Scritto sul corpo
Vieni.
Inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti
delle mie paure. Trovami nell'angolo più nero.
Osservami.
Raccoglimi dolcemente
scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò.
Ovunque.
Lui è bellissimo.
Nonostante sia completamente coperta da uno strato di schiuma colorata, la sua pelle diafana quasi brilla sotto la luce fioca e argentea della luna, che filtra attraverso le vetrate. Ormai la conosco bene, quella pelle, ho avuto modo di saggiarne il sapore e la morbidezza, di percepirne il tocco prima delicato, poi deciso, sul mio corpo. Ho registrato il suo odore, profuma di menta e dopobarba, gli effluvi di quel miscuglio inebriante mi pervadono persino ora che la stanza è impregnata della fragranza del bagnoschiuma.
Lui è già qui. Nonostante l'appuntamento fosse a mezzanotte è riuscito a giocare d'anticipo.
Lo fa sempre e ne conosco perfettamente il motivo. È immobile, le mani a palmo in giù sull'acqua; i flutti leggeri gli si infrangono contro come se fosse una roccia. Ammiro il contorno levigato della schiena, le spalle, le braccia, il collo, la sua figura perfetta... Faccio scattare la serratura con estrema accortezza e sussurro un Colloportus, meglio essere prudenti, se qualcuno dovesse anche solo sospettare che noi...
Subito si volta verso di me, distruggendo la debole speranza che non si accorgesse della mia presenza almeno fin quando non fossi stata accanto a lui. Mi lancia uno sguardo voluttuoso, la nebbia dei suoi occhi è resa ancora più densa dal desiderio. Il mio viso si mantiene basso, timoroso di incontrare il suo: sento che se lo guardassi mi ammalierebbe a tal punto da spingermi direttamente nel baratro. Allo stesso tempo ho bisogno di saziarmi del suo sguardo, unica ancora di salvezza in questo mondo di tempeste, è come se con la loro potenza quegli occhi potessero spogliarmi della mia stessa carne, la sola difesa che mi rimane contro di lui.
xXx
Lei è bellissima.
La guardo, e finalmente posso sentirmi davvero vivo. L'ostinazione con cui cerca di sottrarsi a me, nonostante sia perfettamente consapevole di non poterlo fare, è un motivo in più per divertirmi a sedurla e contemporaneamente desiderarla oltre l'immaginabile. Ancora non si dà pace per aver ceduto, tuttavia quando si trova fra le mie braccia ogni sua esitazione sembra sparire.
Fra le mie braccia. È qui che la voglio, ora. Voglio toccarla, affondare il viso nella morbidezza dei suoi capelli, respirare il suo profumo e sentire che è mia. Ho tirato e accarezzato quella chioma ribelle, lasciando che le sue mani, tanto delicate quanto impazienti, vagassero indisturbate lungo le linee del mio viso. Le sue labbra soffiano magia. Non aria fuoriesce da quei petali sottili, ma vita; è ossigeno in un mondo contaminato dalle tenebre. Ho scavato a mani nude nel fango di quest'anima mutilata, scoprendo che, nascosto sotto un cumulo di resti di guerra, c'è un cuore che batte ancora. Lei questo non lo sa. Non sa di aver risvegliato una creatura ibrida in perenne letargo, e neppure potrà mai immaginarlo.
xXx
Sono stanca, stanca da morire. Sento il peso degli anni appena trascorsi gravarmi sulle spalle, prima ero convinta che fosse colpa della guerra, ma neppure la fine di essa è riuscita a strappare la monotonia dalla mia vita. Scuola, compiti, lezioni e qualche missione suicida: tutto maledettamente ordinario. Ma adesso c'è lui.
Mi giro in modo da dargli le spalle, liberandomi esitante della pesante sciarpa rosso-oro.
xXx
La osservo mentre con un unico gesto sinuoso si sfila quell'inutile ed ingombrante pezzo di stoffa: quel collo elegante le conferisce un'aria fiera, quasi altezzosa, che le si addice come a pochi.
Persino da qui sembra morbido e avvenente, e so per esperienza quanto quella zona sia sensibile al mio tocco.
Riuscirò a marchiarti anche stavolta, Mezzosangue.
xXx
Con dita tremanti sbottono la camicia bianca di seta, cercando di non apparire più impacciata di quanto non sia di solito. Mi sforzo di rimanere in apnea il più a lungo possibile, non voglio che si accorga che in sua presenza non sono in grado di respirare normalmente: so quanto gli piaccia rendermi nervosa, e non sopporto l'idea di compiacerlo fino a questo punto.
Non ti lascerò godere del mio imbarazzo, Malfoy.
xXx
I suoi movimenti mi appaiono lenti e metodici, precisi, vederla mentre lascia scivolare via la camicia dalle spalle mi fa impazzire. Ha una schiena perfetta, curve armoniose, che ho percorso con le dita avanti e indietro, fino ad impararne a memoria la traiettoria: è uno dei tratti che preferisco, la sua schiena, sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho potuto sfiorarla, il solo ricordo basta a far schizzare il desiderio che ho di lei alle stelle.
So quanto le piaccia provocarmi, e non accetto che qualcuno abbia questo potere su di me.
Tanto meno la Granger.
xXx
Sento il sangue affluire alle guance, mano a mano che privo il mio corpo del calore dei vestiti.
Perché ho questo stupido vizio di arrossire? Dopotutto mi ha già vista nuda, eppure ogni volta mi sento morire dall'imbarazzo. Non poteva pensarci lui, invece di arrivare in anticipo per godersi lo spettacolo? Lo odio. Se non altro sono di spalle e non può guardarmi il viso...
Ancora per poco.
Imponendomi di restare calma, tolgo le calze e nel frattempo cerco di non pensare a quello che sto per fare. Devo chinarmi leggermente in avanti per disfarmi anche della gonna dell'uniforme, e quando lo faccio un brivido bollente mi attraversa la spina dorsale: è il suo sguardo che mi brucia la pelle.
xXx
Salazar, quelle gambe... Qualcuno dovrebbe dichiararle illegali, almeno avrei la certezza che gli altri non si permetterebbero neppure di guardarle. Con entrambe le mani accompagna le calze dalle ginocchia alle caviglie, una per volta, liberando lentamente porzioni di pelle levigata e perfetta, non credo che riuscirò a trattenermi ancora a lungo... Distinguo il suono di una zip che viene tirata, poi la sua gonna cade a terra con un fruscio, ed è in quel momento che capisco di essere perduto. Il termometro del mio autocontrollo esplode in mille schegge di vetro trasparenti, qualcosa fa sì che il mio corpo inizi a tremare, la vista comincia a diventare sfocata: è la voglia che ho di lei ad offuscarmi gli occhi.
xXx
Eccomi, completamente inerme davanti a lui. Ho rimosso ogni barriera, strappato via il pudore e la vergogna insieme ai miei vestiti, che ora giacciono in un cumulo sul pavimento. Non mi resta che camminare, raggiungerlo ed immergermi ancora una volta nel peccato. Ho paura.
Paura di non essere abbastanza, di non essere in grado di sostenere il peso delle sue aspettative.
Paura di deluderlo.
Ad ogni incontro mi chiedo perché abbia scelto proprio me, la sporca Mezzosangue rigida e inesperta, per questo gioco perverso, e puntualmente non riesco a trovare alcuna risposta: Hermione Granger non conosce la risposta ad un enorme interrogativo. I libri non mi aiuteranno, stavolta, nemmeno Harry, o Ron, nessuno. Sono sola sull'orlo del crepaccio. L'unico che può salvarmi è lui, il Serpeverde che ho sempre detestato. È che ho perso il controllo, mi sono infilata in un buco nero dal quale non so come uscire, non posso più scappare, ormai.
Non voglio.
xXx
Eccola, la sua anima è nuda di fronte alla mia. A separarci ormai restano solo pochi metri, ancora qualche passo e potrò finalmente averla. Ho paura. Paura che prima o poi possa scomparire dalla mia vita esattamente come vi è entrata, silenziosa, prepotente, distruttiva; ha la forza di un uragano, la fierezza di un guerriero, l'attrazione che esercita su di me è davvero troppo potente.
Paura di perderla.
Mi domando perché lei mi abbia assecondato, perché abbia accettato di concedersi ad un Mangiamorte, a un'indole del tutto dissimile dalla sua, la ragione non mi suggerisce nessun tipo di soluzione a questo enigma. Fuoco e ghiaccio, che chissà come esistono affiancati senza distruggersi a vicenda. Ad accomunarci c'è solo il desiderio che abbiamo l'uno dell'altra.
E che entrambi siamo morti. Morti dentro.
Stavolta non posso nascondermi, né limitarmi a cedere il mio ruolo a qualcun altro, devo affrontare tutte le conseguenze e gli effetti collaterali che questa relazione potrebbe comportare. Sono solo in un oceano di emozioni. L'unica che può salvarmi è lei, la Grifondoro che non ho mai rispettato.
È che non ho saputo trattenermi, l'ho imprigionata e mi sono fatto catturare, non saprei più come tornare indietro, ormai.
Non voglio.
La colpa è solo sua. Tiene lo sguardo fisso sul pavimento mentre si avvicina, il mio invece non la abbandona neppure per un istante, deve sapere cosa la aspetta, questa notte. Ma io lo so?
Lascio a fatica che le mie palpebre si abbassino e piego la testa leggermente all'indietro, in modo da poterla appoggiare sul bordo della vasca; il fragore dell'acqua corrente scioglie leggermente i nodi della tensione, facendomi rilassare. Ho scelto io il posto, e non a caso il Bagno dei Prefetti al quinto piano mi è sembrato perfetto, uno dei pochissimi luoghi all'interno di Hogwarts ancora in grado di impressionarmi. Quel che mi affascina maggiormente sono le sottili irradiazioni colorate che provengono dalle vetrate, raffiguranti sirene ed altre creature marine; l'illuminazione è garantita dal solo plenilunio, i bagliori argentei che emana sono piuttosto diversi dalle sfumature verdastre che caratterizzavano la Sala Comune dei Serpeverde...
Improvvisamente, l'aria assume un odore nuovo. È qualcosa di unico, di speciale, diverso da qualsiasi altro profumo: lo riconosco, so bene a chi appartenga. Un profumo che è unicamente Granger. Inclino il volto di lato, di nuovo inquieto e impaziente, mentre il suo ingresso nella vasca fa sì che l'acqua inizi a muoversi in cerchi concentrici; un po' di schiuma fuoriesce dal bordo, ma sono troppo concentrato su di lei per farvi caso. Scende con lentezza i gradini cesellati, immergendosi progressivamente e impedendo così ai miei occhi di spaziare indisturbati lungo il suo corpo. Non ha ancora alzato lo sguardo, anche se di tanto in tanto azzarda qualche occhiata fugace nella mia direzione, e so bene quanto non sia in grado di mascherare le proprie emozioni di fronte a me. A volte ha tentato di mentirmi con le parole, con le azioni, ma quelle iridi, il modo in cui sento la sua pelle fremere al mio tocco, e come sussurra il mio nome con voce limpida e decisa... Non può ingannarmi. Ho imparato a conoscere ogni sua espressione, ogni scintilla presente nei suoi occhi nocciola, so quando è emozionata, triste o spaventata, ed è inconcepibile che lei riesca a fare lo stesso con me.
I ricordi mi attraversano fulminei la mente, e sono proprio quelli ad alimentare il fuoco che mi brucia nel petto: in questo momento vorrei allungare una mano, afferrarla e trascinarla sopra di me con la forza, sento che se aspettassi ancora un altro secondo la Granger potrebbe scomparire, lasciandomi di nuovo solo a sopportare la tremenda agonia che chiamano vita. Nonostante ciò, scelgo di aspettarla, senza neanche sapere bene il perché: nascosta fino alle clavicole dall'acqua bollente, la scruto mentre incrocia le braccia dietro la schiena e scivola lungo il bordo, i suoi riccioli castani lentamente iniziano a bagnarsi e a perdere tutto il loro volume.
Non mi guarda. Perché non mi guarda?
Si limita a spostare il peso del corpo da un piede all'altro, ritmicamente, finché non si sporge un po' troppo e perde l'equilibrio, facendo sì che il suo fianco sfiori il mio. Sobbalza e si lascia percuotere da un brivido, non ho nessun bisogno di vederla per essere sicuro che ha la pelle d'oca, e so che il freddo non c'entra nulla. Forse quel contatto fugace è stato intenzionale, forse no, ma comunque è bastato a farmi perdere del tutto il controllo: mi volto di scatto in modo da fronteggiarla, con il mio corpo premo il suo contro la parete e le afferro il mento tra le dita, costringendola a guardarmi e attirando le sue labbra verso le mie in un bacio che di puro e innocente ha ben poco. Le nostre lingue si intrecciano immediatamente, lottando fra loro in una battaglia senza fine; è un approccio morboso, animalesco, quasi violento, ma è proprio questo che entrambi cerchiamo.
Violenza, emozione, passione. Con una mano continuo a tenerle il viso mentre lascio scorrere l'altra attraverso il solco fra i suoi seni, fino a raggiungere i fianchi; la sua posizione fa sì che lei non possa toccarmi in alcuna maniera, io al contrario ho libero accesso ad ogni centimetro della sua pelle. Questa consapevolezza mi eccita, la possibilità di fare di lei qualsiasi cosa desideri è decisamente allettante, e soprattutto rara: la Granger è una Mezzosangue difficile da domare. Deve essersi accorta anche lei dell'enormità del suo svantaggio, infatti la protesta non tarda ad arrivare: mi morde con decisione il labbro inferiore, strappandomi un gemito di dolore e allo stesso tempo di piacere assoluto, so che sta cercando di provocarmi e di scatenare la mia reazione.
Alla Mezzosangue piace giocare. Infilo due dita in uno dei pochi riccioli che si è mantenuto intatto nonostante l'effetto dell'acqua e tiro, senza volermi ancora spingere oltre: potrei infliggere al suo corpo mille torture diverse, distruggerla per davvero, eppure non faccio nulla di tutto ciò.
Voglio che sia lei ad implorarmi di farla godere. Interrompo bruscamente il bacio, ma non riesco ad impormi di togliere le mani dai suoi fianchi, devo continuare a stringerla, assicurarmi che anche questa volta non si tratti di una stupida illusione... La fisso negli occhi, in essi non c'è traccia di stupore o di delusione, solo sfida: sa perfettamente cosa voglio, e farà l'impossibile pur di impedirmi di ottenerlo. Gli angoli della mia bocca si piegano leggermente all'insù, le parole mi escono spontanee prima che possa fermarle.
«Ciao, Granger.»
Stringe le labbra in una smorfia di disappunto e solleva il mento con aria saccente, proprio come era solita fare una volta: quell'espressione corrucciata esprime appieno il suo essere fiera e ribelle, la sua natura combattiva, e mi piace. Da impazzire.
«Ciao, Malfoy.»
xXx
Sì, mi piace da morire. La sua voce roca, il modo in cui le sue mani mi toccano, l'intensità con cui quegli occhi mi guardano... Frazioni di burrasca marina che bastano per inabissarmi del tutto in lui, che scavano ininterrottamente fino ad strapparmi via l'anima, cosicché possano accorgersi del marasma di palpitazioni da cui questa è dominata. Lui mi fa sentire speciale, preziosa, e diversa. Diversa dall'Hermione Granger di un tempo, dalla strega brillante e razionale che per sostenere il Prescelto nella sua battaglia contro Voldemort ha inevitabilmente sacrificato la propria vita.
Sono passati pochi mesi dalla fine della guerra, eppure di quell'Hermione non rimane più nulla. Quell'Hermione è morta.
Malfoy l'ha uccisa.
La morbidezza delle sue labbra mi solletica l'orecchio, percepisco il suo respiro caldo e accelerato sulla pelle, istintivamente reclino la testa di lato perché possa avervi maggiore accesso. Inizia a baciarmi il collo, vagando attraverso le curve e insinuandosi nelle piccole cavità delle clavicole; il calore umido che la sua bocca emana è talmente febbrile che mi sembra di impazzire dal desiderio, dalla brama di avere di più. Sento la sua erezione premermi contro le gambe, e vengo travolta da un'ondata di sensazioni contrastanti, amplificate dal movimento casuale delle increspature dell'acqua: avverto un tremolio incessante all'altezza dello stomaco, mentre il cuore rischia di esplodermi nel petto, intenso piacere carnale misto a pura e profonda emozione.
Perché nessuno mi aveva mai voluta così prima, nemmeno per gioco.
Percorre ogni centimetro del mio corpo con il palmo della mano, scendendo possessivo lungo la schiena, le spalle, i fianchi... Si ferma ad accarezzare piano l'interno delle gambe, la parte più sensibile del mio corpo, quella che ormai si prepara ad accoglierlo già da quando sono entrata nella stanza, e vi inserisce un dito, descrivendo dei piccoli cerchi e rubandomi un sospiro strozzato. È una tortura lenta e piacevole che mi fa rabbrividire, mentre cerco a fatica di reprimere i pensieri impudici che si stanno facendo largo nella mia mente malata. Inaspettatamente Malfoy mi afferra le mani, liberandole dalla scomoda posizione in cui si erano trovate fino a quel momento, e le guida fin quando non si scontrano con il suo petto duro.
«Toccami.»
Quell'invito appena sussurrato è l'ennesima spinta verso un abisso di avidità e lascivia, solo una delle tante provocazioni che ad ogni dannato incontro mi costringono a cedere... Ma come potrei volergli sfuggire proprio adesso che sto per ricevere un assaggio di ciò di cui ho realmente bisogno? Gli obbedisco immediatamente e traccio delle linee immaginarie lungo il suo corpo, percependo gli addominali tendersi al mio tocco, il suo cuore pulsa irregolare sotto le mie dita. Perché Draco Malfoy un cuore ce l'ha.
Cerco di proseguire con quella discesa, ma lui mi blocca il polso destro, tirandolo delicatamente verso l'alto, oltre lo strato denso di schiuma che ancora non accenna a sciogliersi; con il pollice scosta i residui di sapone, poi rimane immobile, fissando l'unica cicatrice che risulta ancora ben evidente sul mio braccio.
Mudblood.
«No...»
Mi sottraggo immediatamente al suo sguardo e tento invano di allentare la sua presa ferrea, non posso permettere che rivolga più attenzione del dovuto a quei segni scarlatti e irregolari, non posso ricordargli chi sono.
Che cosa sono.
La paura folle ed incontrollabile che lui si renda conto di chi ha davvero di fronte mi paralizza ogni volta, non sopporterei di dover rinunciare a quel che abbiamo ora che ne dipendo completamente... Prende di nuovo il mio viso fra le mani, costringendomi a guardarlo: gli occhi iniziano a bruciarmi, a fatica trattengo le lacrime mentre dalle sue pupille si dipanano sottili lacci di fumo che mi avviluppano in un vortice di trame discontinue. Il potere occulto che esercita su di me mi spaventa, sono distrutta dall'intensità di quel che sento dentro, schiava dell'innegabile attrazione che mi spinge verso di lui.
«Non nasconderti da me.»
Depone un bacio leggero sul mio avambraccio, poi solleva il suo, mostrandomi la traccia indelebile che la guerra gli ha impresso. Se solo potessi cancellare anche il suo dolore, lo farei. E non desidero niente di più che baciare ogni sua singola cicatrice, baciare e rimuovere quegli anni orrendi di abbandono. Ma so di non poterlo fare. Lui non me lo permetterebbe.
«Voglio che sia tu a sanare le mie ferite. Lascia che io curi le tue, Hermione.»
Mi ha chiamata per nome. Draco mi ha chiamata per nome. E vuole me, me per davvero.
Non esiste un modo per descrivere l'enormità di ciò che provo in questi istanti, il turbine emotivo scatenato dalle sue parole diventa impossibile da ignorare: lo stringo con un'intensità disperata, come se da quell'attimo dipendesse tutta la mia vita e non potessi attendere oltre, e con lo stesso abbandono mi avvento sulle sue labbra, privandomi di ogni residuo di ossigeno e di capacità di raziocinio. È quel che bramava anche lui, il suo ardore ne è la dimostrazione: fa scivolare le mani lungo la mia schiena finché non raggiunge la vita, mentre la sua lingua, calda e rapida, traccia più volte il contorno della mia bocca. Con le braccia continua a cingermi saldamente, avvicinando sempre di più il suo bacino al mio: un fremito d'eccitazione mi attraversa la spina dorsale, quella morsa di ferro mi fa sentire protetta, al sicuro, ma anche esaltata, come se lui stesse cercando di fondere i nostri corpi in ogni maniera possibile. Non so bene a cosa stia pensando, in realtà, non lo so mai. Solo di rado mi concede di accedere a piccoli squarci d'anima, attraverso frammenti di sguardi e carezze delicate Draco ha il potere di donarmi certezza e dubbio allo stesso tempo, non ho diritto di essere del tutto sicura che questa cosa non ci sfuggirà mai di mano. Non mi importa. Eppure è assurdo, ho sempre avuto l'ossessione per il controllo, a scuola, in guerra, nelle mie relazioni: la mia vita è sempre stata basata sull'ordine, sulla disciplina, sul rispetto verso la grandezza e verso la nobiltà dei principi Grifondoro.
Lealtà nei confronti dei compagni.
Orgoglio e fierezza d'animo.
Odio per i Serpeverde.
Ho infranto tutte le regole, ma l'esperienza mi ha insegnato che preferisco sbagliare insieme al nemico, piuttosto che essere costretta ad accettare i ridicoli compromessi degli amici. Perché è vero, c'è più coraggio nel resistere con l'obbligo di vivere che nel consegnarsi spontaneamente alla morte, ed io non sono stata coraggiosa: ho ceduto, mi sono lasciata vincere dalla tentazione, la debolezza mi ha fatta finire fra le braccia del Diavolo. Draco ha spezzato le catene che imprigionavano la mia anima selvaggia. Rapita nello specchio di quegli occhi grigi mi sazio del suo respiro. E vivo.
I muscoli della parte più profonda e oscura di me fremono, provocandomi una sensazione deliziosa. È una fitta così intensa e soave che mi viene voglia di chiudere gli occhi, ma sono ipnotizzata dal suo sguardo. Lui si china e mi bacia di nuovo: le sue labbra sono esigenti, decise, e plasmano le mie, posso sentire il suo sapore intenso sulla lingua e l'incredibile morbidezza della sua pelle marmorea sotto le dita. Mi afferra le gambe e le sospinge verso l'alto, in modo che io possa intrecciarle attorno alla sua schiena: è tutto talmente surreale...
Surreale e bellissimo. Senza indugiare oltre, comincia ad entrare dentro di me, dapprima con lentezza, rimanendo immobile per permettermi di abituarmi alla sua presenza. Mi sento piena, il perenne vuoto che mi accompagna durante le giornate è stato finalmente colmato.
Stringo forte i suoi avambracci, stentando a contenere il sentimento tumultuoso che mi travolge, poi gli porto le mani al viso, tra i capelli; sono così morbidi, indisciplinati... Glieli tiro delicatamente, in un muto cenno d'assenso. Indietreggia con mirabile lentezza, poi chiude gli occhi, sospira e sprofonda di nuovo dentro di me. Si muove, questa volta senza fermarsi, e nel frattempo si appoggia con energia ai miei gomiti per farmi capire che mi tiene imprigionata: fa male, ma è un male quasi piacevole, un modo per sentirmi speciale. All'inizio scivola lentamente dentro e fuori, ed io, a mano a mano che mi abituo a quella sensazione, muovo appena i fianchi verso i suoi. Accelera.
Mi sfugge un gemito sommesso, mentre lui continua a spingere, guadagnando velocità, un ritmo spietato e irrefrenabile; prende la mia testa fra le mani e mi bacia con violenza, mordendomi il labbro inferiore e assorbendo le grida che affiorano di tanto in tanto su di esso. Si sposta leggermente, e sento qualcosa montare dentro di me. Inizio a irrigidirmi, mentre il mio corpo freme, si inarca, coprendosi di un velo di sudore. I miei pensieri si sfaldano, l'intermittente senso di pienezza mi manda fuori di testa, mentre mi scosta i capelli dal viso per baciarmi le spalle nude.
«Vieni per me, Hermione.» mormora con il fiato corto, e le sue parole mi sciolgono, facendomi esplodere sotto il suo peso. Lo sento tremare convulsamente mentre raggiunge l'apice un attimo dopo di me, la consapevolezza di essere proprio io a suscitargli quella reazione mi esalta e allo stesso tempo mi colpisce nel profondo. Lo guardo, lui ha la fronte premuta contro la mia, le palpebre abbassate, il respiro spezzato. Poi i suoi occhi si aprono di scatto e mi fissano, torbidi e seri. È ancora dentro di me, i nostri corpi sembrano essere stati modellati per potersi incastrare in maniera perfetta, e non separarsi mai. Mi posa un bacio a fior di pelle sulla fronte, poi scivola fuori dolcemente. Gli getto le braccia al collo, stringendolo meglio che posso per evitare di crollare, le gambe non riuscirebbero a sostenermi da sole... Mentre il mio piacere si placa ho ancora il fiato corto, le sue mani si muovono, scendendo lungo la vita, i fianchi, stringendomi intimamente.
So che in questo momento farei qualsiasi cosa per lui, per quest'uomo meraviglioso e ambiguo, capace di spingermi alla conquista di mondi inesplorati e verso incantevoli follie. Tutto quel che ho vissuto, o meglio, sopportato finora mi appare inutile, le persone che hanno cercato di forzare il mio cuore e di cui mi sono fidata si sono lentamente dileguate, come foglie secche spazzate dal vento, dimostrandosi indegne di ricoprire quel ruolo.
Lui no. Lui è rimasto, e l'ha fatto nel migliore dei modi. L'orgoglio e la paura dell'ignoto mi hanno tenuta lontana a lungo dalla verità, ma adesso mi rendo conto che la risposta a tutti i miei interrogativi è sempre stata lì, scritta nei suoi occhi, sul suo corpo.
È Draco quello che voglio.
Soltanto lui.
Amami.
Ora e per sempre.
xXx
Solo adesso mi rendo conto di non aver mai capito niente. Non è una ragazza normale quella che mi sta di fronte.
Hermione è una donna. Una donna bellissima e perfetta, che anche stanotte è riuscita a farmi dimenticare del mondo intero, di chi sono io, dei motivi per cui gli altri mi hanno condannato, giudicando senza conoscermi. In lei, però, c'è qualcosa di diverso rispetto al solito: grossi lividi violacei fioriscono sulla pelle chiara delle sue braccia, tutti della stessa dimensione.
Seguo il tracciato che disegnano, fino alla spalla e poi giù fra le costole. Libero una mano per fare lieve pressione su una macchia all'altezza del gomito sinistro: al mio tocco svanisce per poi riapparire subito dopo. La sento quasi pulsare. Continuo a sfiorare quei lividi, combaciano perfettamente con la sagoma delle mie dita. Sospiro, frustrato: è già successo in passato, a dire la verità non c'è mai stata un'occasione in cui siamo usciti entrambi indenni dai nostri incontri...
Ho scoperto di amare ogni singola cicatrice, di non voler cancellare i momenti che Hermione ha fatto in modo di imprimere sul mio corpo, sono l'ennesima conferma che la situazione astrusa e affascinante in cui ci troviamo non è solo frutto della mia mente contorta e perversa.
Tuttavia questa volta sento di aver oltrepassato oltre ogni limite, di essermi lasciato sopraffare eccessivamente dalla brama e dall'istinto, e non posso fare a meno di sentirmi un mostro.
«Che cosa vuoi fare?»
La sua voce mi giunge ovattata mentre allungo una mano dietro di me, per cercare di recuperare la mia bacchetta.
«Non ti garantisco che spariranno subito, l'incantesimo è un po' complicato. Ma farò il possibile.»
I suoi occhi si allargano, sorpresi, e rimane in silenzio. Rivolgo un'altra occhiata alla sua pelle mentre lei abbassa il viso, privandomi della sensazione di benessere totale che questo mi ha sempre trasmesso. Per la prima volta dopo molto tempo mi sembra di non riuscire a comprendere il suo stato d'animo, mi appare improvvisamente lontana, come persa in un pensiero troppo profondo.
Porta ancora gli orribili segni delle torture che quella pazza di mia zia le ha inflitto durante la guerra, l'eroina del mondo magico, ed io mi sono comportato da persona spregevole.
«No.»
Sussurra appena, mentre si allontana di qualche centimetro tormentandosi le labbra con i denti.
Non vuole che la tocchi. Ha paura di me.
Il terrore di perderla per uno stupido errore mi paralizza letteralmente, credo che niente di quello che potrei dire o fare la rassicurerebbe sulle mie intenzioni, ormai.
È finita.
Quasi come se avesse intuito la direzione presa dai miei pensieri, poggia una mano sopra alla mia, che stringe ancora la bacchetta, anche se continua a tenere lo sguardo fisso su quelle macchie bluastre. Il contatto con la sua pelle accende nuovamente quel desiderio che fino a pochi minuti fa era padrone di ogni mio movimento, e contemporaneamente mi rassicura.
«Io non... Nessuno ha mai...»
Cerca di dire qualcosa, ma a quanto pare non trova le parole giuste. Hermione Granger è senza parole. Vederla così smarrita mi distrugge, e mi costringo a reagire: non posso permettere che se ne vada senza che io abbia corso per raggiungerla.
«Mi dispiace Granger, davvero. Se ti ho fatto del male io...»
Accosta le dita alle mie labbra, interrompendomi senza preavviso: i nostri corpi sono di nuovo pericolosamente vicini, il suo sguardo così intenso e pieno di sicurezza da farmi vacillare.
«Non ti chiedo di amarmi, ma solo di lasciarti amare. Nessuno mi ha mai desiderata così tanto da lasciarmi i segni. Ed io li voglio. Voglio i tuoi segni sulla pelle, Draco.»
Prima che possa rendermene conto la sua bocca è sulla mia. Gemo su quelle labbra rosee ed umide, lasciando un varco alla sua lingua. Sposta la mano per afferrarmi il mento e immobilizzarmi, distribuendo baci leggeri come piume su uno zigomo, sul mento, agli angoli della bocca. Le afferro la nuca e la bacio con più convinzione, rispondendo al suo ardore. Con la mano scivolo lungo la sua schiena, poggiandomi alla base della spina dorsale per spingermi contro il suo corpo, e restiamo così, abbracciati, i suoi capelli bagnati mi solleticano il petto.
Questo è l'unico modo veramente efficace che conosco per ringraziarla, per trasmetterle la potenza di quello che provo: non è disgustata o spaventata da me, anzi, mi vuole così come sono; si è fatta largo nel limbo pieno di subdole chimere che porto dentro, ha spiegato le ali, si è lasciata cadere.
È tempo che la ripaghi della stessa fiducia, glielo devo.
«Non lasciarmi.» sussurro.
Sulle braccia, sul viso, nell'anima. Anch'io voglio i tuoi segni, Hermione.
«Mai.»
Ho bisogno che tu sia mia.
«Non posso più immaginare la mia vita senza di te.»
Permettimi di curarti.
«Tu mi ami.»
Ora e per sempre.
«Sì. Io ti amo.»
♥
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top