13. LA PARETE BLU (3/4)
Niente, il sesso lo avevamo scordato, e iniziavamo a parlare, confidandoci quel mondo che non eravamo mai stati in grado di oltrepassare prima.
Michele mi disse che era già stato nella mia stanza, sgattaiolando di nascosto, lontano dagli occhi di Teresa – la vicina che gli lasciava le chiavi – oltrepassando la porta che mai aveva varcato, studiando finalmente quella cameretta che fino a prima era riuscito a intravedere solo attraverso i vetri della finestra, dal mio balcone, l'unico accesso che aveva.
Poi aggiunse qualcosa di molto toccante, almeno per me: "Spalancavo gli occhi sai? Stavo qui, con le palpebre aperte più che potevo e ti immaginavo: sulla scrivania che disegni, sul letto che leggi, con la testa immersa nel cuscino mentre dormi come il più dolce degli animali.
Anche ad occhi aperti ti vedo Sofia, sei ovunque, sempre con me. Se apro gli occhi c'è solo luce. Tu sei la mia luce, oltre i sogni."
Gli strinsi la mano, impugnando le sue dita, per mandargli la scossa, il calore, l'energia, tutto il mio amore per lui.
Allora io risposi: "Tu invece con me fai il contrario, mi perseguiti anche nei sogni, perché se chiudo gli occhi, dove è tutto buio, ci sei solo tu a tenermi compagnia. Io vivo la pace assoluta, immersa in quel blu, il blu dell'oscurità, della notte, dell'acqua dove ti ho incontrato la prima volta.
Blu è il cielo, blu sei anche tu Michele ... sei ..." – il mio amore, avrei voluto dire, invece ripetei: "... sei il mio blu."
"Mi piace." Disse a bassa voce, con aria soddisfatta, soffocando una risata: "Il blu è uno dei miei due colori preferiti."
"Il secondo qual è?" – chiesi.
"Il verde, come la natura stessa che mi circonda!"
Sorrisi, e lo immaginavo da grande, chiudendo gli occhi, trasportando la mente a me e Michele, due figure adulte, immerse negli uliveti del nonno, tenendo cura di quelle piante e delle nostre anime stesse.
Io lo riconoscevo solo dagli occhi, due pietre verdi, smeraldi accesi.
Di nuovo il mio colore, il blu, prese il sopravvento, divorando quell'immagine e donandomi la pace estrema dei sensi. Quel colore che per me era una persona, l'anima di Michele era blu, né ero sicura.
"Come fai?" – mi risvegliò dal mio sonno la sua voce.
"A fare?"
"Ad essere così serena immersa nel buio. Io non riesco, ci sono troppi incubi nell'oscurità. Credo che tu sia una di quelle persone fortunate sai? Quelle che sanno stare bene anche da sole."
Mi appoggiai a lui, lentamente: "Tu non sai stare bene da solo?"
"No, odio essere solo. E' una situazione che non concepisco ... per questo odio litigare con Ale. Io e lui, come sai, non andiamo sempre d'accordo, soprattutto negli ultimi tempi. Però io non saprei vivere senza il mio 'fratello'. Capisci? Mi sentirei senza qualcosa di importante ..."
La sua stretta di mano diventava rigida, nervosa, facendomi male: "Ci stavo riflettendo molto in questo periodo" – dissi – "A scuola sto conoscendo tante persone nuove, trovandomi bene, eppure un giorno molto probabilmente non li vedrò mai più. Ma ogni persona che conosciamo ci lascia qualcosa, di questo sono certa. Bisogna ricordarsi così di chi incrocia il nostro cammino: i loro insegnamenti."
Non sapevo se avevo detto una stupidaggine o una cosa importante, ma la sua risposta servì ad allentare la presa, ed io mi sentii subito sollevata.
"E' molto biblico come pensiero, sai?"
"Non credo, mi sembra una banalità" – ecco che tornavo a rimangiarmi la parola, fingendomi ingenua.
"Tu non credi a tante cose ... forse. Eppure io la tua anima, che custodisco nel mio corpo ti ricordo, la sento ogni giorno, ed è un'anima calda, piena di fede e speranza."
Se fossi stata maleducata, avrei riso di quelle affermazioni, eppure in quel momento mi tornò alla mente mio padre, che mi rimproverava per il mio atteggiamento nei confronti di Paolo, ritenendomi troppo critica e giudiziosa.
Lasciai che fosse il mio corpo a rispondergli, che pensava cose totalmente diverse dalla mia mente, e lo baciai con furore.
Lui continuò quello scambio di affetto con tutta la passione che aveva in corpo, poi scivolammo nel letto, ci coprimmo sotto le coperte e scoprimmo insieme come si faceva l'amore su un materasso.
Così delicato, dolce, premuroso, attento e pieno di vita che mi sembrava mi esplodesse il petto.
Il messaggio mi si stampò nella testa, con tutta la violenza che può avere una verità assoluta quando la si scopre: una parte di me, anche tra cent'anni, sarebbe stata innamorata di Michele. Per sempre.
Poteva succedere qualsiasi cosa, i nostri percorsi potevano smettere di incrociarsi, ma il mio sentimento no, non sarebbe mai morto del tutto.
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