1.2
«Così l'hai conosciuta?» Miranda quasi urlò quella sua domanda scontata.
Talitha le mise il dito sulle labbra per farla zittire, va bene che erano da lei, ma non per questo i fatti suoi li dovevano venir a sapere tutti.
«Sì, te l'ho appena detto».
«E come ti è sembrata? Io penso che sia fra le più belle che Rigel abbia mai avuto» disse intanto che si gettava sul pouf rosa confetto.
Per Talitha quella sua affermazione fu un brutto colpo, ma non se la sentiva di raccontare all'amica ciò che provava, non era il caso dopotutto non sarebbe accaduto mai niente tra loro e se Miranda avesse saputo di qualcosa, l'avrebbe tartassata di domande cercando poi di convincerla a confessare tutto.
«Ḗ andata via subito, ma sì, è una bella ragazza».
«E del tuo piano geniale con Altair cosa mi dici?» Si piegò verso di lei che si era sdraiata sul tappeto in pelliccia sintetica nero a pois rosa.
Se da un lato fu lieta di quel suo cambiare discorso, dall'altra parte si sentì tremendamente in colpa, Altair era suo fratello e se lo avesse fatto soffrire e lei avrebbe iniziato a trattarla diversamente?
«Che cosa dovrei dirti, stiamo insieme» "per il momento, forse, fino a che non parleremo?".
«Sì e io sono la regina Vittoria».
Era inutile, anche se non si vedevano per il resto dell'anno, Miranda la conosceva come le sue tasche.
«Lui cambia una ragazza ogni mese, peggio di Rigel, anche se l'hai fatto d'impulso, devi andarci piano» da quelle sue parole non riusciva a capire se volesse metterla in guardia da suo fratello o se era una velata minaccia rivolta a lei per non far soffrire Altair.
«Lo so, sono stata impulsiva, ma mi conosci quando qualcuno mi sfida, vedo rosso» cercò di giustificarsi.
Miranda si sdraiò accanto e i suoi ricci rossi si fusero ai corvini di Talitha. La prese per mano e iniziò a giocherellare con le dita.
«Mio fratello è un idiota lo sai, ma credo che tu li piaccia davvero».
«Cosa te lo fa pensare?».
«Ieri alla festa, più passava il tempo più lo vedevo diverso, cupo, triste. Come se qualcosa d'importante riempisse la sua mente e non riuscisse a concentrarsi sul mondo che lo circondava».
«Io che c'entro, poteva benissimo essere così per qualcos'altro».
«No, non credo» disse seria «Quando mi sono avvicinata a lui, fissava una foto in cui ci siamo tu ed io».
Talitha arrossì leggermente, certo lei non provava nulla per lui, ma sapere che poteva essere interessato a lei faceva comunque piacere.
Miranda le tirò il naso :«Perché sei diventata rossa?».
Talitha si sentì avvampare :«Non sono rossa».
«E invece sì, dillo che in fondo ti piace, è anche un bel ragazzo, dopotutto mi somiglia» e si mise in ginocchio poggiò le mani ai fianchi e scosse la testa facendo ondeggiare i suoi riccioli di fuco.
«Smettila di prendermi in giro».
Miranda la guardò per un attimo e poi disse : «No, mi diverto troppo a farlo».
Qualcuno bussò e entrò senza aspettare risposta.
«Miranda hai preso tu il mio-» Altair rimase immobile con la mano sulla maniglia, incollò i suoi occhi a quelli di Talitha, si morse il labbro e si costrinse a guardare sua sorella.
«Io non prendo mai le tue cose, puzzano» Miranda lasciò vagare lo sguardo su i due, che si lanciavano occhiate furtive, cercava di capire cosa fare per sbloccare la situazione tra i due.
«La mia roba non puzza!» Ci tenne a precisare, pensando che sua sorella fosse un impertinente a dire certe cose di fronte a Talitha, ok si conoscevano da una vita, ma non per questo doveva fare una pessima figura.
«Vado a controllare da Sadr» disse a un tratto Miranda scappando via e spingendo Altair dentro la stanza.
«Hei, che modi!» sospirò, rimanendo lì impalato incrociando le braccia al petto, finché Talitha non attirò la sua attenzione.
«Non c'è bisogno di ignorarmi a quel modo».
Non riusciva a capacitarsi di quel suo comportamento da cafone, altro che interessato a lei, era soltanto uno sbruffone, pallone gonfiato, egocentrico e non sapeva quali altri aggettivi affibbiarli.
Talitha alzò il viso alla ricerca dei suoi occhi, che ritrovò, ma un brivido la percorse tutta, erano diversi. Erano sempre splendidamente versi, ma le sembrava che in fondo a loro un'ombra si agitasse.
Altair invece di rispondere si sdraiò al suo fianco, sorridendo malizioso con una luce mai vista prima nel suo sguardo :«Non ti sto ignorando è solo che non so come comportarmi» e presa una ciocca dei suoi capelli la lasciò scivolare fra le dita.
Talitha fu percorsa da un brivido, ma non di piacere, era infastidita da quel suo modo di fare, la ignorava, si avvicinava e nuovamente si comportava da scorbutico e adesso sperava che quattro moine la convincessero che lui era dalla parte del giusto.
«Potresti iniziare con il comportarti da persona matura» gli disse acida sentendosi presa in giro.
Le sue gli sembravano soltanto delle scuse a cercar di giustificare quel suo assurdo comportamento. Miranda aveva preso un abbaglio, suo fratello non era interessato a lei, amava soltanto giocare con le ragazze.
Altair rise, Talitha arrossì dalla rabbia la stava prendendo chiaramente in giro e lei odiava chi si permetteva a comportarsi a quel modo ma Altair la sorprese e tirandola a sé iniziò a baciarla avidamente.
Talitha lo spinse via :«Sei diventato scemo?».
«Cosa c'è, non vuoi più essere la mia ragazza?» Disse sorridendo, ma era un sorriso tirato, falso, quasi minaccioso.
Talitha si mise in piedi, stringeva i pugni lungo i fianchi, si mordeva nervosa il labbro e poi sbottò :«No, i ragazzini stupidi e arroganti non mi piacciono minimamente».
«Bene, a me non piacciono le bambine piagnucolone» disse gelido, continuando a tenere quel sorriso stampato in faccia.
Talitha per evitare di litigare ancora, se ne andò via di corsa.
Quando fu sul viale che portava all'ingresso di casa vide Rigel che stava rientrando le pecore nella stalla, si fermò indecisa se andare a trovare conforto nella sua vicinanza o lasciar stare e sfogarsi indossando gli auricolari e ballare in camera sua. Le tornò in mente che lui aveva appuntamento con la sua ragazza per quella sera e ancora più arrabbiata proseguì verso casa.
«Nonna sono tornata» disse senza alcuna voglia.
Maia si affacciò dal suo ufficio, aveva ricavato una camera allargando il ripostiglio e ci teneva tutti i documenti della sua associazione.
«Sei già di ritorno» osservò sistemandosi gli occhiali che le erano scivolati sulla punta del naso.
«Miranda aveva da fare» mentì, non le andava di dare alcuna spiegazione e salì di corsa in camera sua.
Maia la osservò impensierendosi, pregò che tutto andasse per il meglio, per il bene di tutti, per il loro erano separati da così tanto tempo ormai. Tornò ad accomodarsi alla sua scrivania a sistemare alcuni documenti.
Talitha si gettò sul letto, non riusciva a capire che cosa potesse essere passato per la testa di Altair per comportarsi a quel modo. Possibile che si fosse sempre sbagliata sul suo conto, che in apparenza fosse un bravo ragazzo, ma che se qualcosa andava come non voleva lui diventava aggressivo, freddo.
Stanca di cercare una qualche spiegazione indossò gli auricolari e lasciò che il ritmo della musica ispirasse il suo corpo a muoversi liberamente, senza freni o regole da seguire.
Saltellava da ormai una cinquina di canzoni quando Rigel si affacciò in camera sua.
«Sto bussando da mezz'ora».
Talitha tolse gli auricolari e li mostrò al ragazzo.
«Ti rovinerai l'udito».
«Va bene nonno starò più attenta» e gli fece una linguaccia.
Si ritrovò ad ammirarlo, si era messo un paio di jeans attillati e una camicia nera che gli fasciava alla perfezione le spalle larghe, facendo risaltare ancor di più il suo fisico, poi il suo sorriso appena accennato era semplicemente splendido. Possibile che soltanto vederlo la facesse sentire bene, i tristi pensieri svanivano, la rabbia non era mai esistita e la tristezza diventava un lontano ricordo.
Le sorrise :«Come mai balli, qualcosa non va?».
Perché doveva essere come un libro aperto per tutti, certo le faceva piacere che si preoccupassero per lei, ma a volte avrebbe tanto voluto semplicemente tenersi tutto dentro e cercare di risolvere le cose a modo suo.
«Mi andava di farlo» e cercò di sorridere.
Lui tuttavia non sembrava molto convinto, ma lasciò stare evitando di iniziare una discussione senza fine, quando lei s'impuntava era davvero difficile averla vinta.
«Scendi adesso, è ora di cena».
Si ricordò dell'appuntamento che aveva con la sua ragazza e le tornò la voglia di continuare a ballare sino all'alba, lo oltrepassò a capo chino e scese senza aspettarlo.
Rigel la seguì con lo sguardo, era fin tropo chiaro che qualcosa non andasse, si chiedeva come mai non volesse parlarne neanche con lui, mille possibili scenari si affacciarono nella sua mente temendo che qualcuno avesse potuto farle del male. Non se lo sarebbe mai perdonato, le venne voglia di seguirla, farla parlare, ma adesso non poteva e si disse che al suo ritorno sarebbe andato da lei.
Talitha cenò senza alcuna voglia, Maia cercava di iniziare un discorso, provando a parlare dei nuovi progetti che aveva in mente, del canguro salvato da un privato che le sarebbe arrivato tra un paio di giorni o della festa che si sarebbe tenuta in paese tra qualche settimana. Tuttavia Talitha rispondeva per monosillabi.
«Cara, tutto bene?».
«Si tutto bene, perché tutti continuate ad assillarmi» disse alzando la voce.
Rendendosi conto di aver risposto male all'unica persona al mondo che non si meritasse una sua sfuriata arrossì e chinò il capo, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
«Scusami nonna sono stanca, vado a dormire» mise il suo piatto nel lavello e abbracciò Maia «Buona notte».
«Non preoccuparti tesoro, riposati e vedrai che starai meglio».
Maia in cuor suo tuttavia iniziava a preoccuparsi, percepiva una strana presenza non in casa come fantasmi, ma sentiva un occhio malvagio puntato su di loro e ritornò con i ricordi a Nihal.
Si stava avvicinando la Notte delle lacrime, la festa più importante di tutto il regno, lei era così giovane e ingenua, il suo unico pensiero era divertirsi e sognare a occhi aperti di trovare l'amore.
I reali erano splendidi, le principessine erano delle bambine allegre, entusiaste di poter stare finalmente alzate fino a tardi e poter vedere le lacrime.
Quella sera si sentiva uno sguardo puntato addosso per tutto il tempo, poi lo vide e comprese in quell'attimo che era stato lui a tenerle quei suoi occhi di brace puntati addosso. Era l'uomo più bello che avesse mai visto, alto i capelli lunghi bianchi, tenuti legati in una bassa coda da un laccio nero, gli occhi rossi sembravano avessero il fuoco dentro, le spalle larghe e il fisico possente messo in risalto dall'alta uniforme, blu dai ricami in oro. Non lo aveva mai visto prima a palazzo e immaginò che fosse un membro di qualche famiglia del nord.
Maia scosse la testa, a scacciare quei suoi ricordi che la portavano soltanto a sentirsi sempre più in colpa per come fosse andata, ma di una cosa era certa, non poteva ignorare quella sensazione che s'insinuava in lei perché voleva dire soltanto una cosa, Caos e le sue Ombre si erano messe all'opera.
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Ciao a tutt3 e ben ritrovati e grazie di essere giunt3 fino a qui, vi sta piacendo la storia? Come sempre mi raccomando, stelline se vi piace e commenti se trovate qualcosa che non va.
Secondo voi cosa sta passando per la testa di Altair?
E l'uomo misterioso chi sarà mai?
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