23. Un tuffo nel passato
«CHI HAI VISTO?!»
Nel tragitto per tornare a casa, mi ero imbattuto in una piuma di piccione proprio davanti ai miei piedi. In una situazione normale non mi sarebbe importato nulla e avrei sorpassato la piuma con facilità. Ma quella non era stata una situazione normale, perché nell'osservarla bene, quella piuma mi aveva ricordato Grace, e come ballava liberamente il giorno in cui l'avevo rivista. Avevo realizzato che non potevo tenerlo nascosto a mia madre, perciò una volta varcata la porta di casa non avevo esitato a raccontarle tutta la storia.
«Ho visto Grace.» Le ripetei per la milionesima volta, sdraiato nel divano di casa mia.
«Grace Walter? Quella Grace Walter?»
«Chi è Grace Walter?» domandò Clary, sbucando fuori dalla cucina con in mano Mr. Lasagno, il suo amato peluche.
Io e la donna ci scambiammo uno sguardo spaventato. Era più che ovvio che Clarissa non si ricordasse nulla riguardo a Grace, e dallo sguardo di mia madre dedussi che forse era meglio non raccontarle niente, per non stravolgerle le idee. Io e la donna tornammo a guardare la bambina ed il suo peluche, impazienti di ottenere una risposta.
«È...» esitai un attimo, cercando qualcosa su cui arrampicarmi.
«...La postina!» esclamò nostra madre di sana pianta.
«Sì, è la...» Cominciai, per poi rivolgerle uno sguardo confuso. «Postina?»
«La postina.» Affermò di nuovo la donna, sorridendomi come per dirmi di stare al gioco.
Insieme tornammo a guardare Clary, che intanto aveva uno sguardo confuso. Probabilmente non si aspettava quella risposta; in verità nessuno se la aspettava.
«Mentre tornavo a casa ho visto la postina.» Spiegai annuendo con il capo.
«Ah» Fece lei, abbastanza annoiata. «Okay.»
Nella stanza calò il silenzio. Io e mamma non potevamo discutere se Clary rimaneva nella stanza, perciò non trovammo nulla da dire. Mia madre batté le mani e sorrise, imbarazzata quanto me.
«Bene» Disse, guardando Clary. «Adesso perché non vai a fare i compiti?»
Ottima scusa per fare sparire mia sorella dal salotto. I compiti, il terrore di ogni studente.
«Ma per domani non ho compiti!» Replicò Clary.
«Allora vai a fare quelli per dopodomani!»
Mia madre camminò verso la bambina e la prese per le spalle, costringendola a camminare fino alla sua cameretta.
«Vai, tu e Mr. Lasagno.» Disse, spingendola dentro la stanza.
Prima che la bambina potesse replicare, la donna le chiuse la porta in faccia. Clary era fuori gioco. La donna ritornò con lo sguardo verso di me, che ero ancora seduto sul divano, e si avvicinò a passo veloce fino a giungermi davanti.
«Credevo che si fosse trasferita.» Ricominciò pensierosa.
«E perché io non ne sapevo niente?» domandai, con una nota di delusione nella mia voce.
Mia madre sospirò e si sedette di fianco a me. Sapevo che per lei non era facile parlarne, e non volevo obbligarla... ma dovevo sapere.
«Lo sai che da quando io e tuo padre abbiamo divorziato abbiamo perso i contatti con lui e con la sua famiglia.» Disse abbassando la voce. «Con Clary sapevo che sarebbe stato facile dimenticarsene, lei era molto piccola quando andavamo in vacanza con loro. È di te che mi preoccupavo. Speravo che il tempo ti aiutasse a dimenticare, in fondo tu non mi hai mai fatto domande su di lei, ma adesso ho scoperto che non è così» Sospirò e si mise più comoda sul divano. «Volevo parlarne quando saresti stato più grande, ma credo che adesso tu sia pronto. Avanti, fammi tutte le domande che vuoi sulla famiglia di tuo padre.»
Rimasi un attimo in silenzio. Sapevo che a mia madre non piaceva parlarne, perciò apprezzai il fatto che me l'avesse detto. Avevo a disposizione tutte le domande che volevo, ma non ne trovavo di giuste. Un po' mi rattristava dover entrare nell'argomento, ma era una cosa che andava fatta, non potevo dimenticare tutto.
«Come stanno i miei nonni?» domandai con un filo di voce, leggermente impaurito della risposta.
Avevo perso i contatti anche con i genitori di mio padre. Era da un pezzo che non vedevo il caldo sorriso di nonna Bernise e nonno Vincent, e dato che entrambi i genitori di mia madre erano morti verso la mia nascita, loro erano gli unici nonni che avevo. Non li vedevo da un'eternità.
Mia madre abbassò lo sguardo, e quello significava che c'erano brutte notizie in arrivo.
«Nonna Bernise sta bene, nonno Vincent... è morto due anni fa.»
I miei occhi si spalancarono. Non poteva non avermelo mai detto, era il mio unico nonno! Per un attimo odiai mia madre, che non mi aveva riferito nulla. I miei occhi vagarono da soli per il salotto, non potendo credere a quello che le mie orecchie avevano appena udito.
«Oh» Mormorai, sorpreso. «Okay.»
«Mi dispiace tantissimo, tesoro» Fece mia madre dispiaciuta, allungandosi a me per cercare il mio sguardo. «Avrei dovuto dirtelo, lo so, è che avevi già tante cose a cui pensare, a quell'età. Credevo che una notizia così ti avrebbe solo stressato, e ho rifiutato l'invito al funerale. Sono una madre orribile.»
Quelle parole mi fecero provare una strana pena nei suoi confronti. Sapevo che l'unico che doveva sentirsi ferito ero io, e ne avevo tutte le ragioni, ma tuttavia mi dispiacque molto per mia madre. Potevo capire che rivelare una notizia così non sarebbe stato molto facile, e che dato che non lo vedevamo mai, aveva probabilmente pensato che sarei stato più sereno sapendo che mio nonno era ancora in vita. In fondo potevo capirla, o almeno mi sforzai di farlo.
«Non sei una madre orribile» cercai di rassicurarla, prendendole la mano. «Hai solo fatto quello che ritenevi più giusto per me.»
Lei sorrise leggermente. «Perciò non sei arrabbiato?»
Io scossi la testa. «Affatto. Sono solo un po' scosso, ecco. Ma credo che questo sia normale.» Dissi, ironizzando una risata.
Lei fece lo stesso, poi entrambi guardammo punti imprecisi del salotto. Nessuno sapeva cosa dire.
«Sai che ti dico?» riprese mia madre, attirando la mia attenzione. «Non possiamo nasconderci per sempre e fare finta che nulla di tutto ciò sia mai esistito. Dobbiamo fare qualcosa, riprendere quel legame familiare perso anni fa. Non vuol dire che se tuo padre se ne è andato non dobbiamo perdere ogni contatto con la sua famiglia. Non ho rapporti di sangue con loro, ma tu sì.»
Quelle parole mi colpirono; non potevo credere che mia madre stesse facendo uno sforzo per vedermi felice.
«Cosa intendi fare?» domandai curioso.
Lei ci pensò un attimo, poi batté un pugno con fierezza contro il divano. «Organizzerò una cena.» Affermò.
Io le rivolsi un'occhiata interrogativa. Una cena? Era quello il suo piano?
«Sì, una cena che rappacifichi la nostra famiglia.» Continuò. «Inviterò tutti; gli zii, i cugini... perfino nonna Bernise. Potremmo farla qui in casa, o magari fuori, dato che sono una frana a cucinare!» esclamò entusiasta, anche se personalmente stava andando troppo di fretta.
«E Clary? Cosa hai intenzione di dirle?» domandai, ricordandomi di quel piccolo inconveniente.
Lei si zittì un attimo e provò a riflettere.
«Le diremo tutto domani.» Disse infine. «Sono troppo stressata per dirglielo adesso, chissà come reagirebbe! Dobbiamo studiare un piano e vedrai che capirà. E poi non ci metterà molto a fare amicizia con Grace, Clary è una bambina molto socievole!»
Sospirai e mi buttai di peso sul divano; era tutto così improvviso... e tutto quel parlare mi stava stancando.
«Lo sai di Larsen, vero?» mormorai guardandola negli occhi.
Ormai potevo aspettarmi di tutto, da lei; potevo perfino essere stato adottato! Mia madre sospirò e mi rivolse uno sguardo di compassione.
«Certo che lo so.»
Annuii lentamente, fissando il soffitto; dovevo aspettarmelo.
«E perciò ti ha nascosto anche di avere un cugino. Bella, la tua famiglia!» fece Ed.
Era da un po' che la mia coscienza non mi disturbava con i suoi commenti insopportabili. Con una bella spinta mi misi seduto, in modo da giungere davanti a mia madre, che mi stava guardando.
«Sei sicura che sia una buona idea?» domandai serio.
Lei sorrise leggermente e mi prese la mano. «Credo di sì.»
La guardai negli occhi e sospirai. Era la cosa giusta da fare, non potevamo nasconderci per sempre. Avrei rivisto la mia famiglia e Grace, speravo solo che la cena non andasse tutta all'aria.
***
Mentre parlavo con mia madre avevo ricevuto un po' di messaggi, perciò una volta chiuso in camera andai a controllare.
SOLOUNARAGAZZA: Cosa intendeva Chase, oggi?
Era Judith. Il solo pensiero di quel bastardo di Chase mi faceva rizzare i capelli, ma decisi tutta via di risponderle.
NONINTERESSATO: A che ti riferisci?
Approfittai del momento di attesa per sedermi sul mio letto. Judith ci mise poco a rispondermi; doveva essere stata online già da prima.
SOLOUNARAGAZZA: Riguardo tuo padre, e... la tua "famiglia problematica". Volevo solo sapere se stessi bene...
Sospirai e mi misi una mano sul viso, trattandolo in malo modo. Ne avevo fin troppo della mia famiglia, per oggi, ma non volevo comunque offenderla.
NONINTERESSATO: Scusa, non mi va di parlarne.
Ripensai a quello che avevo scritto. Mio padre non era mica morto, da quel messaggio avrei pensato che qualcuno fosse finito in un campo di concentramento! Deciso subito di correggermi, premendo tanti veloci nella mia tastiera.
NONINTERESSATO: Nulla di grave, è solo che pensarci mi mette di malumore.
Annuii compiaciuto rileggendo il mio messaggio; mi sembrava adeguato.
SOLOUNARAGAZZA: Nessun problema, non sei obbligato a raccontarmelo. Sappi che se ti senti triste puoi rivolgerti a me :)
Sorrisi, leggendo quello che mi aveva scritto. Era proprio una ragazza carina, ero felice di poter contare su qualcuno. Non passarono nemmeno dieci secondi che subito ricevetti un altro messaggio da parte sua.
SOLOUNARAGAZZA: Insomma... non sono un amuleto vivente, ma hai capito, no?
SOLOUNARAGAZZA: Intendo dire che se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, puoi rivolgerti a me :)
SOLOUNARAGAZZA: Ho realizzato che potrei risultare un po' disperata... cancella quel "qualsiasi cosa".
SOLOUNARAGAZZA: Che imbarazzo! Solitamente non faccio così... anche perché non ho nessuno con cui parlarle.
SOLOUNARAGAZZA: Ignora il messaggio precedente.
SOLOUNARAGAZZA: Non so neanche perché sono ancora qui e non in Tailandia a scavare la mia tomba.
Ridacchiai, leggendo tutti quei messaggi. A prima vista Judith non sembrava così spiritosa, ma apprezzai il suo sforzo per cercare di aiutarmi.
NONINTERESSATO: Ho afferrato il concetto, ti ringrazio :)
Rimasi in un silenzio snervante, mentre lei leggeva il messaggio.
SOLOUNARAGAZZA: Bene.
SOLOUNARAGAZZA: E comunque non ascoltare quel cretino di Chase o quel gruppetto di idioti, tu sei diverso da loro. Sei speciale!
SOLOUNARAGAZZA: Intendo dire che...
SOLOUNARAGAZZA: Ci rinuncio, se mi cerchi sono in Tailandia.
Dopodiché la ragazza uscì dalla chat. Non potei fare a meno di ridere; Judith si cacciava in situazioni imbarazzanti tutta da sola. Mi sembrava incredibile che io, Chris Watson, fossi speciale per qualcuno.
//ANGOLO AUTRICE//
Eilà!
Non so cosa scrivere...
....
Spero che il capitolo vi sia piaciuto😂
Il prossimo sarà più divertente, e dovrebbe arrivare abbastanza presto perché non ha bisogno di molte correzioni.
Intanto come vi sembra la storia? Siamo ancora agli inizi, perciò in questo capitolo ho dovuto spiegare meglio cose sulla situazione famigliare di Chris. Devo dire che la sta prendendo abbastanza bene, ma Clary farà lo stesso? Lo scopriremo...
Pace✌🏻
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