14. Le coscienze fanno ottimi discorsi
Canzoni per il capitolo:
• Back from the edge ~ James Arthur
Ritornai a casa da scuola esausto per la giornata appena trascorsa. Erano successe tante di quelle cose... e avevo bisogno di un po' di relax. Così, appena varcata la porta di casa salutai di sfuggita mia madre e Clary, seduta per terra a giocare con le sue bambole, e mi chiusi a chiave in camera mia sicuro che nessuno entrasse all'improvviso. Credevo che mia madre fosse a conoscenza del fatto che fumassi, ma tuttavia non volevo farglielo vedere. Di soppiatto aprii il cassetto del mio comodino e tirai fuori un pacchetto di sigarette comprato qualche giorno prima dell'incidente. Gli diedi un'osservata veloce; erano rimaste tre sigarette. Ne afferrai una e mi buttai sul letto, non vedendo l'ora di rilassarmi un po'. Mi sdraiai sul comodo materasso e con un sorriso beffardo osservai la mia amata sigaretta che tenevo tra le dita.
«Ah, mi sei mancata.» Sospirai.
Dalla tasca dei pantaloni tirai fuori un accendino. In quel momento ero contento che ne tenessi sempre uno nelle tasche, per ogni evenienza. Accesi la sigaretta e feci per mettermela alla bocca, quando una voce mi fermò.
«Cosa credi di fare?»
Era quel guastafeste di Ed. Mi ero quasi dimenticato della sua esistenza. Rimasi immobile, cercando di inventarmi su due piedi una scusa plausibile.
«Ehm... leggo un libro?»
Lui fece una risata sarcastica.
«Sbagliato, Christopher. Tu stavi per infilarti una sigaretta in bocca!» esclamò, con un tono duro.
Buttai la testa all'indietro e sospirai.
«Oh, andiamo!» feci, annoiato dalle sue regole. «Adesso non posso neanche fumare?»
«Il fumo uccide!» affermò la coscienza, con un tono severo.
In quel momento un'unica domanda mi stava frullando nella mente: Ed aveva per caso cinque anni?
«Va bene, "nonnina"...» Dissi, sorridendo. «Toglimi una curiosità: cosa succederebbe se io facessi questo?»
Così dicendo, misi in bocca la sigaretta la aspirai. Mi sentii finalmente rilassato, ora sì che stavo meglio.
«No, Chris!»
Non ascoltai Ed e continuai a fumare. Non mi importava dell'inferno, sarei riuscito a farmi perdonare facendo un'altra azione positiva. In fondo non stavo facendo una cosa tanto grave; mi stavo solo rilassando, a modo mio, ma mi stavo rilassando.
«Quello che stai facendo non va bene, non va affatto bene!» esclamò Ed, irritato dalla testa ai piedi.
Sospirai e una scia di fumo uscì dalla mia bocca stanca.
«Hai ragione.» Dissi, mettendomi seduto. «Questa sigaretta non è abbastanza soddisfacente.» Commentai, appoggiando la cicca ancora accesa al posa cenere. «Infatti ho qui qualcosa di meglio...»
Con una mano mi misi a frugare sotto al letto. Dovevo averle messe lì da qualche parte... quando sentii qualcosa, feci un sorriso malizioso. Le avevo trovate.
«Oh, no... no, no, no.»
«Canne!» esclamai, sorridendo e tirando fuori una canna da sotto il letto.
Le avevo nascoste lì sotto perché nessuno ci dava mai una pulita; in questo modo mia madre non avrebbe potuto vederle. Ridacchiai e cominciai a fumare. Un po' mi dispiaceva per Ed, ma dentro mi sentivo molto meglio.
«Sei in mare di guai, giovanotto.»
Le minacce della mia coscienza mi divertirono. Era come avere una seconda madre, solo molto più rompiscatole. Feci uscire il fumo che avevo nella bocca e mi misi una mano dietro la testa.
«Lasciati andare, qualche volta.» Dissi, chiudendo gli occhi e facendo un sospiro.
«Punto primo, quello che stai facendo è illegale. E secondo... non posso! È mio dovere fare sempre la cosa giusta!»
«Eddai, non dirmi che non hai mai fatto qualcosa di sbagliato...»
«Pronto? Sono una coscienza! L'unica cosa che ho fatto di sbagliato è stata crescerti così!»
Le sue parole mi lasciarono stupito. Per qualche strano motivo era riuscito a toccarmi il cuore e a farmi provare una strana sensazione: era riuscito a ferirmi.
«Ah» fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca. «Perciò non ho solo deluso la mia famiglia e i miei amici, ho deluso perfino alla mia stessa coscienza.»
Il mio tono fu freddo. Non lo volevo dimostrare, ma le parole di Ed mi avevano leggermente ferito. Non avevo mai pensato di essere un disastro totale in tutto. Ero semplicemente cresciuto con le persone sbagliate, avevo scelto una via invece di un'altra. Mi girai da un lato del letto come per dare le spalle alla mia coscienza, che probabilmente si era accorta del suo tono un po' troppo offensivo.
«Non intendevo quello» cercò subito di mettere un cerotto sulla ferita, che però era già aperta.
Sbuffai e mi rimisi la canna in bocca. In fondo era l'unica cosa che non mi aveva mai tradito.
«Chris...»
«Cosa vuoi?» domandai con un tono acido.
Lui rimase in silenzio per qualche secondo.
«Mi dispiace per quello che ti ho detto prima. Non intendevo essere offensivo.»
Sospirai e mi rivoltai con lo sguardo verso il soffitto.
«Per tua informazione, anche io ho dei sentimenti.»
Osservai il fumo che si dissolveva nell'aria ogni volta che aprivo bocca. Mi mancava quella sensazione, mi faceva tornare ai vecchi tempi.
«Lo so, me ne sono accorto» disse Ed con un tono triste. «Scusa.»
Sospirai. Forse non avrei dovuto essere così duro con lui, in fondo ero io che avevo cominciato a provocarlo. Stava solo facendo il suo lavoro da brava coscienza, anche se mi rendo conto che detto così suona un po' strano.
«No, scusami tu.» Borbottai onestamente.
A malavoglia appoggiai la canna al posacenere e ricominciai ad osservare il soffitto. Rimanemmo in silenzio per un po'; nessuno di noi aveva niente da dire.
«A volte tutto quello che vorrei è... solo ritornare al giorno dell'incidente ed evitare tutto quel casino» mormorai a bassa voce. «Chissà come sarebbero andate le cose... adesso avrei ancora tutti i miei amici, la mia ragazza, e la mia popolarità sarebbe ancora intatta.»
«È vero» ammise Ed. «La tua vita sarebbe decisamente migliore.»
La sua affermazione non mi fece sentire meglio, infatti aggrottai le sopracciglia sperando che aggiungesse qualcosa.
«Ma mettila così: se non avessi fatto l'incidente una ragazza sarebbe morta, una povera vecchietta avrebbe perso la sua borsetta, una bambina si sarebbe persa in un parco deserto, tua madre avrebbe continuato ad ubriacarsi, e probabilmente tu avresti continuato a prendere in giro la gente» disse. «Ed è passata soltanto una settimana, chissà quante altre cose succederanno!»
In qualche modo le sue parole mi tirarono su di morale. Ed aveva ragione, la mia presunta morte non era stata del tutto inutile. Ora che ci pensavo non avrei conosciuto Peter, l'unico ragazzo a cui non importava del giudizio degli altri, non mi sarei riconciliato con mia madre e con mia sorella, non avrei aperto gli occhi e capito che tutto quello che stavo facendo era sbagliato.
«È che... ora che ci penso... il mio viaggio è già finito.»
«Che vuoi dire?» domandò Ed.
«Avevo tutta la vita davanti, e l'ho buttata in un cestino. Non troverò un lavoro, non mi sposerò, non avrò figli, o dei nipotini...» dissi con un tono triste. «È tutto finito.»
Ero stato un vero stupido a buttare via la mia vita così.
«Su, non dire così» cercò di rassicurarmi la mia coscienza. «Hai fatto uno sbaglio, e adesso l'hai capito. Ma bisogna andare avanti... non ti abbattere su queste cose e trova il coraggio di rialzarti in piedi. Là fuori qualcuno ha bisogno di te.»
Wow, Ed era veramente bravo con i discorsi. Ma aveva ragione, non dovevo continuare a deprimermi, ero stato rimandato sulla terra per un motivo. Le sue parole mi fecero tornare il sorriso.
«Grazie, Ed.»
«Di niente.»
All'improvviso, sentii una vibrazione sul mio fondoschiena. O c'era un terremoto, o mi era appena vibrato il cellulare. Con una mano frugai nella tasca dei miei pantaloni, e lo tirai fuori. Era un messaggio da parte di Peter.
OBOELOVER: Allora? Com'è andata con la ragazza nuova?
Sospirai, sapendo che se non avessi risposto avrebbe continuato ad assillarmi per l'eternità.
NONINTERESSATO: Piuttosto bene. Ma non farti strane idee, ha un fidanzato.
OBOELOVER: Che peccato, avrei potuto aiutarti.
Ora che ci pensavo, era una fortuna che Vanessa fosse fidanzata. Non avevo intenzione di ascoltare i consigli assurdi di Peter.
NONINTERESSATO: Comunque ho scoperto una cosa importante.
OBOELOVER: Sputa il rospo!
NONINTERESSATO: La ragazza nuova è la migliore amica di Judith.
OBOELOVER: Judith...?
Roteai gli occhi al cielo. Com'era possibile che se ne fosse dimenticato?
NONINTERESSATO: La ragazza del ciondolo, hai presente?
OBOELOVER: Pensi ancora a lei? Amico, il mare è pieno di pesci!
NONINTERESSATO: Ma no, stupido! Non mi interessa in quel modo, voglio solo capire cos'è che la turba tanto!
«Sempre a pensare male...» Sospirai, scuotendo la testa.
OBOELOVER: Mh, se lo dici tu. Ci vediamo domani a scuola!
Spensi il cellulare e lo ricacciai nella tasca dei pantaloni. Peter era un vero farfallone, bastava nominare una ragazza e lui subito si faceva strane idee. Subito dopo venni chiamato da mia madre per aiutarla in salotto e dovetti nascondere il posacenere sotto il letto. Dopo tutti quegli anni, quel nascondiglio funzionava ancora.
***
Il giorno dopo, davanti all'entrata della scuola, una ragazza stava distribuendo a tutti il giornalino della scuola. Io non ero interessato, ma Peter ne prese uno, ovviamente dopo averci provato inutilmente con quella ragazza, facendo così un'altra delle sue figuracce quotidiane. Raggiunto il corridoio della scuola notai che Peter teneva gli occhi incollati al giornalino.
«È tanto interessante?» domandai annoiato.
«Altro ché» fece lui non staccando gli occhi dall'articolo. «Sei in prima pagina.» Affermò, sorridendo.
«Cosa?!»
Non potevo crederci. Amanda mi aveva detto qualcosa su una prima pagina, ma non pensavo facesse sul serio! Insomma, la mia intervista non era stata molto interessante.
«Amanda è proprio brava a scrivere...» Commentò Peter, con due occhi sognanti.
«Dammi qua.» Feci io, strappandogli il giornalino dalle mani.
Il rosso non gradì la cosa, ma decise di non protestare. Diedi un'occhiata alla prima pagina, e quello che vedi fu sconcertante: "Chris Watson: l'eroe della scuola".
«A quanto pare sei più popolare di prima...» Commentò Ed.
Diedi una sfogliata alle pagine, finché non arrivai all'articolo su di me. Amanda aveva trascritto tutta la nostra intervista, non ero mai stato così imbarazzato. Certo, un tempo mi sarebbe piaciuto avere tutte quelle attenzioni, ma adesso non aveva più tanto importanza. Sospirai e restituii il giornalino a Peter, che si rimise a leggere.
«Non è possibile.» Disse all'improvviso, spalancando gli occhi.
Il suo tono serio stuzzicò la mia curiosità.
«Cosa?» domandai, sperando che nulla potesse andare peggio di così.
«Thomas e Jennifer si sono lasciati!»
Roteai gli occhi al cielo ed emisi un sospiro di sollievo, contento che non fosse stata una cosa importante. Il ragazzo si mise una mano sui capelli ed emise respiri profondi.
«Stai bene?» chiesi, abbastanza preoccupato.
«I-io... non so più che dire. Stavano insieme dal primo anno, Chris!»
«E... allora?»
«È la fine di una ship, lo capisci?!» sclerò lui.
A quella frase aggrottai la fronte. Non avevo mai sentito quella parola in vita mia.
«Una ship? Cos'è?»
Peter mi guardò come se avessi ucciso qualcuno. Il suo sguardo mi fece quasi paura.
«Ship. La ship tra Thomas e Jennifer è la Thennifer. Capito? Thomas più Jennifer: Thennifer.» Spiegò, trattandomi come un bambino di prima elementare.
«Non hai altro di meglio da fare che inventare ship?» domandai ridacchiando.
Quelle parole in qualche modo riuscirono a ferirlo.
«Non è inventata, Chris. Ci sono-» Il rosso tacque all'improvviso, per guardarsi intorno. «Ci sono le prove.» Mi sussurrò da vicino.
Tutta quella faccenda mi stava spaventando, perciò decisi di passare oltre con una risata.
«Tu sei matto.» Commentai, girandomi e camminando lungo il corridoio con il mio zaino in spalle.
Lui mi raggiunse correndo.
«Certo, tu non sai che cos'è una ship e sarei io, il matto.» Borbottò, facendomi sorridere.
Camminammo per un po', finché degli schiamazzi davanti a noi attirarono la mia attenzione. Il mio sguardo si fece più serio; io e Peter ci guardammo nello stesso momento e mi accorsi che anche il suo sguardo era stranito quanto il mio. Insieme decidemmo di avanzare nella direzione degli schiamazzi e delle risatine. Strizzai gli occhi, e a qualche metro da me notai che tutte le persone avevano l'attenzione su qualcuno. Poco dopo, riuscii ad identificare la persona: una ragazza bionda e minuta, con dei libri sulle braccia e uno sguardo innocente. Diedi un'occhiata al ciondolo che teneva al collo e sbiancai completamente.
Sì, era proprio lei: Judith era tornata a scuola.
//ANGOLO AUTRICE//
Judith is back, e con lei anche io!
Qualche giorno fa ho finito gli esami e sono andati molto bene, perciò ora sono libera e ho un sacco di tempo per postare capitoli! Ovviamente sono in vacanza e voglio anche rilassarmi un po' :)
E ora la storia:
Cosa pensate che succederà ora che Judith é tornata? Chris riuscirà a parlare con lei?
Fatemi sapere cosa ne pensate, e vi avverto che da adesso in poi i capitoli si faranno più interessanti😏
Ci vediamo alla prossima!❤
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