2. Hazel - Hazel
Lui guardò lei, bellissima, nel suo vestito grigio a contorni azzurri. I capelli raccolti, gli occhi lucidi dall'emozione: finalmente aveva trovato la persona per cui aveva lottato così tanto in tutta la sua vita.
Chiudo il libro e lo appoggio per terra, gli occhi sognanti e il cuore in gola.
Mi alzo dal pavimento di camera mia. Gelido, fatto di pietra, su cui ho passato molti momenti della mia vita.
Ci giocavo da piccola, ci ho sognato, ci ho pianto e ripianto, dopo aver subito i torti di mio padre.
Mi chiamo Hazel, e questa è la mia stanza, che si trova nel castello della mia famiglia.
Non è un castello qualunque, è il castello del re. Grande, incantevole, bellissimo.
Mura possenti lo accerchiano, lasciando spazio ad un lago, il Lago. Questa fortezza mi ha sempre fatta sentire sicura in ogni momento della mia vita, ma ora che dovrei iniziare a prendere in mano la situazione e a imparare come si governa, non mi sento al mio posto.
Si può accedere al castello attraverso quattro entrate: da lì carri trainati da cavalli neri, bianchi o maculati, trasportano i nobili di altri regni. Giardini immensi, in cui piante crescono possenti e sane, profumi di fiori che variano in base alle stagioni, un porto a Sud, mentre a Nord inizia la vera e propria struttura: ci sono torrette di avvistamento (quarantotto, per la precisione), un portone immenso di legno, che viene aperto da undici guardie. Una volta che sorpassi l'entrata, ti trovi immerso in un mondo parallelo: una lunga scalinata ti porta al piano di sopra, mentre un caminetto e una libreria a destra ti accolgono. A sinistra una vetrata lunga qualche metro apre la vista sul Lago, che d'inverno tutto ghiacciato è affascinante.
Al piano di sopra c'è il salone, con due tavoli molto lunghi e sedie rivestite di velluto, a sinistra le cucine, nascoste dalla vista degli ospiti e più in là, nel corridoio di destra, cinquanta camere per re, regine e nobili di altri regni.
La regina di questo posto è mia madre: viene da uno dei tanti regni esistenti, e mio padre è diventato re di Dawngrove dopo la morte dei miei nonni.
Ho sempre pensato che i miei genitori si fossero sposati solamente per riappacificare due regni, e anche se mia madre dice che ama mio padre e stupidate del genere, sono sicura di avere ragione.
Loro l'amore vero non lo conoscono, non sanno cosa significa amare veramente.
Ma io non voglio essere come loro, io voglio crescere e amare, e non voglio governare in questo regno, in cui la tua importanza si basa solo su come vesti e cosa mangi.
Sei una donna? Stai indossando dei pantaloni? Sicuramente sei una poveraccia. Sei magra e non mangi nulla? Sei povera. Sei invece grassa? Bene, per certo sei una nobile viziata ed egocentrica.
Io voglio una vita come quelle dei libri che mi leggeva da piccola mamma, in cui vivi semplicemente, senza essere la "figlia di un re", vai a scuola con gli altri e incontri un ragazzo che ti ama per quello che sei dentro, e non per la tua importanza dal punto di vista delle alleanze.
Tutta la mia famiglia sa delle mie fantasticherie, ma mia madre dice che una vita come quella raccontata sui libri non esiste, mio padre mi sgrida ogni volta che tiro fuori il discorso, i due gemelli di famiglia (Sonny e Matilda, hanno undici anni in più di me) mi sgridano ogni volta che mi faccio scappare qualche parola di troppo sui miei sogni, la mia sorella maggiore Piper se ne andrà presto, presa in sposa da un nobile ricco (finalmente mio padre le ha trovato qualcuno...). Domani è il grande evento, e accecata da quello che crede sia l'amore, non mi dà ascolto.
"Hazel" mi aveva detto più volte "Non pensare che tutti siano cattivi, gli uomini sono buoni, ed è un tuo dovere essere presa in moglie da qualcuno"
"Piper, ne abbiamo già parlato, non lo conosci nemmeno!"
"Esci un po' da quella maledettissima biblioteca e guarda la realtà! Anche tu un giorno dovrai sposarti, e quando arriva il giorno, non hai più scelta."
L'unico che mi dà ascolto, è mio fratello Madden. Ha quattro anni in più di me, ed è innamorato della nostra cameriera. Nonostante lei sia più grande di lui, si parlano ogni giorno, e sono così belli insieme!
"Hazel, tua madre ha detto di prepararti per il ballo di questa sera, ci saranno molte nobildonne, e devi essere presentabile." Eccola lì, la cotta di mio fratello. Briella. Alta, ma non più di lui, con capelli lunghi fino ai fianchi, rossi e lisci, occhi verdi, una veste nera con sopra un grembiule ben pulito e stirato, bianco acceso come i suoi denti.
Corro in camera, pronta ad aprire l'armadio per prendere qualcosa a caso da mettermi. Lei mi segue.
"Hai già visto Madden oggi?" chiedo mentre inizia a pettinare i miei capelli arruffati per dividerli e farne una treccia.
"Mhhh, no, non ancora. Abbiamo deciso di vederci un giorno sì e uno no. Per non destare sospetti."
"Fossi in voi, mi vedrei un giorno sì e uno pure..." scherzo io.
"Hazel, mi auguro che tu non stia fantasticando troppo su questa storia. Voglio dire, sappiamo tutti benissimo cosa accadrà: Madden si sposerà con una più ricca, bella, intelligente di me e si scorderà di noi."
"Bri, mi auguro che tu stia fantasticando.", dico per prenderla in giro, "Mio fratello ti ama da quando sei arrivata qui, tre anni fa. Si vede che siete fatti per stare assieme, e mi stupisco che i miei non se ne siano accorti..."
"Con questo cosa stai insinuando?"
"Vai da lui. Subito." Mi piace aiutare le persone a ricongiungersi, mi piace il lieto fine. Quanto vorrei averne uno pure io...
"Devo aiutarti qui" biascica lei mentre lega il nastro ai miei capelli per chiudere la pettinatura.
"Ce la faccio benissimo da sola. Vai da lui, non te lo dirò più."
"Ha lezione di pianoforte" si giustifica lei "si chiude in camera a chiave per due ore a quest'ora di solito." La spingo vicino al mio armadio, che apro. Butto a terra i vestiti, per aprire il varco verso la parete. Tolgo una lastra di legno, e una luce investe me e l'altra ragazza, seguita da meravigliosa musica.
"Ecco a te la camera di mio fratello, Sir Madden" sussurro per non farmi sentire da lui e rendere l'effetto sorpresa più bello.
Briella mi fissa inebetita e poi sorpassa il muro per arrivare da lui. Chiudo l'armadio per dare riservatezza. Mi vesto.
Sento voci provenire dal piano di sotto, cerco di reggermi in piedi sui tacchi e faccio qualche passo incerto verso la scalinata che mi porterà giù, in mezzo alla folla.
Mia sorella è vestita con un abito bianco con qualche macchia rosa qua e là, uno strascico con rose di velluto e una coroncina. Mia madre è seduta di fianco al pianoforte, pronta ad ascoltare mio fratello Madden. Briella è a qualche metro di distanza da lui, a fissarlo con due occhi a cuoricino. I gemelli di famiglia stanno parlando con nobili, pronti a trovarsi rispettivamente moglie e marito.
Scendo incerta le scale di marmo, reggendomi il vestito azzurro chiaro, stando attenta a non pestarlo e a non cadere a terra.
Arrivo sulla terraferma e mi sistemo dietro all'orecchio una ciocca uscita dalla treccia. Non ho voglia di parlare con nessuno. Spero che neanche un nobile voglia scambiare due parole con me.
"Hazel! Figliola! Come ti sei fatta grande!" mi giro stufa, e una vecchietta cicciotta, con i capelli grigi, un vestito verde molto largo e un cappellino mi prende un polso e fa scorrere un dito grasso sul mio braccio.
"Signora Porty! Che bello rivederla!" Cerco di fare finta di essere felice di parlarle, ma non è così.
"Sei diventata così grande!" ripete lei.
"La ringrazio, la trovo molto bene." faccio una pausa, incerta su cosa dire. "Come sta suo marito?"
"Mio marito è venuto a mancare"
"Edward?"
"No, figliola, lui era il mio vecchio marito, quello prima di George e Bill! L'ultimo che mi ha abbandonata per sempre è Bill. Tua madre non te ne ha mai parlato?" Fisso la signora, che prende due bicchieri di vino e me ne porge uno. La pelle a contatto con il vetro mi gela le mani, e cerco di pensare, usando più cervello possibile e senza sbagliare.
Non so se si è capito, ma la signora Porty ha avuto molti mariti, e mia mamma si è stancata di dovermi spiegare ogni singola parentela che si è venuta a formare dopo i suoi nuovi matrimoni. La guardo, e faccio un sorriso, sperando che non mi chieda di ripetere nomi e cognomi di tutti i suoi mariti.
"Noto di no. Non ti preoccupare, l'importante è che tu ora lo conosca, e che sappia il nome di tutti gli altri, miei defunti consorti. A proposito, me li vuoi ripetere?"
"Emh, ecco, io..."
Vengo salvata da mio fratello Madden, che inizia a suonare il pianoforte.
"Il ragazzo inizia a suonare!" Sussurra alla nobildonna un uomo vicino a noi.
Briella fissa il mio fratellone con malinconia, le lacrime agli occhi dalla commozione.
Su note semplici, corte ma molto intense, la nostra cameriera inizia a cantare. Una dolce melodia che danza con le note suonate dall'amore della sua vita. Una danza che compiono insieme, ma distanti, per non farsi vedere dagli altri.
Mentre ascolto questo concerto, appoggio il calice che mi ha dato la signora sul vassoio di una cameriera, e alzo lo sguardo, attirata da un uomo che cammina velocemente.
È vestito in modo strano per essere un partecipante alla festa: una camicia spessa grigia, con una scritta nera sopra, senza bottoni. Non indossa pantaloni di velluto, bensì di colore grigio-azzurro, aderenti al suo corpo in modo mai visto prima. Ai piedi ha delle calzature che sembrano fatte di carta, come se si possano rompere da un momento all'altro e di un colore strano... arancione?
Questo ragazzo mi incuriosisce, e lascio la sala per seguirlo.
Percorriamo un corridoio nascosto tra la libreria e il caminetto. So perfettamente dove stiamo andando: nella stanza dove vive Kiestun, il mago di corte.
Il ragazzo apre una porta alta due metri, e ci si fionda dentro, lasciandola chiudersi. La prendo e la fermo con la scarpa con il tacco, appoggio una mano sul legno freddo, e percorro le venature marroni.
Andare o non andare lì dentro?
Non è che mi metto nei casini?
Non mi interessa. Qualcosa mi dice che voglio continuare a vedere quel ragazzo, lo seguirò.
Entro nella stanza e lascio che la porta mi si chiuda dietro alla schiena. Sfortunatamente, mi sono dimenticata del chiasso che fa quando il legno sbatte contro la pietra, e un tonfo risuona nel silenzio e nel freddo della stanza.
È tutto buio, in fondo vedo una luce che si avvicina piano piano a me.
Si fa sempre più intensa, sento il calore che proviene da quel puntino che cresce con il passare dei secondi.
La distanza tra me e quella cosa diminuisce e mi trovo faccia a faccia con il ragazzo. Ha in mano una lanterna, e mi studia con occhi neri.
Devo alzare il mento per vederlo, visto che è più alto, un neo sul mento lo fa sembrare più grande di quello che secondo me è (avrà qualche anno in più dei miei diciassette anni), occhi neri e penetranti cerchiati da occhiaie, capelli marroni spettinati, braccia gracili, barba che sta piano piano ricrescendo, un lieve profumo di menta.
Appena gli guardo la mascella pronunciata e il naso lievemente storto, mi viene voglia di toccargli la guancia con l'indice, per sentire la barba che sicuramente non si fa da uno o due giorni.
Restiamo per un po' così, lui fermo con il braccio destro teso che regge una lanterna, la fiamma che danza e illumina i nostri visi e io inebetita, che lo fisso come se non avessi visto nulla del genere in tutta la mia vita. Forse però, a ripensarci ho sbagliato a parlare: non lo fisso inebetita perché non ho mai visto nulla del genere in vita mia, ma lo fisso inebetita perché non ho mai provato una sensazione così guardando qualcuno in vita mia.
Non è la mia idea di principe, perché di solito da noi i principi arrivano scortati da carrozze, vestiti bene e non fuggono da te, non ti fissano, semplicemente ti sposano per quello che vali economicamente e non per amore o altro.
A me l'idea di principe non sembra romantica, non trovo nulla di bello in loro, ma l'idea di liceale che ti scrive biglietti per quella festa che si chiama San Valentino è molto più allettante.
Dopotutto, sono cresciuta ascoltando storie di ragazzi che si amano indipendentemente dalla classe sociale e da patti pacifici, ho forse qualche colpa se sogno una storia d'amore vera?
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