Capitolo sesto




Madelyn giaceva sul pavimento dentro un grande sgabuzzino illuminato. Non entrava nessuno lì, non vi era niente, solamente qualche scatolone vuoto e ricoperto da polvere. Era lì che l'aveva portata il fratello di Mary, James. L'aveva riempita di botte fino a che la bocca della ragazza non aveva iniziato a sanguinare, e per un attimo Madelyn aveva pensato che non si sarebbe fermato, ch avrebbe continuato a colpirla, ancora e ancora. Invece era scoppiato a ridere e aveva iniziato a ripetere "Debole, sei troppo debole."

Ormai era un eco continuo che continuava imperterrito nella mente di Madelyn. Tossiva, si piegava, si lamentava, ma nessuno riusciva a sentirla. James era andato via lasciandola lì, senza dignità, senza rimpianti. Lo faceva per la sorella, questo si ripeteva il ragazzo, perché nessuno poteva fare del male a Mary. Una parte di James sapeva che prima o poi avrebbe deluso sua sorella e i loro genitori, che ovviamente non erano al corrente di nulla; perché Mary era solamente una viziata. Una di quelle che devono avere tutto, ma che alla fine non hanno niente. Questo pensava James di lei, anche se l'amava con tutto il suo cuore.
I genitori ricchi erano sempre fuori per lavoro. I due fratelli erano cresciuti con innumerevoli babysitter o parenti. Voleva proteggerla in tutti i modi, non voleva farle sentire quell'oppressione, quella mancanza. Così la accontentava in tutto. Mary poteva crearsi quel suo universo perfetto: i regali e i capricci che le compravano i genitori, e la serenità mischiata alla più dolce protezione da parte del fratello. Poi era bella, perciò i ragazzi non le mancavano. E le amiche tanto meno. Con tutti gli sport che faceva ne aveva la rubrica strapiena. Solo che Mary, quando vide arrivare Madelyn, al primo anno, tutto cambiò. Iniziò a sentirsi una nullità, iniziò a risentirsi infelice. Le bastò qualche frase per allarmare il fratello, oppure qualche comportamento. Allora James l'aveva presa e portata in giardino, dove avevano parlato quel che bastava. Lei era scoppiata in un pianto isterico, e la mente del fratello aveva preso a ragionare. Finendo poi per prendere nuovamente in mano la situazione. Infondo era la sua missione: far stare bene la persona a cui teneva di più.
Riusciì solo ad arrivare alla conclusione che voi già conoscete. Un giorno di tanto tempo pirma, si avvicinò alla sorella e le sussurrò deciso "Finirà questa storia, deve finire. Tu devi essere felice." Facendo tutto quello, però, non si rendeva conto di star mettendo in primo piano Madelyn. Veniva lei prima di tutto; venivano prima gli schiaffi o i pugni che quel giorno doveva ancora darle. Veniva prima la gocciolina di sangue che tutti i giorni doveva vedere sul suo volto. Veniva prima il pianto supplicante di Madelyn che gli occhi spenti della sorella.
James stava scoprendo gli effetti collaterali di un passato trascorso in solitudine, a tenere tra le braccia gli sbagli di Mary.
E quindi si era gettato in una situazione più grande di lui. Una situazione che lo cambierà, in seguito. Ma non vi posso dire se in meglio o in peggio.

"Non ci credo." Sentì bisbigliare delle ragazze lungo il corridoio. La guardavano mentre passava, alcuni con occhi colmi di pietà, altri invece pieni di disprezzo; perché doveva pagare per qualcosa che non aveva fatto? La odiavano tutti ma alla fine nessuno di loro sapeva il perché.
L'occhio destro di Madelyn era gonfio. Ormai erano due mesi che andava avanti questa cosa. La faccia stanca della ragazza, i lividi sulle braccia e sul bacino, dappertutto. Un taglio permanente sul labbro. Tutti pensavano fosse autolesionista, o che suo padre tornasse ubriaco la sera e la menasse. La verità e che non riusciva nemmeno più a farsi vedere dal padre. Tutte le volte usava chili e chili di correttore, e usava le scuse più stupide.
A scuola era al centro della pietà degli alunni. E Mary.. lei aveva vinto. Era tornata a splendere di nuovo. Mentre Madelyn si faceva sempre più rotta e consumata. Dal tempo, dal dolore, da James. Quest'ultimo aveva anche pensato di farla finita. Di smetterla, di lasciarla in pace. Ma ogni volta che la vedeva. Una ragazza così bella mascherata dagli orrendi sbagli che lui le incideva. Quel desiderio riaffiorava, e non poteva farci niente. Ormai non esisteva più la scusa di Mary, lei stava bene, il posto se lo era ripresa.
Era diventato un piacere personale. Una routine, un gioco, una scommessa. James non poteva cedere, o sarebbe diventato lui il più debole. E così, il tempo passava e Madelyn dimagriva.
Jordyn, invece, si affezionava sempre di più a quel negozio "Tutto arte, H" che il dolore provocato da Aileen alle volte sembrava quasi sparire.

Laura era uscita dall'ospedale, la famiglia passava le giornate all'ospedale, poi a casa e poi di nuovo all'ospedale per accertamenti e visite varie. Laura aveva tempo, e forse anche abbastanza.
I medici erano alla continua ricerca di un donatore, e forse lo avrebbero trovato. Un donatore compatibile che le avrebbe salvato la vita.
Ormai passavo i mesi, e tutti i personaggi della mia storia sembravano andare avanti con il loro cammino. Chi con più difficoltà e chi con più armonia, ma ce la facevano.
Jordyn e il lavoro.
Adam e Phil spensierati buttati in un vicolo.
Zoe ottimista nel suo letto con il padre sul divano al piano di sotto.
Laura e i suoi primi anni di vita.
Tristan cercando di curare Madelyn.
Madelyn e i segni sul suo corpo.

Y0tRtE�B���om

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BooM

Ciao a tuttiii,

Questa è una cosa abbastanza nuova per me, come vi ho già spiegato avevo pubblicato un libro, maho voluto ricominciare tutto daccapo e fare le cose con più precisione.

in questo spazio autrice voglio dirvi due cose

innanzitutto siamo al sesto capitolo e spero vi piaccia!

Se è così votate e commentate con qualsiasi cosa!

Fatelo per favore, motiva me a scrivere e vi rende più partecipi a voi che leggete.

Inoltre, é ovvio che molte cose ancora non si capiscano, ma continuando a leggere scoprirete tutto.

Spero vivamente che la storia vi interessi

ciao ciao

Sara

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