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Mi sveglio con tranquillità, ho dormito bene, mi giro su un fianco e guardo verso la finestra, la luce del sole filtra attraverso le lamelle della persiana appena socchiuse e sospiro.
Suona la sveglia e sorrido spegnendola, mi torna sempre in mente quando la prendevo e la tiravo contro il muro da ragazza, riducendola a pezzi e mia madre era costretta a chiamarmi per farmi alzare in tempo per andare a scuola, mi manca svegliarmi con la sua voce, ma i tempi sono cambiati.
Tutto è cambiato, non vivo più con la mia famiglia da anni, dopo l'incidente in piscina passai qualche giorno in ospedale, lieve trauma cranico e Vicky mi raccontò di Connor, piansi come una fontana, ma mi rifiutai di vederlo.
Da quella sera, molti che considerava amici lo abbandonarono, altri fecero finta di non essere mai stati alla festa, altri ancora lo derisero per tutto il resto dell'anno scolastico e diventò presto lo zimbello di una società di giovani che viveva soltanto di apparenza e fu costretto a proseguire gli studi privatamente.
Il ragazzo che provocò il mio incidente fu denunciato, aveva dei precedenti penali e finì in galera per aggressione, possesso di stupefacenti e spaccio a minorenni, si scoprì che era fatto fino all'osso quella sera e si era imbucato alla festa, ne aveva sentito parlare da dei ragazzi in un bar e si era intrufolato per raccimolare dei soldi per poi fare una breve vacanza fuoriporta con gli amici.
Connor cadde in depressione e si rifiutò di continuare a farsi vedere in giro, fino ad arrivare a non uscire più di casa.
I suoi genitori furono costretti a fargli cambiare città, per riuscire a far riprendere il figlio maggiorenne lontano dai pettegolezzi, in una clinica privata, e dalle manifestazioni di veri e propri atti vandalici contro i suoi effetti personali.
Infine i genitori affranti e per la vergogna provocata dall'increscioso accaduto, dovettero trasferirsi in un'altra comunità, dopo essere venuti a scusarsi con mia madre e Stuart, gli offrirono anche del denaro per i danni che avevo subito, ma era una velata richiesta di silenzio con i media sull'accaduto.
Non vidi più Connor, non seppi più niente di lui, fino a quando Vicky, una mattina di un paio d'anni fa, non lesse su un giornale che aveva sposato una ragazza dell'alta società e mi mostrò il giornale.
È cambiato il fatto che non vivo più in quella città, ho un appartamento a Los Angeles che divido con Vicky e Jenna Logan, una ragazza con la passione di dipingere che abbiamo conosciuto all'università, è una persona stravagante ma fondamentalmente buona e solare, siamo diventate subito amiche e da allora viviamo insieme.
È cambiato il fatto che ora ho un lavoro come assistente, insieme a Vicky, di una donna che ha una grande società che si occupa di catering, è un lavoro onesto e ben pagato, ci occupiamo soprattutto di feste per ricchi imprenditori, ma anche di compleanni di vecchi signori e per bambini.
In tutto questo non sono cambiata poi così tanto, fisicamente sono sempre la stessa, forse più piena nelle curve femminili, una sognatrice romantica che attende il vero amore.
Vicky è sempre stata al mio fianco in tutto questo tempo, sono passati tredici anni e alcuni probabili fidanzati nel suo letto, un paio anche nel mio, ma tutti si sono rivelati troppo superficiali o poco maturi e con nessuna intenzione di buttarsi in una storia seria, ora ci ritroviamo sole, ma abbastanza felici di essere amiche single, viste le precedenti esperienze disastrose.
«Ti va di uscire, stasera?» Siamo stravaccate sul divano, come in tutti gli altri giorni di riposo, ci stiamo rilassando guardando un pò di tv, o meglio, la tv trasmette immagini che nemmeno guardo, mi annoio e sospiro, sgranocchio delle patatine al formaggio svogliatamente e ripiego giocando col telefonino.
«Come?» Guardo Vicky distrattamente, leccandomi le dita e continuando a masticare.
«Usciamo, andiamo a divertirci un pò.» Sorride e mi ruba delle patatine.
«Dove vuoi andare?» Sono curiosa di sapere cosa frulla in quella testolina e mi siedo meglio sul divano per ascoltare la sua idea.
«Ehi, ragazze, ci siete?» Jenna rientra sbattendo la porta, alziamo la mano per farci notare e ridiamo, girandoci verso di lei.
«Bene. Cambiatevi subito, andiamo ad una festa!» Ci guardiamo accigliate poi guardiamo lei sorridendo.
«Che festa?» Diciamo in coro e scoppiamo a ridere.
«Oh, una di quelle per uomini con le tasche piene di soldi.» Finge un atteggiamento snob e poi ride divertita, insieme a noi.
«Cosa dovremmo indossare? Paillettes e lustrini?» Guardo storto Vicky, non ho nulla di così appariscente, spero stia scherzando, mentre loro se la ridono divertite.
«No, non serve. Potete indossare ciò che volete. Fashion, casual, elegante... È una festa aperta a tutti.» Sorride, ma qualcosa non mi torna, guardo Vicky perplessa e faccio una smorfia d'incomprensione.
«Ma non avevi detto che è una festa per ricconi?» La guardo stranita e mi gratto la testa.
«Ho detto che è per uomini con le tasche piene di soldi. Uomini che possono acquistare, o meglio strafighi ricchi da rimorchiare!» Batte le mani come una pazza e ride divertita, saltella e mi viene qualche dubbio sulla sua sanità mentale.
«Ma sì, andiamo Lisa! Male che vada, ci saremo rifatte gli occhi!» Si alza di scatto dal divano e si affianca a Jenna, mi guardano entrambe come teneri cicciolotti e mi sento l'unica fessa rimasta ancora a rimuginare sul da farsi.
«Va bene, ci sto. Ma vi avverto! Se rimango sola per più di dieci minuti, vado via!» Cammino spedita verso la camera, impettita e alzo le mani, loro mi seguono mormorando alle mie spalle e sono sicura che hanno capito bene cosa volessi intendere.
«Perchè dovremmo lasciarti sola?» Mi aspettavo questa domanda inutile, sbuffo e mi giro verso di loro pensando bene a cosa dire senza urtare la loro sensibilità.
«Sicuramente farete conquiste ed io me ne starò in un angolino buio ad annoiarmi.» Spalancano la bocca e si guardano, fingendo di sentirsi offese e poi mi guardano di nuovo.
«Oh mio Dio! Non posso crederci!» Vicky si porta la mano al petto, spalancando di nuovo la bocca e sorrido incrociando le braccia al petto, aspettando di applaudire allo spettacolino ironico che stanno mettendo su.
«Ci stai dicendo che siamo delle ragazzacce in cerca di uomini con cui fare cose peccaminose nei bagni?» Jenna riguarda Vicky con la bocca spalancata a sua volta, ridacchio e annuisco lentamente.
«Ma come puoi pensarlo? Nei bagni?» Vicky sbatte ripetutamente le palpebre e sorride come una cretina.
«Casomai in ascensore o nella loro costosissima auto!» Jenna mi indica puntandomi un dito contro poi incrocia le braccia al petto e mi guarda seria.
«Ben detto ragazzaccia!» Si danno il cinque e scoppiamo a ridere tutte e tre, ci conosciamo da anni e l'ironia è ciò che ci lega maggiormente.
Ho deciso di indossare un abito di pizzo nero e sandali stringati col tacco alto, mi sento molto a mio agio col colore nero, camuffa un pò le mie curve abbondanti.
Le mie amiche mi guardano stupite, faccio una giravolta e sorridono.
«Mi piaci molto con questo vestito. Ti sta benissimo, Lisa.» Jenna mi guarda con gli occhi che brillano e Vicky approva annuendo e sorridendo, sono molto contenta che approvino e mi sento bene con questo vestito addosso.
Jenna chiama un taxi e usciamo all'arrivo, avvisate dal clacson, da l'indirizzo al conducente e in poco più di dieci minuti ci troviamo davanti ad un lussuoso palazzo, entriamo e mi sento emozionata per qualche strano motivo, prendiamo l'ascensore per raggiungere il piano che ci interessa e finalmente ci troviamo alla festa.
Non mi aspettavo riguardasse una mostra di quadri astratti, ma d'altra parte avrei dovuto pensarci, vista la spiccata vena artistica e lo strano gusto pittoresco di Jenna.
La sala è molto grande, il ticchettio delle scarpe sul parquet chiaro fa voltare quasi tutti.
Ci sono molte persone eleganti di mezza età che ci guardano con sufficienza dalla testa ai piedi, la serata si prospetta un tantino noiosa, guardo Vicky che sembra avere il mio stesso umore e fa una leggera smorfia guardandosi intorno.
Jenna sembra aver adocchiato qualcuno che le interessa parecchio, dato il modo insistente con il quale continua a tenere fisso lo sguardo preoccupato davanti a se.
«Scusate, ragazze. Torno subito.» Sembra infastidita, va verso il bar e parla col barista, sposto lo sguardo in direzione opposta e noto un bel uomo castano, che prima era di spalle e parla con una donna statuaria, pare una modella, dalle posizioni plastiche che assume e mi fa sorridere.
Jenna beve d'un sorso il contenuto del bicchiere che ha riempito il barista, vedo lui notarla e sorride, la raggiunge e do una leggera gomitata a Vicky che sembra assorta ad osservare un quadro pieno di colori.
«Hai detto qualcosa?» Sorrido divertita e indico con un cenno furtivo della mano in direzione di Jenna, si gira a guardare e poi torna a guardare me.
«Non siamo neanche entrate e lei ha già accalappiato un bel fusto! Tu sai chi è?» Spara a raffica e scuoto lentamente la testa, mentre continuiamo ad osservarli, Jenna guarda verso di noi e sorride, si gira anche lui, fa un cenno con la mano per salutarci e l'imbarazzo fa capolino, accalorandomi leggermente le guance.
«Ehm... Vogliamo andare a dare un'occhiata a quei quadri laggiù?» Mi schiarisco la voce e guardo Vicky che è incantata a fissare l'uomo che parla con Jenna, la strattono piano e lei si volta di scatto.
«Vuoi continuare a mangiarlo con gli occhi o vuoi darti una mossa?» Rido divertita, mentre annaspa imbarazzata e gesticola, si gratta la testa e mi sorride come una cretina.
«Vieni, andiamo laggiù.» Le dico rassegnata, sento Vicky trattenere il respiro mentre mi giro e vado a sbattere contro qualcuno.
«Mi scusi, io... » Lo guardo in viso, negli occhi, non riesco più a parlare per la sorpresa e rimango a bocca aperta.
«Ciao Lisa. Sei... Sei... Ma che ci fai qui?» Sorride imbarazzato mentre cerco di tornare in me e Vicky mi stringe la mano.
«Connor... Ciao. Siamo qui con la nostra amica. Come... Stai?» Questa è una vera e propria inaspettata e impensabile sorpresa, i suoi occhi azzurri mi scrutano come se volesse dirmi tante cose, ma si trattiene e sorride.
«Bene, grazie. Ehm... Questa è... Mia moglie Susanne.» La stringe a se cingendole la vita, è la donna che parlava con l'uomo che intrattiene Jenna al bar, l'imbarazzo è sempre più palpabile, da entrambe le parti c'è tensione, tendo decisa la mano a Susanne per smorzarne un pò e le sorrido fissandola negli occhi, mentre lei continua a guardarmi con sufficienza dalla testa ai piedi.
«Piacere mio, Lisa.» Il tono è tagliente, stringe con forza la mia mano e mi fulmina con lo sguardo, evidentemente Connor le ha parlato del suo passato e non le fa affatto piacere trovarsi davanti la causa del malessere del marito, poi stringe con indifferenza anche la mano di Vicky e torna a guardarmi palesemente irritata.
«È stato un piacere rivedervi, ma ora dobbiamo andare.» Sorride ancora imbarazzato, il disgusto incalza nelle mie viscere, vorrei vomitargli addosso e lui continua a guardarmi imbambolato.
«Certo.» Sorrido, mentre nascondo il fastidio che mi provoca il loro atteggiamento, lui annuisce e finalmente se ne vanno.
«Wow! E chi se l'aspettava?» Vicky mi guarda sorridendo divertita, ma non mi sento per niente a mio agio, in un attimo ho provato sensazioni che avevo dimenticato, mi manca l'aria, guardo verso la finestra socchiusa che da sul balcone e il suo sorriso si spegne.
«Stai bene, Lisa?» Mi prende per un braccio preoccupata, sa benissimo cosa ho passato con Connor e rivederlo non mi ha fatto per niente bene, nonostante i tanti anni passati.
«Sì, ho soltanto bisogno di prendere un pò d'aria, ti dispiace se... » Indico la finestra e lei annuisce, ha capito che ho bisogno di stare un pò da sola e mi lascia andare, accennando un sorriso comprensivo.
Esco dalla finestra e una leggera brezza fa muovere dolcemente i miei capelli, faccio qualche passo avanti, beandomi del sollievo che mi dona, avvolgo le braccia intorno al mio corpo e chiudo gli occhi, lasciandomi accarezzare dal vento col viso rivolto al cielo e respiro a fondo.
Riapro gli occhi con l'umore risanato, il cielo è di un blu scuro inteso pieno di stelle e sembra quasi possibile poterlo toccare con un dito da quassù, mi avvicino alla ringhiera chiudendo le mani sul bordo ruvido, svuoto la mente e fisso serena questo splendido manto notturno.
«Bello, vero?» Mi giro verso la voce maschile che ha interrotto il mio momento incantato e vedo in penombra un uomo stravaccato su una sedia, con i piedi incrociati e poggiati al muro, appare una nuvola di fumo che si allarga e svanisce poco dopo, davanti a lui.
«Direi proprio di sì.» Sorrido e torno a guardare il cielo stellato, come se fossi una bambina che lo osserva meravigliata per la prima volta.
«Dovrebbe vedere che effetto fa, da quassù, con la luna piena.» Lo sento spostare la sedia, ma sorrido al cielo, immaginando il chiarore della luna che mi avvolge e non mi muovo, i suoi passi sono sempre più vicini, poi la sua presenza vicino a me e mi volto verso di lui.
«È qualcosa di magico.» Guarda il cielo e poi me, i suoi occhi blu profondi catturano la mia attenzione, sorride mostrando i denti bianchi, i lineamenti del suo viso si addolciscono e deglutisco a fatica.
«Già.» Sussurro confusa, la salivazione si azzera e osservo il suo viso, ammaliata dalla barba incolta e dal biondo chiaro che incornicia e risalta le sue labbra carnose, ancora incurvate in uno splendido sorriso.
«Potrei osservarla per ore senza stancarmi, cogliere ogni piccolo dettaglio, imprimerlo nella mente e ricordarlo per sempre.» Deglutisco piano e socchiudo la bocca per respirare meglio, sento il cuore in gola mentre continua a fissarmi con quelle luminose iridi oceaniche, potrei sciogliermi in acqua da un momento all'altro e inondare il pavimento ai suoi piedi.
«Lisa, va tutto bene?» Jenna seguita da Vicky e dall'uomo che era con lei al bar, spezzano quella favolosa sinergia che si era creata tra me e questo romantico sconosciuto.
«Ehm... Sì, sto benissimo.» Mi giro sorridendo verso le mie amiche, le guance mi vanno a fuoco, credo di avere stampata in viso quella tipica espressione da ebete e non riesco a smettere di sorridere.
«Ah, Jimmy sei qui. Credevo fossi andato via.» Il castano sorride al biondo con malizia e poi guarda me alzando un sopracciglio, allude a qualcosa di poco casto, il biondo si acciglia e guarda a terra infastidito.
«Mi annoiano queste feste Kyle, lo sai.» Alza lo sguardo su di me e mi fissa intensamente per qualche secondo, poi se ne va senza dire una parola, lo seguo con gli occhi incuriosita, fino a quando non sparisce tra la gente, lasciandomi uno strano ed insolito senso di vuoto nello stomaco.
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