Capitolo quattordicesimo
È incredibile, ma che ci faccio qui? Il depresso, incazzato con il mondo, strano,dal quale stare alla larga che èrinchiuso in una macchina, imbacuccato nel mio cappotto. Indovinate chi c'èlato del guidatore? Mattew.
Ovviamente.
"Ti divertirai tantissimo" mi aveva detto mentre salivo in macchina.Non l'ho degnato di uno sguardo, e lui ha messo in moto. È un continuo litigare,lui prova a farmi aprire, e io rimango impassibile. Non so nemmeno come abbiafatto a farmi uscire di casa. Forse rimanendo un'ora e mezza in macchina sottocasa mia, bombardandomi di chiamate per la prima mezz'ora, e poi aspettando insilenzio.
Una cosa così non l'aveva fatta mai nessuno. Non mi sono commosso, né tanto menostupito. Sono stato quasi felice nel vedere ancora la sua macchina lì adaspettarmi. Poi mi sono vestito e ora sono qui, davanti al locale affittato perla festa d'istituto. È un posto enorme.
"se non la smetti di morderti le mani, prima o poi non avrai più dellemani"
"Divertente. Spera solo per te che questa serata non peggiori ancora dipiù"
Speriamo continui ad andare bene.Penso dentro di me, poi scendo dalla macchina e tiro un lungo respiro prima dibuttarmi all'interno del grande posto impregnato di fumo e alcool.
La fisso da tempo ormai.
è lì seduta al bancone, con un drink in mano e uno sguardo spento. Non ridecome quando in corridoio è passata davanti a me e alla mia classe, ora sembraquasi impassibile, come se non le importi veramente dove si trova.
Le sue amiche si alzano e vanno a ballare, lei rimane ancora più sola. Ha unvestito nero con dei decori color oro, delle scarpe con il tacco alto. I suoicapelli rossi le ricadono sulla schiena, decido di avvicinarmi.
Accendo una sigaretta e ordino una cosa qualsiasi da bere.
Appena lei sente la mia voce gira la testa di scatto. Inizia a scrutarmi: ledita attorno alla sigaretta accesa, le labbra che stringono la sigaretta. Sembraincantata. Per un attimo penso sia già ubriacata, poi rimango fermo cercando dirimanere con i piedi per terra. Inizio a contare aspettando che lei si alzi escappi pensando "questo è uno sfigato". Eppure non lo fa.
Mi giro lentamente con la tensione che mi scorre nel sangue, e il cuore amille. Non sono sicuro di cosa fare, ma il mio corpo sembra muoversi da solo.
Sorride. Appena mi giro, la sua bocca si apre in un sorriso, e mi sembra quasi divederla camminare velocemente in corridoio con un libro in mano, e le cuffiettenell'orecchio, di prima mattina e con le guance rosse e del lieve sudore sullafronte.
"Sono Zoe, tu?" allunga la mano magra con le unghie corte colorate dinero.
ingoio un grumo di saliva, ed entro nel panico.
"Jordyn" stringo la sua mano nella mia, ha la pelle calda. Sorrideancora, poi abbassa lo sguardo verso il suo bicchiere e beve dalla cannuccia.
Io respiro profondamente, mi rilasso. Finisco il mio drink in un sorso poi migiro verso di lei.
"Ti stai divertendo?" le chiedo. Lei vacilla un po', sorpresa.
"No, per niente. Le mia amiche non hanno tempo per me" le indica. Ci giriamoe ridiamo insieme guardandole mentre si strisciano spudoratamente su deiragazzi.
"Neanche io mi sto divertendo" lei mi fa segno di ripetere. Le prendola mano delicatamente. Faccio un gesto avventato, lo so. Anzi quasi folle. Quantepossibilità ci possono essere che lei ritiri la mano e dandomi uno schiaffo sene vada? Novantanove su cento.
e invece, quante ce ne sono che rimanga con me lasciandosi trascinare? Una sucento.
Lei sceglie quell'un per cento.
"Scusa, ma non si riusciva nemmeno a respirare lì dentro, non volevonemmeno venire: mi ha portato a forza un mio compagno di classe"
Lei annuisce, poi sorride e iniziamo a parlare.
Io non posso che essere felice. Sembro aver dato una svolta alla sua giornata.
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