Capitolo decimo

Era tutto un saltare e gridare senza un vero e proprio motivo. Forse perché la testa di Zoe le diceva di fare quello. Erano ore che stavano in quella discoteca, io non mi stavo divertendo per niente, ero lì, il mio profumo riempiva l'abitacolo e stavo quasi per vomitare. Tristan era con Madelyn, si erano appostati in una stanzetta a parte e riuscivo a sentire i loro pensieri all'unisono con i loro cuori che galoppavano.

Zoe era più solitaria, stava seduta al bancone mentre beveva un cocktail e sorrideva a qualche ragazzo che si soffermava a guardarla più del dovuto.
Rimasi stupita e mi paralizzai. Possibile che non l'avevo notato prima?
Jordyn era lì, seduto affianco a Zoe.
Era da solo, davanti a un bicchiere tozzo, con del liquido chiaro dentro. Non sorrideva e si appoggiava con le braccia possenti al bancone. Non pensava a niente, pensando contemporaneamente a tutto.
Lei era sorridente mentre chiedeva un cocktail al barista. La musica era soffocante.
Fu solo un momento nel quale mi si mozzò il respiro e il mio cuore cessò di battere. Erano vicini, si davano le spalle e potevano quasi toccarsi. Se uno dei due si fosse girato, e avesse fatto un movimento brusco le loro vite si sarebbero intrecciate.
Jordyn si alzò e volò via.
"Hai visto che bello era quello seduto vicino a te? Dio, sei così presa dai tuoi pensieri! Divertiti!" una compagna di classe di Zoe le urlò queste parole cercando di sovrastare la musica e poi andò via anche lei. Così Zoe si girò prima a destra e poi a sinistra. C'erano due ragazze.
Oh ma dai! Una volta tanto potresti farmi conoscere un uomo, che dici?
Zoe malediceva sé stessa e l'universo contemporaneamente.
Io stavo sentendo freddo. La tensione si stava scaricando, il cuore aveva ripreso il suo battito regolare. E gli attimi di calore mi stavano abbandonando. Mi girai alla ricerca di Joryn che si era seduto su un gradino in una parte buia della sala, dove non c'era nessuno. Beveva un altro liquido, più scuro stavolta. Mi domandai a cosa pensasse.
Poi successe tutto in fretta. Era così concentrata sui lineamenti del volto di Jordyn in quella parte ombrosa della discoteca che ci misi minuti per realizzare.
Tristan riapparve mano nella mano con Madelyn e poi inziò a correre verso Zoe che era accasciata a terra.
Che il divertimento abbia inizio.


"Sei una fottuta irresponsabile! Non ti avrei mai dovuta portare qui! Ma ti rendi conto? Tu mi vuoi far finire in galera!" erano dieci minuti che Tristan andava avanti così, fuori dal locale mentre Madelyn aiutava Zoe a ricomporsi.

"Dio santo! Avrai vomitato l'anima. Che diamine ti sei bevuta? Almeno rispondi?" la voce roca del ragazzo era furiosa e premurosa allo stesso tempo "E ora chi lo dice a tuo padre." Aggiunse pensando a voce alta.
"No!" scattò in piedi Zoe, questo le provocò un forte capogiro. "Non glielo dirai a costo di passare sul mio cadavere. E poi non ho bevuto nulla, ho preso un cocktail che mi ha consigliato una ragazza al bancone. Sarò intollerante a qualche cosa."
"Cioè fammi capire: tu non solo ti senti male facendo prendere un infarto a me e mandando a puttane l'idea di serata che avevo. Ti metti in un fottuto casino ascoltando il consiglio di una tossica al bancone di una discoteca? Roba da matti. Tu stai male" Tristan rise istericamente scuotendo la testa.
"A) non era una tossica. B) non ti è preso un infarto. E poi che volevo dire?" Zoe si mise a ridere e poi si sedette nuovamente.
"Non scherzare Zoe, mi hai fatto preoccupare."
"Va bene! Dio santo quanto la fai lunga. Portami a casa e poi voi due potrete continuare la vostra bella seratina."
"Volevo ricordarti, senza essere scortese, che tu una casa non ce l'hai! Dato che sei scappata oggi pomeriggio." Madelyn sgranò gli occhi e assunse un'aria infuriata. Entrambi si girarono verso Madelyn che diventò improvvisamente curiosa dopo quella frase.
"Grazie tante amico!" sbuffò Zoe guardandolo con sguardo truce. "Ora muovi il tuo culo e portami a casa tua."
"E comunque sì. Sei stato scortese" concluse passandogli affianco e dandogli una spallata. Tristan chiuse gli occhi maledicendosi.

"Ci vediamo quando torno allora"
"AH! Per me puoi pure non tornare." Zoe aveva messo il broncio per tutto il viaggio e ora era sdraiata sul letto con affianco una tazza di tè fumante.
"Ti ricordo che sei a casa mia, e che non ti ci lascerei da sola per una notte nemmeno sotto tortura"
"Ne sei convinto?" Zoe lo sfidò con lo sguardo.
"Ci vediamo dopo." Tristan le sorrise e uscì di corsa. Zoe si ritrovò di nuovo da sola con la testa che girava.
Avrei voluto tanto essere lì con lei, ma non mi fece avvicinare. Delle lacrime iniziarono ad uscire dai suoi occhi, e subito si preoccupò di come avrebbe eliminato il nero del mascara sul cuscino bianco.
Si chiese cosa stesse facendo il padre.

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ciao a tuttii

Questo capitolo è più corto, come sempre commentate con dei vostri pareri.

alla prossima

ciao ciao

Sara

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