34. Il pranzo di domenica
Era arrivata la domenica, e la mia ansia era salita. La prima cosa che pensai non appena aprii gli occhi fu a Judith e al fatto che oggi sarebbe venuta a casa mia a pranzo. Dovevo preparare tutto per il meglio, non potevo fare brutta figura con lei! Ma soprattutto dovevo preparare la mia famiglia, tutto doveva andare per il meglio. Mi tolsi le coperte, e quando mi accorsi che avevo dormito con i vestiti di ieri feci un'espressione di disgusto. Mi annusai le ascelle e mi accorsi che puzzavo come una capra; senza pensarci, mi alzai dal letto e corsi verso il bagno. Mi infilai nella doccia e ci restai per venti minuti buoni, assicurandomi di avere un profumo giustificabile. I miei piedi nudi sfidarono il pavimento freddo della cucina, e quando entrai con un asciugamano avvolto alla vita mi accorsi che non c'erano né mia madre né mia sorella. Non ci feci molto caso e feci colazione con una semplice mela verde; avevo sempre amato il suo sapore dolce e succoso. Decisi di vestirmi come facevo di solito, con dei jeans blu scuro, una maglietta bianca ed una felpa bordò. Mia madre e mia sorella non si facevano ancora vedere, perciò decisi di andare a cercarle per la casa. Appena entrai nella camera di mia madre non vidi nessuno. Il letto non era disfatto, e sembrava lasciato lì dalla notte precedente. Mi chiedevo dove potesse essere andata, e quando entrai nella camera di Clary i miei dubbi sparirono. Lì sul pavimento giacevano mia madre e mia sorella, entrambe stavano dormendo e mia madre indossava i vestiti del giorno precedente. L'unica in pigiama era Clarissa, che stringeva Mr. Lasagno e perdeva un po' di saliva dalla bocca.
«Che è successo qui dentro?» domandai confuso.
Loro due sembrarono non avermi sentito, perché stavano ancora dormendo come angioletti. Sospirai e andai da mia madre, inginocchiandomi di fianco a lei.
«Mamma...» Sussurrai, dandole colpetti sulla guancia.
Lei fece uno scatto con un grugnito. Appena aprì gli occhi e mi vide, si guardò intorno confusa.
Non appena capì di non trovarsi nel suo letto, bofonchiò: «Ma dove sono?»
«Sei nella camera di Clary.» Risposi, sperando che si ricordasse.
La donna assunse un'altra espressione. «Oh, ora ricordo» disse, alzandosi in piedi con il mio aiuto. «Dopo aver parlato con te ero andata da Clary e lei mi aveva chiesto di giocare con le bambole. Ci dobbiamo essere addormentate entrambe sul pavimento...» strizzò gli occhi e si stiracchiò. «Come mi fa male la schiena...»
Per quanto dovessi essere consapevole di come si sentisse, non potei fare a meno di pensare alla giornata di oggi.
«Mamma, so che vorresti riposarti, ma ti ricordo che oggi Judith verrà da noi a pranzo.» Le rammentai, posandole una mano sulla spalla.
«Perciò l'hai invitata! Sapevo che il mio piccolo Chris ce l'avrebbe fatta.» Disse lei, strizzandomi la guancia.
«Mamma, basta così!» mi lamentai, scostandomi dalle sue grinfie.
Odiavo quando mi trattava da bambino, e speravo che non lo facesse a pranzo.
«Bene» sospirò mia madre, posando le mani sui suoi fianchi. «Allora vado a farmi una doccia e dopodiché preparo il pranzo per la tua fidanzatina.»
Credo che mia madre lo facesse apposta a farmi innervosire.
«Non è la mia...» feci per parlare, quando capii che ogni sforzo sarebbe stato inutile e sospirai. «Lasciamo stare. Vai a farti la doccia, io sveglio Clary.»
Mia madre obbedì ed uscì dalla stanza, chiudendo la porta alla sue spalle. Guardai Clary, e cominciai a pensare ad un modo per svegliarla. Non amava chi la faceva innervosire al mattino, perciò dovevo cercare di essere delicato.
Quando trovai un'idea mi inginocchiai di fianco a lei e dissi: «Clary, svegliati.»
Nessun risultato. Neanche un minimo movimento. Sospirai, vedendo che la bambina non aveva intenzione di svegliarsi.
Ma decisi di ritentare. «Clary, sono Chris. Svegliati!»
Ancora niente. Clary aveva il sonno pesante.
Roteai gli occhi al cielo. «Svegliati!»
Tutti i miei tentativi erano inutili, mi stupivo di come facesse mia madre a svegliarla ogni mattina. Decisi di ricorrere al piano B, e così le sfilai delicatamente Mr. Lasagno. Non appena toccai il peluche, Clary mi diede un pugno su naso. Urlai dal dolore e dalla sorpresa e lasciai andare il pupazzo, che tornò tra le braccia gelose della bambina.
«Ahi! Perché l'hai fatto?» esclamai, mettendomi una mano sul naso.
«Non ti azzardare a toccare Mr. Lasagno!» mi rimproverò Clary.
Dopodiché si alzò in piedi ed incrociò le braccia, mentre io soffrivo in silenzio. Che male... quella bambina aveva due pugni d'acciaio. Avrei dovuto aspettarmelo, da lei.
«Okay» dissi, lasciando stare il naso dolorante. «Ora preparati, oggi verrà a pranzo da noi una mia... amica.»
Il suo sguardo divenne sospettoso. «Non è quella di venerdì, vero?»
Roteai gli occhi al cielo. «No.»
La bambina sembrava sollevata. «Allora è quella che abbiamo visto al parco!»
«Sì, è lei.»
Alla mia affermazione Clary fece i salti di gioia ed applaudì con le mani. «Che bello! Vado a vestire Mr. Lasagno elegante.»
Sospirai ed acconsentii, mentre la bambina si faceva già strane fantasie su come vestire il suo amato peluche. Speravo solo che il pranzo non fosse un disastro totale.
«Io non ci conterei.»
***
Era tutta pronto. Mia madre aveva cucinato del pollo con patate arrosto, perché le avevo ripetuto centinaia di volte che se avesse provato a cucinare i broccoli l'avrei uccisa. Clary aveva messo un papillon a Mr. Lasagno, e io preferii non fare domande. Camminavo avanti e indietro per la stanza, più nervoso del dovuto, quando il campanello di casa suonò. Ignorai il colpo che presi ed urlai che andavo ad aprire. Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio nell'ingresso, prima di andare ad aprire al porta. Davanti a me vidi Judith, più bella che mai. Indossava una camicetta bianca ed un gonnellino azzurro che le arrivava fino alle ginocchia, e aveva una borsetta appesa alla spalla.
Appena mi vide mi sorrise. «È permesso?»
«Judith!» feci io, sorridendo. «Prego, accomodati.»
La invitai ad entrare e chiusi la porta. Feci un sospiro e mi preparai a quello che sarebbe successo, ovvero alle maledette presentazioni. In meno di un secondo, mia madre si catapultò nel salotto con il grembiule sporco di sugo addosso. E che l'imbarazzo cominci!
«Tu devi essere Judith!» esclamò sorridente. «Piacere, io sono la madre di Chris.»
«Il piacere è mio.»
Le due si strinsero la mano. Sembravano entrambe felici, ma in fondo chi ero io per capire le donne?
«Sei proprio una bella ragazza!» commentò mia madre, passando gli occhi su di lei.
Judith sorrise. «La mia bellezza non è niente in confronto alla sua. Davvero, lei è una donna radiosa.»
«Oh, esagerata.» Fece mia madre, buttando una ciocca di capelli all'indietro.
Sapevo benissimo che quel complimento le era piaciuto, e che amava essere al centro dell'attenzione. Capii subito che Judith le piaceva.
«Vado a finire di apparecchiare la tavola, voi state qui e parlate.» Disse mia madre, prima di tornare correndo in cucina.
Una volta uscita, io e Judith rimanemmo in silenzio, non sapendo cosa dirci.
«Sei... molto carina.» Azzardai, abbassando lo sguardo e facendo un sorriso imbarazzato.
Lei gradì il complimento e sorrise. «Grazie, anche tu sei...» mi guardò e arrossì. «Sei... carino.»
Entrambi ridacchiammo. Aveva detto che ero carino; era un segno positivo? Chissà se anch'io le piacevo... quei pensieri sparirono quando Clary si precipitò correndo giù dalle scale e giunse davanti a Judith.
«Oh, tu devi essere Clary» disse la ragazza, inginocchiandosi alla sua altezza. «Io mi chiamo Judith, lo sai che sei proprio bella? A scuola devi aver fatto tante stragi di cuore!»
«Eh già...» fece la bambina, sospirando. «Però ora sono sposata!»
Così dicendo mostrò l'anello a Judith, che fece una faccia sorpresa.
«Ma che bell'anello...» commentò, sorridendo. «Chi è il fortunato?»
Ero divertito da quella conversazione, perciò mi misi dietro di loro per poterle sentire meglio.
«Si chiama Luke, ed è il mio sciroppo nei pancake...»
«Che cosa dolce...» fece Judith. «Io non ho mai avuto un fidanzato, sai? Ma quando lo troverò, spero che mi dia un anello come il tuo.»
A quelle parole mi addolcii anch'io. Non sapevo che Judith non avesse mai avuto un fidanzato, anche se dalla sua reputazione a scuola potevo aspettarmelo. Era triste sapere che nessuno l'aveva mai amata; lei si meritava tutto l'amore del mondo. La ragazza si mise a frugare nella sua borsa sotto gli occhi incuriositi di me e Clary.
«Ho saputo che ti piacciono le bambole...» Disse a mia sorella. «Beh, devi sapere che quando avevo la tua età ci giocavo tutto il pomeriggio» così dicendo, tirò fuori dalla sua borsetta una Barbie e la porse a Clary. «Questa è per te.»
La bambina fece una faccia meravigliata. Se Judith voleva far colpo su mia sorella, aveva proprio fatto centro. Clary amava le bambole più delle lasagne. Non esitò a prendere la bambola in mano.
«La adoro! Grazie mille!» esclamò, prima di buttarsi tra le braccia di Judith.
Le due si abbracciarono ridendo, e io non potei fare a meno di sorridere davanti a quella scena. Judith aveva fatto proprio colpo con la mia famiglia. Ma in fondo, com'era possibile odiarla?
«Ti va di andare a giocare con le bambole, prima di pranzare?» domandò Clary alla biondina.
«Certo! Voglio che mi mostri tutte le bambole che hai.»
Le due si diedero la mano e si avviarono verso le scale. Prima che potessero andare al piano di sopra, Judith si accorse di me e si fermò.
«Chris, ti dispiace se sto un po' con tua sorella?» domandò.
«Oh, tranquilla. Io... aiuterò mia madre in cucina.» Dissi distrattamente.
Lei mi rivolse un sorriso, e dopodiché la vidi sparire con Clary. Una volta solo, sospirai; non volevo ammetterlo, ma mi sentivo in qualche modo messo da parte.
«Hai paura che Clary ti rubi la tua dolce metà?» ironizzò Ed, deridendomi.
Io gli feci una smorfia. «Ah ah. Quando la smetterai di prendermi in giro?»
«Quando tu la smetterai di correre dietro a quella ragazza.»
Sospirai e mi girai, avviandomi verso la cucina. Mia madre stava finendo di mettere le posate, e decisi di aiutarla facendolo al posto suo.
Appena la donna mi vide, mi sorrise. «Dov'è andata Judith?»
«È a giocare con le bambole insieme a Clary, loro due hanno fatto amicizia.» Risposi ridacchiando.
«È una ragazza splendida» Commentò lei. «Siamo sicuri che tu non abbia una cottarella per lei?» domandò maliziosa.
Roteai gli occhi al cielo. «Ne abbiamo già parlato.» Sospirai, mettendo in tavola i bicchieri.
«Dico solo che insieme stareste bene. È di gran lunga più simpatica e più bella di Bethany, e sono sicura che è una ragazza intelligente.»
«Chiunque è più intelligente di Bethany, mamma.» Feci io.
Lei rise e mi piede una pacca sulla spalla. Dopodiché prese il vassoio con dentro il pollo e le patate e lo mise in tavola. Aveva un bell'aspetto, e scommettevo che sarebbe stato delizioso.
«Io ho quasi finito, vai a chiamare le ragazze.» Disse mia madre.
Annuii ed uscii in fretta dalla cucina, non vedendo l'ora di mettere tra i denti quel pollo. Salii le scale e mi diressi verso la camera di Clary, dove sentii provenire delle voci. Feci per aprire la porta, quando la conversazione mi incuriosì e mi fece bloccare.
«Tu e Chris state insieme?»
Perché mia sorella non stava mai zitta?
«Oh, no. Non stiamo insieme.» Rispose una voce riconducibile a quella di Judith.
Affacciai un orecchio alla porta, così da poter sentire meglio.
«Che fai? Origli?» la voce di Ed mi spaventò.
«Sta zitto.» Sussurrai, concentrato.
Volevo sentire quello che si dicevano, non importa di quanto stalker sarei potuto risultare.
«E perché no?» domandò Clary.
«Perché... è difficile da spiegare.» Disse Judith.
«È perché Chris puzza di cipolla? All'odore ci si abitua.»
La ragazza rise. «Non è per quello, è che... non credo di essere quella giusta per Chris.»
A quelle parole alzai un sopracciglio.
«Tuo fratello in questo periodo è cambiato moltissimo, non trovi?» domandò la ragazza a Clary.
«Sì... mi pareva di vedere qualche differenza.»
«Forse non lo sai, ma Chris è un ragazzo davvero fantastico» spiegò Judith, facendomi sorridere. «È molto gentile con tutti, aiuta sempre il prossimo, e c'è sempre quando qualcuno ha bisogno. Sei fortunata ad avere un fratello come lui, non dimenticarlo.»
D'istinto mi si formò un sorriso sul volto. Judith mi aveva fatto un sacco di complimenti; pensava veramente tutto quello che aveva detto?
«Perciò.... non ti piace neanche un po'?» continuò Clary.
La biondina rise di nuovo. «Vedi... purtroppo non funziona più come alle elementari. Le persone riflettono troppo, e certe volte non dicono quello che pensano. Goditi questi anni, bambina, perché non torneranno più indietro.»
Ero confuso. Cosa intendeva dire, con quello? Capii che non potevo rimanere davanti alla porta per sempre, e così decisi di entrare. Judith e Clary, sedute sul pavimento, si voltarono subito verso di me.
«I-il pranzo è pronto.» Dissi goffamente, non potendo staccare gli occhi dalla bionda.
«Uh, okay.» Fece lei, posando le bambole per terra.
Lei e Clary si alzarono e si avviarono verso la porta. Non appena la ragazza fece per uscire, mi rivolse un sorriso imbarazzato. Io ricambiai timidamente, prima che lei scomparisse. Sospirai e la seguii, chiudendo la porta alle mie spalle.
Il pranzo iniziò bene. Nella tavola da quattro persone, io ero vicino a mia madre e mia sorella era vicina a Judith. In pratica io e lei eravamo in punti opposti e non potevamo rivolgerci la parola.
«Il pranzo è squisito, signora Watson.» Commentò la ragazza garbatamente.
Era carina perfino quando si puliva la bocca con il tovagliolo...
«Ti prego, chiamami Rebecca.» Disse lei.
Poi cominciarono a parlare di argomenti come la pulizia della casa o la cura delle piante. Ero sorpreso di quanta confidenza avessero quelle due. Io e Judith ci scambiavamo occhiatine di tanto in tanto. Quando lei notava che la stavo guardando, io distoglievo subito lo sguardo, e viceversa. Non ci rivolgemmo una parola per tutto il tempo, l'unico contatto che avemmo fu quando dovetti passarle il sale.
«Comunque sentiti libera di venire a casa nostra quando vuoi» riprese mia madre. «So che ultimamente hai avuto dei problemi...»
A quelle parole le rivolsi un'occhiata di rimprovero. «Mamma...!» la richiamai con un tono basso.
Lei tuttavia non sapeva dove avesse sbagliato. Mi sentivo in imbarazzo per Judith, non potevo credere che mia madre lo avesse detto veramente!
La ragazza capì la situazione e decise di intervenire. «Oh, è tutto okay» mi disse. «Grazie, signo- ehm... Rebecca.»
Sospirai e le rivolsi un sorriso. Ero contento che l'avesse presa bene, e speravo che mia madre non sarebbe rientrata nell'argomento dopo la gaffa appena commessa.
«E dimmi...» continuò la donna, noncurante della situazione. «Come stanno i tuoi genitori?»
No, quello era troppo. Mollai la forchetta per mettermi una mano sulla fronte, esasperato. Mi stava mettendo in un enorme imbarazzo.
Tuttavia Judith scelse di rispondere alla domanda. «Ecco... mio padre sta bene, mentre mia madre...» si fermò e diede un'occhiata fugace a Clary. «Lei se n'è andata qualche anno fa.»
L'espressione di mia madre divenne un misto tra tristezza e sorpresa.
«Oh, mi dispiace tanto, cara. Hai sorelle o fratelli?»
La ragazza scosse la testa. «No, sono figlia unica.»
Sulla sala calò il silenzio. La mia famiglia mi stava mettendo in imbarazzo, e non osavo immaginare a come si sentisse Judith. Giusto per fare qualcosa, versai un po' di acqua nel mio bicchiere e cominciai a berne un sorso.
Dopo mia madre ricominciò a parlare. «Hai qualche animale domestico?»
«Mamma, ti prego, smettila.» Dissi, capendo che aveva raggiunto il limite.
Non potevo rimanere in silenzio, dovevo pur fare qualcosa per porre fine a questa imbarazzante conversazione. E soprattutto non volevo che Judith si sforzasse a parlare del suo gattino.
Mia madre sembrò non capire, e si voltò verso di me con aria interrogativa. «Cosa c'è? Era solo una domanda innocua.»
«Basta, è dall'inizio del pranzo che continui a fare domande delicate!» esclamai, ignorando delle altre orecchie che stavano ascoltando.
«Non capisco a cosa tu ti riferisca.» Fece lei.
Sospirai, capendo che non avrei potuto spiegarglielo. Appoggiai entrambi i gomiti sul tavolo e mi coprii gli occhi dall'imbarazzo.
«Judith, posso parlarti un momento in salotto?» domandai alla ragazza che fino a quel momento era rimasta in silenzio, non sapendo cosa dire.
Lei annuì. «Certo.»
Entrambi ci alzammo sotto gli occhi confusi di mia madre e Clary, che tuttavia continuò a mangiare. Non appena arrivammo in salotto, cominciarono le mie scuse.
«Perdonami, davvero.» Le dissi, quando fui sicuro che loro due non potessero sentirci. «La mia famiglia può essere un po' irritante.»
«Tranquillo, tua madre non poteva sapere che...»
«Non aggiungere altro. Sappi solo che mi dispiace.»
Lei sorrise. «Oh, Chris...» Così dicendo mi abbracciò affettuosamente, posando la testa sul mio petto. Anche se non me l'aspettavo, ricambiai molto volentieri. Era un abbraccio dolce e pieno di affetto, così caldo da poter riscaldare il cuore di chiunque. «Grazie, che ti preoccupi sempre per me.» Mormorò la ragazza, stringendomi forte.
«È il mio lavoro.» Feci io, addolcito. Letteralmente parlando, pensai.
Ci staccammo lentamente dall'abbraccio e sorridemmo.
«Beh, ora torniamo in cucina.» Disse Judith.
Nel mentre che stavamo discutendo, mia madre aveva avuto il tempo di riflettere su cos'era successo.
«Judith, sappi che se ho detto qualcosa che non dovevo dire, mi dispiace tantissimo.» Si scusò, mentre io e lei ci risedemmo ai nostri posti.
«È tutto okay, davvero.» Disse la ragazza sorridendo e rimettendosi comoda con la sedia.
Finalmente il pranzo prese una piega positiva; Judith e mia madre ridevano e scherzavano, e anche Clary entrava in qualche conversazione. Io ero l'unico che rimase in silenzio tutto il tempo, mentre ripensavo alla sensazione della ragazza attorno alle mie braccia. Passai tutto il tempo ad ordinare a me stesso di non fissarla, cosa che a volte si rivelò impossibile. Alla fine, fu il momento degli addii.
«È stato un piacere, Rebecca.» Disse Judith a mia madre, giunta all'ingresso.
Lei fece per stringerle la mano, quando alla fine le due si abbracciarono ridendo. Mia madre la salutò e si mise da parte, per fare spazio a Clary, che saltò letteralmente tra le braccia della ragazza, che perse per poco l'equilibrio.
«Tornerai, vero?» le domandò la bambina.
Lei non seppe come rispondere per non darle false speranze. «Vedremo» si limitò a dire, sorridendo. «Nel frattempo, ci sarà la mia bambola a farti compagnia. Oh, e saluta Mr. Lasagno da parte mia!»
Clary ridacchiò. «Certo!»
Judith sorrise e le diede un bacio sulla guancia. Cercai di accantonare il pensiero che in quel momento avrei voluto essere mia sorella e mi limitai a sorridere. Appena Clary venne rimessa a terra, capii che era giunto il mio turno e mi feci avanti. Entrambi sorridemmo, leggermente imbarazzati.
«Grazie per tutto, Chris.» Disse la ragazza.
Ridacchiai. «Quando vuoi.»
Restammo un attimo in silenzio.
«Ci vediamo domani, allora.» Disse Judith, rivolgendomi un sorriso pieno di affetto.
«Sì, a domani.»
Mi sfiorò l'idea di darle un bacio sulla guancia. Sarebbe stato troppo azzardato? Nel dubbio non feci nulla e le aprii la porta di casa come un vero gentiluomo. Aspettai che la ragazza fossi uscita prima di richiudere la porta e sospirare. Appena mi girai mi accorsi che mia madre e mia sorella erano dietro di me.
«Lei è... un angelo!» commentò Clary, incantata. «È la sorella che ho sempre voluto...»
«Hey! Così mi offendi.» Feci io, sorridendo.
«Senza offesa, ma lei sa fare le finte voci delle bambole molto meglio di te.»
Scossi la testa ridacchiando, poi guardai mia madre.
«Allora... come ti sembra?» le domandai, anche se già sapevo la risposta.
«Mi sembra perfetta per te.» Rispose la donna, sorridendo maliziosamente.
Roteai gli occhi al cielo. «Ancora con questa storia?»
«Guarda che ho visto come la guardavi, a tavola.» Fece lei.
Io non seppi cosa dire e rimasi in silenzio. Ero stato scoperto, e ora cosa dovevo dire? Beh, in fondo era pur sempre mia madre, e per quanto potesse essere imbarazzante, decisi di dire la verità.
Ma prima volevo essere sicuro. «Si vedeva così tanto?»
Lei sorrise ed annuì. «Mhmm...»
Sospirai e mi misi le mani nelle tasche della felpa. «Okay, forse...» non sapevo come dirlo. «Mi piace un pochino» Prima che mia madre potesse esplodere di gioia, io la trattenni. «Ma questo lei non dovrà mai saperlo. È chiaro, Clarissa-bocca-larga?» domandai, riferendomi alla bambina.
«Chiaro» fece lei, serrando le labbra. «Perciò la inviterai di nuovo?» domandò speranzosa.
«Può darsi, non lo so. Ma non fatevi strane idee, noi siamo solo amici.»
«Sì, come no» Fece mia madre, sorridendo. Poi si avvicinò a me e mi strizzò ancora le guance. «Lo sapevo che il mio Christophino si sarebbe innamorato!»
«Mamma!» esclamai, infastidito. «Non sono innamorato, smettila!»
E così si concluse la giornata. Non sapevo se avevo fatto bene a rivelare i miei sentimenti alla mia famiglia, e speravo che mi potessi fidare di loro, anche se avevo qualche preoccupazione. In questo weekend avevo scoperto cose in più di Judith, e avevo finalmente chiarito che stavo cominciando a provare qualcosa per quella ragazza. Mi dispiaceva dover trattenermi e reprimere tutto, ma sentivo che era la cosa giusta da fare per non ferirla. Ma poi mi tornò in mente l'idea che anche lei potesse provare qualcosa per me. No, non dovevo permetterlo. Dovevo cercare in qualche modo di essere interessato a lei solo come amica, per quanto impossibile potesse sembrare la cosa. Ora che il weekend era finito, mi chiedevo cosa sarebbe potuto accadere a scuola.
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