1.2
Rigel terminati i lavori che non poteva rimandare, si mise in sella alla sua moto e andò dritto da Astori, doveva assolutamente parlare con lui, sentiva dentro di sé che sarebbe stato l'unico in grado di capire e che potesse aiutarlo. Da quando si era svegliato i ricordi del passato, della sua vera vita non facevano altro che riaffiorare e tormentarlo.
Adhara era il suo punto fermo e sapeva che tutto ciò che aveva fatto, giusto o sbagliato che fosse, lo aveva fatto per lei, per permetterle di vivere serenamente e non nell'illusione di un qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere.
Muse la moto a cavalletto e saltò i gradini all'ingresso due a due, bussò e non ci volle molto perché Astori gli aprisse.
«Rigel buongiorno, avevi qualche lavoro da farmi oggi?» Chiese sorpreso di vederlo.
Rigel ebbe la stessa percezione di quella mattina con Maia, lo vide col suo vero aspetto, Canopo il druido, colui che lo aveva consigliato su come comportarsi con Adhara, ma che non aveva ascoltato, questa volta però sarebbe stato in grado di seguire i suoi consigli o si sarebbe lasciato trasportare dalle emozioni e dalla sua cocciutaggine?
«No, dobbiamo parlare».
Astori vedendolo così agitato si chiese cosa mai potesse essere accaduto. Si fece da parte e lasciò entrare il giovane.
Rigel entrò e seguì l'uomo fino in salotto, Astori gli fece cenno di sedersi, ma lui era troppo agitato e iniziò ad andare avanti e indietro.
Astori iniziò a preoccuparsi, non aveva mai visto Rigel comportarsi a quel modo.
«Tutto bene Rigel?».
«Nihal» riuscì a dire soltanto.
«Nihal cosa, hai avuto qualche discussione con lui?».
Quella dannata maledizione si divertiva a giocare con i loro nomi e adesso Nihal era il fratello maggiore di Miranda, ma in realtà secondo le stelle era un'altra persona.
Rigel si fermò e rimase a guardare fuori da una delle grandi finestre cercando le parole giuste per spiegare.
«No, io sono Nihal e tu sei Canopo».
L'uomo s'irrigidì, il dubbio e un timore sempre più forte iniziò a preoccuparlo, com'era possibile che lui fosse Nihal, secondo le stelle lui sarebbe dovuto essere Achemar, così da innamorarsi di Adhara e spezzare finalmente la maledizione. Perché le stelle si erano sbagliate, oppure lui non era stato in grado di leggerle?
«Tu saresti Nihal?» si alzò e andò da Rigel, lo afferrò per un braccio obbligandolo a voltarsi e lo guardò dritto negli occhi «Dimmi la verità» ordinò rabbioso.
Non ce l'aveva con lui, ma col fatto che sembrava nuovamente andare tutto a rotoli e doveva assolutamente capire cosa non andasse per riuscire a evitare di non dover rivivere un'altra vita. Era così stanco di sperare, aspettare, consultare le stelle e ogni volta, quando erano a un soffio da far sì che tutto finisse, si ritrovava punto e a capo.
«Assieme a Talitha, o per meglio dire Adhara, abbiamo iniziato a leggere assieme il suo diario e questa notte ho fatto un sogno» si appoggiò al davanzale incrociando le braccia al petto e chiudendo gli occhi, riportando alla mente il ricordo della prima volta che si erano parlati.
«Quando mi sono svegliato tutti i ricordi, hanno iniziato a riaffiorare e adesso conosco la verità, il perché siamo intrappolati qui, il nostro passato» si morse il labbro nervoso Astori lo ascoltava intanto che cercava di capire cosa potesse essere accaduto alle sue letture.
«Nel rivedere anche solo per un attimo Alya ho capito che era tutto vero, non ero impazzito».
«Cosa, hai visto Alya?» Chiese sorpreso.
«Sì, anche con te è avvenuto, appena ti ho visto mi sei apparso con il tuo vero aspetto».
«Questo sì che è strano, finora non era mai capitato» Astori rimase assorto nei suoi pensieri rimuginando su cosa avrebbe potuto fare intanto che si massaggiava una tempia.
«Seguimi» disse soltanto e s'incamminò verso l'ampia scalinata di marmo, salirono fino in cima e uscirono sul terrazzo, dove Astori leggeva le stelle.
Il pavimento era un mosaico che raffigurava le costellazioni del loro mondo. Astori si posizionò al centro e allargando le braccia chiese :«Che cosa vedi?».
Rigel lo guardò, adesso continuava a vederlo col suo vero aspetto :«Te Canopo, con la tua barba intrecciata, gli occhi che brillano come le stelle, ti manca solo il tuo bastone» sorrise.
«E poi, non noti nulla di strano?» Astori iniziava ad avere un sospetto, e giacché lui sembrava in grado di vedere oltre il velo dell'illusione forse avrebbe notato se fosse stata fatta una qualche manipolazione a quella loro realtà.
Rigel si guardò attorno con attenzione, gli sembrava che non ci fosse nulla d'insolito, poi osservò meglio il mosaico e notò che alcune delle stelle erano nere. Si chinò e ne sfiorò una col dito, accorgendosi che non erano nere, ma erano dei veri e propri fori, tanti piccoli buchi neri che assorbivano l'energia magica presente nelle stelle che stavano loro accanto.
«Canopo tu cosa vedi?».
Il druido gli si avvicinò e disse: «La stella Nashira».
Rigel si alzò per andare a osservare da vicino un altro di quei buchi neri in miniatura :«E qui cosa vedi?».
«Alia, perché tu cosa vedi?».
«Buchi neri, sette per la precisione».
«Cosa, com'è possibile? Io stesso ho lavorato alla costruzione del mosaico».
Canopo non riusciva a capire, com'era possibile che qualcuno fosse riuscito a sabotare il mosaico che usava per la lettura delle stelle senza che lui se ne accorgesse e soprattutto rendendolo invisibile alla sua vista.
Quello non era un semplice lavoro fatto da un'ombra, ci voleva un grande potere e soltanto una persona lo possedeva. Com'era stato possibile, perché la sua presenza non era stata percepita, cosa stava accadendo a quella loro dimensione?
Possibile che lui dall'altra parte fosse riuscito a trovare un modo per influenzare quel mondo? Se avesse davvero avuto un tale potere significava che la sua forza stata aumentando e ben presto sarebbe riuscito a rinchiuderli per sempre in quell'illusione eterna. Dovevano sbrigarsi, trovare Achemar, farli incontrare senza però interferire troppo. Perché doveva essere tutto così complicato?
«Sai come ripararlo?»
La domanda di Rigel lo riportò alla realtà :«Sì, adesso che lo so non è una cosa tanto complicata, ma per il momento voglio lasciare tutto così».
«Perché?«.
«Non voglio che chi lo ha fatto se ne accorga e provi a interferire in un altro modo rischiando di non riuscire a scoprirlo» camminò con le mani dietro la schiena osservando le migliaia di tasselli che formavano le costellazioni.
Il Caos era davvero intenzionato a non farli più tornare indietro, le stava studiando tutte e vi era molto, troppo vicino alla riuscita di quel suo piano.
Quando Adhara e Achemar riuscirono a scappare il Caos, al culmine della sua ira per non essere riuscito a uccidere l'imperatrice scagliò loro contro la maledizione affinché non potessero più tornare indietro. Divisi in eterno in una vita che non gli apparteneva, privati della possibilità di stare vicini e di far ritorno nel loro mondo.
Fu Alya, pentita per il suo tradimento a dirgli cos'era avvenuto, così lui riuscì con non pochi sforzi a inserire alla fine della maledizione una formula per poterla spezzare.
Una volta che i due amanti si fossero ritrovati e giurato amore eterno, sarebbero ritornati nel loro mondo, perché il vero amore era in grado di superare qualsiasi difficoltà.
Credeva che sarebbe stato semplice per i due amanti rompere la maledizione, si amavano talmente tanto che sicuramente si sarebbero ritrovati, ma ogni volta qualcosa andava storto, tra il fatto che non si innamoravano, come se il loro amore non fosse mai esistito oppure a causa delle ombre che riuscivano sempre a intromettersi nelle loro vite e adesso questo sabotaggio.
«Dobbiamo capire chi è stato a fare questo» Disse indicando il pavimento «Non può aver fatto tutto da solo e grazie alla tua capacità di vedere oltre il velo forse riusciremo a capire di chi potremo fidarci» si mise di fronte a Rigel e lo afferrò per le spalle guardandolo dritto negli occhi «Dovrai fare molta attenzione, se chi ha fatto questo capisse che tu hai riacquistato la memoria e che riesci a vedere la realtà potrebbe provare a farti del male».
«Starò attento» disse sicuro di sé.
Era un compito rischioso, ma troppo importante e avrebbe fatto di tutto per Talitha, per riuscire a riportarla finalmente a casa e permetterle di vivere per davvero, anche se ciò significava rinunciare definitivamente a lei.
«A Maia posso dire la verità?».
«Per ora no, meno persone sanno e meglio è» Canopo alla luce dei nuovi avvenimenti non sapeva più di chi potersi fidare, specialmente con lei.
Sì, si era pentita e aveva giurato di aiutare, si era presa sempre cura di Adhara in ogni sua reincarnazione, ma com'era stata contaminata una volta dal Caos, poteva accadere anche adesso, meglio non rischiare e tenere tutti sotto controllo.
«Ogni nuova identità che scoprirai, se ti accorgerai di altre manipolazioni o della presenza di ombre, dovrai informarmi».
«Sarà fatto»-
«Bene per il momento è tutto».
Ritornarono di sotto e accompagnò il giovane alla porta.
«Fa attenzione Nihal, sei la nostra unica speranza che tutto questo possa finire»
«Non si preoccupi, appena scoprirò qualcosa, mi farò vivo».
Si affrettò a raggiungere la moto e infilato il casco, si avviò diretto a casa.
Aveva uno strano presentimento e sperava che Talitha e gli altri non fossero già partiti, voleva controllare loro chi fossero in realtà, adesso il suo unico pensiero era proteggerla a qualsiasi costo.
🌟🌟🌟Adhara e Achemar🌟🌟🌟
Ciao a tutt3, dopo tanto tempo ci ritroviamo in questo nuovo capitolo.
Vi piace come sta andando avanti? Misteri, la magia, l'amore che sembra sfuggire.
Ve lo aspettavate che Rigel non fosse Achemar o ci siete rimast3 male perché facevate il tifo per lui? E sopra tutto chi sarà mai il vero Achemar?
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