Capitolo 45.
Erano passati circa due giorni, dopo che avevo parlato con mia madre.
Dopo essere uscita dall'ospedale avevo fatto una passeggiata chilometrica pensando a ciò che era accaduto.
E ancora, dopo due giorni non riuscivo a rendermi conto del fatto e a credere che lei mi avesse accettato lo stesso, anche se non volevo continuare più l'università, e che mi avesse addirittura chiesto scusa.
Questi due giorni erano passati, passati e basta, ero ritornata a lavoro ancor prima d'iniziare esausta, e John mi aveva fatto disperare da quanto era stato irruente e antipatico.
Avevo portato a passeggio Puzzolo, ed ero andata nello stesso parco dove avevo giocato a palle di neve con Terence e la sua nipotina Marilyn qualche tempo fa, ma di loro non c'era stata traccia.
Non ero riuscita a dormire decentemente nemmeno in queste due notti, perché il mio pensiero tornava sempre verso di lui.
Mi chiedevo che cosa stesse facendo per passare il tempo, perché il mio di tempo senza di lui mi sembrava non passasse più, e non era un eufemismo, qualsiasi cosa facessi era banale come prima che lo conoscessi.
Mi chiedevo se la notte riuscisse a dormire, perché io no, io mi rigiravo nel mio letto immaginandomi di essere nel suo, tra le sue braccia, con quel vestito rosso e scomodo che tanto li era piaciuto.
Mi chiedevo se gli mancassero i miei baci, perché a me da morire, a me ogni suo singolo bacio, ogni suo singolo sguardo, ogni sua singola smorfia, ogni suo singolo sorriso, strafottente o dolce che fosse, mi mancava.
Non riuscivo a immaginarmi come sarei andata avanti di quel passo, non riuscivo a capire come fosse possibile che mi mancasse così tanto.
Terence era diventato parte della mia vita senza che me ne accorgessi, e ora che non c'era più, era il vuoto ad ogni passo verso la routine di sempre.
Aprii la porta di casa mia e con i miei amati occhiali da sole uscii, chiudendola a chiave pronta per ritornare in ospedale, visto che oggi ci avrebbero detto se mamma poteva andarsene o meno.
Mi girai mettendo le chiavi dentro la borsa ma un passo mi fece voltare e spaventare.
<< Cath >> disse una voce, mentre mi misi una mano sul petto.
<< Oddio >> sussultai guardando davanti a me, mentre Katie mi fissò.
<< Non volevo spaventarti >> disse lei, mentre io la guardai eloquente aspettando che mi spiegasse il motivo per il quale
fosse lì << Come stai? >> mi chiese flebilmente.
<< Sto bene >> borbottai, per poi sbuffare e ritornare a guardarla << Dimmi che cosa c'è e basta Katie, non ho tempo >> le risposi io risultando più dolce di quanto avrei voluto, mentre lei annuì impercettibilmente.
<< Hai ragione Catherine >> annuì lei << Ti chiedo scusa per come mi sono
comportata >> mi disse ed io la fissai in silenzio << Non ti meritavi che ti nascondessi tutto, ma lo sapevi che ero innamorata di Jake da tanto tempo, e quando lui mi aveva detto del patto che avevate fatto, il mio cuore si era spezzato in due, per davvero >> mi fissò, mentre i suoi occhi diventarono lucidi.
La guardai senza proferire parola di nuovo, e riuscendo a capire ciò che provava, proprio perché anche io lo avevo provato.
<< E quando anche Jake si era reso conto di non poter mantenere quel patto che avevate fatto, abbiamo cercato di tenere nascosto il tutto, per il bene di tutti, per non farti del male, poi Jess ci ha scoperti e l'ho supplicata di non dirti nulla >> disse lei mentre la sua voce si spezzò << Poi quando hai scoperto tutto, mi sono sentita uno schifo, mi sembrava di averti pugnalato alle spalle quando l'unica colpa che ho, è quella di amare il fratello della mia migliore amica di sempre >> aggiunse, mentre le sue lacrime incominciarono a sgorgare senza sosta << E quando ti ho vista andare credevo che non mi avresti per davvero mai più voluta, e se sono qui ora, è per dirti che metterei l'amore per tuo fratello da parte pur di non perderti come migliore amica Catherine >> concluse lei, prendendo un fazzoletto e asciugandosi il mascara che le era colato.
La fissai un attimo, pensando a quanto sarebbe stato sbagliato se lei avesse messo da parte tutto il suo amore per Jake solo per colpa mia e per la mia stupida paura di perderla come migliore amica.
Tutte le mie paure avevano fatto si che le persone a me più care si allontanassero inevitabilmente da me.
Mentre guardandola piangere, pensai a quello che avevo provato io mettendo da parte i miei sentimenti e a come mi ero sentita.
<< Non dirlo nemmeno per scherzo >> le dissi io abbracciandola mentre lei ricambiò subito << Non mi perderai come amica, non accadrà questo >> la rassicurai, mentre lei mi strinse più forte.
<< Davvero scusami tanto >> continuò, mentre ci staccammo e mi guardò veramente dispiaciuta.
<< Scusami anche tu >> dissi io asciugandole un'altra lacrima, mentre tutte e due ci dirigemmo giù per le scale, per uscire fuori.
<< So che devi andare in ospedale, Jake mi ha raccontato di Margaret, ero venuta solo per dirti questo sperando facessimo pace, quindi ti lascio andare >> mi spiegò, quando uscimmo dal mio condominio.
<< Si meglio che mi sbrighi, oggi ci diranno quando potrà andarsene >> le risposi io, mentre lei annuì.
Ci salutammo e le promisi che dopo esser uscita dall'ospedale le avrei fatto sapere di più su mia madre.
Così andai in ospedale, contenta di aver fatto pace con Katie, perché alla fine ritornavamo sempre insieme, nonostante tutto.
Entrai dentro, e mi diressi nel solito corridoio con le porte blu alla sinistra, al quale ormai mi ero abituata, e come sempre vidi da lontano mio fratello seduto a leggersi uno dei tanti giornali che aveva letto in questi giorni per passare il tempo.
Non si era mosso molte volte se non per portare papà da casa a qui, da qui a casa.
Alzò lo sguardo, prima che potessi aprire la porta e mi guardò dalla testa ai piedi.
<< Non puoi entrare, c'è il medico che sta facendo la visita a mamma >> mi disse secco lui, per poi continuare a leggere.
Rimasi un attimo in piedi, per poi sbuffare e sedermi a una sedia di distanza da lui.
Mi torturai le dita, indecisa se parlargli o meno.
Dovevamo risolvere la situazione, non potevamo continuare a tenerci il muso, anche se io il muso glie lo avrei spaccato.
Lo guardai un attimo mentre lui ignaro continuava a leggere sempre la stessa pagina.
<< Ho parlato con Katie >> gli dissi, mentre lui alzò lo sguardo e si girò dalla mia parte.
<< Hai fatto bene >> mi rispose lui, rimanendo per un momento a fissarmi per poi ritornare a leggere, di nuovo, facendomi girare gli occhi.
<< Ora io ci sto provando a parlarti, sei tu quello che non vuole >> sbottai, facendogli alzare la testa di nuovo.
Rimase in silenzio, per un attimo, mentre io scossi la testa, e fissai un uomo passare davanti a noi con un mazzo di rose.
Le osservai, pensando a quanto fossero belle e chiedendomi a chi le stava portando.
<< Che cosa ti ha detto? >> mi domandò poi Jake, mentre io mi girai a guardarlo.
<< Che ti ama >> gli dissi, mentre lui cercò di nascondere il suo stupore, per come glie lo avevo confessato.
<< E tu che cosa gli hai detto? >> mi chiese poi, mentre io lo fissai per un attimo.
<< Che va bene >> conclusi, mentre notai di aver staccato una pellicina dalle dita senza essermene resa conto.
Rimanemmo ancora in silenzio, e io fissai la porta blu di mamma, chiedendomi quando il medico sarebbe uscito da lì.
Ero triste, perché avevo parlato con mia madre e avevo avuto il coraggio di dirle che avrei mollato l'università e non potevo dirlo a Terence.
Ero triste, perché Katie e Jake avrebbero vissuto il loro amore, mentre io lo avevo perso.
Perché forse era amore ciò che stavo provando, perché se l'amore significava non dormire, non aver voglia di fare niente senza quella persona, non avere voglia di alzarsi dal letto sapendo di non averlo affianco, non aver voglia di parlare con nessuno, allora ciò che provavo per Terence era amore.
E chi andava a dirglielo ora che nemmeno voleva sentire nominare il mio nome, ora che avevo distrutto tutto.
<< E a te va bene? >> mi chiese Jake, mentre io m'immaginavo soltanto il volto di Terence.
<< Si Jake, avete tutto il diritto di stare assieme e io non sono nessuno per impedirvelo e non lo farò, voglio che siate felici e voglio appoggiarvi ogni qual volta ne avrete bisogno >> mormorai decisa, mentre lui mi fissò.
Jake socchiuse la bocca, senza saper cosa dire per un momento, mentre io mi guardai le cosce e poi ancora le mani, e una gocciolina di sangue rigarmi il dito, per colpa di quella stupida pellicina che avevo staccato.
<< E tu con Terence? >> mi chiese poi lui, mentre nel pronunciare il suo nome il mio cuore smise di battere per un secondo.
Io con Terence nulla Jake, non voleva più vedermi, non voleva più sapere niente di me, era passato oltre dopo essersi reso conto di quanto fossi fifona.
Mi ha lasciato guardarlo andarsene, dopo che lo avevo fatto io.
<< Io niente >> borbottai flebilmente, sporcandomi anche l'altra mano con quella goccia di sangue.
<< Ti piace? >> mi chiese ancora, mentre io annuii senza nemmeno pensarci.
<< E perché non sei da lui? >> mi domandò, facendomi voltare a guardarlo, come se quelle parole fossero la cosa più ovvia di sempre.
Feci per rispondere, ma la porta blu si aprí e lo stesso dottore della volta precedente uscì con in mano la solita cartelletta, facendoci alzare entrambi.
<< Buongiorno >> ci disse lui, mentre noi rispondemmo all'unisono.
<< Ho appena finito di visitare vostra madre, dalle analisi risulta stare molto meglio, e da quanto ci ha detto non ha più mal di testa per ora, quindi potrà sicuramente uscire da qui presto, pensiamo per il ventuno dicembre >> c'informò lui, mentre noi facemmo un sospiro di sollievo pensando che avremmo potuto festeggiare il Natale a casa.
<< Grazie davvero >> gli dissi io, quando lui ci porse la mano per salutarci.
Ci fece un sorriso e ricambiò il saluto, mentre noi entrammo dentro la stanza dove c'erano mio padre e mia madre seduti sul letto.
Jake si girò a guardarmi e mi fece un sorriso, che io ricambiai, pensando alle sue parole.
Dovevo andare da Terence?
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