Capitolo 9: Wendy
Immagino che per gli standard degli inglesi non sia niente di che. Invece per me è fantastico. C'è un Giardino Murato, un Giardino Rotondo e anche un Giardino dell'Acqua, con le cascate e i ponticelli. Abbastanza, insomma, per girare e perdersi un po' volentieri. Trovo un vialetto soleggiato e ne approfitto per mangiare una banana con discrezione... che detto così non è che suoni un granchè bene.
Il Giardino Murato è particolarmente impressionante. La sola presenza di quattro mura ha permesso alle specie più delicate di prosperare. Nel prato inglese del Giardino Rotondo mi viene la tentazione di togliere le scarpe e camminare a piedi nudi...
Dopo la visita mangio i panini e vado fiducioso all'ufficio informazioni del castello: niente da fare, nessun bus nemmeno per il capoluogo dell'isola, Portree.
Dopo solo due miglia di cammino due australiani (deve essere il periodo) che vanno a destinazione mi prendono a bordo. Portree è un po' sgranata, con un dentro disarticolato, distribuito parte intorno a una piccola piazza parte sul mare. Un tè e un muffin dopo sono pronto ad affrontare l'ennesimo ufficio informazioni che.... CHIUDE alle 4... e ovviamente sono le quattro e mezzo.
Per dare un minimo di senso alla mia trasferta qui vado a far la spesa al supermercato, dove trovo un po' di insalata e un olio d'oliva dall'aspetto vagamente rassicurante. Gironzolando un po' per i negozi mi procuro finalmente l'orario dei bus dell'isola, e dopo un tempo che mi pare interminabile ne passa uno diretto al solito bivio di Sligadan, dove nuovamente mi incammino per Carbost. Mi riesce quasi immediatamente di reperire un passaggio ma mi faccio lasciare prima, facendo le ultime miglia a piedi, per ammirare il paesaggio coon il sole calante.
Vorrei pagare al pub, ma non posso evitare di soffermarmi con il mio occhio indagatore a curiosare la folla composita di locali, turisti e l'immancabile (immancabilmente fastidiosa) famigliola italiana che chiede sempre le cose sbagliate (come gli 'spaghetti boloniese') lamentandosi poi che non sono buone.
Prendo una piccola birra e per rifocillarmi una zuppa del giorno, consuetudine apprezzabile dei pub locali. Un ottimo antipasto caldo a base di brodo, pesce e patate.
Ho camminato, fatto e disfato e ora sono davvero affamato.
Incontro nuovamente i francesi, la cui compagnia si è allargata a due ragazze simpatiche, Adeline e Adeline (sì, le Adelines, due in un colpo).
Preparo pasta e tantissima insalata, tanta che non riesco a trovare nulla dove condirla e ricorro alla pentola ma poi mangio tutto di gran gusto.
Dopo cena c'è una serata alternativa, mi confronto con la signora Wendy sui pochi posti che ho visto e su quelli che a suo parere sono da visitare su quest'isola. La sua storia è divertente.
A parte che è venuta qui a Carbost la prima volta da giovane, quarant'anni fa, perciò è un'istituzione che tutti conoscono, il motivo che la porta qui è divertente. Doveva sistemare serramenti e struttura della sua casa, perciò ha deciso insieme al marito di vagabondare per Highlands e Isole fino a che la casa non sarà pronta. Siccome il marito si è stancato a un certo punto. Lo ha lasciato dalla figlia a Edimburgo e ha proseguito da sola. Parla anche un ottimo francese con le Adelines, anche se con un accento inglese davvero marcato.
C'è anche la questione ostello da risolvere: dopo mezz'ora di ricerche infruttuose mi devo rassegnare a una notte soltanto a Loversborogh: non trovo nulla per due notti.
Ancora qualche chiacchiera in cucina e al pub e la stanchezza di ieri, i chilometri di oggi cominciano a fare effetto. L'ultimo raggio di sole, che rende praticamente dorata la superfice del mare calmissimo di Carbost, vede l'arrivo di un grande veliero, come se fosse un qualcosa di magico. Per un momento dubito di essere effettivamente sveglio. Scatto mentalmente una foto che mi rimarrà in testa fino a che vivo.
A dormire ora, domani si parte verso Harris.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top