21. Il buongiorno si vede dal mattino
Canzone per il capitolo:
• Good Day ~ DNCE
"Te ne pentirai."
Le parole di Miles mi rimbombavano nella mente. Cosa intendeva dire? Non avevo mai avuto paura di lui, nonostante fosse sempre imprevedibile; io ero come lui, anzi, forse lo battevo. Ma ora che eravamo nemici... non sapevo più che cosa aspettarmi da quel ragazzo. Era come se tutti quegli anni passati insieme a Miles fossero svaniti nel nulla; per me era come uno sconosciuto. Prima lo conoscevo come il palmo della mia mano, adesso era diventato tutta un'altra persona. Forse, ora che capivo come ci si sentiva a stare "dall'altra parte", lui mi sembrava diverso, ma in realtà non era cambiato nemmeno di una virgola. Tutto era diverso visto da altri occhi.
«SVEGLIA!»
Una sensazione gelida mi pervase di colpo. Tirai un urlo ed alzai il busto di scatto, mentre l'acqua gelata mi scivolava su tutto il corpo. Il mio respiro si era accelerato, e con gli occhi spalancati cercai di capire quello che era successo. Tutto trovò una risposta, quando davanti al mio letto vidi Clarissa con un secchio vuoto in mano e con un'espressione divertita. Ci misi poco a realizzare che quella peste mi aveva rovesciato dell'acqua addosso.
«Buongiorno Chris! Sei in ritardo!» esclamò Clary, ridacchiando.
Tutta quella situazione non poté che stressarmi di più.
«IO TI UCCIDO!» urlai, pervaso dalla rabbia.
Afferrai il mio cuscino e glielo buttai addosso, purtroppo mancandola. Mia sorella tirò un urlo e scappò ridendo a crepapelle verso il corridoio, con il secchio sgocciolante in mano. Quando ripresi la calma, mi posai una mano sulla fronte ed emisi lunghi respiri. L'acqua mi aveva bagnato i capelli e il pigiama appena lavato. Sospirai e mi stropicciai il viso con una mano. Come mai mi aveva svegliato Clary e non la sveglia? Senza pensarci, mi alzai molto lentamente dal letto ed a passi pesanti mi incamminai verso la cucina. Distrattamente posai lo sguardo sul mio cellulare, appoggiato sul tavolo della sala da pranzo. Tentato, lo accesi e controllai l'ora. Appena realizzai cosa era comparso sullo schermo, spalancai gli occhi. Cosa aveva detto Clary a proposito del ritardo...?
«SONO IN RITARDO!»
Mancavano ben sette minuti al suonare della campanella. Non ce l'avrei mai fatta, di solito mi svegliavo un'ora prima e arrivavo comunque in ritardo. Smisi di pensare e corsi in fretta e furia verso la cucina. Non avevo tempo di fare colazione, e così rovesciai il contenuto del cartone di latte direttamente nella bocca.
«Che schifo...» Azzardò Ed.
«Shtai shitto!» bofonchiai con la bocca piena di latte, e facendo cadere qualche goccia per terra.
Deglutii tutto e corsi verso il bagno. Non degnai neanche uno sguardo alla tazza del water, ma mi lavai i denti in fretta e furia; bastò fare un risciacquo ed ero pronto. Mi catapultai in camera mia e mi tolsi velocemente il pigiama; ogni secondo era prezioso, e non andava sprecato. Aprii violentemente le ante dell'armadio e presi i primi vestiti che mi capitarono sotto il naso. Non avevo mai fatto distinzioni tra le mie felpe, qualsiasi cosa sarebbe andata bene. Non passai neanche davanti allo specchio, corsi verso l'ingresso ed afferrai di sfuggita il mio zaino, appoggiato accanto alla porta principale. Non feci nemmeno in tempo a salutare mia madre e Clary che ero già fuori di casa a correre all'impazzata. Non potevo arrivare in ritardo, non con tutto quello che avevo da perdere. Le persone che incontravo durante il mio passaggio mi guardavano in tralice, come se avessero visto un fantasma o una roba del genere. Che c'era di strano? Ero solo un ragazzo con i capelli bagnati che correva goffamente per le strade del mio quartiere. Scavalcai una panchina e continuai a correre.
«Corri, Forrest, Corri!» mi incitava Ed, con un pizzico di ironia nella sua voce.
Sbuffai, ma non smisi di muovere i muscoli delle mie gambe. Avevo visto Forrest Gump un centinaio di volte, era il film preferito di mia madre. E anche se lo avevo sempre negato, mi era piaciuto davvero molto. D'improvviso andai a sbattere contro una vecchietta, che per qualche strano scherzo del destino stava trasportando delle buste della spesa. Ovviamente tutto il cibo andò a cadere sull'asfalto sporco della strada. Mi sentivo molto in colpa, e sicuramente non potevo non aiutarla.
«Mi scusi davvero tanto!» esclamai, allarmato.
Prima che la vecchietta potesse parlare, mi piegai e rimisi tutto il contenuto dentro le borse di plastica, per poi ridarle alla signora. Senza aspettare una risposta ripresi a correre più velocemente di prima.
«Ottimo lavoro, combina guai!» ironizzò Ed.
Non ero proprio in vena di battute, anche se in quel momento non ci feci molto caso. Pensavo solo a correre a velocità folle, senza guardare indietro. Sarebbe stato un altro dei miei ritardi ingiustificati, non potevo permettere di fare una brutta figura davanti a tutta la classe. Di fare una brutta figura davanti a Judith...
Sembrava che i miei piedi si fossero sollevati da terra, ormai correvo così veloce che niente avrebbe potuto fermarmi. Niente a parte l'enorme distesa di fango che per sbaglio persi di vista. Mi ero dimenticato che la notte prima aveva piovuto, e che la terra era molto più scivolosa. Per farla breve, persi l'equilibrio e caddi sonoramente nel fango.
«Merda» Mormorai, a terra come un salame. «Merda merda merda merda.»
«Non vorrei essere nei tuoi panni...» Fece Ed, imbarazzato davanti a quella situazione.
Ero così sfinito che non riuscivo neanche ad alzarmi. Non sapevo da dove cominciare! Volevo solo marcire nel fango fino alla fine dei miei giorni. E sarei rimasto lì all'eternità, se una ragazza non si fosse avvicinata a me.
«Chris?» subito dopo, la voce cominciò a ridere. «Sei ridicolo!»
Alzai lo sguardo e vidi l'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento: Bethany. Ecco un ottimo caso di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. La ragazza tirò fuori il cellulare dalla sua borsetta e cominciò a ridere più forte di prima.
«Questa la devo immortalare!» esclamò, prima di scattarmi una foto. «Non ti dispiace se la mando a tutta la scuola, vero?»
«Fanculo.» Bofonchiai, prima di abbassare la testa.
Lei sbuffò e ridacchiando cominciò a camminare lontano da me, con il rumore dei suoi tacchi che riecheggiava nell'asfalto.
«Divertiti a giocare con il fango!» urlò, una volta lontana. «Ah, e ho preso un cellulare nuovo, dopo quello che mi hai rotto. Stronzo!»
Odiavo quella ragazza, la odiavo da morire. Ma grazie a lei trovai la forza di alzarmi; non avrei permesso a nessun altro di rovinarmi così la reputazione. Okay, quella potevano prendersela, ma nessuno avrebbe mai toccato la mia dignità, nemmeno con un dito! Perciò, lentamente, mi diedi una spinta con le mani e piano piano riuscii ad alzarmi. Mi guardai i vestiti: erano completamente sporchi di fango, così come le mie mani. Me le strofinai e dopo aver preso un lungo respiro ricominciai a correre verso la scuola. Se il buongiorno si vedeva dal mattino, avevo già capito che quella sarebbe stata una splendida giornata di merda.
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