Capitolo 18.
La notte era portatrice di belle cose, mi aveva detto una volta mia nonna.
Ed era vero in un certo senso, se guardavi il cielo i tuoi occhi brillavano come le stelle, e per un po' pensavi alle piccole cose, alle cose a cui non facevi mai caso o a cui non davi mai realmente peso, era portatrice di cose belle perché ti faceva rendere conto che tu, le cose belle ce le avevi già.
Mi mancava tanto mia nonna, lei era grande, grande di cuore, era un donna spigliata, coraggiosa, era una di quelle che comandava, che faceva quello che voleva e che se ne fregava del parere altrui, era una di quelle persone che ti aiutava quando avevi bisogno, una di quelle che ti dava sempre la forza di alzarti dal letto la mattina, una che ti spronava per farti fare sempre di più, era una di quelle che ti faceva pensare su cose a cui non pensavi mai, una che se non avevi voglia d'imparare ti costringeva.
Quando la persi a sedici anni, una parte di me se ne andò via con lei. Per me era stata tutto, era stata quella persone su cui contare, era stata la spalla forte su cui appoggiarmi, era stata la via dove camminare per ritornare a casa. Mi mancava così tanto, la cercavo ogni volta tra le stelle, in quel cielo così immenso e buio che regalava solo cose belle.
La cercavo affianco alla luna, che se mi fissava triste e malinconica smettevo di guardare, perché mia nonna non lo avrebbe permesso, mia nonna se fosse stata vicino alla luna l'avrebbe fatta sorridere.
Erano le una di notte, ed io stavo camminando, subito dopo essere uscita dal pub poco tempo fa.
Mi facevano male un po' i piedi, ma a differenza delle altre volte non ero molto stanca, anche se John ci aveva fatto correre qua e là come delle forsennate a me e a Sasha.
Ero diretta verso casa, con la testa leggera, senza pensieri, o almeno non con molti.
Fissai i miei stivaletti neri, e schiacciai una pozzanghera che la pioggia aveva lasciato prima. L'atmosfera era decisamente tranquilla, rilassante.
Mi fermai davanti a Papo's fissando l'interno, rimaneva aperto 24h su 24, quindi non mi stupii che fosse aperto, anche perché oltre a venirci sempre con Katie e Jess, dopo il lavoro mi fermavo qualche volta anche io, solitamente quando finivo un po' più presto.
Entrai senza pensarci su, e il campanello della porta richiamò l'attenzione di Blevio.
Si girò con un sorrisone, facendo comparire le fossette sulle guance ricoperte da una barbetta grigia. I suoi occhi azzurri si addolcirono immediatamente, e le sue piccole rughe comparvero ai lati.
Era un uomo di almeno cinquantacinque anni, era bello seppur di una età discutibile, ma portava indiscutibilmente bene gli anni.
Eravamo amici ormai, faceva sempre il turno di notte, e ci facevamo entrambi compagnia quando io ritornavo dal pub e non sapevo cosa fare a casa sola, e lui invece doveva rimanere qui a lavorare la notte.
<< Chi si rivede dopo tanto tempo, pensavo mi avessi rimpiazzato con un altro bel uomo molto più giovane e molto più affascinante di me! >> scherzò lui, finendo di asciugare un bicchiere.
<< A dir la verità, sei insostituibile Blevio, dico sul serio >> dissi io, sedendomi davanti al bancone.
Mi tolsi il cappotto rimanendo con la divisa addosso, mi feci una coda e mi arrotolai le maniche della camicia, appoggiando i gomiti sul ripiano in legno.
<< Vuoi qualcosa da bere? >> mi chiese lui sorridente, forse l'unico ad essere felice di vedermi.
<< Oh certo! Fammi perfavore un Blended Whisky >> gli comunicai subito, senza esitare.
<< È successo qualcosa? >> mi domandò, iniziando a preparamelo.
Scossi la testa guardandolo incantata. Eppure sentivo di dovermi aprire, sentivo di averne bisogno quella sera.
<< Sai.. prima stavo pensando a mia
nonna.. >> confessai, liberandomi di uno strano nodo alla gola << E mi manca davvero tanto >> mi morsi il labbro.
<< Come mai hai pensato a lei? >> mi chiese dolcemente.
<< Non lo so, lei mi parlava sempre della notte e allora mi è venuta in mente.. era così strana quella donna, mi ha trasmesso così tanto, mi ha donato una passione così grande che ogni volta che cucino penso al suo sguardo quando provava i miei dolci >> sorrisi malinconica.
<< È normale che ti viene da pensare a lei, i nonni sono insostituibili, e me ne rendo conto ora che lo sono pure io. Quando mia moglie Annabel è venuta a mancare, i miei piccoli nipoti venivano tutti i giorni a casa mia a farmi compagnia >> sorrise porgendomi il Whisky.
<< I tuoi nipoti sono adorabili >> commentai sorridendogli.
<< Certo e sono felice di poter passare con loro molto tempo. Sai il mio più gran pentimento è che quando mi sono trasferito a New York ho letteralmente dimenticato i miei nonni, ed ho sprecato tempo in cose che ora mi sembrano inutilità, quindi il fatto che tu tua nonna l'abbia vissuta appieno, seppur per poco tempo, è molto meglio che non averla vissuta proprio >> mi fece un sorriso empatico e malinconico.
Mi faceva quasi paura l'idea. Un'infanzia senza mia nonna, sarebbe stata la cosa più brutta di sempre, sarei cresciuta svogliata e magari senza la passione della cucina, sarebbe stato un vero e proprio schifo.
<< Hai ragione >> dissi prendendo un sorso del Whisky, ricordandomi di quanto fosse buono.
Un rumore e dei colpetti piuttosto forti ci fecero girare verso la vetrina, e quando vidi la pioggia rincominciare, sbuffai sconsolata rendendomi conto di non poter ritornare a casa a piedi.
<< Ha riniziato a piovere! >> osservai sconsolata, mentre lui alzò un sopracciglio.
<< E anche piuttosto forte.. non hai l'ombrello per ritornare? >> mi chiese premuroso, mentre io scossi la testa.
<< No >> risposi fissando la pioggia che violentemente si sbatteva contro il suolo.
<< Ti avrei accompagnata io ma finisco di lavorare alle sette del mattino >> mi disse preoccupandosi mentre io gli feci un sorriso.
<< Tranquillo.. ahm.. chiamo Jake >> feci un cenno prendendo il cellulare dentro la borsa.
Digitai il numero di mio fratello ruotandomi con lo sgabello e muovendo le gambe impaziente, mentre speravo con tutto il cuore che non fosse a lavorare.
<< Pronto? >> mi rispose, con un sottofondo altamente chiassoso e capii che decisamente non era a lavorare.
<< Jake, sono Cath >> dissi, alzandomi in piedi come facevo tutte le volte che parlavo al cellulare.
<< Chi? >> mi chiese sovrastando la musica a palla che si sentiva, mentre io increspai le labbra.
<< Cath! Sono tua sorella Catherine >> urlai per farmi sentire di più' mentre lo sentii parlare con qualcun altro.
<< Ciao Cath che vuoi? >> continuò lui, capendo chi fossi finalmente mentre io alzai un sopracciglio piccata.
<< Ma dove sei? >> gli domandai incuriosita, anche se sapevo che non me lo avrebbe detto così senza un motivo.
<< Che t'importa! Che vuoi? >> mi domandò ancora, non rispondendo alla mia domanda.
<< Accipicchia >> sussurrai << Mi chiedevo se mi potessi venire a prendere.. >> gli dissi cambiando tono di voce, sperando non mi mandasse al diavolo.
<< Scordatelo >> proferì, mentre io spostai un piede alla volta pronta per chiederglielo di nuovo fino a che avrebbe acconsentito.
<< Dai perfavore! Fuori c'è la tempesta ed io non ho nemmeno l'ombrello, lo sai che la mia macchina ce l'ha ancora Robbie >> protestai supplicandolo.
<< Non te l'ha ancora aggiustata? >> mi domandò inutilmente.
<< E secondo te perché ti chiedo un passaggio? >> ironizzai.
<< Perché ti manco >> rispose ridendo, mentre io girai gli occhi come se mi potesse vedere.
<< Ma se ti vedo tutti i cazzo di giorni! >> risi gesticolando sotto lo sguardo divertito di Blevio.
<< Dai Cath sono da Coco Pub, tu dove sei adesso? >> mi chiese.
<< Da Papo's >> lo avvertì.
<< Raggiungimi qui allora, ci metti un minuto contato devi solo svoltare l'angolo >> mi disse come ultimatum mentre io m'imbronciai all'idea di dover fare anche solo due passi sotto quella pioggia.
<< Lo so dov'è!.. ma vieni tu >> continuai io, mentre lo sentii sempre parlare con qualcuno.
<< Se vuoi un passaggio vieni e non rompere >> disse infine attaccando la chiamata lui e facendomi imprecare.
Presi il cappotto guardando Blevio imbronciata, mentre lui prese il mio bicchiere ormai vuoto e lo mise nel lavello << È da Coco lo devo raggiungere! >> gli riferii, mentre lui annuii.
<< Non penso ti bagnerai molto, è proprio qui all'angolo >> mi rassicurò, mentre io corrucciai la fronte guardando fuori.
Non poteva dire frase più sbagliata.
Ero da Coco, ma fradicia più che mai e anche seccata. Non mi piaceva per niente questo pub, al contrario mio fratello ci passava almeno una volta a settimana insieme ai suoi amici.
Quando entrai sorpassai il buttafuori che serio non disse nulla.
Appena varcai la soglia un odore di alcool e fumo m'invase le narici e subito cercai con lo sguardo mio fratello ma non lo vidi da nessuna parte. M'intrufolai in mezzo alla pista per andare ai tavoli che erano infondo, dove spesso stava lui come una volta mi aveva detto.
Quando lo cercai tra i tavoli notai il suo amico Dan solo e lo raggiunsi tutta contenta, felice di aver trovato qualcuno.
<< Ciao Dan! >> lo salutai felice e con un gran sorriso mentre era intento a smanettare con il cellulare.
Alzò lo sguardo un po' stupito e si alzò in piedi per abbracciarmi, rimasi un po' scettica ma ricambiai avendo ormai capito che era una persona estroversa e gentile.
<< Ciao Catherine che ci fai tu qui? >> mi domandò anche lui sorridente, asciugandosi le mani notando quanto fossi bagnata.
Mi sedetti sul divanetto nero in pelle, togliendomi il maglione tutto zuppo d'acqua della divisa e appoggiando la borsa.
Rimasi con la camicia bianca anch'essa bagnata, ma sicuramente meno dei miei capelli e del mio maglione.
Notai poi Dan deglutire visibilmente, aggrottai le sopracciglia non capendo ma lui rivolse uno sguardo alla mia scollatura. Sgranai gli occhi notando quanto la camicia fosse trasparente e mi coprì con le braccia mettendole sul tavolo.
<< Allora.. sono qui perché Jake mi deve accompagnare a casa >> risposi alla domanda che mi aveva fatto prima, mentre lui fece finta di niente e annuii.
<< D'accordo! >> annuì << Vuoi qualcosa da bere? >> mi domandò e senza nemmeno lasciarmi rispondere si alzò in piedi, mettendomi così fretta.
<< Si, grazie >> accettai io, mentre pensai a quanto stavo bevendo quella notte << Ma sai dov'è Jake? >> gli domandai poi, mentre lui si avvicinò per ascoltare la domanda.
<< È a ballare con tutti gli altri, non penso ti accompagnerà a casa molto presto >> disse sovrastando il volume della musica ed avvicinandosi al mio orecchio << Che
prendi? >> mi chiese, mentre io sbuffai capendo che mio fratello non aveva nemmeno l'intenzione di riportarmi a casa subito.
Così, capendo che avrei dovuto aspettare, decisi di prendermi un drink come Dan mi aveva proposto.
<< Prendimi quel che ti pare >> gli dissi mentre lui rise andandosene via.
Girai lo sguardo verso la pista, spostando una ciocca bagnata dal viso, poi mi voltai per guardare di nuovo Dan al bancone mentre conversava con il barista; li vidi ridere e poi il barista indicò qualcuno e io individuai la traiettoria del suo indice.
Una ragazza ballava e parlava con un uomo e quando quest'ultimo si girò un po' di più dalla mia parte, lo riconobbi.
Terence era in piedi, davanti a quella ragazza mora e con delle gambe da far invidia, scherzavano su qualcosa e non potei fare a meno di guardarli male, capendo che infondo su di una cosa ci avevo azzeccato quando lo avevo visto per la prima volta: era un donnaiolo, proprio ciò che non sopportavo.
Poi lo vidi girarsi dalla mia parte, come se avesse sentito il mio sguardo su di lui, ed era strano perché non era la prima volta che riusciva a beccarmi a guardarlo, comunque io cambiai l'espressione sbiancando nell'essere stata beccata in flagrante per la milionesima volta da quando lo avevo conosciuto, mi fissò negli occhi facendomi rabbrividire e subito spostai lo sguardo.
Per fortuna, proprio in quel momento arrivò Dan con due drink e mi porse il mio facendomi riprendere un attimo.
Gli sorrisi grata, ma con la pelle d'oca, certa che Terence mi stava ancora fissando.
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