Capitolo 6
Pov Giulia
Dopo più di una mezz'ora io e Tommaso, finimmo di preparare tutto.
Mi ricordava tanto la prima volta che mio nonno aveva preparato questa cerimonia per me.
Era tutto perfetto.
Con la differenza che io ricevetti il mio Miraculuos alla nascita e solo dopo, a cinque anni, scoprii anche che potevo scatenarne i poteri.
Ma quel giorno imparai molto cose anche su me stessa.
Il perché, quando ero arrabbiata, andavo letteralmente a fuoco.
Non è una metafora, io vado a fuoco quando mi arrabbio o sono agitata, ma ovviamente non mi brucio.
Ci sono molte cose " simpatiche" su di me.
Il fatto che riesco a evocare acqua, ghiaccio, fuoco, aria e terra ( più che terra riesco a evocare solo fiori).
Per me il fatto di avere questi poteri mi tormentava.
Quando seppi che stava per nascere mia sorella, ero molto preoccupata.
Speravo che lei almeno fosse una bambina normale.
Ogni volta che io facevo qualcosa, il nonno inventava scuse anche con i miei genitori, che appunto non erano coscienti dei miei poteri.
Neanche Tommaso lo sapeva... Ero intenzionata a dirglielo quella sera, dopo la cerimonia.
Ovviamente, io mi ero immersa nei miei pensieri, e sempre ovviamente lui aveva capito che c'era qualcosa che non andava.
" Giulia, sei pallida e non mi hai risposto alla domanda." Mi disse.
Io lo guardai. Non volevo mentirgli, ma ormai lo facevo anche troppe volte.
" Scusa, pensavo a Mari. Comunque che mi stavi dicendo?" Chiesi.
Lui mi guardò, palesemente non mi credette. E rimase in silenzio. Poi mi guardò, un po' offeso.
" Giulia, è successo qualcosa? Sei strana, e non mi piace quando reciti la parte della persona che sta sempre bene, lo sai. Quindi dimmi, tanto non ti giudico, cazzo non l'ho mai fatto."
Io abbassai la testa, che gli potevo dire?
Beh, sai sono una specie di mutante con poteri strani?
No, non potevo dirgli nulla fino a quella sera.
Prima di rispondere, lui cadde a terra.
" TOMMASO!!! CHE HAI?!?! SVEGLIATI!!!" Urlai.
Lui aveva gli occhi chiusi.
Vidi che la collana che portava al collo si stava illuminando.
No, tutto tranne quello!
Era già successo, e non doveva succedere di nuovo!
Gli presi la testa e lo colpii. Si doveva svegliare. Non poteva abbandonami.
" Tommaso, sono io, Giulia. Andrà tutto bene, ma adesso svegliati, ok? Ti prego, pensa positivo, ti supplico. Ci sono qua io." Cercai di utilizzare tutta la mia calma per trasmettergli tranquillità e pace.
Dopo un po' aprì gli occhi. Mi guardò molto confuso.
Io lo abbracciai, ma lui non fece lo stesso.
Si allontanò e mi squadrò come se fossi un extra terrestre.
" Tommaso, che hai?" Provai chiedergli.
" Io chi sono, e tu chi sei?" Mi chiese.
Lì crollai, piansi.
Lui mi guardò ancora più confuso:" Scusami, non ti volevo far piangere, ma non mi ricordo nulla. Come ti chiami?" Si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla.
Sorrisi pensando che era dolce come sempre.
Trovai la forza per parlare e cercai di spiegare come potevo:" Io sono Giulia, la tua ragazza. Sei caduto per terra e non so perché tu non ricordi niente, ma non ti preoccupare ti aiuterò."
Solo in quel momento lui si guardò intorno:" Dove sono? E poi che sono tutti questi addobbi?"
Era ancora più confuso. Io solo in quel momento guardai tutto ciò che avevamo preparato per Mari.
Avevamo preparato un altarino con sopra la scatolina del Miraculuos della Fenice.
Per terra e sull'altarino c'erano petali di rosa rossa ovunque, che simboleggiavano la Fenice.
Era una cosa semplice, ma molto carina.
Tornai a guardare Tommaso, che era smarrito.
" Siamo in un hotel. Siamo venuti qui dall'Italia e oggi c'è una festa. Ricordi?" Chiesi.
Lui scosse la testa.
Guardai la collana che aveva al collo. La Morte. Dovevo toglierla, non potevo metterlo ancora più in pericolo. Ma non sapevo a chi darlo. Non potevo neanche metterlo io, Nascita e Morte non potevano occupare lo stesso corpo.
Adesso sarebbe andato in panico e la collana lo avrebbe ucciso sicuramente.
Presi una decisione, forse la più stupida o coraggiosa della mia vita, non saprei dirlo.
Mentre era distratto gli strappai il Miraculuos dal collo e me lo misi.
Almeno lui sarebbe sopravvissuto.
Avevo poche ore prima di morire se continuavo ad agitarmi così tanto.
Quindi presi un respiro profondo e mi calmai.
Mi alzai e gli porsi la mano, che lui esitante prese.
Quando si fu alzato, non gli lascai la mano. La cerimonia la dovevo spostare.
Tommaso era più importante di una stupida celebrazione.
Quando provai a camminare, lui faticava molto.
" Ti sei fatto male? Ti gira la testa?" Chiesi.
" No, non mi ricordo come si cammina." Ammise.
' Bene, non poteva andarmi meglio'. Pensai.
" Okay, guardarmi. Non ti devi preoccupare, riavrai la tua memoria e adesso ti aiuterò a camminare." Dissi, con voce ferma e calma. E gli presi entrambe le mani
Lui mi sorrise, ma prima di provare a fare un altro passo, mi cadde completamente addosso.
Io scoppiai a ridere, penso che lo feci per non piangere, e lui mi imitò.
" Scu... Scusami... Io non... Volevo." Cercò di scusarsi.
" Ma tranquillo, sono abituata alle persone che perdono la memoria e mi cascano addosso." Scherzai.
Lui spalancò gli occhi: " Davvero?"
" No, era ironia." Sorrisi ancora.
Mi venne un'idea.
" Allora, appoggiati a me o se preferisci abbracciami e cerchiamo di fare i passi insieme. Perché io non ti posso trascinare per una gamba, dappertutto giusto?"
Lui mi guardò speranzoso:" Ma potresti provarci?"
Non sapevo che fare, lo feci sedere sul mio letto e provai a parlargli:" Senti, per me è difficile, ok? Tu eri il mio punto di riferimento e adesso devo anche aiutarti a camminare e dirti quando le cose sono ironiche. Io non posso comprenderti se tu non ti sforzi un po'. Secondo te, posso trascinare una persona per una gamba tutto il tempo? No Tommaso, non posso. Quindi per favore cerca di collaborare e io ti aiuterò. Adesso tu, ti ricordi come si cammina e cerchi di essere il più normale possibile. Ok?"
Lui mi rispose:" Ma se non ricordo chi sono, come posso ricordare come si fa la persona normale?"
Io avrei voluto dargli una capocciata, ma mi trattenni.
Risposi:" Fai come faccio io. Tutto ciò che ti dico di fare, tu proverai a farlo. Se alzo una mano, tu dovrai stare fermo. Se non la alzò vuol dire che devi fare come me, ok?"
Lui annuì convinto:" Ci proverò, ma non prometto nulla."
Mi sorrise e mi abbracciò.
Sembrava quasi il mio Tommaso, ma sapevo che tutto sarebbe cambiato a partire da quel momento.
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