Slaughter, Cruelty & Pie
Per coloro che sono confusi da ciò che stanno per leggere, li invito a guardare la serie di Madness Combat, che potete trovare qui di seguito in comodo formato di compilation:
[attenzione: contiene violenza sopra le righe]
https://youtu.be/sCmPD5v1VKY
ATTENZIONE, A TUTTI I LETTORI: il seguente racconto contiene scene di violenza dettagliata e esagerata, se siete suscettibili a ciò siete pregati di abbandonare la lettura.
Giorno qualsiasi, mese qualsiasi, anno qualsiasi, ora qualsiasi
Una camionetta avanzava attraverso la polvere grigia del Nevada, guidata dal maniaco dell'uncino da macellaio noto come Sanford.
Accanto a lui, Deimos, l'esperto di gadget, controllava il suo Rilevatore di Hank, ma non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che qualcosa stesse andando terribilmente storto.
Più storto del solito.
Il cielo rosso come il sangue faceva da sfondo e volta ad ogni genere di orrore, dagli zombie fuori controllo agli attacchi dell'Agenzia Contro Hank Wimbleton, sempre più feroci.
Deimos imprecò sottovoce e buttò fuori dalla macchina la sigaretta che stava masticando: quelle merde sarebbero state la sua morte, ne era certo.
< Ci stiamo avvicinando! > spiegò a Sanford, che dal canto suo era intento a far ondeggiare la testa al ritmo di musica hardbass, sparata a tutto volume dall'impianto stereo dell'auto.
https://youtu.be/2TA9_1OwRoU
Ovviamente, il rumore della musica non poteva passare inosservato, e presto alcuni membri dell'Agenzia si pararono davanti a loro.
Il capo della squadra era armato di Desert Eagle con baionetta, e di una Katana a due lame parallele; era intento a mandare all'attacco le truppe sotto il suo comando dalla torretta di un veicolo militare Landkreuzer P1000, dotato di due torrette extra armate di gatling con lanciagranate automatici MK-47 Striker da 40mm.
Agenti e Tirapiedi attaccarono la camionetta, mentre due agenti M.A.G., mostruosità umanoidi potenziate geneticamente, alte più del doppio di un comune essere umano, e con i volti coperti da maschere, corazzati pesantemente, sorvegliavano il veicolo super-pesante.
Il primo dei due M.A.G., alto due volte e mezza un uomo e sproporzionatamente spallato, indossava un'armatura da gladiatore trace, con l'elmo coperto da un teschio di ippopotamo, e brandiva un martello con propulsore a razzo nella testa; il secondo aveva un'armatura a piastre completa, un teschio di rinoceronte avvolto di rovi come elmo, e due lanciagranate a rotaia automatici montati su ogni avambraccio.
Sanford ghignò e spinse l'acceleratore a tavoletta, travolgendo i nemici di poco conto mentre Deimos si preparava all'impatto e imbottiva di piombo a distanza il primo M.A.G., cogliendolo nonostante la folle velocità della camionetta.
Dopotutto, era impossibile mancare un bersaglio del genere.
La camionetta travolse il secondo M.A.G., e i due guerriglieri balzarono fuori, contro il primo dei due colossi: Deimos finì di svuotargli il caricatore nell'occhio, mentre Sanford gli affondò l'uncino dritto nella giugulare, dando poi un violento, perverso strattone.
La testa del soldato potenziato era ora attaccata a malapena per un lembo di pelle.
I due si voltarono verso il carrarmato gigante, preparando le armi per affrontare l'Ufficiale: dovevano raggiungere Hank, e la via più breve era attraverso le frattaglie di quel pezzente.
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Hank J. Wimbleton era dentro alla struttura, brandendo un fucile d'assalto preso da uno dei Soldati all'entrata, preparandosi a far vedere a quel cafone rifatto dell'Auditore chi è che comandava in quella terra arida di sola morte e distruzione, definita da molti come Nevada.
Gli Ingegneri e Agenti continuavano ad uscire da tutte le porte, ma Hank non si lasciò intimidire e cominciò a sparare a raffica verso i nemici.
Un Soldato, con un visore da un solo occhio, gli si parò davanti armato di una Mac 10, Hank premette il grilletto ma sentì solo un "click" senza che uscissero i proiettili dal suo fucile.
Si gettò così alla carica e colpì il soldato ciclope con il calcio del fucile, stendendolo e fracassandogli la mandibola con tale vigore che la sua testa si schiacciò.
Hank prese il suo Mac 10 e gli sparò, ponendo fine indegnamente alle sofferenze del miserabile bastardo, spargendo il suo sangue giallo da clone che era per mezzo corridoio.
Sparò successivamente agli altri Agenti in zona, con il silenzio irreale di chi è già morto più volte ma mai sepolto, mentre nella sua mente riecheggiava la folle cacofonia dei tamburi di guerra, delle mitragliatrici e delle Divisioni Panzer, degli aerei e dei droni da bombardamento, degli shrapnel che fanno a pezzi la carne, delle urla dei moribondi, e del maledetto remix techno del "Ballo del Qua-Qua".
https://youtu.be/4kaFCtmA6Uw
Era solo la sua memoria folle e animalesca che rievocava battaglie passate convincendo Hank a combattere e uccidere ancora, in nome della Follia fine a se stessa?
O era un segnale istintivo della presenza nelle vicinanze di quello squilibrato demente senza controllo di TRICKY IL CLOWN?
< Devo fare presto, Sanford e Deimos non sono qui, dovrò occuparmi io dell'Auditore. Se dovesse usare il Dispositivo a Improbabilità per richiamare altri nemici da luoghi molto lontani, potrebbe essere un grosso problema. > pensò, mentre cercava di raggiungere la stanza di comando di uno dei suoi acerrimi nemici, facendosi strada in mezzo a tutti quegli Agenti, Ingegneri, Tirapiedi e Soldati uccisi con le sue stesse mani, ora grondanti sangue come le zampe di un orso disturbato nel periodo degli accoppiamenti.
Ovviamente i proiettili di quella pistola semiautomatica non potevano durare per sempre, e dopo poco tempo si scaricò, e Hank si vide quindi nella condizione di combattere a mani nude.
Meglio: le pallottole di vario calibro, la dinamite, e l'occasionale lanciafiamme o cannone ad acido andavano benissimo per annientare il nemico come l'onda parassita che era, ma non c'era niente che, quanto a soddisfazione, battesse il lavoro stretto, intimo e personale di andare in corpo a corpo, ficcare le dita nella struttura maxillo-facciale di un qualche laido figlio di puttana, e strappare via, tanto per vedere la sorpresa negli occhi dello stronzo prima di ficcargli una mano giù per la trachea e fargli una colonna-vertebralectomia radicale.
Vide arrivare un Agente armato di un Tomahawk, Hank gli corse incontro buttandosi di corpo sopra di lui, colpendolo ripetutamente in faccia con i suoi pugni, prese l'accetta e gli trafisse il cranio, staccandogli la testa insieme alle cervicali mentre cercava di riprendersi l'arma.
A volte cominciava ad annoiarsi di quella guerra eterna, in continua crescita: lontani erano i tempi in cui trucidava il suo insegnante di matematica, o in cui uccideva la gente perché gli dava fastidio la musica a tutto volume: da quando era esploso il Dispositivo a Improbabilità, trasformando Qualche Parte in Nevada in un Inferno sulla Terra, lo scontro cresceva, e Hank non aveva il permesso di morire, doveva tornare a combattere di continuo, non importa quanto si facesse trucidare.
Sopravviveva, si faceva ricostruire dai suoi compagni d'armi, o semplicemente resuscitava dal tocco sovrannaturale dei Poteri dell'Essere.
Quindi, sì, a volte era veramente noioso.
Aveva combattuto e visto orrori più a lungo e più volte di molti, tanto che non ricordava neanche quando o perché avesse cominciato.
A volte pensava di aver semplicemente fatto la propria comparsa nell'esistenza con le armi in mano e la volontà di fare stragi dal profondo del cuore.
Certo, aveva avuto una faida aperta con lo Sceriffo, verso l'inizio di tutta quella assurda storia... ma perché?
E perché continuava a combattere e a voler combattere, non importava quante volte morisse?
Perché riceveva cicatrici sfiguranti che avrebbero impedito a chiunque di restare vivo, figurarsi di combattere con la sua ferocia di bestia in forma di essere umano, ma comunque respirava e uccideva?
La stanchezza era, quindi, inevitabile, almeno certe volte.
Ma quando si ritrovava di nuovo a cavalcioni sul torso annaspante di un Agente o Tirapiedi moribondo, sacrificato alla nobile causa di farsi rubare le armi e di aiutare il Flagello di Qualche Parte del Nevada a sfogare la propria sadica e animalesca pulsione omicida-tendente-al-genocida... si ricordava del suo posto nel Cosmo.
E si ricordava anche degli scritti di William Blake: qual catena? Qual martello? In qual fornace il tuo cervello? Quale incudine? Che morsa, ne serrò i mortali orrori?
La poesia della Tigre ben si sposava al Flagello di Qualche Parte...
Si approcciò a Hank un ulteriore Agente armato di pistola con silenziatore, che cominciò a sparare. Hank schivò i proiettili con una facilità anormale, come se fosse un elastico, e si gettò su di lui come un leone affamato, uccidendolo spingendo la sua faccia contro il muro fino a ritrovarsi a stringere in mano il suo prosencefalo, per poi requisirgli l'arma.
Arrivò alla porta dietro alla quale si sarebbe dovuto trovare l'Auditore, con il suo computer con il quale era in grado di manipolare la Probabilità.
Aprì la porta, ma trovò il nulla, davanti a Hank c'era solo l'esterno della struttura, circondata dal deserto buio e senza fine del Nevada.
In lontananza, poteva vedere gli effetti del Dispositivo a Improbabilità: folgori bianche che causavano funghi nucleari in miniatura, il cielo che si squarciava facendo intravedere orrori extradimensionali al di là dell'umana comprensione.
Nelle rovine della Città, un uomo dalla tunica bianca con un giubbotto antiproiettile e un'Aureola sulla testa, armato solo di una revolver e una spada con sopra inciso un codice binario, stava combattendo degli Agenti M.A.G. Si faceva chiamare da tutti come "Il Salvatore" (Jeb o Jebus per gli amici, che purtroppo non aveva perchè erano morti tutti).
Hank ne aveva affrontato uno in passato, di quei colossali orrori, con la faccia trafitta da due chiodi giganti.
Tra quelli che combattevano il Salvatore, uno incappucciato come un boia brandiva un'immane ascia appesantita da decapitazione, uno in maschera balistica aveva tra le mani callose due fucili a pompa AA12 proporzionati alla sua stazza, e un terzo, con il volto coperto da un teschio di cavallo, roteava un'ancora con catena, cercando di schiacciare il Salvatore al suolo come un uovo sotto un rullo compressore.
Il M.A.G. incappucciato venne aperto dall'inguine alla gola dalla spada del Salvatore, che prese ad affettargli la faccia, trasformandola in un reticolo di linee rosso sangue, mentre si avvicinavano ad esso altre ondate di Soldati e Agenti, con l'intento di fermare colui che voleva porre fine alla Follia, l'Uomo con l'Aureola, il Salvatore.
Gli Zombie creati dal Salvatore stavano sbranando tutti i nemici presenti sul luogo, e quelli di tali nemici che cadevano venivano convertiti ai ranghi dei Non-Morti.
Hank, ignorando i guai in cui era finito Jeb, scese di sotto calandosi dalla finestra e cominciò a pensare su cosa potesse star succedendo.
< Che strano, è la prima volta che succede una cosa del genere... > pensò Hank, grattandosi la nuca coperta dal cappuccio. Rubò una motocicletta posizionata nelle vicinanze e partì, cercando di trovare la possibile nuova posizione dell'Auditore, mentre attorno al protagonista l'Improbabilità continuava a distruggere il Nevada.
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Un altro Nevada, Sito [REDACTED], Ufficio del Direttore
In contemporanea, circa...
Il direttore Chuck Bronson era seduto dietro alla sua scrivania, intento a mettere a posto delle scartoffie e a controllare delle documentazioni.
< Incredibile, una settimana intera senza brecce di contenimento in qualsiasi Sito. > pensò, sbadigliando.
Guardò l'orologio, erano solo le 10 del mattino, eppure il tempo sembrava star passando lentamente, così lentamente che si sarebbe potuto addormentare da un momento all'altro.
L'orologio appeso al muro che scoccava lentamente aumentava la sua stanchezza, eppure aveva dormito per tutta la notte.
Mise a posto i documenti sulle varie anomalie contenute al Sito nel cassetto e lo chiuse. Si voltò con la sedia girevole e guardò verso una delle librerie. "Hm, chissà perché non è ancora arrivato il Vicedirettore Rick..." pensò, era veramente strano, era la prima volta che mancava così clamorosamente...
Si alzò, uscì dall'ufficio e andò alla macchinetta del caffè.
Ordinò un caffè amaro senza zucchero, e aspettò che venisse preparato.
Una volta pronto prese il bicchiere, ci soffiò sopra e tornò nell'ufficio, poi poggiò il bicchiere sulla scrivania.
Fece per controllare degli aggiornamenti di routine sulle varie zone di contenimento del Sito, quando gli parve di sentire la terra tremare, si voltò di scatto e vide che il liquido nel bicchiere stava uscendo violentemente.
Il terreno stava tremando violentemente attorno a lui.
Chuck si nascose sotto alla scrivania, che fosse un terremoto?
O SCP-[REDATTO] si era liberato, pronto a causare danni?
O peggio ancora, forse stava avvenendo uno Scenario di Classe-K.
Deglutì a vuoto, sperando con tutto se stesso che fosse solo un evento naturale.
Rimase in quella posizione per un periodo di tempo indeterminato, finchè non si fermò tutto e sentì un botto pesante, che fece battere la testa di Chuck violentemente.
Si massaggiò la nuca, guardò la mano, stava uscendo del sangue.
Chuck rimase scioccato da quello spettacolo, pareva essere grave la ferita, quindi si diresse velocemente verso l'armadietto medico, prese una garza e se la passò attorno alla ferita, pur non sapendo esattamente dove si trovasse, si coprì tutta la parte superiore della nuca.
Successivamente, si mise al computer per controllare le telecamere, per controllare la situazione di fuori, al posto del tipico paesaggio desertico tipico del Nevada, c'era solo una distesa di sabbia grigiastra simile a cenere, dal cielo oscurato che a tratti diventava di un rosso sangue innaturalmente vivido, e con macerie di case da tutte le parti.
L'intera distesa era squarciata da strane folgori completamente bianche che sembravano causare esplosioni ovunque colpissero il terreno.
< C-cosa sta succedendo? > borbottò Chuck, ora genuinamente preoccupato, forse era avvenuto realmente qualche evento apocalittico.
Controllò lo stato delle camere di contenimento di tutti gli SCP presenti nel sito, fortunatamente erano tutte intatte e non erano avvenute brecce di alcun tipo.
Prese il dispositivo radio accanto a lui e provò a comunicare con l'esterno.
< Qui è Chuck Bronson che parla, direttore del Sito [REDACTED], mi ricevete? >
Attese qualche secondo, ma non ci fu nessuna risposta.
Riprovò nuovamente.
< Comando O5, qui è Chuck Bronson, parlo dal Sito [REDACTED], mi ricevete? Cos'è successo? >, ma anche stavolta nessuno rispose, pareva che la linea fosse stata interrotta. Riprovò una terza volta, cercando di contattare una Squadra Speciale Mobile, ma anche quella volta, tutto quello che ricevette fu un rumore di statiche.
< Ti prego, fa che non sia grave... > pensò.
Non fece in tempo ad alzarsi dalla sua postazione che vide un individuo coperto da un cappuccio e armato di un fucile a pompa e una spada entrare dalla porta principale del Sito.
Chuck si alzò di fretta, era agitato e inquieto per ciò che aveva appena visto, così aprì il primo cassetto e prese la sua Calibro 9.
Uscì dalla sua stanza, e vide in lontananza delle guardie di sicurezza del sito che si stavano dirigendo verso l'entrata principale, forse anche loro avevano visto l'intruso in avvicinamento...
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2 minuti prima, ma il tempo è relativo...
Non capitava spesso, vista la sua vita, ma Hank non riusciva proprio a capire. Aveva guidato la moto superando una duna e facendola schiantare su un carretto degli Hot-Dog, il cui proprietario si era messo ad inveire contro di lui.
Erano poi apparsi dal nulla alcuni Agenti, ma non avevano offerto molta resistenza, come al solito: uno era stato aperto dal viso all'ano con un colpo di spada, tre erano stati finiti da una sventagliata di mitraglietta, e il resto era stato travolto da un'esplosione di fuoco quando Hank aveva lanciato verso di loro la motocicletta, mirando al serbatoio.
Se ne erano poi materializzati altri, a decine, compreso un Agente M.A.G. che usava come arma una putrella con cranio di elefante avvolto nel filo spinato elettrificato, e che indossava una maschera da Hockey con trucco da Pierrot.
Un secondo M.A.G. era sprovvisto della pelle della faccia, coperta di chiodi, e tra le sue mani brandiva la mitragliatrice a canne multiple di un aereo da guerra Warthog.
Hank fece roteare la lama in mano un paio di volte e lanciò la mitraglietta in mezzo agli occhi di quello più vicino, sfondandogli la struttura maxillo-facciale, per poi prendere da uno degli Agenti uccisi una doppietta a pompa, preparandosi alla carneficina.
E all'improvviso, un edificio di cemento, vagamente simile ad una base militare, era apparso a mezz'aria, cadendo sugli Agenti e riducendoli a pancake di ragù umano, per poi piantarsi per quindici metri di profondità nel terreno.
< Ma che diamine... > riuscì a dire Hank, pungolando l'edificio con la punta della lama.
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Bronson riuscì a vedere, sui monitor di sicurezza, le guardie dirigersi ad intercettare l'intruso, con i fucili d'assalto in pugno.
L'armamentario dell'intruso non era di sicuro di calibro militare professionistico, quindi probabilmente era un membro della Mano del Serpente... ma come mai attaccava da solo e così frontalmente?
C'erano solo due spiegazioni sensate: o che fosse una distrazione, mentre i suoi complici si infiltravano di nascosto... o che ci fosse in lui qualcosa di particolare.
Pregando che non si trattasse di un'altra macchina ambulante di morte come Abele, ordinò alle truppe di usare cautela e di sparare per uccidere, per poi inviare agli hangar il messaggio di equipaggiare pesantemente QUELLA COSA confiscata dalla collezione di quel pazzoide di Bright e tenerla in stand-by.
C'era qualcosa che non lo convinceva, in quell'individuo sfregiato e avvolto da un trench; in effetti, il modo in cui i suoi occhialoni rosso sangue luccicavano gli ricordava le descrizioni che aveva sentito dello sguardo di distaccato genocidio di Abele nell'Area di Contenimento 25b.
Era un uomo per cui la morte non era una necessità per sopravvivere, o un mezzo per un fine: era lo scopo.
Deglutì, sigillò l'ufficio e preparò la pistola, sperando che, se l'invasore si fosse rivelato immortale, avrebbe fatto in tempo a tenere l'ultimo proiettile per se stesso.
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Hank entrò, noncurante, nell'edificio, talmente concentrato sul cercare di capire come mai il suo Rilevatore di Auditore non funzionasse, che non si accorse della dozzina di fucili puntati verso la sua fulgida, intabarrata figura, fino a quando il suo udito allenato non cominciò a sentire il rumore dei grilletti che iniziavano a venire premuti.
Si mosse veloce come il pensiero, buttandosi a terra in modo che la prima salva arrivasse dove si trovava un istante prima, e rotolò in avanti, colpendo il primo nemico al ginocchio con tanta forza da fargli esplodere la rotula in mille pezzi. Quando cadde, gli rubò il mitra e i caricatori, e cominciò a rispondere al fuoco, pensando distrattamente che questi non sembravano la solita carne da cannone dell'Agenzia Contro Hank Wimbleton.
Questa pareva gente addestrata, si capiva anche da come si muovevano: coordinati, senza lasciarsi sorprendere, con spietata efficienza.
L'Auditore doveva aver cominciato ad assumere mercenari pagati quantomeno decentemente.
Hank scacciò i pensieri, e continuò la mattanza a base di piombo, fino a quando non sentì dei passi: stavano arrivando i rinforzi... troppi per abbatterli con le semplici pallottole.
Osservò i cadaveri e ghignò, non che potesse fare altro, con l'attuale condizione del suo volto.
Quando le Guardie arrivarono, corsero verso l'invasore che aveva ucciso i loro colleghi... senza accorgersi che il bastardo aveva teso in mezzo al corridoio una corda di pianoforte, apparsa convenientemente dal nulla, e l'aveva collegata alle spolette di varie granate.
La garrota incise profondamente la carne delle loro gambe, portandoli a cadere gli uni sugli altri in un'ammucchiata confusa, che impiegò troppi preziosi secondi per districarsi e rialzarsi.
Non abbastanza per salvarsi dalla deflagrazione delle granate innescate su cui erano caduti di pancia.
E pirotecnica pioggia di ragù umano bruciacchiato fu.
Hank, una volta vista la morte dei rinforzi, tornò a saccheggiare i cadaveri: altre granate, pugnali ricurvi da combattimento, caricatori... perfetto.
Con del nastro adesivo, si fissò tre pugnali al dorso di ogni mano, altri due vennero infilati alla cintura, la katana sulla schiena, bandoliere di granate in petto e una mitragliatrice Patriot a doppio caricatore a tamburo espanso in mano.
Natale era arrivato in anticipo, quell'anno... e stavolta, il Bastardo Barbuto in Rosso non si era rifiutato di portargli la crostata.
https://youtu.be/jwM-MGcAiRE
Bronson aveva appena visto una singola persona uccidere cinquanta guardie armate fino ai denti, e stava ora sudando freddo. Se la Mano del Serpente aveva ora mostri del genere, nei suoi ranghi, era imperativo avvisare gli altri Siti... ma le comunicazioni erano ancora morte.
E se fosse stato un attacco coordinato ad ogni Sito da parte della Mano del Serpente?
Poteva essere la fine.
La fine della Fondazione.
La fine del mondo...
Chuck stava avendo un attacco di panico, mentre continuava a impugnare la sua Calibro 9, sempre più nervosamente, le mani madide di sudore.
Per fortuna che c'era ancora il METAL GEAR RAY, da mandare contro a quel pazzoide. La macchina bipede era stata appena potenziata, con armi extra installate per l'occasione: batterie di missili a ricerca, lanciafiamme riscaldato da fulmini al triplo della temperatura della superficie del Sole, torretta extra con Calibro 88 su ogni ginocchio, bracci meccanici con cannoni al plasma a ricerca intorno alla testa, emettitore di arco di flusso Gauss sull'avambraccio destro, cannone a rotaia alimentato da un Pulsar artificiale sul sinistro, Fucile ai Positroni binato sulla punta della coda. Era meno un'arma robotica di supporto, e più un evento di estinzione plenaria a due zampe. Il pilota a distanza si leccò le labbra, afferrando la cloche di comando nervosamente, attendendo l'arrivo dell'invasore.
Hank entrò in una stanza simile ad un hangar... e vide la mostruosità meccanica ambulante e piena di armi che lo aspettava.
Per un singolo istante, sperò di poter pilotare quell'arnese e scatenarlo contro l'Auditore.
Poi la cosa si mosse, con l'inconfondibile suono dei sistemi di puntamento computerizzati che si attivano.
Mentre l'immane pioggia di fuoco di sbarramento veniva sparata contro il Flagello di Qualche Parte, annientando il pavimento e rischiando ad ogni secondo di disintegrarlo in un milione di pezzettini sanguinolenti, Hank riuscì a pensare una sola cosa.
< Ne voglio uno. >
Si distrasse dai suoi pensieri intelligenti da una salva di missili terra-terra che rischiò di spazzarlo via dalla faccia del Nevada; schivò, trovandosi presto sotto il fuoco incrociato dei vari cannoni al plasma e dell'arco di flusso Gauss.
Una zampata della macchina scaraventò Hank contro un muro, accanto ad una porta socchiusa.
Hank ci guardò dentro e ghignò ancora di più.
Entrò nella stanza e ne uscì poco dopo: era dove tenevano le armi extra che si potevano installare sul METAL GEAR RAY, e Hank aveva scelto una grossa gatling a rotaia con cannone a microonde integrato, che riusciva a brandire nonostante il peso e il rinculo grazie alla propria forza erculea.
< Date l'allarme, e sciogliete i mastini della guerra! > urlò, aprendo il fuoco verso la faccia del mecha, per disintegrarne il pilota.
L'unica cosa che ottenne fu che il bestione corazzato si afflosciò come niente, inerte, mentre la testa rivelava avere solo impianti di ricezione comandi e di trasmissione audio-video. Doveva essere pilotato a distanza.
Per un attimo Hank provò delusione, ma poi ebbe un'idea tremenda! Una splendida idea... SPLENDIDAMENTE ORRENDA!
Bronson, nel suo ufficio, aveva abbandonato il panico.
Si stava addirittura calmando. Il MGR avrebbe fatto poltiglia dell'intruso, e se anche non fosse successo, peggio di così non sarebbe potuto andare.
Fu allora che, sulle telecamere, vide il Metal Gear Ray uscire a folle velocità dal suo hangar sfondando il muro e travolgendo una trentina abbondante di guardie; dove avrebbe dovuto esserci la testa, c'era invece chiaramente l'intruso, che aveva legato tra loro dei cavi come se stesse rubando un'auto per pilotarlo in presenza invece che in remoto.
Nonostante dovesse temere per la propria vita, Bronson non poté scacciare dalla mente l'idea che gli O5 avrebbero voluto la sua testa su un vassoio d'argento.
Intanto, il Ray continuava la sua folle corsa, mentre Hank controllava se la sua radio captava qualcosa di interessante per darsi la carica durante il massacro motorizzato. Sfortunatamente, senza dubbio a causa del Dispositivo a Improbabilità, ogni stazione sembrava trasmettere unicamente una versione auto-tuned di "Road Rage".
https://youtu.be/5YtGaba6rR4
Hank scrollò le spalle, mise su la musica a tutto volume, e prese fiato, pilotando il Ray attraverso i corridoi, e investendo tutto l'investibile, colpendo con idrolame e cutter al plasma ciò che osava scansarsi.
Dal nulla cominciarono ad apparire fusti di benzina, altro effetto del Dispositivo ad Improbabilità, e Hank cominciò ad afferrarli a mezz'aria con le braccia della macchina di morte che stava pilotando, lanciandoli contro le guardie e facendoglieli detonare in faccia con fuoco di soppressione al laser, come una specie di Donkey Kong a forma di dinosauro robot vomitato dai nefari abissi della perdizione.
Chuck, vedendo il Ray fiondarsi a folle velocità attraverso i corridoi, travolgendo tutto il travolgibile, non poté fare altro che preparare l'arma da fuoco e maledire il destino fottuto pezzo di merda bastardo infame.
Ebbe il tempo giusto di fare quello, prima che la porta del suo ufficio venisse sfondata e l'individuo scendesse dal mezzo, pronto alla lotta, brandendo una daikatana Vorpal +5 Masterworks in una mano (dove l'aveva presa, poi?) e uno Uzi nell'altra.
La scrivania di Chuck venne subitaneamente affettata da un colpo di lama da samurai, come una fetta di crostata che quel bastardo in rosso di Babbo Natale si era rifiutato di portare a Hank, che puntò lo Uzi contro il Direttore.
< Chi sei tu? Cosa sei? > domandò Bronson < Come fai a essere vivo con quelle ferite? Come fai a combattere così bene? Perché hai macchie di maionese ovunque? E soprattutto, per qualunque cosa siano le gonadi del Re Scarlatto, come fai a muoverti? Dove sono le tue braccia e le tue gambe? Perché hai solo mani e piedi levitanti? >
< Ma che stai farfugliando, vecchio? > chiese Hank, grattandosi il capo con l'impugnatura coperta di pelle di razza della Katana < I miei arti sono assolutamente normali. >
Chuck decise che i problemi più pressanti erano altri, così puntò la pistola e fece fuoco.
Il nuovo arrivato deflesse ogni singolo proiettile tagliandolo a metà con la lama, come una specie di Goemon Ishikawa XIII emerso urlando dal nefando mare uterino delle Malebolge.
< Ora, tu mi dirai dove si trova l'Auditore, altrimenti ti sparpaglio le cervella per tutto il Nevada. >
< Nevada? Aspetta aspetta aspetta. Mi stai dicendo che questo è il Nevada? > domandò Chuck, basito < Ma con che razza di roba tagliano le droghe da combattimento, alla Mano del Serpente? Mi stai dicendo che siamo finiti in un'altra dimensione, e-- >
< Ma che cazzo stai dicendo? > chiese Hank, abbassando l'arma, in preda alla perplessità < Inoltre, sarei io il drogato? Disse quello che crede che i serpenti abbiano le mani. I serpenti non hanno arti, a differenza di te e me. Soprattutto di me. Io ho membra perfettamente sviluppate e complete. >
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Una spiegazione dopo...
< Quindi... > riassunse Hank < Tu non sai chi sia l'Auditore. Credevi che io fossi parte di un gruppo di terroristi che vogliono liberare dei cosi strani dalla forma strana a cui voi fate la guardia, mentre io credevo che voi foste truppe del mio arcinemico e ti ho massacrato gli uomini, e di questo mi scuso. Provieni da una dimensione alternativa e sei finito qui, probabilmente a causa del Dispositivo a Improbabilità. Direi che quindi siamo sulla stessa barca, ma come la risolviamo, la magagna? >
Proprio allora, la finestra venne sfondata dall'impatto di una figura di bianco vestita e con un'aureola sul capo, dal volto sfregiato e parzialmente coperto da una barba e da degli occhiali da sole. Nonostante avesse lasciato un cratere nel muro in cui si era schiantato, l'individuo, sorprendendo non poco Chuck, si rialzò, e cominciò a declamare con voce solenne.
< Togliti i calzari, poiché cammini su terreno sacro. >
Chuck sbatté un paio di volte le palpebre, perplesso, mentre Hank puntava le armi. Il nuovo arrivato scosse un paio di volte il capo e si riaggiustò gli occhiali.
< Scusate. Per un attimo avevo sbagliato libro della Bibbia. >
Chuck si accorse solo allora degli arti del nuovo arrivato o meglio, della loro mancanza.
< Amico tuo? > chiese ad Hank.
< Amico è una parola grossa. > ammise Hank < Si tratta di Jebus, alias Jeb, alias Jebediah Christoff, alias il Salvatore. Si crede una specie di Messia che deve porre fine alla follia, o roba del genere. Non ho mai capito a fondo la sua gimmick, non che me ne freghi molto... ah, sa creare gli zombie. > concluse, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Chuck metabolizzò l'informazione, poi fece l'unica cosa sensata.
Cadde in ginocchio davanti a Gebù, prostrandosi in adorazione.
< Il Figlio dell'Uomo è tornato per salvarci nell'ora del bisogno! > declamò < Sei tu davvero il Figlio di Dio? >
< La prego, non incoraggi il serial killer col PTSD e il delirio mistico pericoloso... > ringhiò Hank tra i denti.
< Tu lo dici. > rispose Jebus, sorridendo benevolmente, prima di assemblare il fucile di precisione M40A3 custom ad alta penetrazione, andare alla finestra, puntare e spappolare a 1800 metri di distanza le cervella dell'Agente M.A.G. che l'aveva cazzottato fin lì.
< Metti mano alla tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature. AMEN! > dichiarò Jebediah, ricaricando l'arma con pochi movimenti esperti.
< Me lo aspettavo un po' diverso, ma probabilmente è così solo perché è ciò che i tempi richiedono... > tentò di giustificarlo Bronson mentre Hank si tirava una mano in faccia con tanta forza da farsi saltare i punti di sutura alla mandibola.
< Non fingere di essere senza colpa... > ringhiò Jeb puntando la spada verso Hank < Sei TU la chiave di volta di questa grottesca ondata di marea di Caos. Ci sono delle entità che esistono oltre la nostra realtà, e per cui le nostre costanti morti e resurrezioni, in un continuo di violenza e dolore, non sono altro che un divertimento perverso. Sono loro che ti resuscitano sempre, le dementi e diaboliche Forze dell'Essere per cui siamo solo un grandguignolesco film proiettato sul velo dell'esistenza! DEVI morire una volta per tutte, altrimenti non ci daranno mai pace, continueranno a far peggiorare il Nevada, rendendolo un Inferno in Terra sempre più invivibile! >
< Aspetta, chi è questo "Essere"? Non vorrete dirmi che SCP-001 esiste anche in questa dimensione!? > domandò scioccato il Direttore Bronson.
Il discorso del 'Salvatore' venne interrotto da un fragore di cemento frantumato, e un Agente M.A.G. entrò nella stanza brandendo due moto-asce, il volto coperto da un elmo a testa di caprone con un trapano a percussione in punta al muso; stranamente, per un essere della sua schiatta, non era silenzioso, e anzi lanciò un lungo belato roboante, prima di gettarsi sul terzetto.
< Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo, salvaci! > urlò Chuck, lanciandosi sotto la scrivania a cercare un nuovo caricatore per la sua pistola e armi di calibro più grosso.
< Chi deve andare in prigionia, andrà certamente in prigionia... > declamò Jebus, facendosi emergere delle baionette dalle maniche alle mani, per poi incrociarsele davanti al viso traendone scintille < Chi deve morire di spada, verrà certamente fatto morire di spada. AMEN! >
https://youtu.be/3pRa7665Bf8
Vorticando come in una demente e sanguinosa parodia del Balletto dei Dervisci Danzanti, il Salvatore cominciò a lanciare baionette, estraendone un numero apparentemente illimitato dalle maniche, e mandandole a piantarsi con precisione in ogni singolo centimetro quadro di pelle del M.A.G. che non fosse corazzato.
Presto il sangue della creatura cominciò a sgorgare da dozzine di ferite, ma lungi dal fermarsi caricò, mulinando le armi a catena e cercando di infilzare Jeb con il trapano a percussione.
< Non ci credo. > esalò Hank, in preda allo stupore per ciò che stava per fare.
Inserì un caricatore espanso nello Uzi, tolse la sicura, prese la mira e fece fuoco, spappolando una generosa porzione di schiena del M.A.G., mentre Bronson emergeva da sotto la scrivania brandeggiando un fucile a pallettoni AA12; mentre i due esercitavano la nobile arte del fuoco di soppressione, Jebus balzò in aria, rotolò sopra il trapano a percussione, rimediandosi delle ferite superficiali per tutto il torso e la schiena, e si posizionò fermamente in testa al colosso, cominciando a fenderlo con la spada.
Finalmente, il M.A.G. cadde a terra, ferito che sembrava passato al tritacarne.
< Signori! > annunciò un Bronson improvvisamente più coraggioso, ricaricando le armi < All'armeria! >
< Questa mi sa che mi piacerà. > ghignò Hank, mentre Jeb si rialzava e si faceva scricchiolare il collo.
Presto, l'improbabile trio si mise in marcia verso l'armeria, ritrovandosi però la strada sbarrata da una cinquantina abbondante di Soldati dell'Agenzia, spalleggiati da un massiccio M.A.G., che brandiva due mazzafrusti ed indossava come maschera il volto scuoiato di Roberto Maligni.
Hank, preso piuttosto male, caricò all'arma bianca, fendendo ogni Soldato che avesse davanti in modi inutilmente brutali, spargendo viscere, tagliando arti e teste, spalancando costati con calci poderosi, fino a quando non fu completamente lordo di sangue, brandelli di carne e frammenti d'osso.
Era vivo, o meglio, in una specie di stato Zen tra la morte e qualcosa d'altro, come un Dio della Violenza Quantistica.
La sua voglia di uccidere era motore, mezzo e scopo, e nulla sarebbe sopravvissuto, non per odio o astio, non per biasimo o attiva malizia, ma perché Hank era un bisturi, uno strumento pur senziente di rimozione chirurgica, e come un bisturi stava agendo per incidere.
Seguiva il suo corso.
Ruggendo come una motosega sovralimentata, Hank continuò il carnaio, mentre Jebus e Bronson lo supportavano da dietro con fuoco di copertura.
Giunse infine addosso al M.A.G., e con un singolo fendente gli affettò la faccia, rivelando la massa di muscoli, ossa recise e cervella al di sotto, per poi svuotarci dentro direttamente l'intero caricatore della mitraglietta, caricata a pallottole a frammentazione al fosforo bianco.
Il corridoio sembrava ormai un Jackson Pollock uscito dall'ano del mattatoio personale di Belzebù, quando i tre giunsero finalmente all'armeria.
Jebus fece semplicemente il pieno di munizioni, Chuck Bronson si armò di spada laser, M-60 e BAR a caricatore espanso, e Hank, felice come un bambino che trova la crostata a Natale, cominciò a fare la spesa.
Due revolver S&W M-750 a rotaia a tamburo allargato da tredici colpi con lanciagranate integrato, AK-74, Ingram, munizioni per il tutto e abbastanza coltelli da poter alimentare una convention di fan di Jason Voorhees e Michael Myers.
Proprio mentre cercava qualcosa di extra con cui variegare la sua esperienza di massacro, il Dispositivo ad Improbabilità gli venne incontro, presentandogli un aliante-jet pieno di armi e una specie di scafandro con dei lanciafiamme sugli avambracci.
Così bardato, Hank volò fuori dall'armeria, pronto per il carnaio.
La sua baldanza venne però interrotta quando sentì delle grida di abietto terrore, e voltatosi vide la familiare figura di Tricky il Clown che fendeva guardie della Fondazione col suo fidato cartello stradale trasformato in mannaia.
Prima che Hank, Jeb o Chuck potessero ridurre il giullare non-morto ad una macchia carbonizzata sul pavimento, Tricky sparì in una crepa nel terreno, da cui cominciarono ad uscire Soldati, Agenti e Tirapiedi dell'Agenzia Contro Hank Wimbleton.
Mentre il terzetto apriva il fuoco, trasformando il corridoio in una rivoltante scenografia di sangue e morte che sembrava fuoriuscita dall'ano del mattatoio industriale personale degli incubi di Belzebù, un familiare cartello stradale andò ad infilarsi nel propulsore dell'aliante di Hank, fendendolo in due, e il Flagello di Qualche Parte in Nevada ebbe appena il tempo di scendere, prima che il mezzo volasse via a decapitare una ventina di nemici, impalandone un altro contro il muro da parte a parte trafiggendone lo sterno con tale forza che le sue interiora vennero eiettate tanto dalla ferita quanto dalle sue fauci quanto stelle filanti ad alta pressione.
Presto, l'aliante-jet esplose, sparando missili anti-bunker in ogni direzione e divellendo la parete del Sito [REDATTO]; presto, l'aria fu piena delle urla dei nemici coinvolti nella deflagrazione, delle fiamme del napalm e del fosforo bianco, della luce scarlatta e della sirena dell'allarme che indicava la nuova potenziale breccia nel contenimento.
Ma Hank aveva problemi più pressanti: afferrato brutalmente per la nuca da Tricky, venne scaraventato di nuovo nell'armeria dalla superiore forza clownesca del non-morto; riuscì a malapena a vedere che Tricky, come ai vecchi tempi, si era dotato di un jetpack e di un'arma da fuoco, stavolta una gatling a rotaia.
Jeb e Bronson dovettero piombare al riparo, e quando giunsero altre guardie della Fondazione, vennero presto ridotte a brandelli dal fuoco di soppressione della gatling, mentre Tricky rideva come un lunatico e faceva ondeggiare la testa al ritmo del maledetto remix techno del "Ballo del Qua-Qua", presente solo nella sua testa malata.
Esauriti i colpi dopo aver ridotto oltre ottanta guardie a paté, Tricky lanciò un ululato belluino e volò col jetpack verso Jeb, colpendolo con la gatling usata come clava e avvolgendogli la cartucciera al collo per strangolarlo.
Il Salvatore venne scagliato via con forza animalesca, andando ad incassarsi in una parete semi-sfondata, infilzandosi una coscia da parte a parte su uno dei tondini di ferro che costituivano l'armatura del cemento.
Tricky, ridendo follemente e come il completo psicopatico che era sotto la maschera di ferro, volò verso Bronson, e sollevò il cartello stradale pronto a decapitarlo una volta per tutte.
Hank si riebbe appena in tempo e puntò i lanciafiamme da polso dell'armatura, investendo la schiena di Tricky con un Inferno di carburante per razzi sovralimentato, fino a far esplodere il jetpack, mandando Tricky a spaccarsi la faccia contro il muro, eiettato dall'esplosione.
Hank non si fermò, continuando ad investire il Clown con i lanciafiamme, impostando presto l'aggiunta di acido solforico ad altissima concentrazione nei torrenti di fuoco, mentre Chuck aiutava Jeb a rialzarsi.
Presto, tutti e tre furono davanti alla massa strillante e ardente che era Tricky, e cominciarono a sparargli con tutto quello che avevano, fino all'esaurimento delle munizioni.
Quando non c'era più nulla con cui colpirlo, Hank afferrò il suo cartello stradale, ustionandosi le mani a sangue, e lo usò per decapitare il Clown, per poi inchiodarlo al suolo con la daikatana.
< Non è ancora finita. > spiegò Hank a Chuck < Rinascerà. È pieno delle energie del Dispositivo ad Improbabilità, quindi è praticamente impossibile da uccidere. Dovete trovare un modo per tenerlo bloccato e contenuto. >
< Non sarà un problema. > sorrise Chuck, fiero < Abbiamo roba ben peggiore di un clown col grilletto facile, in questa struttura e nelle altre. Affidalo pure a noi. >
Hank annuì, e Jeb cominciò ad allontanarsi attraverso lo squarcio nel muro.
< Questo non cambia niente. >disse il Salvatore < La tua inevitabile caduta è solo rinviata, e presto giungerà la resa dei conti. AMEN! >
E con questo, balzò fuori.
Giusto in tempo, prima che il Dispositivo ad Improbabilità colpisse ancora: tutto intorno ad Hank cominciò a vorticare, e presto si ritrovò di nuovo nel grigio deserto dal cielo scarlatto del Nevada.
Vedeva dietro di sé, in lontananza, lo strano edificio in cui aveva appena combattuto Tricky ancora una volta, e che stava svanendo come un miraggio, ma il suo istinto lo fece voltare.
La Guerra continuava...
Hank non sapeva già più cosa fosse successo, o anche solo se fosse successo sul serio o fosse stata semplicemente la follia o il Dispositivo a Improbabilità che giocavano con la sua mente.
Stava di fatto che si trovava ora di fronte ad un'orda nemica immane, di Agenti, Tirapiedi, Soldati e Agenti M.A.G.
Gli Agenti M.A.G. erano veramente figure grottesche: la prima aveva una maschera antigas simile ad un teschio e faceva roteare due roboanti asce a catena; la seconda indossava un elmo simile ad un teschio di balena irto di borchie degne di un biker metallaro, e tra le proprie mani teneva un lanciafiamme e un'incudine incatenata; il cervello della terza era visibile attraverso tre palmi di calotta in plexiglass, dotata di una bocca a tagliola dai denti simili a motoseghe, mentre tra le mani teneva una mitragliatrice super-pesante Flak da 88mm; l'ultimo M.A.G. era ingobbito come un gorilla a causa dell'impianto a razzi multipli sulla schiena, e una motosega in fiamme lunga quasi quanto lui era stata saldata alla faccia.
Erano a loro volta sovrastati da un quartetto di umanoidi mezzi nudi, ognuno alto almeno come cinque uomini: il primo aveva denti deformi e sporgenti e indossava solo pantaloncini strappati e un cappio al collo, un altro indossava una specie di armatura medioevale e una maschera bianca, il terzo era anch'esso mascherato e avvolto di catene e il quarto aveva denti come pugnali e un torso spropositatamente muscoloso rispetto alle gambe.
A dozzine avanzavano individui quasi nudi, alti due metri e dalla pelle lorda di sangue scarlatto: indossavano elmi con una mano bianca stampata sulla copertura del volto e brandivano immani spadoni con due denti in cima.
Dietro ai M.A.G., incedendo pesantemente, si muoveva una specie di carrarmato simile ad un grande felino predatore, coperto di cannoni e lanciamissili.
Era cavalcato dal leader degli uomini simili a tecno-barbari che ululavano belluinamente intorno al mezzo, agitando asce dentellate e armi da fuoco dall'aspetto futuribile: indossavano incroci tra rozze armature metalliche e abiti da macellai.
Il carrarmato ad alta tecnologia dotato di trivelle noto come Shagohod era cavalcato da un uomo in armatura dorata, armato di due lunghi falcetti sottili, e ovunque balzavano, allungando gli arti, strani giullari robotici dai denti come pugnali.
Hank sputò a terra con disprezzo e si diresse al distributore automatico di armi da fuoco lì vicino: inserì un paio di nichelini e scelse una coppia di mitragliatrici Ingram a caricatore espanso... ma imprecò sonoramente, quando ne uscì solo una e l'altra rimase bloccata nella macchina.
Per un attimo valutò l'opzione di spaccare il vetro e prendersi tutto, ma scacciò quei pensieri: certo, era un pluriomicida distorsore della realtà, urinatore in pubblico e criminale, ma non era un teppista.
In lontananza videa rrivare la camionetta di Deimos e Sanford, mentre intorno a lui si manifestavano, apparentemente dal nulla, quattro paramilitari, di cui uno alla guida di uno strano carrarmato tondeggiante.
Hank tolse la sicura dall'Ingram ed estrasse il machete uncinato dal trench.
La follia sarebbe continuata ancora una volta.
Un altro suono attirò la sua attenzione: un suono metallico.
Si voltò lentamente e vide il Metal Gear Ray che lo attendeva in lontananza, con tutte le armi pronte a fare un massacro.
I due si corsero incontro al rallentatore, in un prato fiorito che il Dispositivo a Improbabilità aveva all'improvviso fatto germogliare dalla sabbia grigia e inzaccherata di sangue rosso e giallo; l'immagine romantica e bucolica era un po' guastata unicamente dal cielo scarlatto e dall'orda nemica che si stava avvicinando, ma ad Hank non importava.
L'altra metà del suo cuore era tornata.
Davanti a tutta l'orda nemica, pronta ad affrontare il METAL GEAR RAY, si trovava una mostruosità colossale, la cui maschera con zanne da elefante riusciva a malapena a nascondere il ghigno senza labbra della faccia rossa priva di pelle e simile ad un teschio.
Era ora di continuare a combattere ancora una volta.
E BEN RITROVAT* anche a questa nuova storia!
Sparse un po' ovunque, come già detto, ci sono varie citazioni, vediamo se riuscite a coglierle!
E noi ci vediamo alla prossima, commentate numeros*, spammate in giro e stellinate, ja?
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