Capitolo 46.
<< Non mi ha risposto >> dissi a Katie, mentre lei mi fissava dispiaciuta.
Mi sedetti sul divano di casa mia, infilando la mano tra i capelli ancora bagnati, dopo aver fatto la doccia.
<< Ho provato a chiamarlo quella volta che sono uscita dall'ospedale, il giorno in cui ho parlato con te, ma non mi ha risposto >> borbottai mentre ero sdraiata mezza nuda a fissare il soffitto.
<< Senti Cath, ascoltami >> disse lei strattonandomi il polso << Guardami sono seria >> continuò, mentre io mi voltai a guardarla.
<< Ti prego non.. >> provai ma lei mi zittì.
<< Va bene, hai sbagliato e avrai modo di parlarne con Terence quando lui si sentirà pronto di farlo >> mi disse seria, mentre io aggrottai la fronte.
<< E se non volesse? >> gli domandai, mentre lei scosse la testa.
<< No Catherine tu non capisci, smettila di fare così e alzati, è la Vigilia di Natale e guardati! Sei chiusa in casa tua da due giorni a deprimerti quando sei riuscita a sistemare quasi tutto della tua vita >> si alzò lei annuendo convinta, mentre il suo quasi mi fece traballare per un secondo << Ora vai a prepararti e metti da parte tutto quanto per questi due giorni, non puoi passare la nascita di Gesù così >> mi prese per le braccia costringendomi ad alzarmi e ad andarmi a preparare per andare a casa dei miei per festeggiare, quando a me non andava proprio di festeggiare, soprattutto con tutti i miei parenti.
Nonostante ciò, dopo che Katie mi salutò per andare a sua volta a festeggiare a casa dei suoi, a fatica mi asciugai, mi vestii e mi truccai dopo tanto tempo.
Poi presi Puzzolo al guinzaglio e uscii di casa, pensando a quel che mi aveva detto.
Terence non mi aveva risposto alla chiamata che gli avevo fatto una settimana fa, non mi aveva poi nemmeno cercata, e non potevo biasimarlo per questo.
Mi sentivo un cadavere che camminava e che respirava.
Volevo così tanto vederlo e parlarci, e spiegargli meglio perché me ne ero andata quella dannata mattina.
Scossi la testa pensando a quanto ero stata stupida, pensando che dovevo assolutamente parlarci, dovevo farlo prima d'impazzire completamente e rimanere con l'amaro in bocca.
<< Puzzolo dobbiamo andare da lui >> dissi al mio cane, mentre lui alzò la sua testa guaendo forse perché dalla mia parte o forse semplicemente perché non mi capiva.
Incominciai a camminare velocemente verso la mia macchina, sperando fosse rimasta un po' di benzina.
Feci salire Puzzolo, e accesi l'auto notando felicemente che non ero a secco.
Partii e mi diressi verso casa di Terence, intenzionata a parlargli, che lo volesse o meno.
Doveva ascoltarmi, doveva darmi una possibilità, perché me lo aveva insegnato lui che tutti se la meritavano una dannatissima possibilità per migliorare e migliorarsi.
Non poteva cacciarmi dalla sua vita in questo modo, non potevo lasciarglielo fare.
Riuscii ad arrivare sotto il grattacielo dove abitava, dove c'era il suo bellissimo appartamento, uscii dalla macchina lasciando dentro Puzzolo.
M'incamminai verso il portone, e una signora arrancò fuori lasciandomelo aperto e permettendomi di entrarci.
Entrai nell'ascensore e digitai il piano con l'adrenalina a mille.
Quando arrivai feci un lungo respiro dirigendomi davanti la porta del suo attico e suonai il campanello, aspettando lì davanti.
Passò circa un minuto, ma di lui non c'era traccia così, suonai di nuovo e aspettai ancora.
<< Dannazione >> pronunciai appoggiandomi alla sua porta con la fronte, maledicendomi per non essere arrivata qui qualche giorno fa.
Mi girai per andarmene, triste e richiamai l'ascensore mentre sentivo un barlume di mestizia farsi largo dentro di me.
Poi una porta si aprí facendomi volare dritto il cuore in gola.
Mi girai speranzosa chiedendomi se fosse lui, ma poi vidi la porta affianco aperta e un ragazzo e una ragazza baciarsi appassionatamente.
Sentii il campanello dell'ascensore, segno che era arrivato e voltandomi entrai dentro sconfortata.
Mi chiesi con chi fosse, dove fosse.
Volevo saperlo, volevo cercarlo, ma a chi potevo chiederlo.
Uscii dall'ascensore e poi dal portone, pensando a qualcuno che potesse saperlo, mi diressi dentro la mia auto ed entrai appoggiando poi il viso sul volante.
Potevo essere dichiarata definitivamente sconfitta, a quel punto chiunque lo avrebbe detto.
Poi mi girai verso Puzzolo che mi guardava, e pensai a quanto tutto per lui fosse facile, la sua vita sarebbe stata breve ma felice.
Mi diressi verso casa dei miei genitori e una volta arrivata parcheggiai la macchina sul vialetto.
Vidi fuori in veranda mio padre e mio fratello, intenti a montare delle luci di Natale, con i miei cuginetti piccoli che li stavano attorno curiosi.
<< Chi si rivede! >> commentò mio padre, da sopra la scaletta, mentre tutti si girarono a guardarmi.
<< Non sei poco agile per montare ancora tu le luci papà? >> gli domandai io avvicinandomi a loro.
<< Che cosa te lo fa pensare? >> mi chiese lui.
<< La tua pancia >> disse il mio cuginetto medio Samuel, facendo ridere tutti gli altri, compresa me e mio fratello.
<< Come vi permettete marmocchi! >> brontolò mio padre mentre io mi chinai verso di loro.
<< Quanto siete cresciuti >> commentai aprendo le braccia per stringerli tutti e tre.
<< Hai portato Puzzolo! >> disse Cody, il più piccolo, mentre Zac corse verso il mio cane per accarezzarlo, seguito poi dagli altri.
Sorrisi alzandomi ed entrai dentro, pronta a salutare tutti gli altri parenti, che immaginavo fossero sparsi per la casa.
<< È permesso? >> chiesi retoricamente, sbattendo i piedi sul tappeto ed entrando in salotto dove tutti mi videro e mi salutarono calorosamente.
C'erano i miei zii, le mie zie, i cugini grandi, tra cui due che non vedevo da un sacco di tempo.
C'era la mia nonna materna, e il mio nonno paterno, poi un amico stretto di mio padre e addirittura il vicino di casa Tobias con sua moglie.
Si avvicinò mia madre sbracciandosi per poi abbracciarmi calorosamente.
<< Buona Vigilia figlia mia, finalmente ti sei fatta bella! >> squittì con il mestolo in mano, facendomi ridere e scuotere la testa, pensando che non sarebbe cambiata mai.
Poi il mio cellulare squillò e quando lessi il nome di Jess, rimasi leggermente stupita e così mi dileguai dal salotto salendo al piano di sopra per rispondere.
<< Pronto? >> chiesi, anche se sapevo già chi fosse.
<< Ehi ciao Catherine, sono Jess! >> disse lei, mentre io sorrisi.
<< Ciao Jess, so che sei tu.. >> ridacchiai, senza trattenermi dal farle notare che non ero arrabbiata con lei, o almeno non lo ero più.
<< Oh Dio grazie, pensavo avessi cancellato anche il mio numero permalosa quanto
sei! >> commentò lei facendomi scoppiare a ridere.
<< Mi hai chiamato per farmi gli auguri? >> le chiesi.
<< Ovviamente stronzetta! Chi pensi io sia per ritirarmi dal farteli? >> continuò ed io risi di nuovo.
<< Allora buona Vigilia anche a te >> le dissi, mentre lei rimase in silenzio.
<< E volevo anche assicurarmi che non mi odiassi >> finí lei, tornando per un attimo seria.
<< Tranquilla Jess, è tutto risolto >> la rassicurai, mentre lei fece un teatrale sospiro alleggerendo completamente la chiamata che stavamo avendo.
<< Per fortuna, altrimenti non avrei mai trovato nessuna amica come te che mi preparasse i dolci o che mi facesse mangiare il gelato la mattina >> mi canzonò, facendomi scoppiare a ridere di nuovo << Comunque anche Robbie ti fa gli auguri >> disse lei, mentre io smisi di ridere.
<< Aspetta sei con Robbie? >> le chiesi.
<< Si, perché? >> mi domandò a sua volta, mentre io pensai che magari lui sapesse dove poteva essere Terence.
<< Me lo potresti passare perfavore? >> le chiesi mentre lei incominciò a smangiucchiare qualcosa.
<< Certo >> disse, mentre sentii del silenzio e la sua voce dire il mio nome.
<< Ciao Catherine >> disse Robbie, mentre mi appoggiai al cornicione delle scale.
<< Ciao Robbie >> lo salutai anche io per poi prendere fiato << Senti volevo chiederti una cosa >> continuai cominciando a camminare per il corridoio, dove c'erano le stanze.
<< Certo dimmi pure >> mi rispose lui, mentre sentivo Jess chiedergli che cosa volessi chiedergli.
<< Sai per caso... così per caso, dov'è Terence? >> balbettai, cercando di non risultare il massimo dell'idiozia.
<< Oh si, Terence è andato a Woodstock a festeggiare il Natale >> m'informò lui, non capendo che quella frase era ciò che di più letale per me.
<< Oh.. ok, grazie >> risposi subito
io << Buona Vigilia comunque >> aggiunsi, mentre Jess lo richiamò di nuovo.
<< Di niente, buona Vigilia anche a te, e ti saluta di nuovo Jess che non mi sta lasciando in pace >> concluse lui, mentre io risi.
<< Dille di non mangiare troppi cetriolini >> gli comunicai, mentre lui rise.
<< Non credo ti ascolterà >> disse per poi salutarmi di nuovo e chiudere la chiamata.
Mi sedetti sulle scale, proprio in cima e fissai il corridoio del piano di sotto, dove si vedeva la porta dell'entrata aperta e i miei cuginetti correre insieme a Puzzolo.
Dovevo immaginarlo che Terence fosse andato a festeggiare la Vigilia e il Natale dalla sua famiglia.
Di certo non sarebbe rimasto a New York solo ad aspettarmi, ad aspettare che mi svegliassi.
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