Chi siamo veramente 1.1
«Chi sei?».
Adhara si era svegliata con la certezza che quella presenza fosse al suo fianco, per esserne sicura aveva continuato a fingere di dormire e lo aveva sentito, il suo respiro e il profumo lieve che lo caratterizzava.
Appena aprì gli occhi, però si ritrovò da sola nella stanza che le sembrò tremendamente vuota e fredda. Troppo grande per una persona sola, con alte finestre ad arco, i vetri aperti lasciavano entrare la brezza della notte che stava giungendo al termine, i mobili erano in legno massello, intarsiati finemente con decori in oro, sul pavimento morbidi tappeti, il letto a baldacchino su cui giaceva era a due piazze, con lenzuola bianche dai ricami in fili d'argento, tende di velo blu su cui erano cuciti cristalli la facevano sembrare avvolta dalle stelle.
Le sembrò tutto così spento e inutile, che serviva tutto quello sfarzo se ai suoi occhi ogni cosa aveva perso la sua luce, il suo calore, strinse le lenzuola e sospirò.
«Vi prego, ditemi che esistete e non sto impazzendo» si levò e iniziò a camminare nervosa per la stanza cercandolo, purtroppo era da sola «Io vorrei soltanto conoscervi» tornò a sedersi sul bordo del letto intristendosi si chiedeva come fosse possibile. Eppure erano giorni che lo percepiva, lì al suo fianco, come a custodirla e il fatto che quella presenza la facesse sentire al sicuro, meno sola.
«Io mi chiamo Adhara, anche se credo che questo voi lo sappiate» provò a insistere, nervosa giocherellava con una ciocca di capelli «Voi avete un nome?» Il silenzio che seguitava a riempire la stanza la fece sentire svuotata, si sdraiò e le lacrime affiorarono «Quando c'era Alesha, non ero mai da sola, anche se non eravamo nella stessa stanza, era come se lei ci fosse sempre» si raggomitolò stringendo al petto uno dei cuscini.
«Adesso non ho più nessuno, sì a corte c'è un sacco di gente, nessuno di loro riesce a riempire il vuoto che mi ha lasciato la sua perdita e mai ci riuscirà» chiuse gli occhi cercando di ricacciare indietro le lacrime «Vi sento, sono sicura che siate qui e la vostra presenza mi è di conforto, se non volete parlarmi, non fa niente ma vi prego, non lasciatemi sola».
Lo sentì, il suo peso fece abbassare il materasso, si stava sdraiando accanto, Adhara sorrise, le sue dita le sfiorarono i capelli per ritrarsi come se avesse paura di toccarla.
«Posso voltarmi?» Gli chiese a bassa voce, quasi temesse che potesse svanire nuovamente.
«No, perdonatemi credo che sia meglio evitarlo» la sua voce era dolce, calma.
«Perché?».
«Temo che possiate aver paura del mio aspetto, di ciò che sono» le scostò una ciocca di capelli, lei fu scossa da un brivido il suo tocco era gelido «Io non sono come tutti voi, non so come definirmi, uno spirito forse».
Adhara si voltò verso di lui continuando a tenere gli occhi chiusi.
«Un nome l'avete?».
«Sì, ma per voi è impossibile da pronunciare, la mia è una lingua antica, andata persa da ere».
Lei cercò la sua mano e una volta trovata intrecciò le dita alle sue, ignorando il freddo che trasmetteva: «Posso sceglierne uno?» Gli chiese arrossendo dopo averci pensato.
«Mi farebbe piacere».
Adhara cercò di pensare a un nome non troppo comune nel suo popolo, con un bel suono nulla di complicato :«Nihal vi piace?».
«Come la stella» rise.
«Lo trovate ridicolo?».
«Nulla di ciò che direte, potrà mai essere ridicolo» lei arrossì e lui le accarezzò una guancia.
«Perché siete qui?».
«Mi avete chiamato voi».
«Intendevo da prima, perché mi state accanto?»
«Mi avete chiamato voi» ripeté sussurrandolo al suo orecchio.
«E quando, come?» Aprì gli occhi e lui non c'era più «Nihal, perdonatemi non era mia intenzione guardarvi» le serviva una soluzione per quel problema, non voleva che sparisse di continuo e che offendendosi per le sue mancanze decidesse di non farsi più percepire.
Sciolse il nastro che aveva ai capelli e si bendò :«Nihal sei ancora qui?» Rimase in ascolto.
«Eccomi e grazie per il vostro gesto, lo apprezzo molto» la prese per mano.
Adhara era sicura che stesse sorridendo, con la mano cercò il suo volto e lo accarezzò :«Grazie a te per essere qui, qualunque sia il motivo».
«Soltanto uno, starvi accanto».
Gli occhi di Rigel andavano dal dipinto che aveva appena terminato al suo volto che ancora dormiva serenamente nel suo letto, la sua mente tornava al sogno che lo aveva turbato.
Finito di leggere il capitolo Talitha si era addormentata abbracciata a lui, che non ebbe la forza di portarla in camera sua, il bisogno di averla accanto sembrava crescere ogni giorno di più così si assopì anche lui, scivolando in una sorta di dormiveglia.
La donna del sogno somigliava in modo impressionante a Talitha e ancor di più al ritratto o la sua mente lo stava portando a dipingere la donna del sogno e si chiese se già l'avesse sognata altre volte e non lo rammentava.
Una certezza però l'aveva, quella del sogno era Adhara la protagonista del libro e ciò lo portava a credere che la sua mente fosse stata influenzata da quella lettura.
Tuttavia era confuso, nel sogno sapeva di essere lui a parlare, ma la sua voce era diversa, anche il suo corpo lo percepiva differente, non era riusciva a vedersi perché ogni volta che ci provava la sua vista, si annebbiava, come se una strana forza gli impedisse di potersi riconoscere.
Tornò a letto, era ancora molto presto e la strinse, in quel momento non aveva paura di rovinare tutto, l'errore più grande gli sembrava lasciarsi sfuggire quell'occasione di essere felice con lei nuovamente.
Di nuovo amarsi, perché sapeva di averla già amata, di essere stato suo, anima e corpo, di averla stretta le notti e baciata sussurrandole ciò che provava, come lo facesse sentire essere al suo fianco. Tutto era già stato vissuto, provato e perso per sempre, ma in che modo, com'era possibile aver avuto già un'altra vita assieme a lei?
Gli sembrava di vivere un dejà vu, non si collegava a un singolo momento ma a tutta la sua vita, dentro di sé sentiva, però, di dover cambiare qualcosa, fare la differenza e la soluzione gli sembrava una sola.
Amarla.
Qualcosa dentro però continuava a fermarlo, la paura non di rovinare semplicemente il loro rapporto, ma tutta la sua vita. Una voce dentro gli diceva che non era lui quello giusto, allora perché sentiva così forte quell'amore per lei e Talitha quando lo guardava con quei suoi grandi occhi blu dentro vi leggeva amore, oppure si stava illudendo.
Perché doveva essere tutto così complicato, amare qualcuno era davvero tanto sbagliato, poi alla fine cosa sarebbe potuto accadere di così irreparabile. Non era forse peggio continuare a stare con una donna per la quale in verità non provava nulla, fissò inutilmente il soffitto sperando di riuscire a leggervi una soluzione, poi gli tornò alla mente il nome con cui lei lo chiamava nel sogno.
«Nihal» sussurrò «Io sono Nihal» il cuore sembrò fermarsi in petto, la certezza di quella sua affermazione gli parve assoluta.
Non si stava immaginando tutto, non era confusione quella dentro la sua mente, i ricordi di quella vita cominciarono a riemergere dalla nebbia che li celava.
Momenti, giorni, frasi sussurrate e desideri rimasti incompiuti, come il suo amore, il loro amore impossibile da realizzare, ma talmente forte da spingerlo a compiere quel passo pur di saperla felice e al sicuro.
«Non farlo».
Rigel si voltò a controllarla, stava parlando nel sonno e piangeva, le accarezzò la guancia asciugandole quella lacrima versata chissà per chi, Talitha si strinse a lui e la cullò per cercare di calmarla.
«Tranquilli Talitha sei qui con me».
Lei aprì gli occhi, si sentiva un peso al petto, un nodo alla gola e la sensazione di aver perso qualcuno di molto importante per lei, singhiozzò lasciando libero il pianto di uscire da lei, le sembrava l'unico modo di levarsi di dosso quell'assurda sensazione. Rigel la stringeva e lei avvolta in quel calore così familiare iniziò a calmarsi.
«Hai fatto soltanto un brutto sogno, non è nulla» le baciò la fronte, lei sollevò il viso e nel vedere quei suoi occhi sempre allegri piangere si sentì stringere il cuore «Ti va di parlarne?».
«Non me lo ricordo, è svanito tutto, ma la sensazione di aver perso qualcuno di molto importante è così reale».
La guardò, sì lei era Adhara, quegli occhi come il cielo di notte, il suo sorriso erano identici, adesso che ci pensava anche il profumo dolce della sua pelle era identico. Le baciò i capelli, felice nell'aver ritrovato finalmente la donna che amava, la prima, l'unica che il suo essere diverso gli avesse concesso in quell'eternità che era la sua vita.
Tuttavia sapeva che quella felicità sarebbe stata effimera, erano in pericolo, lo sentiva e sapeva che c'era una sola soluzione al problema ritrovare Achemar il prima possibile. Come? Da solo non vi sarebbe mai riuscito e sapeva che non si sarebbe potuto fidare di tutti, lo aveva fatto l'ultima volta e si erano ritrovati a vivere nuovamente quell'esistenza fasulla.
Canopo, lui poteva aiutarlo, ma chi poteva essere adesso? I suoi occhi andarono al libro e sorrise, come non averci pensato immediatamente, il libro soltanto lui poteva averlo consegnato a Talitha.
Sarebbe andato a parlargli dopo colazione, era troppo importante, non poteva attendere oltre e sperare di riuscire a risolvere quella situazione da solo.
Talitha nel frattempo si era calmata e continuava a tenersi stretta a lui. Quanto gli erano mancati i suoi abbracci, i suoi baci però dovevano continuare a essere un ricordo, non poteva commettere l'errore di lasciarsi travolgere dalle sue emozioni.
«Ci prepariamo per la colazione? Io ho un lavoro da fare».
«Va bene» si sollevò e lo guardò, gli aveva detto una bugia sul sogno, lo ricordava perfettamente, ma era talmente assurdo e imbarazzante per lei che preferiva non dirgli nulla, dopo tutto era soltanto un sogno.
Rigel entrando in cucina e vedendo Maia ebbe un leggero capogiro, per un attimo non era più la dolce nonna di Talitha, la donna che lo aveva allevato amorevolmente, ma Alya.
Cercò di fare tutto come di consueto, le battutine a Talitha, il resoconto su ciò che avrebbe dovuto fare quel giorno, la solita caotica mattinata carica d'impegni. Fortunatamente Talitha riuscì a catturare tutta l'attenzione di Maya.
«Oggi forse uscirò con Sirio».
«Forse?» le chiese Rigel.
«Sì, ieri sera abbiamo parlato e forse usciremo, come amici per il momento».
Rigel si domandò se anche incontrando gli altri, li avrebbe visti sotto il loro vero aspetto, chissà chi sarebbe stato Sirio ma ora la cosa più importante era parlare con Canopo – Asteri.
«Effettivamente è meglio andarci cauti» le disse semplicemente «Bisogna conoscersi bene prima di capire se effettivamente sia la persona giusta per noi».
«Quanta saggezza» s'intromise Maia «Rigel ha ragione, ma dopo tutto siete giovani è normale che le emozioni vi travolgano spingendovi a provare sentimenti verso qualcuno, anche se questa persona a volte può essere quella sbagliata».
«Come fare a capire qual è quella giusta» si disse Talitha inzuppando pigra un biscotto.
Il suo cellulare trillò per una notifica, controllò e vedendo che si trattava di Miranda si rallegrò.
Ho convinto Nihal a portarci alla sorgente, preparati.😎
🤩🤩🤩Sììììììììì
Rispose immediatamente felice di avere una buona scusa per non incontrarsi con Sirio senza rischiare che si offendesse.
Verranno anche gli altri, hanno insistito e non ho potuto dire di no.😓
Ecco, aveva cantato vittoria troppo presto, ma almeno non sarebbero stati da soli, anche se stare tutta la giornata con Altair e Sirio sarebbe stato alquanto complicato e imbarazzante.
Chill, tt ok.
Benissimo e sorgente sia!!!😊😊😊
«Nonna oggi andrò con Miranda e la banda al completo alla sorgente» poi si rivolse a Rigel «Ti andrebbe di venire?».
«Molto gentile a pensare a me, ma ho parecchi impegni da sbrigare, sarà per la prossima».
«Dovremmo farlo noi due in seguito, o andare da Astori alla sorgente termale una di queste notti è da tanto che non lo facciamo» gli sorrise, le sarebbe davvero piaciuto averlo al suo fianco, con lui nessuno di loro si sarebbe permesso a fare cose inopportune.
«Sì sarebbe bello».
«Ti preparo qualcosa da portarti nel frattempo» disse Maia, si alzò e iniziò a riempire contenitori e cercare frutta da potersi portare dietro.
Maia non poteva influenzare troppo le scelte di Talitha, altrimenti la possibilità di liberarsi da quell'assurda maledizione sarebbe svanita nuovamente e continuare a vivere all'infinito quelle esistenze con spoglie mortali aveva cominciato a logorare i suoi nervi.
Non capiva come mai Rigel non facesse il primo passo, era chiaro che provasse qualcosa per lei e Talitha sembrava contraccambiare, ma qualcosa li bloccava, come una sorta di barriere invisibile.
Pregò che il libro che le aveva dato Asteri iniziasse a sortire qualche effetto, era importante che Adhara e Achemar riscoprissero chi erano e ritornassero così ad amarsi.
Questa era la condizione per spezzare l'incantesimo, che Adhara ritrovasse il suo unico vero amore e finalmente si amassero liberamente.
Finì di sistemare tutto in una borsa termica e la lasciò sul top dell'isola.
«Qui è tutto pronto, fa attenzione mi raccomando».
«Sì nonna» Talitha la abbracciò «Vado a cambiarmi».
«Anch'io vado, ci si vede per pranzo».
«A dopo»
E rimasta da sola si mise a sedere e la sua mente non riuscì a fare a meno di ritornare al passato.
🌟🌟 Nihal e Adhara🌟🌟
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