Capitolo 4.




Mi ero rifugiata in bagno dall'imbarazzo. Mia madre, da quando avevo messo piede in quella casa, non aveva fatto altro che mandare frecciatine all'aria, facendo ben intendere che ero libera più che mai e dandomi fastidio con i suoi stupidi ammonimenti.
L'unica cosa che volevo, era ritornarmene nel mio appartamento, non m'interessavano i voleri di mia madre, che mi stava sinceramente rompendo i cosiddetti attributi.

<< Cath vieni a tavola!! >> mi richiamò mia zia Brittney, principale alleata di mia madre.

<< Arrivo! >> dissi, sciacquandomi le mani.

Non ero ancora pronta, eppure era una stupidissima cena.
Ero ancora senza parole, la presenza di quell'agente mi aveva completamente destabilizzata.

Uscì dal bagno lentamente, non ne avevo proprio voglia.
Mi recai in salotto dove vidi la tavola ormai tutta apparecchiata.

<< Cath siediti lí! >> disse mia madre indicandomi il posto vicino al signor poliziotto risucchia soldi.

<< No, mi va bene questo! >> dissi andando verso la sedia davanti, non avendo la minima intenzione di stare affianco allo stronzo.

<< Cath! >> mia madre cercò di richiamarmi, ma mi sedetti comunque dove volevo io.

Mi guardò in tralice ed io le feci un sorrisetto, pensando che almeno una soddisfazione dovevo averla anche io in quella situazione, o altrimenti non ce l'avrei proprio fatta.

Mi riempì il bicchiere di vino, e lo finí come se niente fosse.
L'unico modo per sopravvivere almeno in parte a quella serata, era ubriacarsi, non troppo da sentirsi male, ma il giusto per non sentire gli altri.

<< Questo polpettone l'ho fatto io, accetto complimenti... anzi solo complimenti >> disse zia Brittney, dandosi arie come spesso faceva.

<< È davvero buono >> si complimentò poi quel Dan, con un sorriso, che fece scaldare e quasi arrossire mia zia.

Zio Tom le diede un pizzicotto, scuotendo la testa << Manca il sale >> disse invece lui, mentre mia zia fece una smorfia.

<< Cosa vuoi saperne tu >> borbottò lei in tutta risposta, mentre io cercai di trattenere una risata.

Loro erano proprio una di quelle coppie che nonostante gli anni, trovavano sempre un motivo per stuzzicarsi, un motivo per confermare di volersi a vicenda e un motivo per continuare ad amarsi.

<< Com'è andata oggi a lavoro? >> chiese mia madre, a mio fratello e ai suoi accompagnatori, facendo così iniziare una lunga conversazione.

<< Bene, questi giorni sono stati una rottura, abbiamo dovuto controllare le strade >> rispose mio fratello non curante, facendomi strozzare silenziosamente.

Bevvi un sorso di vino per mandare giù il cibo che mi era rimasto sulla bocca dello stomaco. Chissà se lui sapesse del fatto che il suo amichetto mi aveva messo una bella multa, soltanto perché per dieci minuti mi ero accostata, tra l'altro con le quattro frecce, davanti al supermercato.

<< Le strade sono una rottura >> s'inserì mio padre nell'argomento.

Non potevamo cambiarlo? non mi andava di far sapere ai miei, che davanti a me c'era quello che mi aveva messo una multa tre giorni fa.

<< Già, abbiamo messo multe qua e là, eccesso di velocità, chi non metteva la cintura, chi accostava in mezzo alla strada, l'altro giorno Terence e un nostro collega hanno messo una bella multa a una ragazzina, non è stata l'unica comunque >> mio fratello Jake continuò, mangiando non curandosi della sua risposta.

Bevvi un altro sorso di vino, pensando che quella ragazzina potrei essere stata io.
Fissai impercettibilmente Mrs. Risucchia soldi, sperando che non fossi io.

<< Niente di che, comunque >> proseguì quest'ultimo guardando mia madre, e lanciandomi un piccolo e innocuo sguardo che io notai subito.

<< Dai, raccontate intanto non abbiamo nulla da fare! >> rispose invece mia madre senza demordere, mentre io quasi la ringraziai desiderosa di capire se fossi io quella ragazzina.

Continuai a mangiare, facendo finta di niente, mentre aspettavo impaziente, ticchettando le dita della mano sinistra sulla mia gamba.

<< Ma davvero nulla, solo una ragazza che si era accostata in strada >> continuò lui senza aggiungere altro, mentre mia zia Brittney incominciò a parlare al cellulare con qualcuno, interrompendo per un attimo il discorso.

<< A noi l'ha raccontata diversamente >> disse l'altro amico di Jake, di cui proprio non ricordavo il nome.

<< Una di quelle ragazzine fresche di patente, un po' disagiata e che parlava con il cellulare, senza curarsi del fatto che fosse in mezzo alla strada >> rise di gusto Jake, seguito da mio padre e un po' da tutti gli altri, eccetto Mrs. Risucchia soldi e io.

Si trattava di me, avevano raccontato proprio di me, e senza saperlo la mia famiglia stava ridendo di me.
Io, che mi ero accostata in mezzo alla strada per pochi minuti prima di andare a lavoro, io che avevo la patente da sei anni, io che se ero sembrata disagiata era per colpa di quella multa esagerata che mi aveva dato.

Come si era permesso di raccontare quelle cose e di parlare male di me in quel modo, ma soprattutto come riusciva a stare tranquillo davanti a me.

Lasciai scivolare la forchetta sul piatto facendo rumore, appositamente.
Mi appoggiai con le braccia conserte sullo schienale, osservandolo senza curarmi del fatto che potessi apparire veramente stramba e disagiata, come lui mi aveva descritta, e il sangue incominciò a ribollirmi così tanto nelle vene che avrei potuto esplodere da un momento all'altro.

<< Ormai ci sono dappertutto queste persone rompiscatole, che non sanno guidare e che si permettono anche di obbiettare, spero tu le abbia messo una bella multa Terence! >> commentò mia madre facendo la paladina della giustizia, seguita a ruota da mia zia che aveva spento ormai la chiamata.

<< Si, l'ho fatto e non penso se ne dimenticherà >> rise e fece ridere tutti, tranne me e mio zio che quella sera non sembrava tanto socievole, per fortuna.

<< Quanto le hai messo? >> chiesi poi io, intromettendomi.

Mi sentivo offesa da tutti, addirittura i miei genitori lo avevano appoggiato, i miei zii, e io che sapevo com'era andata veramente la situazione non potevo arrabbiarmi e raccontarla.

<< Perché me lo chiedi? >> mi chiese lui, fissandomi con i suoi occhi scuri, mentre il resto della tavola ci guardò mangiando senza rendersi conto della nostra lotta di sguardi.

<< Per pura curiosità >> dissi facendo finta d'interessarmi, certamente ovvia che lui fosse confuso dalla mia intromissione, poiché ero io quella ragazza.

<< Le ho messo centoventicinque dollari di multa >> disse reggendo lo sguardo.

L'avevo già capito che stava parlando di me.
Avrei voluto prenderlo a schiaffi, sbatterli la testa nel piatto tipo centoventicinque volte, avrei voluto fargli mangiare quella stupida multa, da quanto mi stava dando fastidio il suo deridermi con la mia famiglia.

<< Incredibile >> sorrise mio zio mangiando, mentre gli altri s'intromisero dicendo la loro opinione e mentre io e Mrs. Risucchia soldi continuavamo a guardarci.

Io lo fissavo per rabbia, per fargli intendere che non si doveva permettere a prendermi in giro in quel modo, perché non ero una ragazzina come aveva detto lui.

<< È il nostro lavoro zio >> disse mio fratello ed io distolsi lo sguardo definitivamente scuotendo la testa.

<< Non sono d'accordo! >> protestai verso mio fratello Jake << Centoventicinque dollari sono troppi per cinque minuti
di sosta! >> continuai arrabbiata.

<< Non conosci il nostro lavoro >> intervenne Terence facendomi arrabbiare ancora di più, e facendomi rendere conto che avevo a che fare con un insopportabile ed egocentrico agente.

<< Non conoscerò il vostro lavoro, ma conosco la buona educazione, e so che insultare e giudicare dietro le spalle e soprattutto senza conoscere è da maleducati >> affermai adirata, non togliendo gli occhi di dosso a Terence nemmeno per un attimo, zittendo tutti quanti.

Se lo meritavano, non solo lui, ma anche gli altri che non avevano nemmeno provato a capire la vicenda che avevano raccontato Jake e Terence.

Calò un silenzio imbarazzante, ma non m'importava.

Tutti erano andati contro di me, mi avevano provocata, e io alle provocazioni non riuscivo a zittirmi.
Avevo sbagliato a sostare, ma non ci ero rimasta un giorno intero, solo cinque inutili minuti, che mi erano costati centoventicinque dollari, assolutamente e obiettivamente esagerati.
E quello lì, si permetteva di deridermi, e si credeva chissà chi, pensando di poter continuare a farlo mentre mangiavo letteralmente davanti a lui.

<< Che ne dite se porto gli spinaci? >> chiese mia madre interrompendo l'aria pesante che si era creata << Anzi, Cath vai a prenderli tu, fammi questo favore! >> disse infine, notando la mia faccia rossa e seccata.

Lanciai un'ultima occhiata a Mr. Risucchia soldi e notai un piccolo sorriso divertito.
Mi aveva sorriso, io li avevo appena fatto notare quanto mi stesse antipatico e che lo avrei volentieri preso a schiaffi e lui mi stava sorridendo.
Era esilarante quella situazione e lui, contro qualsiasi forza sovrannaturale, era uno stronzo.

Mi alzai per andare in cucina e prendere gli spinaci, lasciandolo stare prima di perdere per davvero le staffe.

Dopo essere entrata e dopo aver chiuso per bene la porta andai verso il frigo e presi un pacco di olive.
Le aprí e mi sedetti sull'isola in mezzo alla stanza, incominciando a mangiarle e a lanciare i noccioli sul lavandino cercando di centrarlo.

Quanto era vero che il mondo era piccolo!
Con tutte le persone che mi potevo aspettare qui dentro, compreso il vicino peloso, mai e poi mai avrei creduto di beccarmi quello che mi aveva messo una multa tre giorni fa.
Era tutto così seccante, soprattutto non c'era cosa peggiore di stare con chi non ti andava di stare e di comportarsi bene nonostante la poca simpatia.

La porta si spalancò ed entrò mia madre interrompendo i miei pensieri e facendomi voltare dalla sua parte, con l'oliva in bocca.

<< Certo >> rise riferita a qualcuno nella sala di là e chiudendo la porta si girò verso di me infuriata << Ma che ti è preso? >> mi chiese con le mani sui fianchi poi.

<< Ti prego non iniziare >> mi lamentai mangiando un'altra oliva e cercando d'ignorarla.

<< Cath sei tu la maleducata, hai trattato male Terence, ed hai quasi rovinato la serata >> si avvicinò prendendomi le olive e poggiandole affianco a me, come se non potessi riprendermele.

<< Che fai? >> mi lamentai io, mentre lei mi tirò un'occhiataccia.

<< Ma da chi hai preso? Lo sai i valori che io e tuo padre abbiamo sempre cercato d'insegnarti, non ci si comporta in questo modo, non sei più una bambina Catherine, non puoi trattare le persone che non conosci in questo modo >> mi rimproverò, mettendo le olive nel frigo.

<< Davvero mamma? Io non ci volevo nemmeno venire a questa cena inutile, odio il fatto che tu non mi lasci vivere la mia vita in santissima pace >> le risposi io, uscendo completamente fuori tema.

<< Smettila Cath di dire sciocchezze, adesso vai di là e chiedi scusa a Terence! >> si girò ammonendomi ancora, mentre io la fissai truce.

<< Te lo puoi scordare >> presi gli spinaci pronta a portarli a tavola.

Volevo andarmene, ero stufa dei suoi giochetti e giri di parole, delle sue prediche, dei suoi sguardi, delle sue lamentele sul mio conto.

<< Catherine adesso basta! Tuo fratello non si è mai azzardato a rispondere così a degli ospiti o ai tuoi amici >> iniziò con i paragoni, facendomi sbuffare e sbracciare.

<< Ti prego mamma risparmiami le paternali ed i paragoni con Jake, avrò i miei motivi per aver risposto in quel modo, tu parli ma non sai mai niente! >> finí, andandomene senza ascoltarla più e non avendo voglia di prolungare il discorso.

Appoggiai gli spinaci in mezzo alla tavola e non mi sedetti nemmeno, perché l'unica cosa che volevo fare, era andarmene il più presto possibile.

<< Io ora vado, sapete sono stanca e domani ho parecchie cose da fare, quindi grazie per la cena mamma e vi auguro una buonanotte >> dissi sorridendo appena, e premendo le labbra.

<< Sei a piedi vero? Vuoi che ti
accompagno? >> mi chiese mio padre amorevolmente, mentre io scossi la testa.

<< No fa niente papà, vado a piedi >> mi avvicinai e gli baciai la guancia, salutandolo.

<< Se vuoi ti accompagna Terence, intanto lui passa per quella strada e non esce con noi
dopo >> disse mio fratello, mentre io sgranai gli occhi.

<< No, davvero non ce n'è bisogno >> dissi facendo un sorriso visibilmente falso.

<< Si invece, io ho paura a lasciarti tornare a casa sola, così almeno avrai anche modo di spiegare la tua scenata precedente a lui e scusarti >> s'intromise mia madre, facendomi stringere i denti.

<< Non ce n'è bisogno, non voglio scomodarlo inutilmente >> dissi subito, assolutamente contraria.

<< Per me, non c'è nessun problema >> rispose invece lui, facendomi sbuffare senza parole.

<< Perfetto, portamela a casa sana e salva! >> disse mia madre scherzosamente e con la sua solita vocina squillante, facendomi girare gli occhi.

<< Non corre alcun rischio con me >> la seguì a ruota lui alzandosi, mentre mia madre gli accarezzò una spalla.

<< Dai mamma.. >> digrignai io a bassa voce, sapendo che lo stava facendo appositamente.

<< La prossima volta mi ascolti >> mi sussurrò minacciosa spingendomi in corridoio dopo che Terence salutò gli altri.

Mi misi il cappotto taciturna e salutai tutti quanti anche io, compresi Dan e quel ragazzo moro senza nome, che se ne sarebbero andati più tardi insieme a Jake da qualche parte.
Poi uscimmo anche io e Mr. Risucchia soldi e finalmente potei parlare senza farmi sentire da nessuno.

<< Vai pure a casa, non mi farò accompagnare da te >> affermai, incominciando a camminare senza nemmeno guardarlo.

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