Capitolo 2

POV Marinette

Tornai a casa e mi ritrasformai:" Tikki ma tu che dici?" Chiesi alla mia kwami.

Lei era dubbiosa, ma rispose:
" Penso che devi ragionarci su. Conosco il Miraculuos della Civetta Bianca, ma mi pare fosse stato bandito per la sua potenza. Non so, Marinette. La decisione è tua e di Chat Noir. Ne parlerete domani. Adesso studia, che sennò prendi un quattro domani a scuola."

Tikki aveva ragione. Presi i libri e dedicai due ore allo studio, appena finito accesi il computer.

Iniziai a guardare le nuove notizie.
Nadja Chamack iniziò a parlare:

" Oggi a Parigi è arrivata la cantante e attrice italiana direttamente da Roma. Allora Giulia ci vuoi parlare di te?

'Che volete sapere?'

Dicci com'è l'Italia? E gli italiani che pensano del tuo trasferimento qui a Parigi?

' L'Italia è il posto più meraviglioso del mondo, sono cresciuta lì. Venendo qui mi mancano i miei familiari, penso sia normale. Mi mancano i miei amici e spero che il mio ragazzo venga a trovarmi qualche volta. In verità gli italiani li ho salutati con un concerto, tra le varie lettere e messaggi che ho ricevuto uno mi ha colpito: - Con la tua musica, mi hai fatto crescere e capire chi sono e cosa voglio. Grazie mille.- Non so se ho fatto qualcosa per meritarmi questo onore e ringrazio chi me lo ha inviato. Comunque altre domande?"

Io non la conoscevo, ma la sua voce mi era alquanto famigliare. Decisi di continuare a vedere l'intervista.

" Che dice la tua famiglia del trasferimento?

' Sono loro che mi hanno convinta, all'inizio non volevo venire per il semplice motivo che non volevo separarmi da loro. Sono la figlia più grande di cinque figli. I miei fratelli non volevano assolutamente che andassi via, hanno pianto fino allo sfinimento. Ma mia madre e mio padre mi hanno convinta. In fondo amo il palcoscenico, amo Parigi ,è una città che mi ha sempre affascinata e poi è la città dove sono cresciuti i miei nonni.'

Grazie Giulia dell'onore che ci hai dato permettendoci questa intervista. Spero di incontrarti altre volte. Alla prossima. E ora il corriere....."

Spensi il computer e pensai che quella ragazza era fortunata.

Stava avverando con le proprie mani il suo sogno, si era addirittura trasferita per quello e io... Beh io non avrei potuto farlo.

Parigi aveva bisogno di Ladybug. Essere supereroina mi portava tanti svantaggi nella mia vita privata.

Non potevo avere un ragazzo, non potevo trasferirmi per il mio sogno, avevo anche avuto la possibilità di andare a New York per diventare stilista e ho rinunciato.

Provavo molta invidia per quella ragazza, aveva una vita perfetta, tutto ciò che si può desiderare e io dovevo vedere gli altri trionfare nei sogni, mentre sorridevo e mi congratulavo.

Pensai che finché Monarch non fosse stato sconfitto io non ero Marinette, ma solo Ladybug.

La ragazza perfetta, amata da tutti, senza difetti. Ma non era così. Soffrivo tanto e solo Chat Noir se ne accorgeva.

Alya, ora che sapeva la mia identità, non mi torturava più dicendo che Ladybug è perfetta.

Perché non era vero, non era così.

Mi dovevo accontentare di quello che avevo e dovevo smetterla di pensare.

Iniziai a cucire così il mio cervello si svuotava.

Quella notte, non dormii serenamente.

La mattina seguente, faticai ad alzarmi e arrivai in ritardo come al solito, ma la prof non era in classe, quindi non mi avrebbe messo il ritardo.

Dopo qualche minuto entrò, accompagnata da una ragazza abbastanza alta, con i capelli lunghi fino alla schiena, riccia e castana e gli occhi color nocciola.

Sorrideva imbarazzata.

E guardandola bene mi ricordai dell'intervista del giorno prima.

Era Giada, no aspetta, Giorgia, no neanche . Ah ecco... Giulia.

La professoressa era incredibilmente felice:" Buongiorno ragazzi, oggi nella nostra classe si aggiungerà Giulia, la nuova stella di Parigi."

A quelle parole Giulia sembrò volersi sotterrare.

Rivolgendosi a Giulia disse:" Ti metterò al banco con..."

Giulia sembrava che stesse pregando.

La prof ci penso su e poi decise: "Vediamo... Mettiti vicino a Lila."

Io provai tanta pena per lei. Il primo giorno con Lila, che sfortuna. Sperai che non la ascoltasse.

La prof. la guardo e chiese:" Prima di sederti, ci vuoi dire qualcosa di te?"

Lei sembrò in difficoltà:" Emh... In verità non so che dire. Ho quattordici anni, vengo dall'Italia e boh... Non so veramente che dire."

Alla professoressa si illuminarono gli occhi, e ci chiese:" La conoscete? Lei è la famosa cantante e attrice italiana. Ha fatto innumerevoli film e canzoni. Mi dicono che alcune scene le hai inventate tu, vero?"

Giulia era più rossa di un peperone.

Decisi di aiutarla ed esclamai:" Prof, secondo me Giulia dovrebbe stare con me, oggi Alya non c'è e io penso che sono l'unica persona a non conoscerla. Sarebbe un'opportunità unica e poi le posso far vedere la scuola e anche Parigi."

Giulia mi guardò  ringraziandomi. Si sedette e iniziò la lezione. Non parlava tanto, anzi non disse proprio nulla.

Dopo due ore di lezione si girò verso di me e intimorita sussurrò un grazie.

Ne rimasi colpita, e io che pensavo che avesse una vita perfetta.

A ricreazione lei non fece nulla, ma prima che finisse mi chiese:" Chi è Adriano Ageste?"

Io scoppiai a ridere e lei non sembrò molto contenta della mia reazione, anzi mi fulminò con lo sguardo.

Mi ricomposi e dissi:" Scusami, mi ha fatto ridere che hai detto Adriano Ageste. Si chiama Adrien Agreste. È il ragazzo che sta davanti a noi al banco.
Com'è questa domanda?"

Lei esitò un attimo e arrossì:" Devo andare a casa sua. Per conoscere il padre, Gabriel se non sbaglio. Vuole sapere da me, come procedere per i costumi di scena."

Io sorrisi e dissi;" Ahhhh. Te lo chiamo, così chiedi conferma."
Mi ringraziò e lo chiamai.

Lui si girò e sorrise. Mamma mia, pensai di essere diventata rossissima.

Lui alzò la mano, salutandoci, e disse, rivolto a Giulia:" Ciao! Scusa se non mi sono presentato prima. Sono Adrien, e tu sei Giulia."

Lei annuì e parlò:" Tuo padre mi ha convocato per parlare dei costumi di scena, e la mia segretaria mi ha informato che devo venire a casa tua dopo scuola. Volevo chiedere conferma."

Quando parlò sembrò quasi timida e molto chiusa, non sembrava la ragazza che avevo visto in tv.

Lui annuì, ma poi si ricordò di una cosa:" Oggi non abbiamo la macchina, e non so se vuoi venire a piedi. Semmai vieni..."

Giulia lo interruppe con una mano: "Fortunatamente riesco a camminare, non mi ucciderà fare qualche passo. Non ne posso più di andare in macchina."

Lui sembrò stupito, io sinceramente no. Riuscivo a comprenderla solo per metà.

Lei poi disse una cosa che mi sorprese:" Può venire anche Marinette?"

Lì, si che diventai rossa. Lui mi guardò e chiese:" Puoi venire?"

Ed ecco, che partii all'attacco:" Sì... NO... Forse... Cioè boh."

Lui era confuso: "Non ho capito."

Allora dissi a voce un po' troppo alta:" SÌ, posso venire."

Adrien mi sorrise.

Passarono le altre quattro ore di scuola. Era arrivato il momento.

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