Capitolo primo

Come tutte le mattine, alcuni senza tetto si rigiravano sopra un ammasso di coperte vecchie e sporche, e prendendo un bel respiro, ringraziavano Dio per avergli donato un'altro giorno di vita. Senza lamentarsi. 

Un paio in particolare, avranno avuto cinquant'anni circa, alle sei meno un quarto di mattina erano già seduti uno con un bicchiere e un altro con una ciotola proprio davanti a loro, aspettando che qualcuno ci gettasse qualche monetina da pochi centesimi.
Iniziarono a scambiarsi delle battute, dei sorrisi, come due persone normali in un ufficio seduti in due scrivania una accanto all'altra. Ecco, io negli uffici ci sono stata, (oltre a tantissimi altri posti) e devo dire che la tolleranza è al limite e il buon umore è sotto terra. Invece lì in quel vicolo, vicino a quei due senza tetto si stava veramente bene. Escludendo il fatto che chiunque passava non li degnava di uno sguardo, o che a fine giornata avranno fatto massimo cinque dollari in due, loro stavano bene. E io stavo bene tra di loro. Mi sedetti lì vicino, anche se così presto, e iniziai ad ascoltarli, a ridere alle loro battute. Poi mi alzai, e mi feci più vicina a loro. Mi sedetti nel mezzo e feci esattamente quello che loro facevano: Sorridere, guardare, ringraziare se ricevuta una elemosina, e poi continuare a sorridere, o a destra, o a sinistra.
Ecco, conosco perfettamente la loro storia. La so alla perfezione. Li conosco da così tanto ormai. Ci sono certe persone, non molte, che non le abbandoni più una volta conosciute. E loro non li voglio lasciare per nessun motivo.
C'è Adam, che è di colore, e ha una risata che farebbe ridere anche la luna.
Lui, beh, non ha più nessuno. Nel senso che gli era rimasta solo la moglie, ma quando lui ha perso lavoro (faceva l'impiegato in una banca) lei ha deciso di piantarlo in asso e tornarsene in Italia, dalla sua famiglia. Non trovò più lavoro, e distrutto dall'abbandono della moglie, si buttò sull'alcool, iniziando a dimenticarsi di tutto. Lo sfrattarono e si trovò per strada. Quando poi conobbe Phil, un permaloso di prima categoria, che ovviamente non diede una casa ad Adam, ma lo aiutò a sopravvivere, a ritornare felice.
Phil si ritrovò in strada perché aveva avuto un brutto periodo con la moglie, dopo la morte della loro figlia adolescente. Fu un gesto disperato quello di andare a vivere per strada. Penso che almeno tra tante persone non avrebbe sentito il dolore dell'assenza della figlia. E poi perché la moglie non gli diede più un soldo, e la famiglia ancor meno.
Eppure erano lì, a tenersi compagnia, sfoderando sorrisi a volontà, quasi facendo invidiare la gente che aveva tutto e che pure, non sorrideva come loro.
Ebbene, in quella stessa via, la via di Adam e Phil, c'era il negozio più importante della storia di Jordyn. È una strada ampia, e alla fine, prima di svoltare l'angolo per prendere la strada principale, c'erano loro. Sorridenti e incappucciati nelle sere d'inverno.
Ecco, a metà tra l'inizio della strada e il posto di Adam e Phil c'era questo negozio "Tutto Arte, H." è un nome un po' strano, specialmente per quella "h" puntata; ma a questo ci arriveremo.
Non c'è assolutamente niente che collega la storia dei due senza tetto con quella di Jordyn, ma io amo i particolari, rendono qualcosa più concreto.
Quel giorno, me ne stavo seduta tra Adam e Phil, quando un bel ragazzo fece la sua comparsa.
Io, dovete sapere, sono strettamente a contatto con le persone, non tutte ripeto, e non sempre, ma anche se sono in un posto solo, come ad esempio quel giorno tra i due barboni, riesco a concentrarmi comunque su tutti gli altri.
Quando però fece il suo arrivo Jordyn, rimasi di sasso. Con lui non sentivo niente, provai a concentrarmi, a fissarlo. Non riusciva a notarmi, non mi vedeva proprio. La sua mente era da tutt'altra parte, ma io non so leggere nel pensiero. Eppure una parte di me, sperava che sapesse che lo stavo guardando. Ma ancora niente.
Mi dimenticai di aver aperto un argomento importante con i due barboni, tantoché mi alzai e li lasciai li, a discuterne da soli. Mi sarei fatta perdonare il mattino dopo, chissà, magari portandogli la colazione, oppure dei maglioni puliti.
Mi concentrai su Jordyn che continuava a rimanere fermo davanti al negozio "Tutto arte, H." ma accorgersi di me, non se ne parla neanche.
Così cautamente mi avvicinai. Fu un gesto impulsivo, che forse non avrei dovuto fare. Eppure lo feci.
Poco dopo Jordyn strabuzzò gli occhi e prese un volantino tra i tanti nella scatola a destra dello zerbino e subito sorrise. Ecco qua, la connessione tra me e lui era avvenuta.
Si rigirò nelle mani il volantino mentre io cercavo di non farmi troppo vicina. Poi lo mise in tasca, e se ne andò, lasciandomi lì, un po' delusa e un po' sorridente.
Curiosa come non mai, mi avvicinai alla scatola alla destra dello zerbino e senza farmi notare mi abbassai a leggere.
"Cercasi aiutante/commesso, giovane e appassionato d'arte. Per orari e condizioni rivolgersi al numero qui sotto, oppure venire a trovarci direttamente in negozio.
La proprietaria, Clara H."

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