Capitolo quindicesimo
Non riesco a pensare, ho la testa pesante e gli occhi gonfi. Se potessi dormirei sul banco, all'istante.
Il professore ha richiamato la mia attenzione un paio di volte, facendo scomparire le scene meravigliose createsi nella mia mente. I ricordi di ieri sera, del suo volto, del suo sorriso e degli occhi che le brillavano alla luce dei lampioni.
La campanella suona e io sono in corridoio senza nemmeno accorgermene, diretto verso il bagno.
Mentre cerco di sciacquarmi la faccia sento due voci. Provengono da una delle tre cabine.
"Non può essere vero. Tu ci devi riuscire capito? Già quell'idiota di mio fratello ha fallito. E poi la ricompensa la sai."
"Okey, okey. Ma cosa dovrei fare esattamente?"
"Tu le devi fare male, scegli tu come. Prima la avvicini, ti guadagni la tua fiducia, poi attacchi "
"Non menerò una ragazza, Mary"
"Non devi picchiarla! Allora non hai capit0 niente!" i loro sussurri arrivano chiari e nitidi alle mie orecchie. Non ce la farò mai a farmi i fatti miei?
"Devi farle male, tieni. Prova con queste"
Si sente un rumore di pasticche che scontrano tra loro rinchiuse in una scatolina e poi la porta si apre, prendo velocemente il telefono dalla tasca dei pantaloni e faccio finta di essere tutto preso sullo schermo.. nero?
Beh, forse se lo accendevo era meglio.
La ragazza esce e mi fissa, poi con aria superiore esce dal bagno sculettando.
Il ragazzo che era nel bagno, appena mi vede nasconde immediatamente quelle pasticche, e dannazione! Non riesco a vedere di cosa si tratti. È alto, con gli occhiali e un faccione delineato. La mascella quadrata e gli occhi a mandorla.
Forse l'ho visto in qualche corso di recupero.
Esce dal bagno imbarazzato e impacciato. Gli occhiali leggermente appannati e uno strano senso di colpa fluttua nell'aria. Guardo la mia immagine allo specchio e non posso fare altro che alzare le spalle e tornarmene in classe.
"Tristan, la devi smettere di tormentarti, seriamente!"
Zoe ride mentre parla allegra con un ragazzo che a dire bello è un eufemismo.
Ovviamente si sarà già dimenticata di me, e io che come un cretino ci ho pure sperato. Stringo i pugni mentre guardo questo "Tristan" circondarle le spalle con il braccio continuando a ridere. Perfino la risata è invidiabile. Voglio andare via.
Eppure, proprio mentre mi giro con un'aria depressa dipinta in volto, sento una voce a pochi passi da me; la sua voce.
"Ehi, non mi saluti?"
"Oh, no, veramente.." okey, respira e riparti "Pensavo avessi da fare con il tuo amico, è meglio se vado.."
"Ah!" mi ferma lei. "Tristan! Vieni qui, ti presento una persona!"
"Tristan, lui è Jordyn. Jordyn lui è Tristan, il mio migliore amico"
O ma dai, è solo il suo migliore amico!
Lo odio.
"piacere mio" rispondo stringendogli la mano e facendo un sorriso tirato.
Poi se ne va dandole un bacio sulla guancia. Mi lancia un occhiataccia e sparisce.
Ma chi si crede di essere?
"Come stai?" Zoe interrompe i miei pensieri.
In quel momento qualcosa nei suoi occhi mi fa capire tante cose. Penso che ricorderò quello sguardo come la speranza. Il respiro le si ferma, mentre aspetta una mia risposta. Ingoia un grumo di saliva, e i suoi occhi trasmettono il suo nervosismo dato dall'ansia, visto che non trovano un posto sul quale fissarsi. Poi le sue mani si uniscono distrattamente. Il suo cuore riprende a battere e le sue guance diventano calde apro la bocca rimanendo così per qualche secondo.
Questo stato d'attesa la logora, facendola stare male ogni secondo di più.
"Devo andare, ora."
Tutto si distrugge all'istante.
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