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Dopo il morso enorme, il panino mi disgusta, mastico il boccone con riluttanza e ingoio lentamente, decido di buttarlo ma lascio il resto sul comodino, non voglio rischiare di trovare ancora Jimmy in cucina.
Salgo sul letto e mi posiziono su un fianco e sospiro, sembra tutto così difficile, forse sono io a pormi tanti problemi inesistenti e inutili.
Torno decisa in cucina, come sospettavo Jimmy è ancora in piedi e quando sente i miei passi si volta di scatto con aria confusa, lo guardo dritto negli occhi e si gira completamente verso di me.
«Hai dimenticato qualcosa?» Mi guarda come se stesse rimuginando su qualcosa, annuisco e continuo a fissarlo, ho deciso di espormi, non m'importa di niente e nessuno, sono sicura di quello che faccio e che voglio.
Si avvicina con passo lento, schiude la bocca e respira con affanno, continuo a fissarlo e lui fa lo stesso, quando è a pochi centimetri dal mio viso, mi mordo il labbro, ma non ho nessun dubbio e gli poso decisa un bacio leggero sulle labbra.
«Oh, Lisa.» Mi piace quando pronuncia il mio nome sospirando.

Inaspettatamente, mi bacia con dolcezza, sorrido sulle sue labbra morbide e approfondisce il bacio, tutto sparisce, le mie paure, i miei timori, i pensieri negativi e mi butto a capofitto nelle emozioni che sto provando.
«Jimmy... » Lo guardo incredula negli occhi, sorride e affogo nel profondo oceano dei suoi occhi, mi cinge lentamente la vita con le braccia e riprende a baciarmi con trasporto, porto le braccia intorno al suo collo e si stringe a me, indietreggiamo di poco e si appoggia al tavolo.
«Ti voglio Lisa, dal primo momento che ti ho vista.» Ansima spingendomi verso il suo bacino, la sua erezione sfiora il mio pube e milioni di brividi s'impossessano del mio corpo.
Mi bacia una guancia e sospiro, chiudo gli occhi e sorrido felice, mentre la sua bocca scende dalla mia mascella al collo, eccitandomi all'istante.
Accarezzo la sua schiena nuda e ansima ancora, mentre bacia e lecca con lentezza, mi morde il lobo e non capisco più niente.
Uno strano suono attira la nostra attenzione, si ferma e ci guardiamo stupiti, diventa sempre più fastidioso e capisco cos'è.
«No!» Apro gli occhi di scatto, ho il respiro corto e fisso il soffitto, il trillare della sveglia m'innervosisce all'inverosimile, mi copro il viso con le mani e scalcio delusa, come una bambina capricciosa.
«Non è giusto!» Prendo il telefonino e vorrei sbatterlo al muro, invece spengo la sveglia e lo butto piano sul letto.
«Oddio, era solo un sogno! No, cazzo, no!» Piagnucolo e m'infastidisco del mio stesso comportamento, mi alzo dal letto e mi trascino fino al bordo, mettendomi seduta.
«Sembrava così reale.» Mi accarezzo il collo e lo massaggio delicatamente, alzo la testa e guardo di nuovo il soffitto.
«Sto diventando pazza. Questo è poco ma sicuro.» Mi alzo irritata ed esco dalla mia stanza, vado verso il bagno e noto Jenna che parla a bassa voce con Vicky.
M'incuriosisce la cosa e mi chiedo cosa avranno da dirsi per essere così agitate, faccio un passo per raggiungerle, ma poi cambio idea e vado in bagno per lavarmi.
Faccio una doccia e mi torna sempre in mente il sogno, il cuore accelera e sorrido, almeno nei sogni posso averlo quando e come voglio, rido e mi do dell'insana di mente.
Esco dal bagno e corro in camera per vestirmi, è ora di tornare seria e di affrontare la giornata con positività, devo concentrarmi sul lavoro, stasera ci sarà la festa e dev'essere tutto perfetto.
«La festa... Dei Karlson.» Scuoto la testa, indosso la canotta bianca e la maglia aperta a giromanica grigia, sistemo meglio i pantaloni neri e mi siedo sul letto per indossare le scarpe nere stringate e basse.
Prendo la borsa, il telefonino e il panino rinsecchito che avevo lasciato sul comodino, facendo una smorfia di disgusto, esco dalla camera e vado in cucina per fare colazione.
«Buongiorno bellissima!» Jenna sorride e mi bacia una guancia, intanto Vicky versa il caffè e me ne porge una tazza.
«Buongiorno anche a voi ragazze.» Butto il panino nell'immondizia e mi siedo al tavolo sorridendo.
«Così stasera ci sarà la festa! Peccato che dobbiate lavorare, potevamo passare una serata a divertirci alla grande!» Jenna mi guarda sbuffando e beve un sorso del suo caffè.
«Tu ci vai con Kyle?» Vicky si siede con noi e poggia sul tavolo un piatto con dei cookies al cioccolato.
«Certo! Che domande! Lui è il fotografo ufficiale dell'azienda e vuole assolutamente che io ci sia.» Sorride entusiasta e Vicky con lei, afferro un biscotto e lo mordo abbassando gli occhi sul caffè.
«Ti stanno proprio bene i capelli alzati in quel modo, Lisa.» Jenna trova sempre un modo per farmi sentire bene e la ringrazio sorridendo, ma mi sembra strana.
Noto che Jenna guarda imbarazzata Vicky e l'altra finge indifferenza, bevendo il caffè, mi stanno nascondendo qualcosa, me lo sento.
«Che succede ragazze?» Già so che la risposta non mi piacerà, si guardano con aria preoccupata e poi guardano me, Jenna tiene tra le mani la tazza, picchietta il dito sul lato e abbassa lo sguardo.
«Allora?» Sto diventando impaziente e un pò mi spaventa sapere, visti i loro musi lunghi.
«Ehm... Stasera alla festa... » Inizia Vicky e guarda Jenna in segno di richiesta di aiuto.
«Ci saranno molte persone, gente importante, ricconi con le tasche piene... » Ride nervosamente e credo stia girando intorno alla questione.
«Dai, Jenna diglielo!» Le ordina Vicky e Jenna sospira con gli occhi chiusi.
«Ehm... Ci sarà anche Connor... » Deglutisce piano, si schiarisce la voce e accenno un sorriso.
«E qual'è il problema? Sa che lavoro, quindi... ci ved... » Si guardano di nuovo e mi acciglio senza finire la frase.
«Sarà lì con la moglie.» Attimi di silenzio si susseguono, mentre trattengo il respiro per qualche secondo, ripenso alle parole di Connor della sera al ristorante e accenno un sorriso forzato.
«Mi aveva avvisato dei suoi impegni con la moglie e poi, devo lavorare.» Non mi fa piacere sapere che Connor passerà la serata con la moglie, ma deve attenersi ai suoi doveri coniugali per mantenere la facciata davanti alla società ed io dovrò avere pazienza, almeno fino a quando non la lascerà.
«È tutto ok, Lisa?» Jenna si avvicina e mi distoglie dai pensieri, Vicky mi guarda perplessa.
«Sì, sì. È tutto ok.» Sorrido in modo sincero e le rassicuro.
«Vi accompagna Jimmy a lavoro?» Un tuffo al cuore spegne il mio sorriso, bevo in fretta il caffè, sperando che Vicky dica di no.
«No. È andato via questa mattina presto.» Mi alzo dalla sedia sollevata, porto la tazza nel lavandino e sistemo il tavolo, per distrarmi da certi pensieri.
«Allora vi do uno strappo io.» Vicky corre in camera, lavo le stoviglie dalla colazione e dopo qualche minuto usciamo tutte e tre di casa.
Arriviamo in azienda puntualissime, anche grazie al passaggio di Jenna, la signora Butler sta discutendo animatamente con un fornitore ed entriamo di soppiatto nell'ingresso, ci cambiamo nello spogliatoio ed andiamo in cucina.
«Vicky! Lisa! Nel mio ufficio! Adesso!» La signora Butler dev'essersi alzata col piede sbagliato, dire che è nervosa è un eufemismo, se ne va a passo svelto, senza darci il tempo di fiatare, la raggiungiamo nel suo ufficio e chiudo la porta.
«Quel deficiente del fioraio ha mandato rose bianche, invece di rosse, come aveva richiesto il cliente e non ne hanno più.» La signora Butler cammina nervosamente su e giù per la stanza torturandosi le mani.
«Credo che le rose bianche siamo più eleganti e diano quel tocco in più ad una festa importante.» Non ho pensato prima di parlare, la signora Butler si ferma e mi guarda di traverso, ho come l'impressione che voglia incenerirmi all'istante e Vicky mi guarda ammonendomi con lo sguardo.
«Dici, eh?» Alzo le sopracciglia e la signora assottiglia lo sguardo, prendendosi il mento tra le dita e mugola pensierosa.
«Se il cliente sarà del tuo stesso parere, diventerai mia socia.» Mi fissa seria e si appoggia con le mani alla scrivania.
«Cosa?» Scatto in piedi e guardo Vicky sbalordita, lei annuisce entusiasta e la signora alza un sopracciglio, fulminandomi con gli occhi.
«Scusi.» Mi schiarisco la voce e torno a sedermi.
«Naturalmente ti prenderai tutta la responsabilità del caso e dovrai convincere il cliente ad usare le rose bianche. È un osso duro, ti avverto! Non cederà facilmente!» Mi guarda con aria di sfida e sorride in modo perfido, incrociando le braccia al petto, devo assolutamente farcela e non posso perdere questa occasione, finalmente potrò dimostrare che sono competente nel mio lavoro.
Ricambio lo sguardo con convinzione, mi alzo lentamente e mi avvicino alla scrivania con passo deciso.
«Ok, ci sto.» La fisso seria, sento Vicky farfugliare qualcosa sottovoce e si alza affiancandosi a me.
«Buona fortuna.» Ridacchia e si siede, guardandomi convinta che non ce la farò mai, esco a passo svelto dall'ufficio seguita da Vicky, ma la signora Butler non sa che ho un asso nella manica.
L'unico problema è come fare in modo che la signora Butler non controlli gli ordini prima della serata e che si fidi ciecamente di noi, come al solito.
«Lisa, aspetta un attimo.» Continuo a camminare velocemente, mentre Vicky cerca di tenere il mio passo, entro in cucina e lei si para davanti a me.
«Mi spieghi come farai?» Mi guarda preoccupata e sorrido, voglio a tutti i costi far rimanere di stucco quella strega della signora Butler.
«Faremo dei cambiamenti, come sempre del resto. Sono sicura di riuscire nel mio intento.» Mi guarda stranita e sorrido, prendo il telefono aziendale, compongo il numero e attendo.
«Salve, sono l'assistente della signora Butler e vorrei comunicarle dei piccoli cambiamenti per l'ordine di stasera. È possibile farlo online questa volta?» Mi sento a mio agio e sono decisa a farmi valere.
«Certo! Entri nel nostro sito e scelga colori e modelli. Però dovrà farlo entro le prossime due ore per darci il tempo di consegnare in orario.» L'operatrice ha un tono gentile e mi sembra piuttosto disponibile.
«Bene. La ringrazio.» Sorrido ancora a Vicky, mentre lei continua a non capire, chiudo la chiamata e mi guarda perplessa.
«Ma cosa vuoi fare, Lisa?» Sembra spaesata e spaventata.
«Voglio semplicemente far capire alla Butler che sul lavoro ha gusti davvero discutibili.» Le faccio l'occhiolino e sorrido ancora.
«Tu sei pazza! Ti licenzierà!» Mi ammonisce in panico.
«Vedremo! Vieni, devi darmi una mano.» M'incammino a passo spedito verso il magazzino, seguita da Vicky, cerco il capo magazziniere e per fortuna lo trovo nel suo ufficio.
«Buongiorno John. Avete iniziato ad imballare il servizio di stoviglie per i Karlson?» Vado dritta al punto, non c'è tempo da perdere.
«Salve Lisa. Sei sempre radiosa.» Sorride e mi da un bacio sulla guancia.
«Non ancora. Vuoi fare dei cambiamenti, come al solito, vero?» Annuisce compiaciuto e sorrido, mentre Vicky resta attonita, non sa ancora molte cose su di me, su come lavoro.
«Vuoi dire che c'è sempre stato il tuo zampino dietro i cambiamenti improvvisi che fanno sclerare la Butler ad ogni preparativo per le feste?» Spara Vicky d'un fiato, finalmente ci è arrivata, faccio spallucce e sorrido divertita.
«Certo che sì, Vicky! Questa ragazza è un portento ed ha buon gusto, a differenza di qualcun altro.» Ammette il buon vecchio John, complice orgoglioso e ride.
«Andiamo, dobbiamo fare in fretta John!» Prendo per mano Vicky ed entriamo nel magazzino, John ci segue col muletto e mente passiamo tra i vari scaffali di metallo, gli indico il materiale, lui verifica la giusta quantità e se è danneggiato, prende gli scatoloni e le casse che poggia a terra.
Dopo una buona mezz'ora è tutto pronto, do l'ok a John per caricare il materiale sul furgone e torniamo di corsa in cucina, senza farci scoprire dalla signora Butler.
«Non ci posso credere, Lisa! Sei un genio ed è stato divertente!» Batte le mani, salta e ride euforica come una bambina.
«Ora dobbiamo occuparci della biancheria da tavola. Prendi il portatile, per favore?» Gli indico il computer sul ripiano e annuisce.
«Agli ordini, capo!» Fa il saluto militare e mi guardo intorno ridendo.
«Smettila, scema!» Ride anche lei ed è impaziente, quanto me, di sistemare le ultime cose.
Apro il computer ed entro nel sito della biancheria da tavola a noleggio, apro la scheda dell'ordine e rimango a bocca aperta quando vedo i colori che ha scelto la signora Butler.
«Viola e grigio? Ma stiamo scherzando?» Sbotta Vicky con una faccia schifata, mentre rido divertita per la sua smorfia.
«Cambiamo questo viola con un damascato blu per le tovaglie e un bianco con delicati ricami dorati per i coprimacchia, al posto del grigio, naturalmente i tovaglioli blu. Elegante e raffinato, per una serata importante.» Sorrido compiaciuta e invio l'ordine, ricevo subito la risposta e mi assicurano che consegneranno la biancheria direttamente alla villa.
«Perfetto, Lisa.» Sorrido e batto il cinque a Vicky, un pensiero però mi fa perdere un battito, devo fare un'altra telefonata per avvisare dei cambiamenti e per le consegne.
Prendo l'agenda e cerco il numero della famiglia Karlson, non ci sono altri recapiti telefonici oltre al numero fisso, compongo il numero col cuore in gola e dopo tre squilli rispondono.
«Buongiorno, casa Karlson, chi parla?» La voce maschile impostata mi fa sentire a disagio, dev'essere il maggiordomo e mi schiarisco la voce.
«Lascia stare Sam, rispondo io.» Un'altra voce maschile che conosco bene, mi fa fremere lo stomaco e chiudo per un attimo gli occhi.
«Sì, pronto, sono Jimmy.» Resto in silenzio per qualche secondo, ma poi penso che si tratta di lavoro e torno in me.
«Ciao Jimmy, sono Lisa. Chiamo per il servizio di stasera, ma forse dovrei parlarne con tua madre o qualcun altro.» Rido imbarazzata e sento le guance accalorarsi.
«Ciao, Lisa. Puoi dire a me, tranquilla.» La sua voce è anche più sexy al telefono.
«Ci sono stati dei cambiamenti per via di mancata disponibilità e volevo... Farvelo sapere. Ma non vorrei che tua madre si preoccupi... Io... » Lo sento ridere e sorrido anch'io.
«Credo che mia madre conosca bene la signora Butler e se ci sono stati dei cambiamenti, sono sicuramente migliori delle sue scelte.» Stavolta sono io che rido divertita e lui ride con me.
«Ehm... Ok. Consegneranno tutto questo pomeriggio presto... Quindi... » Mi sento una cretina, se potessi guardarmi allo specchio sono sicura che vedrei il mio viso paonazzo e vomiterei per il mio atteggiamento da svampita.
«Perfetto. A stasera, Lisa.» Alla pronuncia del mio nome, vengo attraversata da brividi e trattengo il respiro, lui stranamemte non chiude la chiamata e nemmeno io.
«Sei ancora lì, Lisa?» Mi prende il panico e aggancio velocemente, respiro a fondo, mi accorgo che Vicky mi sta fissando e sorride compiaciuta a braccia conserte.

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