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Jimmy
«Buongiorno! Ti sei alzato presto?» Distolgo lo sguardo dalla rivista e guardo Megan mentre si riempie una tazza di caffè, si volta verso di me e mi sorride, mentre si poggia di schiena al mobile.
«Buongiorno anche a te. Sì, sono andato a correre, avevo bisogno di scaricare un pò di tensione accumulata.» Mi sforzo di sorridere, lascio la rivista sul tavolo, mi alzo in fretta, prendo il giubbotto dalla spalliera della sedia e la infilo velocemente, schiarendomi la voce.
«Già vai via?» Sorseggia tranquillamente il caffè e stringo la chiave dell'auto nella mano, per non urlarle in viso che so abbastanza per poterla odiare, ma devo restare calmo, non ho prove.
«Sì, ho una riunione tra poco... Quindi... » Mento e rido nervosamente, ma spero che il mio imbarazzo non mi tradisca, la fisso negli occhi e la guardo intensamente, dopo che mi è tornato in mente cos'ho scoperto.
«Tu cosa farai oggi?» Mi avvicino e lei si butta su di me, mi bacia una guancia e ridacchia, resto immobile e vorrei allontanarla dal mio corpo violentemente, ma sorrido appena mi guarda.
«Oh... Solite cose da donna... Parrucchiere, estetista, shopping e chiacchiere con le amiche.» All'improvviso mi sembra un'oca che starnazza nel cortile, una donna frivola, ma soprattutto bugiarda, come le altre, non ha più nulla di speciale, ha distrutto in un attimo quel fantastico rapporto che si stava rafforzando giorno per giorno, da quasi un anno.
«Bene! Buona giornata!» Rido divertito ed esco senza indugiare ulteriormente, salgo in auto e, mentre lascio il vialetto, chiamo Kyle, ho bisogno di qualcuno che faccia delle fotografie.
Stabiliamo un luogo d'incontro, devo cambiare auto e gli chiedo di portare quella di suo padre, accetta senza replicare ed è già al corrente su cosa dobbiamo fare.
«Ehi, ciao. Ma sei sicuro di volere anche delle foto?» Sospiro irritato e lo fulmino con lo sguardo, sono già fin troppo agitato per poter assecondare la sua stupidità.
«Se il servizio sarà eccellente, avrai un posto in azienda, come fotografo ufficiale, ok?» Accendo una sigaretta e saliamo in auto.
«Certo che sarà eccellente, cazzo!» Ride come un cretino e scuoto la testa divertito per la sua espressione da coglione, parto con calma, facendo attenzione a non dare nell'occhio, mentre Kyle prepara la macchina fotografica.
«Ecco, ci siamo. È quello il posto.» Mi fermo, dopo neanche una decina di minuti, poco distante da un hotel e spengo il motore, getto il mozzicone e chiudo i finestrini, per fortuna i vetri oscurati ci permettono di scrutare l'area, senza essere visti.
«Cazzo, si tratta proprio bene il signorino!» Mi giro verso Kyle e per poco non lo colpisco con un pugno sui denti.
«Smettila. Spero di sbagliarmi. Io la amo, cazzo!» Butto la testa indietro e mi sfrego il viso con le mani.
«Lo so, amico. Credo che ce ne andremo a mani vuote, sì. Lei ti... » S'interrompe di colpo e spalanca occhi e bocca, facendomi sobbalzare intimorito dal pensiero di cos'ha visto.
«Oh, cazzo!» Guardo col fiato corto nella direzione che continua a fissare attonito e m'irrigidisco di colpo.
«Merda!» Sbatto le mani sul volante, infuriato, non posso credere ai miei occhi, potrei scommetterci che è lei, anche se si è camuffata con un cappellino e occhiali da sole.
«Almeno poteva avere la decenza di non usare il mio berretto.» Sbotto tra i denti e Kyle mi guarda stranito.
«Cosa? Che pezzo di troia!» Mi saltano i nervi e scendo velocemente dall'auto, Kyle corre per raggiungermi ed entriamo velocemente nell'hotel, per fortuna non c'è nessuno alla reception e ci affrettiamo a raggiungere l'ascensore.
Spingo il tasto dell'ultimo piano, per la mente mi passano talmente tanti pensieri contorti che sarei capace di sfondare le pareti di questo hotel di lusso del cazzo, per il nervoso.
Non riesco a stare fermo e l'ascensore è più lento di una tartaruga, ormai sono certo che Megan mi tradisce e cerco d'immaginare chi sia lui, prima e dopo avergli cambiato i connotati.
«Risparmia le energie per massacrare quel figlio di puttana!» Non faccio in tempo a rispondere che l'ascensore si ferma al piano, ho il cuore in gola e le mani mi prudono, spero ancora di sbagliarmi e che sia tutto un malinteso, ma il messaggio che ho letto nel suo telefonino, mentre faceva la doccia, parlava chiaro, l'orario dell'appuntamento, il luogo e ciò che doveva indossare per soddisfarlo.
Il sangue mi ribolle, sento gli occhi pizzicarmi e cammino velocemente verso la porta della suite, quando la raggiungiamo, mi stupisco che sia accostata e faccio capire a Kyle di rimanere in silenzio per poter origliare.
«Bene. La puntualità è un pregio, mia bella Megan.» Quella voce maschile lussuriosa mi disgusta e stringo i pugni per non irrompere subito nella stanza.
«Cosa vuoi che faccia?» La voce di Megan invece è suadente e la sento ridere divertita, mentre mi sale il sangue al cervello.
«Spogliati. Voglio guardarti.» Sto per vomitare, mentre Kyle trattiene la risata e lo fulmino con lo sguardo.
«No. Non voglio spogliarmi, prima beviamo qualcosa.» Ride ancora, ma si blocca di colpo, sento come un respiro strozzato.
«Osi contraddirmi, eh? Allora vuoi essere punita!» L'uomo sembra adirato, mi acciglio dubbioso e guardo Kyle che fa spallucce.
«Aspetta, Connor, aspetta!» Lei urla disperata, sento qualcosa che si strappa e subito dopo i suoi lamenti.
«È così che lo vuoi, vero?» L'uomo sembra parecchio adirato, non resisto più ed entro come una furia, quello che vedo davanti a me, mi frantuma il cuore in mille pezzi e mi blocco.
Lui la sovrasta da dietro e spinge in lei con forza e ringhia, lei che si lamenta e si dimena, lei si accorge di me e urla.
«No, Jimmy!» Si volta anche lui verso di me, continua a spingerle dentro e ride come posseduto, mentre lei piange disperata, cerca di liberarsi e mi butto sopra di lui che cade a terra, mi avvento di nuovo e lo colpisco in volto con forti pugni.
«Bastardo!» Grido fuori di me, continuando a colpirlo, mentre lui continua a ridere e lei grida di fermarmi.
«Basta, Jimmy, basta!» Kyle mi afferra da dietro e mi tira via dall'uomo con il volto ricoperto di sangue e continua a ridere, guardo lei schifato e non riesco a dire una parola.
«Andiamo, Jimmy, andiamo!» Kyle mi trascina via di peso, sono sotto shock e non riesco a togliermi dalla mente quella scena di prima.
«Jimmy, riprenditi, amico!» Kyle mi schiaffeggia leggermente mentre le porte dell'ascensore si chiudono alle mie spalle, lo guardo stralunato e lo sbatto con violenza alla parete dell'ascensore, lui alza le mani e mi guarda spaventato.
«Fermo, Jimmy! Sono Kyle, Jimmy!» Mi fermo in tempo, prima di colpirlo, indietreggio lentamente e lo lascio andare, inizio a farfugliare parole insensate, mi passo le mani nei capelli e li tiro forte, come se volessi dirigere il dolore lontano dal cuore.
«Cristo santo, Jimmy! Ti denuncerà per aggressione quel figlio di puttana!» Kyle è agitato e cammina su e giù nel poco spazio che c'è intorno a noi.
«Non me ne frega un cazzo!» Grido esasperato e lui si blocca guardandomi sbalordito.
«Ma tu lo sai chi cazzo è quello?» Urla più istericamente di una donna mestruata e lo fisso con disprezzo.
«Quello è Connor Dover, uno squalo della finanza, un imprenditore senza scrupoli e pieno di fottutissimi soldi! Potrebbe schiacciare come una mosca te e l'azienda di tuo padre, come nulla fosse!» Respira a fatica e ridacchio, mi guarda sbalordito e poi scoppio a ridere come un pazzo.
«Che cazzo hai da ridere?» Si passa le mani nei capelli e ricomincia a camminare nervosamente, l'ascensore si apre e sussulta.
«Hai le foto?» Guarda la macchina appesa al suo collo e poi guarda me perplesso.
«Hai fatto delle cazzo di foto?» Gli urlo in faccia, forse non ha capito.
«Sì, le ho fatte. Che ci vuoi fare?» Sorrido sornione e si ferma.
«No, cazzo! Non vorrai mica ricattarlo?» Corre per raggiungermi, mi tocca una spalla e mi giro di scatto.
«Mi pare logico! E poi diremo che lei era d'accordo con noi. Quella grandissima troia deve pagarmela in qualche modo, no?» Capisco la sua espressione tra lo stupito e "non va affatto bene" , non mi riconosco nemmeno io, mi sento tradito, incazzato nero e fuori di testa nello stesso momento.
Suonano alla porta e vado ad aprire, sono sicuro sia lei e non vedo l'ora di farci due chiacchiere, apro e me la trovo davanti, più bella che mai, per un attimo perdo il controllo, poi il ricordo mi fa tornare alla realtà e la faccio entrare.
«Grazie, Jimmy, per aver accettato di incontrarmi... I-io... » Non la guardo e con tono duro le ordino di sedersi, mentre tamburello con le dita sul tavolo, prendo la busta gialla e gliela porgo, serrando la mascella.
«Cos'è?» Sospiro pesantemente dalle narici e la guardo accigliato.
«Aprila.» Fa come le ordino e quando tira fuori le foto rimane allibita, spalanca la bocca e gli occhi le si riempiono di lacrime, le sfoglia velocemente e si alza di scatto dalla sedia.
«Perchè Jimmy?» Piange disperatamente e si copre il viso con la mano.
«Dovevi pensarci bene, prima di tradirmi con quello.» Non riesco a stare calmo, mi ha preso in giro e non merita il mio rispetto.
«Perchè? Perchè?» Continua a ripetere piangendo, ma non m'intenerisce coi suoi piagnistei.
«Sono io che voglio sapere perchè, Megan! Ti ho dato tutto, eravamo felici insieme!» Mi avvicino lentamente e vorrei ferirla come ha fatto con me. «Cos'è? Ti piace perchè è ricco sfondato? Perchè ce l'ha grosso quanto il conto in banca, eh? Perché? Puttana!» Le urlo addosso tutta l'ira e il dolore che ho dentro e lei si copre il viso con le mani, singhiozza e quasi non le torna il fiato.
«Perchè anche tu mi fai questo? Siete tutti uguali! Volete il mio corpo e poi mi vendete! Siete tutti dei bastardi!» Grida più di me, gesticolando, mi tira le foto in faccia e le schivo con le mani, facendole volare in aria e finiscono sparpagliate sul pavimento, mi colpisce sul viso con uno schiaffo e rimango di sasso per un momento, a ripensare alle sue parole.
«Fottetevi tutti, bastardi!» Grida di più, è troppo sconvolta e corre via, solo dopo qualche secondo realizzo il significato delle sue parole e le corro dietro.
«Megan, aspetta, fermati! Parliamo!» Si volta per qualche secondo, mentre attraversa la strada e uno stridere di gomme sull'asfalto mi fa gelare il sangue, un rumore sordo riempie l'aria e poco dopo le urla improvvise della gente mi fanno rabbrividire.
«Megan!» Corro per raggiungerla, la vedo a terra, in una pozza di sangue e con gli occhi sbarrati, poco distante dal furgone che l'ha investita, prendendola in pieno petto.
La gente intorno continua a dire che è morta, una morsa dolorosa mi stringe il petto, cado in ginocchio vicino a lei e mi sfrego lentamente le mani sui jeans, non riesco a staccarle gli occhi di dosso, ma non riesco a fare nulla, sento soltanto assalirmi il panico e il senso di colpa.

«Megan!» Mi sveglio di colpo col solito peso sul petto, grondante di sudore e il fiato corto, tremo mentre mi siedo sul letto, mi porto le mani tra i capelli e poggio i gomiti sulle ginocchia, cercando di respirare in modo regolare.
Era da un pò che non avevo questo incubo, le sue parole e il suo viso continuano a tormentarmi come un martello pneumatico nel cervello.
Ho impiegato mesi interi ad evitarla, mesi in cui ho pensato soltanto a divertirmi con altre donne, alcool, droga, invece di parlare con lei, ero accecato dall'ira, volevo solo vendicarmi e fargliela pagare, quando avrei potuto aiutarla ad uscire da quel giro di prostituzione e ricatti, quando avrei potuto salvarla dalle grinfie di Connor.
Quel giorno di cinque anni fa, le avevo concesso d'incontrarci, dopo varie chiamate senza risposta da parte sua, messaggi scritti e vocali lasciati nella mia segreteria.
Volevo sbatterle in faccia tutto il mio rancore, la mia frustrazione, il mio orgoglio ferito, obbligarla a ricattare Connor e forse avrei pensato di perdonarla, ma le sue parole furono come un fulmine a ciel sereno, l'ho capito troppo tardi ed è morta davanti ai miei occhi, per colpa mia.
Mi sono tormentato per tanto tempo, mi ponevo domande di ogni tipo per riuscire a spiegarmi il perché del suo e del mio comportamento, per dare un senso a quella vita spezzata così velocemente e la risposta è stata sempre la stessa: sono stato un vigliacco, non sono stato capace di ascoltare la sua richiesta di aiuto e tantomeno di aiutarla.
La storia si ripete, la donna per la quale provo dei sentimenti sinceri, divide il suo letto con l'uomo più spregevole di questo mondo e non riesco a fare nulla per portargliela via.
Mi sento bloccato dalla paura che lei possa essere come Megan, che lei possa rifiutarmi per stare con lui, che lui possa costringerla a fare qualcosa contro la sua volontà o, addirittura, farle del male per convincerla e per tenerla lontana da me.
Scendo velocemente dal letto, cammino nervosamente su e giù e mi passo le mani tra i capelli riflettendo, Lisa ha un'animo troppo puro e sensibile per essere capace di sotterfugi o meschinità.
È una donna troppo intelligente per lasciarsi manipolare e, prima o poi, vedrà la vera natura di Connor, magari da uomo intelligente quale sono, potrei darle una mano a capirlo più in fretta.
Lei non è Megan, Lisa è una donna forte ed ho tutte le intenzioni di darmi da fare per conquistarla, sono convinto di ciò che penso, anche se non sarà facile con Connor tra i piedi, ma so già che ci sarà chi mi darà manforte.
Sorrido soddisfatto, ormai le prime luci dell'alba rischiarano la stanza, apro la tenda e la finestra, l'aria fresca m'invade all'istante, continuo a sorridere, mentre mi siedo sulla poltrona come fosse il trono di un re, accendo una sigaretta e attendo paziente l'inizio di questa nuova giornata radiosa.

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