Capitolo ventunesimo


Jordyn rientrò a casa dopo essere stato una buona mezzora a fissare il vuoto in macchina e con una faccia da ebete. Aspettava cosa poi, sapeva che Zoe sarebbe uscita solo dopo ore. Forse aspettava qualcosa da sé stesso, che so, forse scendere ed entrare. Poi trovare una segretaria alla quale chiedere di Zoe e specificare che "è urgente". Forse lei gli avrebbe risposto "Ma è a lezione, non possiamo disturbarla" con il tono calmo ma gli occhi stanchi e impazienti. Oppure gli avrebbe sorriso e Zoe sarebbe apparsa negli attimi successivi e con tono amaro avrebbero parlato per quel che bastava.

Invece dopo quella mezzora mise in moto.

A casa sul divano c'era la madre che dormiva, e lui sospirò di sollievo, almeno non avrebbero parlato o cose del genere. Si chiuse in camera sua e lì scoppiò il mondo. Iniziò a pensare qualsiasi cosa, pur di pensare. Ascoltare la musica, disegnare, anche se faceva schifo a disegnare, mettere in ordine, cosa che lui non faceva mai perché ci pensava sua madre, suonare due note al pianoforte e smettere ancor prima di iniziare. Tutto questo pensando a me, e cercandomi, e pregando di trovare un appiglio che mi legasse a lui. Eppure mi odiava, odiava me più della mia assenza mentre l'immagine delle sue donne si faceva largo nella sua mente paralizzata. Le tre donne della sua vita.

Fu solo in quel momento capii il suo dolore, che era più un tormento?

Pensò prima a Zoe e a quanto forse la stesse iniziando ad amare, inconsciamente. A quanto si stesse innamorando di lei, tanto da perdere la testa.

Poi a sua madre e alla depressione di sua madre. Che la faceva continuamente pensare al passato. Al suo stare sempre lì a casa, sul divano, o in cucina. Lui se la ricordava diversa, eccome se lo era.

Un ricordo vivo si accese in lui, partì da dentro e lo circondò come una bolla.

Era estate, ed erano in Grecia. Lui, suo padre, sua madre e sua sorella. Ridevano con i cuori leggeri e gonfi mentre si schizzavano tra di loro in riva al mare. Il sole li vestiva e gli altri bagnanti guardavano la scena quasi commossi, o forse infastiditi? Ma che importava cosa pensasse la gente se loro stavano bene!
Tutto venne a galla. Quella pace, quell'armonia nella quale Jordyn era immerso in quel momento. Nella tranquillità. La così detta pace dei sensi, quando non vorresti stare da nessun'altra parte. Il viso paffuto di suo padre gli apparve e lo confortò, era da così tanto che non lo vedeva.. eppure non ci pensava quasi mai. Sorrideva, lì in quella spiaggia, con l'orizzonte sullo sfondo. Sorrideva e gli dava una pacca dolce sulla spalla, poi guardava con occhi lucidi la bellissima moglie e lasciava una carezza sulla guancia della figlia.

lei sorrideva malinconica. Tutto il viaggio era stata silenziosa. Lei, ragazza riservata, non aveva lasciato trapelare nessun pensiero durante quella permanenza e mia aveva evitata e scansata. Donando la sua parte di me alla sua famiglia. Per preparare tutti al dopo, molto probabilmente.
Sua madre era euforica, voleva sempre andare dappertutto e vedere ogni singolo angolo di Atene. Le piaceva quell'atmosfera di serenità. Di dolcezza. Si sentiva come una bambina la mattina di Natale, quando può finalmente scartare i regali e giocarci. quando vede tutti felici e c'è un rumore piacevole, un fuoco sempre acceso, una connessione tra anime vibranti.
Quello era. Una fiamma colma di vigore e affamata di gioia.
Nessuno poteva levargliela quella felicità. Io non potevo abbandonarla in quel momento, lei mi si aggrappava con le unghie e mi stritolava imprigionandomi dentro di lei.

poi Jordyn chiuse gli occhi e si abbandonò beandosi del viso di sua sorella. Ma le preoccupazioni non svanirono nemmeno a pagarle. Anzi, una rabbia insormontabile si impadronì di lui. E il desiderio di spaccare tutto lo invase.

poi gli arrivò un messaggio. Sbuffò e aprì gli occhi.

Era il suo maestro di pianoforte. La lezione del giorno dopo doveva essere annullata perché si era preso la febbre. Jordyn guardò il pianoforte e poi lanciò il telefono sul cuscino.

Ovviamente nessuna gioia era in serbo per lui quel giorno.


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ei ei
Finalmente dopo quanto..? cinque mesi? sono tornata!

Mi mancava così tanto scrivere, vi credete che non ho scritto una parola in tutto questo tempo? nessun pensiero, nessuna mini storia, niente! che schifo.. insomma, l'importante è che ora sono qui

spero che "il mio ritorno" sia buono e non una merda

ciao!

Sara

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