15. ESTATE 2013 (2/2)



15. ESTATE 2013 (2/2)

Una calda sera di quel Agosto però volli confessare a Giulia che mai più ci saremmo riviste in Calabria: "Se vuoi puoi venirmi a trovare tutte le volte che vuoi."

Certo – obbiettai subito dentro la mia testa – come se fosse possibile mantenere un'amicizia così distante.

"E poi ci scriviamo dal cell!" – le bugie mi uscivano come vomito e in effetti sentivo un peso allo stomaco.

Giulia non mi guardò, teneva la testa bassa e mordeva le unghie, sapevo che le mie parole la ferivano, ma speravo capisse.

Mi lasciò sola un po', scappò dentro il bar a ordinare due cole e si perse a salutare alcuni compagni di scuola.

Io mi guardavo intorno, sospirando, finalmente avevo levato un grosso macigno che avevo tenuto tutto mio. Ma quanta sofferenza stavo creando?

Quante scuse mancate alla mia migliore amica di quell'estate, quante promesse di estati come quelle infrante e soprattutto così poco tempo per viverci ancora a pieno, respirando l'una i sorrisi dell'altra mantenendoci solari a vicenda.

Persa in quel groviglio di pensieri non mi resi subito conto che in lontananza, dove la strada spariva, inghiottita da un dosso, sostava Ale, immobile nella sua forma lunga e magra, con gli occhi fissi su di me.

Mi vennero i brividi e non seppi spiegarmi perché: teneva una birra in mano e mi invitava a raggiungerlo.

Mi girai, vidi Giulia accolta da braccia di altre persone e non più le mie, ed accettai che fosse giusto staccarmi un po' da lei, anche solo qualche minuto.

A breve ci saremmo separate per sempre forse, così sorrisi senza che lei mai una volta mi vedesse e mi alzai, incamminandomi verso Alessandro.

Giù, oltre il dosso in discesa, vi era una combriccola di sconosciuti, tutti un po' più grandi di Ale, ma a quanto pare 'amici suoi'.

Riconobbi solo Claudio, il fratello di Giulia, colui che per primo mi aveva accompagnata al White due estati prima: non mi salutò, ma non mi toccava la cosa, di lui non ero mai stata interessata.

Claudio era un soggetto ambiguo, durante i mesi passati insieme qualche sera, con Michele e Tiziana ancora presenti, non riuscivo a decifrare quel particolare personaggio. Teneva a cambiare volto a seconda della persona, mostrando sempre un sorriso diverso, un modo di porsi diverso, persino il suo gesticolare cambiava.

Era amorevole ed espansivo con chi conosceva poco, quasi volesse invogliare tutti ad accerchiarlo; severo e pignolo con gli amici di una vita; cazzone e presuntuoso con qualsiasi donna single mentre ignorava totalmente una ragazza occupata – almeno quanto ignorava la sorella.

Ogni suo racconto di vita terminava sempre con un 'non ditelo in giro eh!', che nella mia testa risuonava come una gigantesca balla, una storia su di lui detta solo per mostrarsi e poi temuta perché potesse uscire anche solo una volta la verità su di lui.

Eppure prima di quel 2013, Claudio, mi era sempre sembrato innocuo, una persona più fragile di quanto si pensi, nascosta dalle mille maschere create negli anni e bisognoso di spalle su cui poggiarsi giorno e notte.

Ma Giulia aveva smentito questa mia patinata immagine di suo fratello, mostrandomi i segni violacei che si celavano sotto la sua maglietta, intorno alle sue braccia e alle caviglie. Claudio, se non si faceva ciò che voleva ricorreva ad un unico e brusco metodo di insegnamento – che nulla dà e tutto toglie – ovvero menava.

Non erano botte pesanti, almeno per Giulia, però i segni restavano e se li vedevo rimanevo inorridita: "Una cosa del genere per me è inammissibile Giulia! Vai dalla polizia."

Ma niente da fare, era suo fratello, era il suo capo, era l'unico uomo di casa e la paura a volte sa trasformarsi perfino in scuse come 'la famiglia è famiglia.'

Perciò la mia presenza aveva sicuramente portato benefici anche a Giulia: più era lontana da casa e meno le mani di Claudio potevano sfiorarla.

'Amica mia' – pregai in quel momento tra me e me, avvicinandomi sempre più ad Ale, e di conseguenza a Claudio – 'anche quando non ci sarò sappi aver cura di te e creati una famiglia che meriti tale titolo.'

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