Capitolo 24.
<< Quindi alla fine hai litigato con tutti e
due? >> mi chiese Jess, addentando un
hot-dog che avevamo fatto poco prima, mentre tutta la salsa colò sul piatto appoggiato sul bancone della sua cucina.
<< Si e me ne sono andata via sotto la pioggia, piagnucolando come una cretina >> conclusi mangiando anche io il mio hot-dog, mentre lei cercò di trattenere una risata.
<< Hai fatto la strada a piedi con quel temporale? >> mi chiese con nonchalance guardandomi accigliata, mentre masticò a bocca aperta.
<< No.. >> sussurrai togliendo la senape dalla salsiccia con il dito << Mi ha portata
Terence.. >> confessai a bassa voce sperando non mi sentisse, mentre lei alzò un sopracciglio scioccata lasciando l'hot-dog sul piatto.
<< Che cosa? >> urlò lei saltando in piedi dallo sgabello << Non dirai sul serio? >> mi chiese per conferma, puntandomi il suo hot-dog davanti alla faccia e facendomi allontanare di qualche centimetro.
<< Perché li chiamano hot-dog? >> le chiesi prendendogliene un pezzo e cercando di cambiare discorso, mentre lei scosse la testa e l'indice dell'altra mano capendo le mie intenzioni.
<< Non mangiarmi l'hot-dog, non so il perché e non cambiare discorso! >> mi disse, fissandomi e aspettando una mia
risposta << Cos'hai da dire a tua discolpa? >> mi domandò infine, vedendo che non avevo intenzione di aggiungere altro.
<< Nulla >> dissi alzandomi e prendendo due birre, sia per me che per lei, sentendomi tremendamente sotto tiro.
<< Non ci posso credere! E ti ha portata a casa? >> mi domandò guardandomi profondamente negli occhi come se fosse un'investigatrice, mentre io feci un piccolo sorriso.
<< Si.. >> borbottai intimidita temendo di dirgli la verità, mentre lei assottigliò gli occhi per scorgere ogni mio movimento.
<< Dimmi la verità >> protestò, avvicinandosi ancora di più e aprendo gli occhi mentre io non potei fare a meno di ridere.
<< È la verità! >> dissi sotto il suo sguardo severo, mentre lei non si mosse di un millimetro facendomi sospirare << Prima però ci siamo fermati al McDonald.. >> borbottai infine senza guardarla e facendo finta di nulla, come se detto ad alta voce risultasse stupido.
<< Cosa? Un appuntamento? >> continuò lei scioccata, fissandomi ancora più accigliata, mentre io andai totalmente in panico.
<< No! >> risposi prontamente << La smetti di urlare e fare quella faccia perfavore? >> le domandai sentendomi male e ridicola.
<< No aspetta fammi capire >> mi bloccò lei girando attorno all'isola con l'indice sul mento e con fare intellettuale << Tu hai litigato con Jake e Katie perché si stanno vedendo, ma poi fai la stessa identica cosa con il migliore amico di tuo fratello? >> mi guardò mettendo le mani sull'isola e alzando un sopracciglio, facendomi aprire e chiudere la boca almeno tre volte.
<< Se la metti così sembra da idioti.. >> dissi risoluta, mentre lei mi guardò come se sapesse tutta la verità.
<< Beh, sai, lo è! >> disse ovvia aprendo le braccia e facendomi scuotere la testa.
<< No perché io ho i miei buoni motivi per esserci uscita e soprattutto il mio appuntamento, se così vuoi chiamarlo, non era premeditato >> dissi stringendo le braccia al petto, mentre lei corrucciò il volto.
<< Quali sarebbero i motivi? >> mi chiese e alzò di nuovo il sopracciglio copiandomi la posa e prendendomi in giro.
<< Non ho secondi fini con Terence, mentre Katie e Jake ce li hanno >> le spiegai le mie ragioni, ma che sembrarono non convincerla dal momento in cui abbassò lo sguardo e iniziò a ridere a crepapelle.
<< Perché ridi? >> le domandai non capendo, mentre lei continuò a ridacchiare guardandomi sempre più delirante.
<< A chi vuoi darla a bere? Ti ricordo che fai schifo a mentire! >> rise lei risedendosi sullo sgabello e continuando a mangiare il suo hot-dog come se nulla fosse.
<< Ma io sono seria >> mi difesi fissandola sconcertata, mentre lei scosse di nuovo la testa.
<< Ed è per questo che ogni volta che lo vedi fai la faccia da pesce lesso? >> mi chiede ridacchiando, mentre io risoluta aprii la bocca.
<< Ma non è.. non è vero che faccio la faccia da pesce lesso! Non capisci nulla, non è neanche il mio prototipo e poi.. ho ben altro a cui
pensare! >> conclusi io prendendo un sorso della Heineken, mentre lei rise di nuovo.
<< Certo >> mi scimmiottò prendendosi gioco di me, con un sorriso di scherno.
<< Certo si! Lo sai che.. che ho deciso di lasciate l'università! >> stridulai, con troppa enfasi mentre lei alzò lo sguardo.
<< Ma non ci credo mai >> disse lei tranquilla, per poi rimanere a guardare il mio sguardo serio e per poi spalancare la bocca incredula e senza parole << Che significa che hai deciso di lasciare l'università? >> mi chiese, mentre io annuii impercettibilmente.
<< Significa che ho deciso di lasciare l'università! Quanti significati ci sono? >> le domandai ovvia, mentre lei aggrottò la fronte.
<< Si vabbè hai capito che cosa intendo >> fece spallucce << Tu stai fuori comunque, sei al terzo anno come mai hai deciso di lasciarla proprio ora? e poi i tuoi genitori? tua madre ti ucciderà appena lo saprà! >> mi disse lei masticando con la bocca aperta.
<< Beh lo sa già! Mi sono decisa proprio mentre stavo parlando al cellulare con lei prima >> le confessai, mentre lei si riprese e mi guardò seria.
<< Aspetta, vuoi dire che l'hai deciso prima? io pensavo fosse una scelta premeditata da tanto tempo! >> disse sgranando gli occhi.
<< La verità è che io non ho mai voluto fare legge Jess, pensaci, da piccola ti ho mai detto che volevo fare Giurisprudenza? ti ho mai parlato di Diritto? mi sono mai messa a fare il giudice quando giocavamo a "ladri in
carcere"? >> le dissi sbracciandomi istericamente.
<< No.. tu facevi sempre la ladra e rubavi il mio bambolotto >> mi assecondò, riprendendo a masticare.
<< Ecco appunto! Io volevo rubare il tuo bambolotto! Non me ne è mai fregato di salvarlo e di far finire in carcere il ladro, io volevo essere il ladro! >> dissi e aprii le braccia spalancando la bocca, come se tutto fosse più chiaro.
Lei mi fissò un attimo come se fossi pazza e ripensai a quel che avevo detto << Cioè.. nel senso buono! Non mi metterò a rapire bambini in giro al posto di bambolotti >> mi corressi poi, mentre lei rise subito dopo.
<< Il tuo discorso ha senso ma non ha senso Cath, come fai a lasciare l'università al terzo anno? È assurdo, anche se non ti piace fare Diritto o quel che studi.. >> mi disse giustamente e mi guardò accigliata e quasi preoccupata, mentre io corrucciai il naso pensando che infondo, avevo desiderato di lasciare l'università almeno trenta volte.
<< Io voglio fare qualcosa che mi piaccia Jess, non voglio ritrovarmi a quarant'anni a piangermi addosso piena di rimpianti e senza nessuno accanto a me >> continuai cercando di farmi capire.
Eppure era quasi impossibile capirmi da sola, era vero che era una cazzata, ma io non volevo, non volevo rimpianti, e a ventitré anni ne avevo già troppi.
<< Io capisco Cath, ma pensaci, lasci l'università e cosa? cosa farai dopo? senza una scuola e con un lavoro come cameriera? io faccio la commessa, ma perché mi piace, a te invece nemmeno il tuo lavoro piace, cosa farai dopo aver lasciato tutto? >> mi domandò lasciandomi in soggezione.
E a quella domanda non sapevo proprio rispondere.
Cosa avrei fatto a quel punto?
La guardai senza proferire parola e accantonai il discorso per tutto il tempo che rimasi con lei.
Quando scesi di sotto dopo aver chiamato un taxi, non feci altro che pensare a quello che mi aveva detto, per tutto il tragitto la frase mi si ripeteva in testa come un disco rotto.
Che cosa avrei fatto dopo aver lasciato l'università?
E forse la mia non era una buona idea, forse mia madre aveva ragione.
Non ero pronta, non potevo farlo, non potevo farlo perché non avevo una base, e non avevo nemmeno i materiali per costruire qualcosa.
Era assurda la sola idea che mi era venuta in mente.
Quando il taxi parcheggiò davanti al mio condominio, pagai e scesi affranta.
La serie di giornataccie che stavo subendo mi stavano sfinendo completamente.
Quando miracolosamente riuscii a salire le scale, sentii delle voci dentro il mio appartamento, simili a delle grida e il mio cuore precipitò come un mattone.
Il pensiero che potessero essere dei ladri come la scorsa volta mi balenò in testa e presa dal sopravvento mi tolsi la scarpa impaurita.
Io ero forte, e nonostante fossi scombussolata per le mie giornate di merda, potevo combattere contro i nemici.
Entrai dentro preparandomi al colpo e quando vidi che in piedi c'era mia madre a sbraitare e Jake e Terence seduti sul divano feci un sospiro di sollievo seguito da uno di stupore.
Li guardai imbambolata con ancora la mano a mezz'aria mentre loro mi guardavano stupefatti.
<< Catherine allora sei veramente
impazzita! >> pronunciò mia madre guardandomi sconcertata.
<< Cristo! >> mi feci scappare prendendo fiato.
Mi fissarono tutti e tre aspettando delle spiegazioni e li guardai trattenendo grida.
<< No mamma pensavo fossero i ladri dell'altra volta! Che spavento.. >> dissi sollevata di nuovo lasciando cadere la scarpa a terra e mettendo le mani sulle ginocchia.
<< Certo e ti saresti salvata con uno
scarpone? >> chiese retoricamente mio fratello Jake facendomi rimettere composta.
<< Prima di tutto lo "scarpone" è Saint Laurent non ti permettere, e poi tu che diavolo ci fai qui? >> gli chiesi innervosendomi subito e guardandolo seria in volto.
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