancora molto percorso da fare.
«Arriveremo in ritardo.» Mormorai preoccupato.
Chissà cosa stava facendo Peter... cosa gli era successo? Dovevo scoprirlo il prima possibile, ma con Judith che si lamentava non ce l'avrei mai fatta. Mi voltai verso di lei e cercai di essere gentile.
«Judith... ora riesci a camminare?»
Lei annuì decisa. «Sì, ci riesco.»
Feci un sospiro di sollievo e ripresi a correre, osservando la ragazza. Dopo neanche tre passi Judith si fermò di nuovo.
«Ahi! L'alluce!»
Ormai irritato dalla sua presenza mi voltai verso di lei e sospirai, accorgendomi che sarei dovuto ricorrere al piano B.
«Guarda cosa mi tocca fare...»
Andai verso di lei e la presi in braccio. Judith fece un gridolino di sorpresa e si aggrovigliò al mio collo per non cadere. Ormai tenerla tra le braccia era diventata un'abitudine.
«Christopher Professionale Watson, mettimi subito giù!» urlò la ragazza agitando le gambe.
«Noi arriveremo al ristorante, in un modo o nell'altro.»
Cominciai a camminare, con le persone attorno a noi che ci guardavano in tralice. Judith si guardò intorno con imbarazzo, poi ormai arresa sospirò e allungandosi cominciò a slacciarsi gli stivaletti.
«Cosa fai?» domandai allibito.
La ragazza non mi rispose e stiracchiò per bene i suoi piedi nudi.
«Ora va molto meglio.» Disse sollevata.
Emise un respiro di sollievo e allungò la testa all'indietro, mentre il suo braccio penzolante teneva stretti gli stivaletti che si era sfilata di dosso.
«Non riuscirò mai a capirti, Judith» commentai continuando a camminare. «Un secondo sei tutta timida e un attimo dopo rimani a piedi nudi in mezzo alla strada.»
«Hey, varia dai periodi.» Fece lei, alzando leggermente la testa per guardarmi negli occhi.
Sorrisi, evitando una vecchia signora che ci squadrò amaramente.
«Beh, mi piace questa Judith.» Commentai guardando davanti a me.
La ragazza sorrise e si mise più comoda tornando con le braccia attorno al mio collo. La guardai e entrambi sorridemmo, forse per nessun motivo.
«Suricato.»
«Oh, semaforo.» Dissi distogliendo lo sguardo, dopo le parole di Ed.
Mi fermai di fianco ad altre persone, che non persero occasione per rivolgerci occhiate confuse e divertite.
«Ci stanno guardando tutti?» mi sussurrò Judith ad un orecchio, con fare divertito.
«Può darsi.» Risposi sempre con un sussurro.
La ragazza voltò la testa verso un signore, che la guardò male. Dopodiché tornò a guardarmi e ridacchiò divertita. Era semplicemente adorabile, avrei voluto tenerla in braccio per sempre, anche se dopo un po' le mie braccia cominciarono a chiedere pietà. Dopo aver attraversato le strisce pedonali, io e Judith fummo attirati dallo squillo del mio cellulare. Probabilmente era Peter.
«Accidenti.» Dissi non potendo rispondere dato che le mie mani erano occupate.
«Ci penso io.» Disse Judith.
Allungò la mano verso la tasca dei miei pantaloni e afferrò il mio cellulare, poi portandomelo all'orecchio. Me lo avrebbe tenuto lei per il resto della chiamata.
«Peter?»
«Dove diavolo sei?!»
«Sto arrivando. Cioè... stiamo arrivando.»
«Stiamo?»
«È una lunga storia.»
«Ti prego, sbrigati. Non so come fare!»
«Prima spiegami cos'è successo!» dissi, volendo spiegazioni al più presto.
«Anche questa è una lunga storia. Arriva al più presto, ti spiegherò tutto lì.»
Sospirai. «Okay. Ciao, Peter.»
Judith riattaccò e ricacciò il cellulare nella mia tasca.
«Cosa ti ha detto?» domandò curiosa.
«Che dobbiamo muoverci. Perciò dovremo correre.»
«Vorrai dire che tu dovrai correre» mi corresse Judith dandomi un colpo di indice sulla punta del naso. «Io me ne starò qui bella comoda, senza dover fare alcuno sforzo.»
Alzai un sopracciglio. «Vuoi che ti butti in un tombino?»
«Forza Peter, stiamo arrivando!» urlò la ragazza indicando la strada.
Risi e cominciai a correre verso il ristorante. Il vento ci faceva svolazzare i capelli e i vestiti, accarezzandoci il viso. Molte persone ci urlarono di stare attenti, e addirittura un uomo ci riempì di insulti per aver quasi fatto cadere la sua borsa della spesa. Però io e Judith ridevamo, eravamo come bambini che giocavano senza pensieri nel parco. E tutto ciò era bellissimo.
***
Non appena entrammo al ristorante venimmo subito urtati da un cameriere, che poco non fece cadere il vassoio con sopra gli spaghetti ai frutti di mare addosso a Judith.
«Mi scusi!» gridò la ragazza dopo che l'uomo ebbe imprecato in spagnolo.
Una volta allontanato ai tavoli io e Judith ci guardammo divertiti.
«Fortuna che noi studiamo francese.» Ridacchiò lei.
Raggiungemmo la reception dove venimmo accolti da una signora in camicia e cravatta. Inizialmente ci rivolse un'occhiata piena di sorpresa e stupore, ma decise di essere gentile e di fare finta di niente.
«Salve, volete un tavolo per due?» domandò nascondendo l'imbarazzo.
«Ehm... sì, grazie.» Dissi.
Lei annuì e si avvicinò a noi pronta per mostrarci il tavolo.
«Avrei solo bisogno che la signorina si rimettesse le scarpe.» Disse guardando Judith.
La biondina spalancò gli occhi, sorpresa e a disagio.
«Oh, ovviamente.» Disse poi, riallacciandosi faticosamente gli stivaletti.
Non credevo che mi sarei mai ritrovato in una situazione del genere. Con le scarpe addosso, Judith sorrise alla receptionist, che imbarazzata ci guidò verso il nostro tavolo. Tutte le persone sedute ci rivolsero occhiatine e commenti probabilmente negativi, ma ormai noi due ci eravamo abituati. Giunti al nostro tavolo la donna appoggiò il menù e ci lasciò soli. Misi delicatamente Judith sulla sua sedia, stando attento che non sbattesse qualcosa sul tavolo.
«Ecco a lei, madame.» Ironizzai con fare teatrale.
Lei rise. «La ringrazio, mio lord.»
Mi sedetti al mio posto e cominciai a guardarmi in giro tra le persone attorno a noi.
«Dobbiamo trovare Peter.» Dissi.
Judith annuì e si mise anche a lei a cercare la testa rossa tra i vari tavoli. Non poteva essere lontano, il ristorante era proprio quello che mi aveva detto al telefono.
«Eccolo!» disse Judith, indicandolo con l'indice.
Seguii il suo dito, che mi portò alla persona che stavamo cercando da una marea di tempo.
«Peter!» esclamai felice di vederlo.
Il ragazzo però non sembrava felice, data la sua espressione. Aveva uno sguardo preoccupato e continuava a dire cose in lontananza poco comprensibili. Gli rivolsi un'occhiata interrogativa e lui mi fece cenno di avvicinarmi.
«Tu aspetta qui.» Dissi a Judith, che annuì.
Mi alzai dalla sedia e camminai fino al tavolo di Peter.
«Finalmente sei arrivato.» Disse il ragazzo sollevato.
«Dov'è Amanda?» domandai notando che mancava al suo posto.
«È andata in bagno. Ha detto che doveva sistemarsi i capelli e che potrebbe metterci qualche minuto.»
«Di cosa hai bisogno? Perché tutta questa fretta?»
Volevo risposte, e subito.
Peter si guardò intorno imbarazzato. «È difficile da spiegare...»
«Beh, farai meglio a spiegarti.» Dissi spazientito.
«Okay, okay.» il rosso sospirò.
Probabilmente doveva essere una cosa difficile da dire, e avevo le orecchie aperte.
«Allora... io stavo parlando con Amanda, quando d'un tratto ho cominciato a guardarle il vestito, le forme... e beh, ecco... mi sono "emozionato".»
Tutto ciò che diceva era assurdo.
«Peter, non ti seguo. Cosa stai cercando di dirmi?»
Il ragazzo sospirò, ormai spazientito. Tolse il tovagliolo che aveva appoggiato sopra i pantaloni e mi fece vedere con i miei occhi. Non appena capii il motivo della sua crisi spalancai gli occhi, allibito.
«Santo cielo!»
Peter mi zittì e rimise il tovagliolo a posto.
«Si vede tanto?» domandò preoccupato.
«Si vede eccome!» risposi io.
Ero scandalizzato.
«Cosa posso fare?» domandò con un tono disperato.
Dovevo pensare ad una soluzione in fretta.
«Ora tu vai in bagno, pensi ad Amanda nuda e rimedi quella stramaledetta erezione!»
Il ragazzo annuì. «Okay. E se torna qui e non mi vede più?»
«Ci penso io. Ora corri, vai!»
Peter si alzò dalla sedia e mi guardò.
«Non sai quanto ti voglia bene in questo momento.»
Mi abbracciò, ma io lo respinsi subito.
«Ma che fai? Hai ancora quella cosa tra i pantaloni!»
Lui abbassò lo sguardo. «Oh, giusto. Scusa!»
Corse immediatamente in bagno, mentre io mi girai e sospirai. Peter era un caso perso, come gli era venuto in mente di lasciarsi troppo andare?
«È stato imbarazzante.» Commentò Ed allibito quanto me.
«Direi di sì.»
Mi voltai verso il bagno e vidi Amanda camminare verso il tavolo. Subito partì una campanella d'allarme, dovevo pensare ad un rimedio prima che cominciasse a fare domande. Mi voltai verso il tavolo con Judith e mi venne un lampo di genio. Corsi verso la ragazza, attirando così la sua attenzione.
«Che è successo a Peter?» domandò lei.
«Ehm... un problema con il suo vestito. Adesso ho bisogno che tu ti alzi e che vada a parlare con Amanda.»
Presi la ragazza per le braccia e la feci alzare, per poi portarla al tavolo.
«Ma di cosa?» domandò allarmata.
«Del suo magazine! Vedrai che farete amicizia in fretta.»
La feci sedere sulla sedia di Peter e le diedi un'ultima occhiata.
«Oh, e se ti chiede dov'è Peter, dille che è in bagno per... farsi bello.»
Dopodiché mi allontanai dietro ad una colonna per vedere la scena. Speravo solo che non sarebbe stato un disastro.
«Aspetta! Chris!» venni fermato dalla voce di Judith che mi chiamava freneticamente.
«Sì?»
«Non ci sto capendo niente!»
«Fingi di essere a cena con un'amica» la ragazza mi guardò male, e io sospirai. «Ho fiducia in te. Puoi farcela, Jud!»
La biondina mi guardò per qualche istante negli occhi non sapendo cosa fare, puoi sospirò ed annuì. Sorrisi e corsi dietro la colonna per assistere a tutta la scena. Sapevo che Judith non sapeva resistermi quando la chiamavo con il suo diminutivo, e questo tornava sempre a mio favore. Amanda fece un'espressione confusa quando al posto di Peter trovò Judith, che con le dita picchiettava nervosamente contro il legno del tavolo.
«Judith?» disse una volta giunta davanti a lei.
La bionda le sorrise. «Amanda! Ehm... è da un po' che non ci vediamo!»
Amanda restò in piedi, ancora insicura di quello che stava succedendo.
«Dov'è Peter?»
«Peter... è andato in bagno. Passavo per di qua e mi ha chiesto se potevo intrattenerti un attimo.»
Judith non sembrava molto convincente, ma fortunatamente Amanda non volle molte spiegazioni e stranita si sedette sulla sua sedia.
«È strano vederti qui...» commentò la ragazza. «Per caso sei con qualcuno?»
Il suo sguardo diventò malizioso, e Judith fece un'espressione imbarazzata.
«No,» ironizzò una risata. «ti sbagli, non sono qui con nessuno. Cosa ti fa pensare che...»
«Va bene, rilassati!» ridacchiò Amanda notando l'irritabilità della ragazza.
Mentre spiavo tutto dalla colonna, qualcuno mi interruppe così improvvisamente che, dato che ero concentrato sulla scena, feci quasi un sobbalzo impaurito. Mi voltai verso la cameriera che mi guardava con due occhi infiammati.
«Mi scusi, ma se non vuole ordinare nulla devo dirle di lasciare il ristorante. Ma stia tranquillo, qui di fianco c'è un bancone che offre dei kebab niente male.»
Quello che disse mi lasciò senza parole. Non sapevo cosa rispondere, ma non potevo lasciare Peter nei guai.
«Non li voglio i kebab!» mi accorsi del tono di voce troppo elevato e mi contenni un attimo. «Intendo dire...» cercai di trovare una scusa adeguata. «Ora dovrei proprio andare in bagno, ma dopo ordino, eh?»
La cameriera non fece neanche in tempo di rispondere, ero scattato in bagno con una velocità tale che avrei fatto invidia ad un ghepardo.
«Peter!»
Cominciai a bussare con furia ad ogni sportello del bagno, in cerca di quel pel di carota.
La sua voce mi rispose subito dopo. «Sono qui!»
Mi misi davanti alla porta e mi misi ad aspettare in silenzio. Era una situazione imbarazzante, non sapevo cosa dire.
«Ehm... hai finito?»
«Ho finito da un pezzo.»
Quella risposta mi sorprese e mi lasciò con un'espressione rassicurata.
«Ma allora perché non esci? Amico, sei ad un appuntamento con Amanda Miller, la ragazza dei tuoi sogni!»
«È proprio questo il punto!» Peter sospirò. «Chris, sai benissimo che io sono un impiastro in tutto. Non ne combino mai una giusta, e non dire che non è vero perché so che stai mentendo. Io... non vado bene per Amanda, lei non vorrà mai stare con uno come me.»
Sospirai e mi sedetti per terra con la schiena contro la porta del bagno. Peter aveva bisogno di una bella dose di autostima, e io gliel'avrei spalmata in faccia come del burro su un panino.
«Peter, tu sei il ragazzo più simpatico, gentile e meraviglioso che abbia mai conosciuto» dissi con sincerità. «Sei tu che mi hai aiutato a cambiare, mi hai fatto vedere il mondo da un'altra prospettiva, e anche se spesso non lo dimostro, sono proprio felice di averti come amico. Non serve un nuovo taglio di capelli o... vestiti firmati per far capire che tu sei un ragazzo fantastico. E se Amanda non lo capisce... beh, allora se ne farà una ragione.»
Il bagno si ricoprì di un velo di silenzio. Tutto quello che avevo detto era vero, le parole mi erano uscite spontanee. Fissai la porta con un lieve sorriso in volto, sperando di aver fatto ragionare il ragazzo. La porta si aprì e ne uscì un Peter commosso. Ci guardammo e sorridemmo.
«Questa è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto» disse il rosso con gli occhi lucidi. «Grazie, Chris!»
Cercò di abbracciarmi ma io lo respinsi subito rovinando il momento quasi commovente.
«Ehm... scusa ma è meglio se prima ti lavi le mani» puntualizzai imbarazzato. «Senza offesa, ma...»
«Oh, sì... giusto.» Ridacchiò il ragazzo.
Gli posai una mano sulla spalla e lo guardai negli occhi. «Sono fiero di te, amico mio.»
Nel suo volto spuntò un sorriso sincero. Purtroppo il momento non durò molto, perché il rumore dei tacchi che si avvicinava a noi ci fece voltare la testa verso la ragazza che ormai ci era giunta davanti.
«Volete spiegarmi cosa sta succedendo?!»
Era Amanda, che era entrata nel bagno dei ragazzi come se nulla fosse facendo scappare molti uomini all'interno. Non appena mi vide, la ragazza aggrottò le sopracciglia.
«Amanda!» esclamai sorpreso.
«Chris? Che diavolo ci fai qui?!» domandò lei confusa.
«Ero in bagno... è una sorpresa vedervi qui entrambi!» cercai di sembrare convincente, anche se era quasi impossibile.
«Avete finito di raccontarmi balle? Credete per caso che sia stupida?» sbottò Amanda. «Voglio sapere cosa sta succedendo, e adesso.»
Okay, eravamo fregati. Ma cosa potevamo inventarci per uscire da quella situazione?
«Amanda! Ahia...» sentimmo degli affanni farsi sempre più vicini, finché non vedemmo Judith avvicinarsi zoppicando verso di noi.
Gli stivaletti le facevano ancora male.
«Fermi tutti!» esclamò massaggiandosi il tallone. Prese qualche respiro e ci guardò. «Okay... ora potete continuare.»
Tutti sospirammo e tornammo alla nostra conversazione.
«Peter, per caso non ti piaccio?» domandò Amanda al ragazzo con un briciolo di tristezza nella sua voce.
Questo rispose subito. «Noo! Tu mi piaci un sacco!»
«E allora qual è il problema?»
Il ragazzo rimase in silenzio. Certo, era ovvio che non poteva dirle la verità, ma che altra alternativa aveva? Doveva rinunciare alla ragazza dei suoi sogni?
«Amanda... i-io...» Peter non sapeva cosa dire.
Avrei voluto salvarlo da quella situazione, ma sinceramente non mi era venuta in mente alcuna scappatoia. Purtroppo doveva uscirne da solo.
Amanda sbuffò. «Credevo fossi diverso...»
Gli rivolse uno sguardo deluso e corse verso l'uscita del bagno, per poi sparire completamente dalla nostra vista. Io e Judith ci guardammo, poi passammo lo sguardo su Peter. Era immobile a fissare il punto in cui Amanda era sparita. Il bagno del ristorante si era inondato di un silenzio straziante.
«Peter...» Mormorai dato che il suo sguardo spento era una visione orribile.
«È tutta colpa mia» disse il ragazzo, impassibile. «Sono un disastro, non troverò mai una ragazza. E per una volta che ci avevo quasi sperato, alla fine si è rivelata solo un'altra enorme delusione da aggiungere alla lista. Devo accettarlo, per quelli come me non ci sarà mai un lieto fine.»
E prima che potessi dire qualcosa, anche il rosso era scomparso dietro la porta del bagno. Rimanemmo io e Judith, entrambi con uno sguardo basso. Mi sentivo malissimo per Peter, lui non si meritava affatto tutto questo.
«Che è successo?» domandò la ragazza di fianco a me con un tono lieve.
«Te lo spiego dopo...»
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