18. Una donna di carriera
Canzoni per il capitolo:
• Bibia Be Ye Ye ~ Ed Sheeran
Dopo la conversazione telefonica con Vanessa, cacciai il telefono nella tasca dei miei pantaloni ed uscii dalla mia stanza. Appena aperta la porta, venni quasi travolto da mia madre, che stava correndo come un toro il giorno della corrida.
«Sono in ritardo! Sono in ritardo!» urlò, in preda al panico. «La mia vita è un disastro!»
Basito, non persi tempo a chiederle cosa stava succedendo e come se avessi visto un fantasma richiusi la porta della mia camera. Preferivo stare in quel luogo sicuro fino alla fine della tempesta.
«Chris...» Mi rimproverò Ed.
Sospirai, sapendo di dover fare qualcosa. Riaprii la porta della mia stanza, e lì fuori trovai Clary che tutta contenta osservava nostra madre impazzire e mettere a soqquadro il salotto, lanciando all'indietro cuscini, libri, e spalancando tutti i cassetti.
«Dove ho messo le chiavi?! Dove le ho messe?!»
Perplesso, voltai lo sguardo verso Clary, che tranquilla stava osservando tutta la scena.
«Che ha la mamma?» domandai.
Lei mi guardò e disse: «Sta dando di matto perché è in ritardo per una riunione.»
Ritornai a guardare mia madre, che intanto stava svuotando ogni cassetto dell'armadio. Non la vedevo così agitata da tanto tempo, forse perché prima non mi preoccupavo di lei e stavo quasi sempre fuori casa. Mi avvicinai con cautela a lei, cercando di essere d'aiuto.
«Mamma... tutto bene?» domandai, un po' impaurito.
Lei mi fulminò con lo sguardo. Le sue iridi fatte d'un tratto più piccole mi inquietavano paura, aveva un vero sguardo da killer. In quel momento realizzai che avrei dovuto riflettere prima di parlare. Riflettere molto profondamente. La donna si avvicinò lentamente a me, scrutandomi come un predatore scruta la sua preda.
«Sono in ritardo per una riunione con delle persone importanti, non trovo le chiavi della mia macchina, ho messo la casa sottosopra e ho la netta sensazione di aver messo il mio reggiseno al contrario.» Disse, scandendo bene ogni singola parola.
Il disagio nel mio sguardo era evidente.
«Ehm... l'ultima te la potevi risparmiare.»
Quando pensavo che la situazione non potesse peggiorare, ci pensò Clary a riequilibrare le cose.
«Perciò non mi porti a danza?» domandò dall'altra parte del salotto, sempre con il suo tono da bambina felice.
Lo sguardo killer di nostra madre puntò dritto sulla bambina.
«Danza?!» sbottò allarmata. «Ma... ma danza ce l'hai domani!» affermò, con una nota leggermente impaurita nella sua voce.
«L'hanno spostata ad oggi!» fece lei, sorridendo.
Probabilmente Clary si era dimenticata di avvisare nostra madre.
«E la lezione comincia tra trenta minuti» aggiunse la bambina dai capelli castani, dando un'occhiata al suo orologio delle Barbie. «Non credo che la maestra sarà contenta del fatto che salterò la lezione... ma posso sempre regalarle una mia bambola!»
Così dicendo, Clary girò i tacchi e cominciò a salterellare fino in camera sua. Avrei voluto strozzarla, ma probabilmente la donna dietro di me l'avrebbe sicuramente voluto di più. Mi voltai lentamente verso mia madre, e dal suo sguardo misto tra rabbia e terrore capii che dovevo salvare il giorno. Di nuovo.
«Mamma, tranquilla» dissi, appoggiando le mie mani sulle sue spalle. «Ci penso io.»
La mia affermazione riuscì a rubarle uno sguardo di compassione, e forse anche un sorriso.
«Davvero?» fece, con uno sguardo di conforto.
«Certo!» Così dicendo, mi misi dietro di lei e la spinsi a piccoli passi verso la porta principale. «Faccio tutto io. Prima do' una ripulita a questo posto, e dopodiché porto Clary a danza. Tu vai alla tua riunione e rilassati.»
Giunti davanti alla porta d'ingresso, il mio sguardo fu catturato dall'oggetto di metallo sopra alla mensola con i libri. Mi allungai in avanti per prenderlo, e diedi l'opportunità a mia madre di girarsi verso di me.
«Le tue chiavi.» Dissi, incastrandole nelle sue mani.
Lei rimase pietrificata.
«Wow... sei davvero gentile, Chris. Grazie infinite!»
«Figurati! Era ora che cominciassi a fare il bravo fratello.» Dissi io, sorridendo.
La donna sorrise e prese il suo cappotto. Non appena chiusa alla porta di casa, mi voltai e presi quasi un colpo quando vidi una figura a qualche passo da me. Sospirai quando mi accorsi che si trattava di mia sorella, che mi stava scrutando dall'alto al basso. Era incredibile come riuscisse sempre a stare serena anche in quelle situazioni.
«Prepara la tua borsa, tra mezz'ora ti porto a danza.» Dissi, con fare annoiato.
«Davvero? Con la macchina che non hai?»
Il suo tono di voce mi fece tornare alla realtà. La mia mente cominciò a rielaborare i ricordi di quando ero un quattordicenne alle prime prese con la strada. Avevo pregato in tutte le lingue il fratello di Tyler perché mi prestasse la sua moto per fare qualche giro nel quartiere. Volevo impressionare delle ragazze in classe con me, ma Brake non voleva che la sua moto fosse toccata nemmeno da una mosca. Un quattordicenne normale avrebbe accettato la cosa... ma io non ero un quattordicenne normale. L'unica soluzione era stata rubargli la moto mentre era a lezione di basso. Ero riuscito a fare qualche giro, ma dopo neanche cinque minuti mi ero guadagnato una gamba rotta e una bella ramanzina da parte di mia madre. Eh già, mi ero schiantato contro un albero. La moto era finita dritta verso l'altra parte della strada, e... un'altra parte della moto nel cortile dei vicini; i dottori avevano detto che ero vivo per miracolo. Mia madre si era arrabbiata moltissimo; dopo aver dovuto ripagare Brake, mi aveva proibito di uscire di casa per un mese, e soprattutto mi aveva vietato di guidare qualsiasi tipo di veicolo fino ai miei ventidue anni. Mi era sembrata una punizione esagerata, ma da quel giorno non ho mai più premuto un acceleratore. Forse per paura, chissà...
«Andremo a piedi.» Dissi, risvegliandomi dai miei pensieri.
«Va bene, ma ad una condizione: mi porterai sulle tue spalle per tutto il tragitto.» Fece Clary, incrociando le braccia.
«Non ci penso nemmeno!»
Se pensava che io fossi il suo cagnolino da passeggio, si sbagliava di grosso.
«Ah sì? Perché curiosando nella tua camera ho trovato una cosa molto interessante...» Disse mia sorella, spaventandomi leggermente.
Aveva curiosato nella mia camera?! Non la credevo capace di questo crimine! Ero sicuro che stesse mentendo, io non avevo nulla da nascondere. Beh... certo, una cosuccia ci sarebbe stata...
«Che... che cosa hai trovato?» domandai, allarmato.
Lei strizzò gli occhi e fece un sorrisetto malizioso, che non mi piacque affatto.
«Un pacchetto di sigarette dentro ad un cassetto» disse. «E delle canne sotto al letto!»
Mi stupii di come mia sorella fosse a conoscenza del mio segreto. A quell'età non dovrebbe nemmeno sapere dell'esistenza di quelle cose!
«Come sai delle canne?» domandai, perplesso.
«Lo so adesso» rispose lei, sorridendo e tenendo le braccia incrociate. «E cosa ne penserebbe mamma se lo venisse a scoprire? Di sicuro ti vieterebbe di uscire di casa per almeno un mese.»
«Ho sempre amato quella bambina!» esclamò Ed, entusiasta.
Clary mi aveva teso una trappola. Non c'erano dubbi: aveva preso dal sottoscritto, in quanto ricatti.
«Non glielo diresti mai...» Mormorai.
«Davvero? Prova a sfidarmi!» replicò lei.
La fissai dritto nei suoi occhi manipolatori, pensando a cosa fare. Non potevo rimanere chiuso in casa, avevo una missione da svolgere! Non avrei potuto fare nemmeno un'azione positiva rinchiuso come un carcerario in camera mia, e quello significava addio Paradiso! Incrociai le braccia e mi morsi nervosamente il labbro inferiore: dovevo prendere una decisione.
«E va bene.» Dissi infine, arrendendomi agli occhi da cerbiatto di mia sorella.
«Perfetto» fece lei, con un sorriso soddisfatto. «E ora vai a preparare la mia borsa, partiamo tra dieci minuti.» Così dicendo, Clary cominciò a camminare lontano dalla mia vista, con una camminata eretta e da vera signorina.
Quella bambina era malefica... però dovevo ammettere che ci sapeva fare. Da grande sarebbe diventata una grande donna di carriera. Sospirai e davanti a me osservai il putiferio che aveva creato mia madre in salotto. Anzi, ormai non ero più sicuro che si trattasse del salotto; mi sembrava di più la tana di un orso. Ecco cosa voleva dire convivere con due femmine, una delle quali aveva il ciclo una volta al mese. In un certo senso ero felice che non avrei dovuto assistere alla fase adolescenziale di mia sorella, sapevo che non avrei potuto resistere un minuto di più. Avrei pulito tutto al mio ritorno, ora dovevo preparare la borsa di Clary come se fossi il suo schiavo. Già mi doleva la mia schiena al solo pensiero che avrebbe dovuto sopportare il peso di mia sorella per tutto il tragitto. Feci il segno della croce e mi avviai verso la camera di Clary, pronto per infilare un tutù e delle scarpette dentro ad una borsa, oh sì, che avrei dovuto trasportare anche quella fino a... un attimo, come si chiamava il posto in cui mia sorella faceva danza? E soprattutto dove si trovava?!
Ero nella merda.
//ANGOLO AUTRICE//
Aggiorno adesso dato che tra poco non avrò più connessione :')
COMUNQUE
Team Chris o Team Clary?
Beh, a me non dovete neanche chiederlo...
T E A M C L A R Y
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